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Autore: Thefoolfan    09/08/2013    4 recensioni
AU. Sequel della fanfiction "La loro storia" in cui si ripercorrerà quanto accaduto a i nostri protagonisti e ai loro compari in un arco temporale che si aggira attorno all'anno successivo dalla conclusione del prequel
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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- Questa storia fa parte della serie 'Le storie di una vita'
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Montogmery diede ai detective il resto del pomeriggio libero, cosi da riposarsi dopo quella lunga ed estenuante giornata. Cosi come promesso da Bennington la Wilson era stata liberata per esser poi condotta in un altra prigione fatta di cemento e sbarre di ferro. Una volta avuti in mano tutti gli elementi i due crollarono facilmente, raccontando quanto era accaduto quella notte e dando le maggiori colpe a Chapman, non salvandosi però dalla possibilità di passare i successivi quarant'anni in galera per l'omicidio di Lana Norton.

Beckett si trovava prona sul proprio letto a ragionare ancora sul caso, pensando a quei dettagli che ancora non avevano avuto una spiegazione, come il perchè Bennington avesse aspettato diversi anni dopo la sua evasione per far scoprire la verità, perchè avesse creato tutta quella montatura per ottenere il suo scopo, perchè le aveva mentito sulla gravidanza di Lana. Tutte domande a cui sapeva che non avrebbe mai ottenuto risposta. Cosi tornò a concentrarsi su altri pensieri che le affollavano la mente, cercando di seguire i suggerimenti che lo stesso uomo le aveva dato durante le loro brevi conversazioni.

E cosi si ritrovò a pensare al tempo che inesorabilmente le scorreva davanti agli occhi, sfuggendogli tra le dita come quella matita che aveva tra di esse, recuperata con l'intento di scrivere i propri pensieri su quel foglio immacolato che giaceva sul materasso.

“La vocina non si spegne”. La canzonò Castle fermandosi sulla soglia della loro camera, portando con se un pacchetto di patatine che distrattamente sgranocchiava una dopo l'altra.

“Più che altro non so far luce nel buio che occupa la mia mente”. Affermò sbuffando, voltandosi sul materasso, aprendo le braccia e lasciando che la testa le ricadesse oltre il bordo del letto.

“Ha detto che ti devi chiedere il perchè delle cose perciò fallo”. Consigliò lui facendo spallucce, andandosi a sedere per terra, appoggiando la schiena contro il letto, rimanendo accanto alla donna con il viso.

“Tu la fai semplice”. Protestò lei, aprendo ancora la bocca quando lo vide porgerle una patatine che andò a mangiare lentamente.

“Allora lascia che ti aiuti. Rispondi ai miei quesiti, a mente libera, la prima cosa che ti viene in mente”. Enunciò Castle pulendosi la maglietta dalle briciole, accavallando i piedi uno sopra l'altro e preparandosi per quel compito.

“é una cosa stupida”. Parlò Beckett sperando di farlo cedere ma l'uomo non si scompose. Brontolando ancora la detective portò le mani sul grembo e chiuse gli occhi.

“Bene facciamo come vuoi te”. Farfugliò facendo dei respiri profondi, cercando di non pensare a nulla.

“Allora cominciamo”. Mugugnò l'uomo pensando a diverse domande da porre. “perchè hai voluto fare la detective?”.

“Andiamo Rick lo sai perchè”. SI lamentò lei, pronta ad alzarsi ma Castle la trattenne.

“Bisogna cominciare con le cose di poco conto per poi approfondire, vedile come domande di riscaldamento”. Ridacchiò ricevendo un occhiataccia dalla moglie che però recuperò la posizione di prima.

“perchè mio nonno era poliziotto e dopo quello che gli è successo volevo aiutare chi come lui ha subito delle ingiustizie”. Dichiarò quella motivazione ben nota sia a lei che al marito, a cui mai aveva nascosto la causa scatenante del suo desiderio di diventare detective.

