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Autore: ZaynaMalik98    09/08/2013    0 recensioni
"Lei incontrò lui e se ne innamorò. Lui, anche se un po' brillo, s'innamorò di lei a sua volta. La storia tra loro due ebbe successo, fin quando..."
Lizzie, quasi 18enne, londinese. Un'avventura senza limiti.
Genere: Avventura, Comico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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CHAPTER 3
Finiti i lavori di casa trovai un po’ di tempo per me, fortunatamente.
Pensai che quel tempo mi poteva essere molto utile e quindi lo usai per chiamare la mia amica Morgan.
Volevo chiederle che fine avessero fatto. Se erano uscite ci potevamo incontrare, e magari avrei parlato con loro di quel bel ricciolotto sconosciuto.
Avviai la chiamata. Squillava, squillava, e alla fine rispose:
“Pronto?”
Io risposi, riconoscendo la sua voce:
“Hey Meggy sono Lizzie, dove siete finite oggi? Non vi siete fatte vive per nulla!”
Lo dissi con tono un po’ arrabbiato e un po’ preoccupato, perché poteva essere successo anche qualcosa a qualcuna di loro.
Comunque poi Morgan rispose:
“Scusami, anzi scusaci Lizzie, è solo che le altre volevano dormire parecchio sta mattina, alcune volevano anche ripetere qualche materia per la scuola che si fa vicina e alcune dovevano fare dei servizi, quindi non ti potevano chiamare. Io so questo perché poco fa le ho chiamate tutte io e ho chiesto a ognuna di loro, dandomi queste risposte. Quanto a me, io ti stavo per chiamare giusto adesso, perché ho chiesto alle altre anche se domani volevamo andare un po’ al mare e sono tutte d’accordo, tu lo sei?”
Mare. Mare?! Io dovevo andare alla ricerca del ricciolotto! Anche se poi, pensandoci bene, era una buona idea andare al mare, almeno non rimanevo chiusa in casa a fantasticare sempre su di lui o a guardare quella cavolo di tv dove non c’era mai nulla d’interessante, o uscire sempre per le stesse parti alla ricerca di lui, oppure a fare quei dannatissimi servizi che odiavo fare con tutta me stessa. Almeno mi sarei divertita con le mie amiche, avrei passato tutta una giornata con loro e mi sarei svagata parecchio. Ci voleva. Vedere un posto nuovo, conoscere gente nuova, divertirsi, chiacchierare. Ci voleva proprio. Forse almeno l’avrei potuto anche dimenticare.
Tuttavia, risposi, tutta contenta:
“Uh sisi certo! Buona idea! Brava la mia Meggy –così la chiamavo- è così che si fa! Almeno possiamo conoscere o incontrare dei bei ragazzi e svagarci un po’ ahah!”
Scoppiammo in una risatina divertita e poi lei mi rispose:
“Ahah, sei sempre la solita, sempre a pensare ai ragazzi stai! Comunque ti avverto che io prenderò il sole insieme a Sinead e Charlie eh!”
Sole?! Io non potevo stare al sole. Con la mia carnagione chiara morivo ustionata. E non era uno scherzo, proprio ustionata. Al mare mi piaceva solo stare seduta ai tavolini al coperto, sempre col paesaggio marittimo però, a chiacchierare con le amiche, magari bevendo bevande fresche, oppure guardare insieme partite di beach volley, oppure stando in pineta, una sorta di mezzo boschetto con pini e tavoli in legno pronti per farti sedere sopra le loro sedie, al fresco. Mi piaceva così il mare. Però era anche meglio con qualche cotta estiva.
Tuttavia, le risposi:
“Uhm, okay, allora dato che io e Suzy non possiamo prendere il sole staremo anche con Sarah a cui non piace il sole. Fregata! Ahah”
Lei rispose con tono divertito:
“Ahah, sempre la solita. Allora facciamo così.. alle 10:15 di domani mattina sotto casa tua?”
Io risposi subito:
“Sisi certo! Ma un momento… noi non guidiamo… come ci andiamo?”
Ero un po’ preoccupata. Effettivamente nessuna di noi aveva la patente, solo Charlie e Suzy la dovevano prendere tra un po’, ma non domani. Cercai di trovare una soluzione da proporre ma non la trovai, e dato che Morgan supera sempre tutte, mi precedette dicendo:
“Andiamo con un pullman! Lo devo solo prenotare. Adeso chiudo e prenoto, poi vi faccio sapere, a ognuna di voi”
Io risposi tutta contenta e sollevata, visto che c’era sempre Morgan che risolveva e organizzava tutto:
“Uuuh come sei tenera! Grazie, meno male che ci sei tu Meggy!”
Lei mi disse tutta contenta e soddisfatta di se stessa:
“Ahah, e di cosa, io chiudo, a dopo, baciii!”
Chiuse il telefono senza darmi neanche il tempo di risponderle, tanta la fretta che aveva, e così mi alzai dal letto e andai in bagno per sciacquarmi un po’ il viso.
Una volta uscita dal bagno mi truccai (mi misi un lucido rosa/fuxia brillantinato, il mascara e un filo di matita verde chiaro sopra l’occhio e un filo di matita blu scuro sotto l’occhio) e presi dei vestiti a caso (toppino verde acqua che lasciava scoperta la pancia, degli shorts di jeans chiari, quasi bianchi sfilacciati un pochetto sotto, con delle borchie argentate sui bordi delle tasche, e delle scarpettine aperte bianche con un po’ di tacco), mi sistemai i capelli all’ingiù, poi mi alzai e legai solo la parte di sopra dei capelli con una pinzettina, lasciando tutto il resto sciolto e uscii.
Se non lo potevo cercare domani almeno cercavo di cercarlo oggi. Anche se dopo quell’incontro potevo dimenticarlo non m’importava, mi bastava vederlo almeno una seconda volta, ancora per caso.
Presi una mia borsettina bianca e ci misi dentro il cellulare, le chiavi di casa, un pacchetto di fazzoletti e degli spiccioli, se volevo comprarmi qualcosa da bere per strada, dato il caldo rovente che c’era fuori.
Uscii di casa e chiusi la porta alle mie spalle.
Iniziai a girare per Londra ma niente, non lo trovavo.
Giravo, giravo, ma era tutto invano. Le mie ricerche non funzionavano.
Mi sedetti su una panchina bianca di marmo posizionata in un bellissimo giardino a pochi chilometri da casa mia con uno Starbucks in mano.
Sorseggiando iniziai a pensare che forse lui non poteva fare parte della mia vita. Che non era scritto nel mio destino. Che dovevo rinunciare a lui e lasciarlo perdere, e insieme a lui anche tutte le mie ricerche invane.
Dovevo abituarmi all’idea di lasciarlo perdere. 
  
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