Chapter 3
[Marie POV]
Sono passati otto anni dall’ultima volta che
vidi L. Avevo fatto
l’errore di non cercare di scoprire il suo nome prima di andarmene e perciò, una
volta lasciato l'orfanotrofio, persi ogni sua traccia.
Già, me ne andai. Quel trentuno ottobre di otto anni fa il signor Wammy mi
chiamò per parlarmi della coppia che aveva deciso di adottarmi. Dire che fui
felice che qualcuno volesse prendermi con sé era poco. Ero così entusiasta, che
il pensiero di non poter più rivedere L non mi sfiorò se non quando, poche ore
dopo, ero già sull’aereo con la mia nuova famiglia, diretta verso la mia nuova
casa in America. Fu in quel momento che lo realizzai.
Non l’avevo neanche salutato.
L’ultima cosa che lui mi aveva detto era stata: “Ti aspetterò”. Ma per quanto mi
avrebbe aspettata?
Nonostante gli anni fossero trascorsi senza alcuna sua notizia, il ricordo di
lui rimase sempre vivo nella mia mente. Lì in America sono uscita con degli
uomini, ed alcune volte credevo davvero di esserne innamorata. Ma ogni volta, il
pensiero di L ricominciava a torturarmi, e capivo che la mia relazione attuale
non aveva alcun senso.
Ma finalmente, un giorno, decisi di non pensare più a lui, e mi fidanzai con un uomo
chiamato Darrel Shose. Programmammo anche la data del nostro matrimonio. In quel
periodo, L era completamente fuori dalla mia mente, lontano dai miei ricordi
come dal mio mondo.
Darrel era un brav’uomo, ed io lo amavo davvero, più di quando credessi. Dato
che sua madre era di origine giapponese, decidemmo di trasferirci lì per
convivere in attesa di sposarci. Non avevo rimpianti ad abbandonare
l’America: la cultura orientale mi aveva sempre affascinata.
In Giappone, Darrel
non faticò a trovare un lavoro con la polizia locale. Dopo poco tempo, però,
finì nei guai: non so chi lo abbia incastrato, ma fu arrestato con il
sospetto di rubare droga confiscata dalla stazione di polizia e rivenderla ai
minori. Ma per fortuna lo rilasciarono quasi subito per mancanza di prove.
Un paio di giorno dopo questo fatto, camminavo verso casa di ritorno dal mio
lavoro di impiegata, quando all’improvviso una grossa macchina sfrecciò sulla
strada alla mia sinistra, schizzandomi addosso una quantità incredibile di acqua
sporca della pozzanghera lì vicino. Gridai per la sorpresa e la rabbia, quando
scoprii i miei vestiti inzaccherati di fango. Il guidatore di quell’auto era
stato fortunato che non avessi preso il suo numero di targa: se lo avessi fatto,
a quest’ora sarebbe stato un uomo morto.
Pochi minuti dopo rientrai nel piccolo appartamento che io e Darrel avevamo affittato in un
quartiere più periferico della città. Dopo essermi cambiata, mi diressi in
cucina, dove iniziai a preparare da mangiare. La cena era già
quasi pronta, quando d’un tratto sentii la porta spalancarsi violentemente.
“Darry, sei tu?” chiamai. Non ottenni alcuna risposta. Raggiunsi l’ingresso per
verificare la fonte di quel rumore, e lì lo vidi: Darrel era proprio davanti
alla porta. Sembrava molto arrabbiato, e i suoi occhi neri erano piantati su di
me: non mi ero mai posta il problema del fatto che fosse più alto e più grande
di me, ma in quel frangente mi sentii improvvisamente spaventata per questo.
“Darry?” ripetei, mentre un brivido freddo mi percorreva la schiena. “Tutto
bene?” gli chiesi, avvicinandomi a lui. Quella mia paura insensata era stata
subito sostituita dalla preoccupazione: lo conoscevo da più di un anno ormai, e
sapevo che lui non mi avrebbe mai fatto del male.
“Stai mentendo, puttana doppiogiochista!” gridò lui di colpo, lanciando in
avanti il pugno, che mi colpì sulla guancia. “Come hai potuto farmi questo?!”
ruggì così forte, che ebbi paura che i vicini potessero sentirci. Ma subito
dopo, quando per la violenza del colpo ricevuto mi accasciai contro la
parete di fronte, sperai che i vicini ci avessero sentito.
“Darry, che stai dicendo?!” gli chiesi. Non avevo idea di ciò di cui stesse
parlando. Non gli avevo mai mentito!
“Non dire stronzate!” gridò, tirandomi un altro pugno.
Continuò così per un tempo che mi parve infinito.
Alla fine caddi sul pavimento, dolorante e ferita in più punti. Lui si era
allontanato di colpo, ed io ne avevo approfittato per strisciare in un angolo
nella stanza. Avevo paura di ciò che avrebbe potuto farmi appena tornato. Invece
lo sentii respirare pesantemente nell’altra stanza. Pensai che stesse tornando
per finirmi,
ma non giunse mai da me.
Lo intravidi da lontano portarsi al petto le mani, e poi sentii un rumore di uno
sparo. Lo vidi cadere a terra.
Morto. (*)
Disperata corsi al telefono e chiamai i soccorsi. Non poteva essere vero! Quello
non poteva essere il mio Darrel! Lui non avrebbe mai, mai fatto una cosa del
genere. Anche i suoi occhi: era come se non fosse in lui. Come se qualcosa
l’avesse controllato. O come se qualcuno lo stesse controllando, pensai fra le
lacrime incredule.
In breve tempo, la polizia arrivò ed iniziò ad occuparsi del corpo. Gli raccontai cosa era
successo, e come pensassi che Darrel non fosse stato in lui. Sentii uno degli ufficiali
con cui stavo parlando mormorare all’altro parola ‘Kira’. L’altro scosse la
testa, ma in quel momento io congelai, trovando conferma dei miei sospetti: Kira
giustiziava i malvagi. Darrel, seppur totalmente
innocente, era comparso nei telegiornali come un criminale. Era dunque stato Kira a portarmelo
via?
In quel momento, giurai vendetta su Kira. Lui sarebbe stato catturato. Ed io
avrei fatto di tutto perché ciò fosse avvenuto.
_______________
(*) NdT: Nella prima versione della storia, Darrel è morto per attacco cardiaco.
In una nota al capitolo 5, però, l'autrice ha ammesso di aver fatto un errore,
poiché in realtà lui avrebbe dovuto suicidarsi. Mi sono presa la libertà di
riscrivere la frase della morte di Darrel supponendo che si sia sparato.
E qui una nota esterna di JunJun rivolta ai lettori delle mie fanfic e agli
autori delle fanfic che leggo: perdonatemi se non sto più scrivendo/commentando
in questo periodo. Sono molto presa e non riesco a trovarne il tempo. >__<;;
Però nella pagina del mio account scrivo di volta in volta a che punto sono con
le mie fanfic, e leggo quasi tutto, e ne resto quasi sempre più che soddisfatta.
Dunque, continuate così *ç*;; Riprenderò a commentare appena possibile. Un
bacione.