“Perchè mi trovi cosi dannatamente affascinante?”. Chiese cercando di rimanere serio mentre la risata lieve di Beckett gli giunse alle orecchie.

“Perchè è impossibile non trovare una creatura meravigliosa come te cosi attraente”. Scherzò lei mordendosi il labbro inferiore mentre il marito annuiva soddisfatto.

“Che sacrosanta verità”. Affermò ricevendo un leggero buffetto sulla testa.

“Perchè mi ami?”. Domandò questa volta seriamente e Beckett intuì che il momento del gioco era già concluso.

“Non lo sò”. Rispose altrettanto concentrata Beckett, lasciando che fosse il suo cuore a parlare e non la sua testa. Castle si ritrovò a guardarla senza parole, incuriosito da quella sua risposta, non essendosi aspettato una constatazione simile.

“Dubito anche che ci sia un vero e proprio perchè. Il fatto è che è una cosa cosi naturale che non so trovarne il motivo.”Affermò grattandosi una guancia, parlando a briglia sciolta senza remore. “Lo faccio e basta, senza accorgermene, come quando respiriamo. Ma cosi come se venisse a mancarmi il respiro morirei anche senza il tuo amore accadrebbe la stessa cosa”. Castle fin da subito rimase impassibile ma poi si lasciò andare, lasciando che un nuovo sorriso si formasse sulle sue labbra.

“E perchè hai deciso di passare la tua vita con me?”

“Perchè senza di te non sarebbe vita, ma solamente un lungo cammino dove la fine non sarebbe mai troppo vicina. Sei tutto ciò di cui ho bisogno, nel bene e nel male. Tu sei il perchè della mia esistenza Rick”. Asserì quasi con le lacrime agli occhi, dovendosi fermare per ingoiare quel groppo alla gola e avere la possibilità di tornare a parlare. “Se mi dovessero chiedere perchè esisto risponderei che vivo solamente per amarti ed essere amata da te”.

Castle abbandonò a terra il pacchetto di patatine e si sollevò con le braccia cosi da potersi portare sul materasso, andandosi a distendersi accanto alla moglie, posando il braccio destro oltre lei cosi da tenerla bloccata tra lui e il letto.

“Perchè sei cosi straordinaria?”. Chiese lui facendo scorrere le dita lungo il colletto del vestito nero che lei indossava, abbassandoglielo cosi da intravedere il seno nudo sotto di esso.

“Non lo sono, sei tu che mi vedi cosi”. Rispose Beckett sistemandogli una ciocca di capelli, sostenendo il suo sguardo, fino a che lui non chiuse gli occhi e la baciò lentamente.

“E facile notare l'evidenza”. Affermò Castle rubandole un bacio e un altro ancora, venendo interrotto solo al suono del campanello.

“Vado io”. Disse saltando giù dal letto. “Il nostro gioco però non è ancora finito,anzi”. Affermò cercando con gli occhi la matita e il foglio che erano caduti a terra. “Scrivimi quali sono i tuoi grandi perchè e cercheremo di risolverli assieme”. La invitò porgendogli i due oggetti prima di sparire fuori dalla stanza. Beckett guardò la carta bianca e si ritrovò incapace di pensare, nella sua testa non scorreva più alcun pensiero razionale, era come se tante voci si sovrapponessero l'una con l'altra impedendole di capire.

“Cosa voglio dal mio lavoro? Cosa voglio dalla mia vita?”. Sussurrò tra se e se, scrivendo quelle domande in attesa che la sua testa trovasse le risposte adatte.

 

“Era un fattorino”.Enunciò Castle tornando nella camera. “C'è una lettera per te, senza mittente”. Sottolineò porgendogliela, inarcando un sopracciglio sospettando chi ne fosse l'autore.

Beckett afferrò la busta e l'apri strappandone la parte superiore, mettendosi seduta sul letto, con le gambe piegate e incrociate davanti a se. Fece scorrere le iridi sulle prime righe mentre Castle cercava di capirne il contenuto dalle sue espressioni ma il volto della donna era estremamente serio.

