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Autore: Do_Not_Touch_My_Patria    09/08/2013    7 recensioni
Courfeyrac ha avuto un'altra brillante idea delle sue: organizzare una vacanza in Italia.
Inutile dire che, all'idea di un po' di relax in terra straniera, gli Amis de l'ABC si sono mostrati tutti entusiasti.
Beh. Quasi tutti...
Fra viaggi in macchina degni di un poema epico, drammatici disguidi con l'assegnazione delle camere, Grantaire ubriaco, Courfeyrac ipercinetico, Joly con la nausea e Marius che alla fine è riuscito a portarsi dietro la sua adorata Cosette, riuscirà il povero Enjolras a resistere ad un mese lontano dalla sua amata Patria e godersi la vacanza?
Tutto questo e molto altro in una fanfiction che di serio ha giusto il protagonista.
E forse nemmeno lui...
[Enjolras/Grantaire; Courfeyrac/Jehan; Bossuet/Joly con accenni -ma nemmeno troppo leggeri- Marius/Cosette e Combeferre/Eponine]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo II







Il viaggio in aereo si era dimostrato, se possibile, ancora più drammatico del previsto.
Non solo Marius e Cosette si erano sbaciucchiati tutto il tempo con annessi inquietantissimi rumori molesti, ma Courfeyrac e Grantaire avevano fatto casino ininterrottamente dal decollo fino all’atterraggio, contagiando anche Jehan.
Come se non bastasse, più o meno all’altezza della Pianura Padana, Grantaire aveva pensato bene di sdraiarsi. Nessun problema, se il suo sedile non fosse stato precisamente davanti a quello di Enjolras, che si era quindi ritrovato costretto e spappolato nel suo posto peggio di una sardina in scatola.
Dall’altro capo dell’aereo, Combeferre ed Eponine avevano trascorso un viaggio in totale tranquillità, lui leggendo la guida di Firenze che aveva comprato un paio di giorni prima e lei ascoltando musica con l’ipod del compagno di viaggio. Musica che le conciliò il sonno in maniera impressionante, visto che alla seconda sonata di Chopin crollò addormentata sulla sua spalla.
Dietro di loro, Bossuet guardava fuori dal finestrino con lo stesso entusiasmo di un bambino alle prese con il suo primo volo.
- Guarda, Joly! Dici che quelle sono le Alpi? – continuava a domandare strattonandogli la manica della felpa.
Il ragazzo, in tutta risposta, si limitava ad annuire di tanto in tanto, stranamente silenzioso e più pallido del solito.
Forse aveva paura di volare…
Atterrarono a Pisa verso le dieci, ma quando il grupetto si diresse al nastro trasportatore per ritirare i bagagli accadde ciò che avrebbero dovuto prevedere sin dall’inizio.
- Ragazzi, qualcuno vede il mio borsone? – domandò Bossuet dopo un quarto d’ora di attesa paziente.
- No, Bossuet. Ti prego, dimmi che non è successo davvero. – balbettò Grantaire ad occhi sgranati.
Gli altri si voltarono in loro direzione con il terrore in volto.
- No, Bossuet. E’ statisticamente impossibile che ti sia successo davvero. – cercò di autoconvincersi Enjolras mentre Ferre e Courf passavano in rassegna tutti i borsoni sul nastro trasportatore, scuotendo la testa rassegnati.
- Non l’avrai mica perso?! – sbottò all’improvviso Cosette, seduta sulla sua gigantesca valigia rosa pastello.
- Non dopo quello che hai combinato per andarlo a prendere in casa stamattina! – lo supplicò con lo sguardo Joly, sempre pallido e appoggiato a un muro con la schiena.
- Dai, magari devono ancora scaricarlo! – suggerì Eponine.
Gli Amis si scambiarono qualche occhiata rassegnata e quando il nastro arrestò il suo movimento e sul display apparve il nome di un altro volo senza che il bagaglio di Bossuet si fosse ancora fatto vedere nessuno si sentì particolarmente sorpreso.
- Ottimo. Adesso dovrò andare a sporgere denuncia… - esalò sconsolato.
- Dai, ti accompagno io! – si offrì Jehan, l’unico a sapere abbastanza bene l’Italiano da potersi permettere di intavolare un discorso simile.
- Vengo anch’io… - li seguì presto Combeferre.
- Povero Bossuet, oggi non è proprio la sua giornata fortunata… - commentò Marius con un sorriso intenerito.
- E quando mai è la sua giornata fortunata? Quel ragazzo e la sfiga sono un tuttuno… - rise Grantaire, seduto sulla valigia di Courf.
Eponine sospirò e iniziò a raspare nel suo zaino, finchè non ne fece emergere una grande busta di plastica piena di fogli stampati.
- Allora… Intanto direi che qualcuno può andare ad occuparsi delle macchine. Qui ci sono le prenotazioni. Mi servono due persone che si offrano come autisti ufficiali, giusto per burocrazia… - spiegò mentre Enjolras prendeva i due fogli che la ragazza gli porgeva.
