Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: Donixmadness    09/08/2013    2 recensioni
Non ho idea di cosa mi sia saltato in testa!! Sono nei casini e metto pure a scrivere una storia!!
Va beh! Spero almeno di farcela, premettendo che ho molto da fare comunque ecco alcuni indizi:
"Lo sapevi che era solo un riflesso, perciò non ti sei stupito più di tanto quando non ci hai trovato nulla in quella pozza sporca. Ma perché l’hai fatto? Non vorrai mica controllare le tue condizioni, mi auguro!
Ciò che fai dopo conferma i miei timori. Persino il tuo inconscio ti intima di non farlo: gli hai già disobbedito una volta perché vuoi farlo ancora? Maiale testardo!!
Troppo tardi ti sei sporto sulla superficie stagnante e ti sei visto … "
Genere: Malinconico, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Matt, Mello, Near, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

The Glory smells like Burnt

 


-Capitolo 8-

 
 
 



Una nuvola di fumo si spande leggiadra nell’aria a formare volute vaporose, le quali svaniscono invisibili. La scia di carbonio sale dalla piccola finestra di un palazzo all’estrema periferia cittadina, uno di quelli che si trovano in quartieri malfamati e criminali.
Matt è seduto sul davanzale, un ginocchio disteso e l’altra gamba ciondolante sul pavimento. Cerca di emettere boccate di nicotina fuori dalla stanza, attraverso l’unico spiraglio di luce presente. Mello già odia il fumo di per sé, figuriamoci se si mette a fumare proprio lì mentre è inerme sul letto.
Sono passati tre giorni dall'incidente e l’amico non ha ancora  ripreso del tutto conoscenza, tuttavia la scorsa notte pareva che si fosse svegliato. Non aveva aperto gli occhi , ma biascicava parole incomprensibili in un sonno agitato. Tormentato dai demoni del suo passato, Mello fece un movimento brusco che lo fece stendere supino. La nuova posizione non era di certo la più confortevole, infatti, a contatto con un’altra superficie, il dolore alla spalla si ridestò di colpo. Subito il biondo emise un gemito strozzato, mentre con molta fatica Matt cercava di riportarlo su un fianco. Inutile dire come il rosso si fosse impressionato, se non addirittura spaventato, di fronte a quella scena: non aveva mai visto Mello in condizioni così pietose. Quando finalmente riuscì nel suo intento, il biondo si calmò e dopo alcuni mugolii svenne. Per un attimo il rosso temette che fosse entrato in coma, ma si tranquillizzò dopo aver controllato la reazione della sua pupilla.
Con un sospiro stanco espira fumo: vuole staccare la spina per almeno cinque minuti e nulla può rilassarlo meglio di una sigaretta. Gli occhi smeraldini, schermati dalle lenti dei googles, guardano assorti fuori dalla finestra. Non che sia un magnifico panorama, riesce a distinguere a malapena i grattaceli di Los Angeles svettare in lontananza. È quasi comico pensare che da quella posizione appaiono come delle piccole guglie, mentre da vicino sono a dir poco maestosi e sembrano voler perforare il cielo per raggiungere Dio.
La visione della grande metropoli, tuttavia, è tagliata esattamente a metà da una vecchia palazzina abbandonata, la quale dista dalla finestra un paio di metri. La stecca della sigaretta è ormai al limite, così Matt  a malincuore la spegne sul davanzale per poi gettarla giù nel vicolo. Già si immagina le proteste di Mello quando si sveglierà e constaterà numerose tracce di cenere.
Sorride debolmente ripensando a ciò che gli diceva sempre il biondo da quando prese il vizio: “Tu continua così e i tuoi polmoni se ne andranno prima di te!”  
Era buffo che un duro come lui gli propinasse raccomandazioni che solo una madre avrebbe fatto e puntualmente si contraddiceva. Matt, infatti, lo scherniva dicendogli che si trattava di un commento da “donnicciola”  e che non accettava consigli da un “cioccolatomane schizzato” come lui.
Il rosso si ritrova ad ammettere che un po’ gli mancano i bisticci che aveva sempre con Mello. Litigare con lui, anche per futili sciocchezze, equivale a dire: “Va tutto bene. Io sto bene, non preoccuparti”.
Invece ora va male?
Matt sposta lo sguardo dai palazzi di Los Angeles al corpo bendato del suo amico: “No. Non va proprio bene. Per niente …” questa è la risposta che fornisce la mente del ragazzo.
