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Autore: Kiji    09/08/2013    0 recensioni
Che succederebbe se il Leader avesse un amore segreto?? Due persone diverse, amici forse all'apparenza, ma che condividono un pericoloso segreto. Leeteuk e Junsu, qual'è la loro vera relazione? Un amore tortuoso che solo il tempo potrà distruggere o risanare per sempre...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Leeteuk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I riflettori erano così abbaglianti, pieni di luci e colori. Sentivo la fronte madita di sudore e la voce che ormai non controllavo più, era quasi rauca.
Vedere il buio dal palco, il boato della folla, l'eccitazione delle fan che urlavano parole quasi incomprensibili, mi facevano sentire pieno di energie. Era sempre così, i miei problemi sparivano quando iniziava la musica, portandomi nell'oblio delle mie emozioni.
In quel momento non importava averlo incontrato, aver sentito il suo odore pungente che mi rendeva schiavo, o vedere il suo viso perfetto e dolce che mi sorrideva quasi ironico. Tutto ciò era irrilevante fino a quando potevo cantare.
Il ritmo mi coinvolgeva, le parole uscivano con rabbia dalla mia gola, ma nessuno sembrava rendersene conto. Quando l'ultima nota venne suonata e le luci del palco si spensero, sentii stranamente delle lacrime scendermi sul viso, tristi e lente. Non riuscivo a fermarmi, era come un fiume in piena che inondava la mia anima di tristezza.
- Xiah, stai bene? - La mano forte e sicura di Jaejoong mi sfiorò la spalla, fredda ed inzuppata di sudore. Non riuscii a dirgli nulla, ma forse aveva intuito i sentimenti che si agitavano turbolenti nel mio cuore. I ricordi si fecero strada dentro di me, mentre in quella macchina comoda e piena di confort, tornavamo nella nostra «casa», se così si poteva chiamare.
Vidi di nuovo il suo volto per la prima volta, quel giorno di così tanti anni fa. I suoi capelli nero corvino e gli occhi di falco, penetranti e calorosi, che mi catturarono in un'esca pericolosa. Era una giornata di sole, anche se una leggera brezza si agitava tra le foglie, i raggi brillanti gli colpivano il viso rendendolo ancora più pallido.
Ci incontrammo per caso, non sapevamo che ci saremmo rivisti, giorno dopo giorno, sempre più spesso. Ero affannato, avevo corso così tanto per sfuggire alle mie inquietudini che mi sentivo sfinito, e proprio allora apparve lui. Avevo le lacrime agli occhi e mi sentivo ferito ed umiliato, ma non potevo arrendermi, altrimenti avrei perso tutto.
- Scusa... ti senti bene? - La sua voce, bassa e passionale, mi riportò alla realtà. Lo guardai per quello che fu una vita intera. Ancora adesso riesco a sentire il fruscio delle foglie, l'odore dei fiori e il fremito che provai per quell'istante senza fine.
A quel tempo, non riuscivo a percepire nulla, ma col tempo, capii il perchè del mio cuore palpitante. Una parte di me sapeva già quella terribile verità! Io non dissi nulla, feci solo un segno col capo e mi allontanai. Volevo stare solo, senza nessuno che potesse vedermi.
Mi incamminai in una stradina, il passo malfermo e la testa china sul sentiero che percorrevo, quando sentii dei passi sempre più vicini. Lui mi prese la mano ed iniziò a correre.
- Vieni con me. - diceva con quel suo immenso sorriso sulle labbra.
Mi chiedo ancora oggi cosa sarebbe successo se non l'avessi mai incontrato quel giorno. Se il nostro primo incontro fosse stato un altro, sarebbe cambiato qualcosa? Ci penso spesso ma non ho mai trovato una risposta, ma in fin dei conti, è impossibile saperlo.
Correndo insieme a lui in quel parco pieno di gente, sentivo il vento pungermi delicamentamente il viso e vedevo la sua schiena grande e forte che mi trascinava a sè. Non importava dove andassi, ero così confuso che non ci feci caso fino a quando non ci fermammo.
Era un piccolo spiazzo isolato, pieno di fiori e cespugli, una parte molto buia ma familiare. Mi sentii subito bene in quel posto solitario e mi sedetti su quella panchina fredda e malferma.
 - Perchè mi hai trascinato qui? Non ci conosciamo nemmeno. - Mentre parlavo, un pò a disagio, mi guardavo la mani che teveno sulle gambe, tremanti.
- Qui puoi piangere, sfogati! - Era sorprendente come una persona che neanche conoscessi, era riuscita a sbirciare nel mio cuore e capire l'unica cosa di cui avevo davvero bisogno. Mi lasciai andare e piansi molto, mentre lui di spalle, per non farmi sentire imbarazzato, vegliava sulla mia anima persa. Il tempo passò così velocemente e quando i miei occhi si prosciugarono, mi sentii rinato.