“Avanti rendimi partecipe”. Sorrise lui vedendola alzare gli occhi e scrollare la testa.

“SI scusa, è che...non ci crederai”. Dichiarò battendo con il palmo della mano il posto accanto a se cosi che il marito lo occupasse.

Mi ero ripromesso di non contattarla più ma non potevo andarmene senza che lei sapesse la verità. Gliel'avevo promesso in fondo e mantengo sempre la parola data.”. Lesse le prime righe andando ad osservare Castle che stranamente invece di osservare la lettera se ne stava in silenzio a guardare il soffitto.

“Avanti continua”. La invitò osservandola con la coda dell'occhio, vedendola annuire quasi impercettibilmente.

SI ricorda quando le dissi che sarei stato il suo cantastorie. Bene, mi permetta di raccontarle una favola allora. Parla di un uomo, follemente innamorato di una donna che chissà per quale strana ragione ricambia i suoi sentimenti. Ormai sono insieme da quasi tre anni e lei vorrebbe qualcosa in più di ciò che hanno, vorrebbe che l'uomo finisse gli studi, che si laureasse e che trovasse un lavoro che mantenga loro e la creatura che cresce dentro di lei. L'uomo però temporeggia, certo che davanti a loro ci sia tutto il tempo del mondo, ma si sa che il destino ha un modo strano per farti capire le cose. Un caro amico lo avverte di un complotto organizzato contro la donna, dovrà morire e lui non può permettere che accada ma sa anche, che a causa di ciò che sa, lei non sarà mai al sicuro.E cosi l'uomo si ritrova ad affrontare i suoi demoni, a confrontarsi con le sue colpe e capisce che il tempo è ingannevole, che pensava di avere l'eternità davanti a se e non capiva invece che ciò che aveva tra le mani erano poche manciate di secondi. Si trova cosi a fare una scelta che cambierà per sempre le loro vite, ma lui deve far di tutto per proteggerla. L'uomo chiama un suo amico, un medico legale che lavora presso un obitorio e li prende vita il suo piano. Quella mattina sul sedile del guidatore non c'è la donna, ma il corpo di una povera ragazza morta a causa di una malattia. L'uomo non è fiero di quello che sta per fare ma non ha altra scelta. Blocca l'acceleratore e lascia che la macchina si schianti e che prenda fuoco, consapevole che cosi salverà la donna che ama, sapendola su un aereo che la porterà in Francia dove vive la sorella.”

“Oh, aspetta”. La interruppe Castle gesticolando con le mani, voltandosi verso di lei, chiudendo e aprendo la bocca più volte. “Lana non era su quella macchina?!. Non è morta quel giorno”. Realizzò incredulo, facendosi ancora più domande di quante quel caso aveva fatto sorgere in lui.

“Questo spiegherebbe perchè dall'autopsia non è risultato che fosse incinta, semplicemente non era lei”. Constatò Beckett voltando la pagina e andando a leggere anche il retro di quella lettera.

Quello che l'uomo non si aspetta è il venir incastrato per l'omicidio ma è ben disposto a passare tutti quegli anni in prigione se ciò porterà alla sicurezza della donna. Gli anni passano ma grazie ai suoi amici resta sempre in contatto con la sua famiglia, vedendo crescere suo figlio attraverso i loro racconti,grazie alle foto che gli mostrano. Poi capisce che il tempo è giunto e coglie l'occasione per fuggire. Abbandona la sua vecchia identità e prende quell'aereo per la Francia come un uomo nuovo e li vive in pace con sua moglie e suo figlio. Due anni fa però l'uomo viene a sapere che la giustizia ha ancora fallito nel suo compito. Chapman viene assolto durante un processo solo perchè ha corrotto giudici e giuria e qualcosa scatta in lui. Quel desiderio di vendetta torna a galla e cosi crea Ianus per trovare i fondi e le amicizie per mettere in atto il suo piano. Il resto della storia è ben noto anche a voi.”. Beckett si fermò cosi da riprendere fiato, ponderando su ciò che aveva letto, cercando un appoggio nel marito.