- Allora? Chi si offre? – domandò.
Il silenzio fu tombale.
- Io… Io non so guidare… Non ho ancora preso la patente… - confessò Marius, rosso d’imbarazzo.
- Non guardate me, lo sapete che mio padre non vuole! – fece Cosette alzando le mani in segno di difesa.
- Guido io! Guido io! – si propose Courfeyrac, tutto esaltato.
A Parigi aveva raramente l’occasione di spostarsi con la macchina, non vedeva l’ora di approfittare delle strade della campagna toscana per dare sfoggio della sua maestria al volante!
Cosette si voltò verso Joly, inclinando appena la testa di lato.
- Tu non guidi? –
Il giovane sorrise timidamente e si mise a giocherellare con l’orlo della felpa.
- Noi non facciamo guidare Joly… - fu la lugubre replica di Enjolras.
- Non dopo quella volta, almeno… - gli diede corda Grantaire.
- Quale volta? Cosa è successo? – chiesero in coro Eponine, Cosette e Marius.
- Forse è meglio se aspettiamo Bossuet per raccontarlo… C’eravamo io e lui in macchina, quel giorno in cui vidi la mia intera vita scorrermi davanti agli occhi… -
- Oh, Courf, piantala! Può succedere a chiunque! – si lamentò Joly, mentre Taire tratteneva a stento le risate e gli altri tre, ignari di tutto, facevano ipotesi su ipotesi riguardo agli avvenimenti di quella fatidica giornata.
- Dai, povero Joly, lasciamolo stare! – venne in suo soccorso Eponine.
- A questo punto però ci manca ancora un guidatore… - osservò Marius.
- Se volete… - incominciò Grantaire.
- No, non se ne parla. Io non metto a repentaglio la mia vita lasciando alla guida un ubriacone come te! – sbottò Enjolras.
Le sue parole, seppur condivise da tutti e riconosciute da Grantaire stesso, suscitarono nell’artista una strana reazione.
Abbassò lo suardo ad una velocità impressionante, e anche il suo tono calò di volume.
- D’accordo… - si limitò a sussurrare.
- Beh, allora direi che resti solo tu, Enj… - fece notare qualche secondo dopo Courfeyrac.
Enjolras sbiancò e aprì la bocca come un pesce fuor d’acqua.
- Ma… - balbettò.
- Non vorrai mica tirarti indietro, amico mio… - continuò Courf con uno strano sorrisetto sulle labbra.
- Che c’è, hai paura di guidare? – domandò candidamente il giovane Pontmercy.
L’espressione del leader degli Amis cambiò bruscamente, il colore tornò in fretta alle sue guance e una fiamma battagliera gli guizzò negli occhi.
- Scherzi? Figurati se ho paura di una cosa simile! D’accordo, sarò io l’altro autista! – esclamò, spinto dall’orgoglio.
Joly sospirò, Grantaire gli rivolse uno sguardo indecifrabile ed Eponine fece segno agli altri di muoversi verso il banco dell’autonoleggio.
Nessuno, grazie al cielo, udì Courfeyrac sussurrare “buona fortuna”…
Fra una difficoltà e l’altra, alla fine, il gruppo raggiunse il parcheggio dell’autonoleggio con una buona mezz’ora di ritardo sulla tabella di marcia.
- Allora, chi vuole venire con il magnifico Courf? – fece il magnifico Courf prendendo possesso della macchina più bella e salendo al posto del guidatore.
- Io! Io! – esclamò Marius trascinando Cosette per un braccio.
Jehan andò a sedersi davanti con un sorrisetto eccitato sulle labbra.
- Courf al volante non me lo posso perdere assolutamente! -  e anche  Bossuet si infilò in macchina sedendosi dietro con Marius e Cosette.
Combeferre incrociò le braccia al petto e scosse la testa.
- A questo punto direi che l’altra macchina è già fatta… - sospirò dando un’occhiata alla Panda che li aspettava a portiere aperte.
Courfeyrac abbassò il finestrino affinchè Eponine potesse mostrargli la strada da percorrere su un foglio scaricato dal sito della Via Michelin.
Bossuet si sporse per salutare gli altri, quando il suo sguardo incontrò quello di Joly, in piedi vicino alla macchina.
- Tutto bene? –
Il pallore del coinquilino e il suo innaturale mutismo non gli piacevano per niente.
Il ragazzo annuì; stava per rispondergli quando da dentro l’abitacolo si sentì la voce di Marius urlare “schiaccia il pedale!” e Courfeyrac partì sgommando.
- Ponine! Jolllly! Vi decidete? – li chiamò Grantaire, che teneva la portiera aperta per farli entrare.
La ragazza andò a sedersi dietro a Combeferre, autoproclamatosi navigatore, mentre Joly si accomodò accanto all’altro finestrino.