Ha sempre mantenuto una calma proverbiale prendendo la vita con tranquillità, come se stesse pigiando i tasti della sua consolle. Non è un calcolatore come Near, tuttavia può vantare una quiete invidiabile che spesse volte faceva infuriare il biondo.
Per quanto si sforzasse di trasmettergli un briciolo di serenità, tutti i tentativi risultavano vani: l’orgoglio di Mello e la sua impetuosità erano più devastanti di uno tsunami. Tanto che faceva fatica a non farsi coinvolgere dalla sua potenza, eppure questo aspetto seppur incosciente del biondo ha sempre avuto il potere di attrarlo.
Ora che ci pensa, non ricorda nemmeno il momento in cui è diventato così amico di lui. Anzi, la prima volta che le loro presenze si erano incrociate, non aveva fatto caso al biondo perché troppo occupato a vincere la partita con la sua DS. E poi da piccolo lui era un completo menefreghista: non si curava di ciò che gli stava intorno, la gente, le situazioni … Le considerava cose barbose, prive di interesse, nelle quali se fosse intervenuto nulla sarebbe cambiato.
Lui si limitava semplicemente ad osservarle passivo e consapevole, poi il capo si chinava nuovamente sul gioco tra le sue mani. Nessun cenno vitale, nessuno spirito di curiosità, niente di niente.
Rimembra ancora la prima volta in cui vide Mello. Erano entrambi alla Wammy’s e da subito gli è parso un ragazzino esuberante, testardo, irascibile, a volte manesco: insomma il classico egocentrico il quale, in un modo o nell’altro, riesce ad attirare l’attenzione su di sé. Ma la sua prima occhiata al biondo si rivelò superficiale, con il tempo, infatti,  si dovette ricredere perché dietro la corazza di lega impenetrabile si nascondeva qualcosa, o meglio qualcuno.
Matt quel giorno vide chi era veramente Mello. Non il narcisista, non l’autoritario, non il numero due e nemmeno il complessato.
Matt vide, strano ma vero, un eroe. Sicuramente questa definizione può risultare alquanto iperbolica in un certo senso, ma agli occhi fantasiosi di un bambino di otto anni che, fino ad allora, aveva visto in azione solo gli omini in pixel sullo schermo della consolle … Beh! Risulta un attributo più che azzeccato.
Mello ha sempre lottato con tutte le sue forze per raggiungere i suoi obiettivi, per quanto fosse stremato e abbattuto dalla schiacciante evidenza, si è sempre rialzato a testa alta e pronto a ricominciare.
Quando l’aveva conosciuto il suo grande complesso di inferiorità non era ancora nato, infatti Near non era ancora giunto all’orfanotrofio e quindi lui era il primo della graduatoria. Forse a prima vista chiunque, compreso lo stesso rosso, avrebbe potuto dire che quella posizione lo faceva sentire privilegiato e per questo spesso faceva lo spaccone. Però, Matt dovette ingoiare tutte queste pesanti accuse quando lo scorse a notte fonda con la testa china sui libri. Se occupava il primo posto a quei tempi era di certo più che meritato.
Nei suoi occhi azzurri come il mare si scorgeva sempre la scintilla dell’ambizione, ma ora che ha subito questo grave incidente Matt teme che quel bagliore perirà nei suoi occhi.
“Che cosa farai quando ti riprenderai? Che cosa farai quando ti guarderai allo specchio?” le domande angosciose del nerd sfociano in un'unica risposta: “Impazzirai!”.
Infondo, Mello ha sempre posseduto di per sé una punta di vanesia. Senza contare che è sempre stato un ragazzo molto bello fin da bambino: rispetto ad altri ragazzini ancora immaturi, il suo viso aveva attirato il cuore delle poche fanciulle che vivano alla Wammy’s. Inoltre si capiva che con il tempo non avrebbe fatto altro che imbellirsi, tuttavia non è mai stato interessato alle ragazze: il suo carattere spigoloso e acido non si sposava bene con il gentil sesso. In particolare, le ragazzine dell’orfanotrofio erano –a detta del biondo- delle “oche insopportabili”.
Comunque anche così andava bene perché ,dopo “una brutta caduta” e dei “ringhi minacciosi”, erano diventati amici. Fu da quel momento che Matt mise da parte la sua consolle per entrare nel mondo reale.