“Questa lettera scagionerebbe Chapman e gli altri dall'accusa di omicidio, verrebbero condannati solo per il tentato omicidio, riducendo cosi la loro pena”. Affermò Beckett mentre Castle si grattò un sopracciglio e per qualche secondo non disse nulla, non sapendo nemmeno lui come comportarsi.

“La Wilson ed Henkes hanno rilasciato già le loro confessioni. Non so come la pensi te ma dopo trent'anni di silenzio, che sarebbero aumentati se Bennington non fosse intervenuto, credo che meritino di passare il resto della loro vita dietro le sbarre. Avevano intenzione di uccidere una donna, hanno fatto condannare un uomo innocente senza farsi nemmeno uno scrupolo, perchè dovremo farcelo noi. Per quanto mi riguarda questa lettera non è mai arrivata”. Dichiarò Castle sapendo di scontrarsi con il senso di giustizia che viveva nella donna, conoscendola bene e intuendo i tumulti interni che quella novità le causava.

Con questa lettera non voglio giustificarmi ma solo spiegare i motivi che mi hanno spinto a fare ciò che ho fatto. So benissimo che ogni giorno dovrò convivere con il ricordo delle persone che sono morte per fare in modo che si arrivasse a questo punto ma a volte si è costretti a fare cose inimmaginabili per le persone che amiamo. Non lo pensa anche lei detective?”. Beckett quasi sussurrò quelle ultime parole, sapendo che il momento della confessione dell'uomo era finito e che quella pagina che le rimaneva da leggere era incentrata su di lei. Anche Castle comprese, capì di essere di troppo e cosi scese dal letto.

“Se hai bisogno mi trovi di sotto”. Le disse con un sorriso vedendola annuire col capo.

La detective fece un profondo respiro e chiuse gli occhi, preparandosi a ciò che sarebbe venuto, non sapendo nemmeno lei cosa aspettarsi ancora in quella lettera.

Come far entrare nella sua vita un uomo che per anni le ha tenuta segreta la sua vera identità, accettandolo per quello che era e aiutandolo a diventare quello che è, molti si sarebbero arresi prima, ma lei no, ha combattuto anche quando non sembrava avere speranze. In ogni rapporto che ho letto su di lei la sua determinazione veniva sempre elogiata eppure da quando la conosco l'ho vista solo esitare, ma non sto parlando del caso”. La detective si ritrovò impossibilitata a continuare, come se qualcosa le impedisse di far scorrere ancora le iridi su quelle righe. Scostò gli occhi dalla lettera abbassando le braccia e si ritrovò a fissare quel foglio sulla quale vi erano ancora incise le due domande.

“Cosa voglio dalla mia vita?”. Si ritrovò a leggere fissando quei tratti con intensità, volendo cancellarli da li e dalla propria testa.

Mi ci è voluto il tentato omicidio di Lana per capire cosa in realtà volessi, per capire che non avrei dovuto perdere tempo. Non faccia il mio stesso errore detective. Non aspetti di rischiare di perderlo per comprendere di essersi ingannata da sola. Il tempo non esiste, esiste solo il momento che sta vivendo ora e allora perchè non trarne il massimo”. Beckett sospirò alzando gli occhi, chiudendo la lettera e appoggiandola accanto ai propri piedi. Non voleva più continuare a leggere, non voleva che un uomo che nemmeno conosceva la influenzasse cosi tanto. Decise allora di raggiungere il marito ma appena varcò la porta sentì come una mano trattenerla dal fare un ulteriore passo, e quella lettera posata sul materasso era l'unica cosa che vedeva in quella stanza.