Era tanto tempo che non piangevo, così tanto che non riuscivo quasi a ricordare. Avevo forse 3 anni? O forse qualche in più. Lui si sedette accanto a me, senza smettere di sorridere, illuminandomi con la sua presenza forte e solida. Per un attimo, mentre i miei occhi lo ammiravano, sentii il battito del mio cuore accellerare.
- Questo posto, lo trovai tempo fa, mentre vagavo senza meta. Anche io ero ferito, venni qui e piansi tutta la notte, proprio come un bambino. Se ci penso mi sento uno stupido, ma mi sentii davvero bene dopo. Quando ti ho visto ho pensato che stessi provando la stessa cosa, per questo ti ho portato qui. E' il nostro segreto, ok? - La sua voce risuonava in me come se fosse magica. Com'era possibile che il suo solo essere, potesse darmi così calore?
Mentre scappavo, da quella vita oppressiva che mi circondava l'anima, mi sentivo così afflitto che avrei voluto urlare e strapparmi il cuore. Ed eccomi lì, dopo poco, così calmo e in pace con me stesso, com'era possibile? Uno scossone mi riportò alla realtà, era sera e il buio oscurava quella città immobile.
Così tanti rumori mi penetravano dentro, ero stanco di tutto, volevo solo nascondormi nel letto e assopirmi in un mondo migliore.
- Xiah, oggi eri incredibile, era da un pò che non cantavi con questa intensità. - La voce del manager risultava così lontana e distante. Fissavo fuori dal finestrivo, alla ricerca di un solo volto, l'unico che non volevo più vedere.
Perchè doveva andare in quel modo? Eppure, se dovessi ricominciare la mia vita, vorrei incontrarti ancora, sono davvero strano! Quel caldo pomeriggio, in quella panchina, lui segnò la mia intera esistenza, trasformandomi in una persona diversa, ma ancora non riuscivo a capirlo. Quando mi alzai, incerto su cosa dire, mi sentii stordito.
- Tu... ti ringrazio per tutto! - Riuscii solo a dire mentre volgevo lo sguardo via dal suo corpo. Ero imbarazzato, non mi era mai accaduto. Di solito ero forte, non mi facevo avvicinare da nessuno, ma con lui c'era qualcosa di diverso. Lui si alzò, i suoi occhi alla stessa mia altezza, i capelli trasportati dal vento.
- Il mio nome è Park Jeong-su. - Sorrise chianando dolcemente la testa e, stranamete, mi imbarazzai.
- Io sono Kim Junsu. - Dissi brevemente, mi voltai e fuggii lontano. Avevo il batticuore. «Tum tum, tum tum.» Ogni secondo più forte e travolgente. Anche adesso, perchè il solo pensiero mi fa emozionare tanto?! Pensavo che fosse la fine, incontrarlo ancora era impossibile, vero?
Me lo ripetevo così tante volte, che iniziai a crederlo davvero. Eppure l'inizio di tutto è stato quel giorno, anche se da allora sono passati così tanti anni. Ricordo ancora ogni secondo, carico di un immenso significato. Vivo la mia vita ripensandoci, sempre più spesso.
- Andiamo amico, siamo arrivati. - La voce di Yoochun era debole e stanca, ma a me sembrava quasi squillante immerso com'ero nei miei pensieri.
Scesi dall'auto pesantemente, il parcheggio era freddo ed umido quella notte. Sentii un rumore proprio dietro di me, vidi un'ombra nell'oscurità e il cuore si fermò nel petto. Avevo paura, perchè sapevo che era lì. Mi stava osservando!
Sentivo la sua presenza, il suo odore, il suo respiro anche a centinaia di distanza, era diventato parte di me stesso. Avevo voglia di correre verso di lui, abbracciarlo e abbandonarmi alle sue cure, ma non potevo. Il mio corpo era bloccato mentre la mia anima soffriva in silenzio. - Xiah, andiamo! - Mi voltai, cercando di trattenere il pianto che stava per esplodere da un momento all'altro, e, lentamente, oltrepassai quella porta.
Chiudendosi alle mie spalle, sentii un frastuono così forte. Qualcosa si infranse dentro di me, quella barriera che mi proteggeva, si era inspessita ancora di più. L'unica cosa che vorrei, è poterti parlare ancora come in quei tempi felici. Se adesso fossi di fronte a me, forse mi prenderesti di nuovo in giro, col tuo modo buffo di scherzare e forse, ti potrei dire quelle parole che da tempo sussurravo dentro di me e che mai riuscii a dirti... 
  
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