Sì, Mello gli aveva allungato la mano e l’ha aiutato a rialzarsi, attraversando così lo specchio dal quale si limitava ad osservare la realtà. La sua tendenza ad estraniarsi e a vivere solo nella sfera dei videogames era stata causata dal comportamento sconsiderato dei suoi genitori. Litigavano sempre e il più delle volte passavano alle mani, non si preoccupavano per il loro bambino il quale li osservava impotente attraverso lo spiraglio della porta del ripostiglio. Quello era l’unico buco dove poteva rifugiarsi dalle loro grida: non appena cominciavano a discutere, lui si alzava e correva a nascondersi nello stanzino. Si raggomitolava nell’angolo più buio e stretto, premendo con forza i palmi contro le orecchie e canticchiando nella mente le musichette dei suoi game preferiti. Con il tempo si era assuefatto alle improvvise sfuriate dei suoi, anzi non era più interessato a ciò che facevano. Così quando cominciavano a discutere come loro solito si alzava placidamente e andava nel suo rifugio, in cui giocava con la DS.
Ancora oggi si sente scosso per la sensazione che provò quando i suoi genitori morirono. Normalmente avrebbe dovuto piangere per la loro scomparsa, invece rimase in silenzio tombale quando i loro corpi furono portati all’esterno dai pompieri. Una fuga di gas in un palazzo popolare, privo di adeguata manutenzione e norme di sicurezza.
Se ci pensa è quasi comico: sua madre si è sempre preoccupata di ciò che diceva o faceva suo padre, mentre proprio quel giorno lo cacciò a malo modo fuori di casa, con la scusa di dover stare sola.
-Non starmi attorno! – gli disse con una mano sulla fronte – Vattene fuori non voglio che tu mi veda così!!
Così, senza dire una parola, Matt uscì di casa con la sua inseparabile consolle in tasca, quando tornò vide i frutti letali di quella tragedia. Senza rendersene conto sua madre e, in parte, suo padre gli avevano salvato la vita: ironicamente, si sono ritrovati a fare i genitori esemplari per la prima volta nella loro vita.
Non esultò di fronte ai lenzuoli a terra e nemmeno pianse, ma quella che provò nel cuore fu la tristezza. Profonda, cupa, abissale. Per la prima volta provò pietà per i suoi genitori.
Mello è miracolosamente sopravvissuto ad una grande esplosione, la quale ha distrutto un intero edificio. Non ha riportato fratture, emorragie o commozioni celebrali, quindi gli è andata più che bene con quell’ustione. Tuttavia, Matt sa che il suo amico dovrà ancora soffrire, dovrà ancora affrontare l’ennesima delusione. E di certo, vedere il proprio volto deturpato in quel modo spaventerebbe e angoscerebbe chiunque. Conosce già la reazione dell’amico, che sarà più forte e catastrofica delle precedenti.
Ancora una volta Mello ha perso la battaglia e il rosso si chiede come sia possibile.
Lui si impegna duramente, lui ce la mette tutta, lui è arrivato persino ad unirsi ad una cosca mafiosa arrivando ai vertici della criminalità, eppure non è sufficiente. Near a quest’ora si sarà avvicinato di più al suo obiettivo e questo grazie all’azione di Mello. Grazie alle sue doti di hacker non gli è stato difficile sbirciare nel database di CIA ed FBI.
“Mello, davvero è così importante per te essere il numero uno?” si domanda mestamente il nerd, mentre estrae dal pacchetto un’altra sigaretta. L’accende e scuote energicamente il capo, spostando alcune ciocche ramate sulla fronte.
“No. Non spetta a me porgere questa domanda … è una cosa che solo tu puoi sapere …”. Volge lo sguardo fuori dalla finestra mentre emette la prima boccata di fumo, la quale è sempre gradita al suo olfatto. L’odore del tabacco bruciato è quanto di più rilassante ci sia per lui, nemmeno gli anestetici avrebbero lo stesso effetto. Matt adora il lieve sfrigolio del tabacco quando viene bruciato dalla fiamma dell’accendino, non a caso proprio questa banalità l’ha indotto a prendere il vizio.
Toglie il filtro dalle labbra e ne segue un vento grigio che si confonde nell’aria. Anche a quella distanza di grattaceli di L.A. appaiono annebbiati. Il rosso si sfila gli occhiali da aviatore in modo da tenerli appesi al collo. Fissa , fissa l’orizzonte senza più lenti arancio a schermargli gli occhi.
E così assorto che non si accorge dei deboli movimenti del biondo sul letto, solo quando i mugugni si fanno più pronunciati gira il capo di scatto.
-Mello! – a quel richiamo l’iride cerulea si apre di scatto. 
 