Nella vita si fanno molti errori detective basta solo cercare di non ricadere nelle stesse trappole. Lei è più forte di quanto lo era la prima volta che ho sentito parlare di lei, è più forte di quando l'ho incontrata la prima volta e domani lo sarà ancora di più. Si lasci andare e non abbia paura, non lasci che sia lei a decidere al suo posto. Non dia peso a quello che gli altri vogliono da lei, o a quello che pensano di lei, sono tutte sciocchezze. Ma chi sono io dopo tutto per parlare, sono solo un uomo che l'ha ingannata e che ora dovrebbe stare dietro le sbarre per i crimini che ha commesso, perchè dovrebbe interessarle la mia opinione. Ma le chiedo di porgersi questa domanda Kate, lei è soddisfatta della sua vita?. Guardi nel suo cuore e faccia solo ciò che la rende felice”.

Beckett si alzò dal letto e andò alla specchiera contro la quale giaceva da tempo la prima lettera che Bennington le aveva consegnato quando ancora si nascondeva sotto le spoglie di Kendry. Quella busta che non aveva mai aperto ma che ora l'uomo stesso le aveva chiesto di prendere e guardare.

Le voglio svelare un mio ultimo segreto detective. Si ricorda quella busta che le diedi tempo fa?. É il momento che la apra e di fare quella scelta che io ho fatto, anche se in ritardo. Può cercare di essere felice oppure no, spetta a lei”.

Beckett l'aprì con attenzione, facendo scorrere il dito medio tra le pieghe cosi da rompere la dove i due lembi di carta erano incollati con dell'adesivo. Vi era solo una semplice foto che la detective andò a prendere ed osservare con un sorriso. Vi erano tre persone e la donna capì subito chi fossero. Bennington era li, abbracciato a quella che era sua moglie, abbracciato a Lana e tra i due loro figlio che aveva lo stesso sorriso del padre. Beckett lo interpretò come un messaggio anche se non sapeva se l'uomo avesse voluto veramente dargli quel significato, ma per lei era cosi. Le stava dicendo che alla fine tutto si sarebbe risolto, che tutto sarebbe andato a posto cosi come era successo con lui, bisognava solo fare in modo che tutto ciò accadesse, bisognava volerlo. Come se sapesse che c'era altro voltò la foto e vide una scritta in contrasto con la patina bianca.

Perchè aspettare quando è una cosa che si vuole già adesso”.

 

“Cosa voglio dalla mia vita?”. Ripetè ancora guardando la propria immagine rivolta allo specchio e la risposta le partì dal cuore con una facilità che la lasciò piacevolmente sorpresa. Abbandonando tutto uscì dalla camera e scese dalle scale, fermandosi su alcuni gradini ad osservare il marito intento a cantare mentre suonava la chitarra giocattolo seguendo le indicazioni dello schermo.

and you, you loved me with your eyes, and you, you help me with your voice, you listened when my voice was void of sound, you touch me with your laugh, you show me to my smile. And you, you save me with your kiss before i drown”. Cantava stonato Castle facendola sorridere mentre si atteggiava come una vera star del palcoscenico, usando il telecomando della televisione come microfono.

Con una mano appoggiata al muro cominciò a scendere i rimanenti gradini, facendo scorrere le dita sopra le cornici che abbellivano quella parete, ognuna delle quali raccontava un momento felice della loro vita, lasciando lo spazio necessario per quelle che ancora avrebbero appeso.

Because you, you just turned and stared at me, i was shy, could hardly speak.”. Continuò il detective accorgendosi della presenza della donna solo quando lei si mise davanti a lui, facendogli da spettatrice mentre aspettava che concludesse quella sua opera, rimanendo in piedi ad ascoltare la sua voce che anche in quel caso gli sembrava armoniosa.

So then you just kissed me”. Cantò Castle lentamente, lasciando che la chitarra gli cadesse dalle braccia, lanciando il telecomando sul divano e avvicinandosi alla moglie mentre la musica ancora continuava a giungere dalla televisione. Compirono entrambi un passo, l'uno verso l'altro, ritrovandosi petto contro petto, dove Castle approfittò della sua altezza per prendere il comando della situazione, stringendola contro di se per baciarla, sollevandola leggermente da terra mentre lei si aggrappava alle sue spalle.