 

***

 
 
Il rumore dei tasti di gomma che vengono pigiati con rapidità non cessa di echeggiare in quella stanza. Il bambino dai capelli ramati continua a giocare alla sua consolle senza rivolgere lo sguardo al direttore, il quale lo guarda alquanto stizzito dalle piccole lenti tonde.
-Posso andare adesso? – chiede laconico e con il capo chino sul piccolo schermo. Il vecchio di fronte a lui emette un soffio stanco di fronte all’ennesimo e intelligentissimo ragazzino, privo qualsivoglia accenno di educazione. Matt, così è stato appena denominato, si alza dalla sedia di scatto e si dirige meccanicamente verso la porta, senza mai staccare gli occhi dal gioco. Conosce il tragitto a memoria e non sbaglia nemmeno la collocazione della maniglia, quasi avesse  calcolato tutto.
Il colloquio con Roger Ruvie è stato molto noioso e soprattutto ha dovuto mettere in pausa la consolle, dopo le instancabili esortazioni del vecchio che tentava di richiamare la sua attenzione in tutti i modi.
Dalle grandi finestre del corridoio filtra la luce pomeridiana in tutte le sue sfumature vermiglie, le quali accendono le ciocche castane di un acceso rosso fuoco. I capelli di Mail sono sempre stati indefinibili, alla luce appaiono rossastri mentre al buio castani. 
A passi misurati cammina per i corridoi semideserti di quel posto che, a quanto pare, sarà la sua nuova casa. Non ha avuto modo di studiare l’edifico, ma cammina senza meta alla ricerca di un posto tranquillo in cui finire la partita. Dalla finestra intravede dei ragazzini che corrono sul campo da calcio. I solo schiamazzi arrivano ovattati alle sue orecchie, mentre se guarda il lungo corridoio stagliarsi dinnanzi a sé ci è solo silenzio. Ma non si tratta di un silenzio a lui amico, no … Stavolta è opprimente e gli trasmette un senso di angoscia. All’improvviso vuole uscire fuori per respirare aria pura, tuttavia non sa spiegarsi il motivo di quell’improvvisa claustrofobia.
Ha distolto lo sguardo solo  un attimo dalla consolle per guardare fuori dalla finestre. In quel momento probabilmente si è reso conto di essere ripiombato nella realtà. Si è accorto di esistere e di essere … solo. Con foga sconosciuta mette in pausa il gioco, infilandolo velocemente nella tasca.
Corre. Corre a perdifiato sino all’uscita raggiungendo così il cortile. Ormai lontano da quel corridoio opprimente, poggia una mano sul muro riprendendo il fiato perso durante la corsa. E’ la prima volta che gli capita una cosa del genere e si sente alquanto scosso, tuttavia sa che può riprendersi solo in un modo: estrae la consolle dalla tasca stringendola nel palmo. L’unica sua salvezza, l’unica sua sicurezza è quell’oggetto che più volte l’ha aiutato a superare momenti difficili.