“Tutto bene?”. Le domandò vedendola particolarmente felice, curioso di quanto vi era scritto nella lettera.

“Certamente”. Rispose semplicemente Beckett senza staccarsi da lui, rimanendo con le braccia avvinghiate al suo collo. “Mi ha fatto pensare su alcune cose. Al tempo per esempio”.

“Tipo che in Francia c'è un clima più mite rispetto al nostro?”. Domandò aggrottando la fronte, liberandosi da lei e dalla chitarra, riponendola al suo posto cosi che non gli intralciasse i piedi, spegnendo il gioco e la tele. Appena si rivoltò verso la donna si vide arrivare addosso un cuscino che lo colpì in pieno viso.

“Sei sempre il solito sciocco”. Replicò la donna schivando quello stesso cuscino che lui le rilanciò indietro. “Mi ha chiesto come mai una splendida persona come me sia finita con un tipaccio simile”. Scherzò Beckett mettendosi da un lato del divano mentre Castle occupava l'opposto, inseguendola attorno ad esso per cercare di prenderla, ma lei gli sfuggiva ogni volta riempiendo la casa con le sue risate.

“Se potessi rispondergli gli direi che l'unico motivo è il tuo conto in banca, e magari anche per la ferrari”. Rincarò la dose vedendolo muoversi più velocemente, saltando sul divano stesso cosi da tagliarle la strada e riuscire a prenderla, facendole fare una mezza piroetta tenendola sempre tra le sue braccia.

“Allora cosa c'era scritto su quella lettera?”. Le domandò esplicitamente, non protestando quando lei lo spinse contro il bordo del divano sulla quale Castle si accomodò mentre Beckett si fermò davanti a lui, senza scostarsi dalle sue braccia.

“Mi ha chiesto se sono soddisfatta della mia vita e pensandoci bene la risposta è no”. Beckett vide il voltò del marito sbiancare mentre la bocca gli si apriva per la sorpresa. Sentì le sue dita stringersi ancora di più attorno al suo vestito, per trattenerla li con lui, come se da un momento all'altro se ne sarebbe andata.

Castle si trattenne a fatica dal parlare, sapendo che dietro le parole della moglie si celava un qualche oscuro significato che però non aveva a che fare con il loro rapporto, di quello ne ero certo, il loro matrimonio era saldo cosi come il loro amore, ne aveva avuto prova fino a pochi secondi prima quando l'aveva sentita ridere, e ne aveva conferma anche in quel momento avendola tra le sue braccia.

“é il momento di fare ciò che mi rende felice”. Affermò facendo scorrere le mani sulle sue spalle, salendo fino al suo collo per poi alzargli il volto con una leggera pressione delle dita. “e riesco a pensare solo ad una cosa per esserlo”. Dichiarò cercando con intensità il suo sguardo.

Beckett si prese diversi secondi per se, sentendosi la gola secca, lottando scioccamente con le lacrime che le riempivano gli occhi. “Renderti padre Rick”. Castle ancora si ritrovò senza parole ma per ben altri motivi, bloccato da un emozione che non sapeva esser esistita fino a quel momento.

“Sicura?”. Le domandò fissandola, portando una mano tremante all'altezza del suo ventre, accarezzandolo da sopra il vestito vedendola annuire sempre con maggiore convinzione.

“Facciamo un bambino”. Ridacchiò lei commossa, baciandolo con tutta se stessa, trasmettendogli cosi le proprie sensazioni, sapendo che in quel momento un capitolo della sua vita si stava chiudendo ma nel contempo ne stava aprendo un altro nella loro storia.  


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E cosi anche questa storia si è conclusa. Ringrazio chi l'ha seguita fino a qui sperando che il tempo passato a leggerla non sia stato sprecato ;)




 

  
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