Adesso che è fuori ode distintamente le voci di quei ragazzini intenti a giocare a calcio, infatti il campo è proprio davanti a lui. Non gli sono mai piaciuti gli sport e anche in passato giocava fuori molto di rado, se vi si recava era soltanto per proseguire le partite dei games lontano dal chiasso dei suoi genitori. Così farà questa volta, scivola sulla parete fino a sedersi sull’erba e accende la consolle.
Intanto, dei vivaci bambini giocano a calcio e , in particolare, uno di loro è estremamente scattante.
-Mello! Passa, passa!! – grida un ragazzino facendo segno con le mani, ma l’altro non lo ascolta. Una chioma bionda splende di mille riflessi d’oro alla luce pomeridiana, mentre frusta l’aria ad ogni movimento. Il ragazzino si libera degli avversari con uno scatto fulmineo. Perle di sudore fuggono nell’aria in una pioggia brillante e il piccolo, sicuro della sua forza, tira un calcio al pallone il quale finisce in rete. Gli esulti si elevano all’istante assieme a quelli del biondo che sorride soddisfatto. Non mancano però alcune lamentele da parte dei suoi compagni:
-Uffa, Mello! Non è giusto! Avresti potuto almeno passare la palla!! – si lamenta il ragazzino che lo aveva richiamato poco prima.
- Ohh! Ma quante storie! – mette il broncio l’altro – E’ goal, no? Questo è l’importante!
L’altro sospira di fronte a tale cocciutaggine, ma nel farlo si accorge di una nuova presenza. Anche gli altri ragazzini lo notano e fissano in silenzio l’altra parte del campo.
-E adesso che vi prende? – chiede Mello, dirigendo lo sguardo azzurrino verso la fonte di tale curiosità. C’è un bambino rannicchiato a terra, ha il capo chino e maneggia tra le mani qualcosa che sembra un giocattolo. A quella vista anche il biondino si incuriosisce un po’, del resto da quando è in quell’orfanotrofio ne ha viste di cose strane. Ci sono bambini con delle manie assurde tanto che la prima volta che li vide pensò che fossero degli alieni.
-Chi è quello? Lo conoscete?
-No, io non l’ho mai visto prima!
-Forse è uno nuovo?
Le prime domande cominciano a sorgere e ad assordare le orecchie del biondo, il quale ci tiene particolarmente a vincere quella partita: non tollera che per colpa di un moccioso debbano interromperla, non adesso che la sua squadra è appena passata in vantaggio.
-Forza! Cosa sono tutte queste chiacchiere? Riprendiamo a giocare!
Nessuno protesta di fronte a quel bambino: è così cocciuto che quando prende una decisione non cambia idea per nulla al mondo!!

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ehilà!! Sono resuscitata finalmente!! ^.^
Perdonate il mostruoso ritardo ma tra il caldo asfissiante, l’ispirazione e distrazioni ho procrastinato troppo. Ho postato ad agosto!! Vi rendete conto??
Sono imperdonabile!! Lo so!
Spero che mi lascerete le solite recensioni!! Siate buoni!! ç.ç
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Donixmadness