Taire dovette accontentarsi di sedersi in mezzo ai due.
All’inizio sembrò che tutto procedesse per il meglio. Poi, in lontananza, l’autostrada presentò il bivio per Firenze.
- Oddio. Oddio, c’è un bivio. Ferre, c’è un bivio. Dove devo andare? –
Enjolras guidava talmente attaccato al volante che pareva dovesse venirne risucchiato da un momento all’altro. Teneva le braccia rigide e i gomiti alti, l’occhio vitreo puntato sulla strada.
- Segui per Firenze… - suggerì distrattamente Combeferre senza alzare lo sguardo dalla guida della città.
- Ma va! Lo sapevate che… - ma la sua scoperta dal contenuto altamente culturale fu sommersa dal coro di Eponine e Grantaire.
- I’m alive, I’m alive, I am so alive! – si sgolavano improvvisando una sorta di balletto.
Enjolras mise la freccia e prese la strada per Firenze.
- Ferre, dove devo andare? – domandò dopo un po’, ma Ferre non lo stava a sentire.
- Quindi la statua del David che c’è di fronte a Palazzo Vecchio è una copia? – rispose con aria sconvolta.
Enjolras sussurrò qualcosa di molto simile a “Patria mia aiutami” prima di svoltare dove lo guidava l’istinto.
- Certo! Non lo sapevi? L’originale sta all’Accademia! – intervenne Grantaire con un’aria vagamente saccente che, sovrapposta alla sua persona, faceva quasi senso.
Il biondo gli rivolse uno sguardo stupito attraverso lo specchietto retrovisore, ma quell’imprudenza fu fatale.
- GUARDA LA STRADA!!! – gridò improvvisamente Joly.
Enjolras vide lo spigolo vivo del palazzo appena in tempo per evitarlo con uno scarto spaventoso.
Dal veicolo si alzò un coro di urla terrorizzate, mentre si lasciavano alle spalle l’ennesimo bivio e, superato quello sputo di case che i cartelli osavano chiamare paese, si rituffavano in mezzo alle vigne.
- Apollo, la prossima volta vedi di stupirti un po’ meno e guardare dove vai… - esalò Grantaire, che per la cronaca stava viaggiando senza la cintura di sicurezza, seppellita chissà dove sotto i sedili.
Eponine preferì aspettare di aver ripreso una respirazione regolare prima di dire qualsiasi cosa, mentre Combeferre rivolse all’autista uno sguardo vagamente stizzito.
- Mi hai fatto perdere il segno! – sibilò prima di venire mandato a quel paese dagli altri passeggeri.
Le mancate previsioni di morte di Joly, però, impensierirono Enjolras.
- Hey, tutto bene? – gli chiese, senza tuttavia trovare il coraggio di guardare indietro.
- Io… - sussurrò l’aspirante medico.
- Dio, Jolllly, che hai? Sei verde! – esclamò Taire appoggiandogli una mano sulla spalla e facendolo voltare.
Ciò che accadde dopo è storia.
Grantaire non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di quello che stava succedendo. Qualcosa di caldo e appiccicoso lo investì in pieno.
Udì solamente il “merda” che sfuggì ad Enjolras e sentì Eponine irrigidirsi alle sue spalle prima che la scena si ricomponesse nella sua mente come se avesse premuto il tasto rewind.
- Scusa Taire, scusa! Mi dispiace! – esclamò Joly con una voce pericolosamente acuta prima di portarsi le mani alla bocca.
- No, no, non di nuovo! – gridò Eponine, che se non fosse stata bloccata dallo schifo avrebbe riso fino a farsi venire il mal di pancia.
- Il finestrino! Il finestrino! Apri il finestrino! – le fece eco il povero artista prima di prendere Joly per le spalle e voltarlo verso il finestrino aperto.
Grazie a dio non vi erano passanti sul ciglio della strada.
- Enjolras, per l’amor di dio, fermati! – urlò Combeferre, che di fronte al vomito aveva perso ogni dignità.
- Non posso! Non vedi che c’è il divieto di sosta e fermata? – replicò quello con un cenno della testa al cartello stradale.
- Chissenefrega! Questo ci asfalta la macchina! – fu la risposta isterica di Grantaire che, ormai spacciato, si preoccupava eroicamente dei superstiti.
Ironia della sorte, il divieto terminò proprio di fronte all’insegna dell’agriturismo, dove Courf e gli altri li aspettavano in piedi accanto alla macchina.
- Fallo scendere! Fallo scendere! – esclamò Ferre catapultandosi giù dalla Panda e andando ad aprire la portiera a Joly, che rotolò sull’acciottolato come una marionetta a cui sono stati tagliati i fili.
- Scusatemi… - mugolò, in viso un terribile colorito verdastro.
Bossuet si precipitò al suo fianco e lo aiutò a togliersi la felpa tutta impiastricciata.
- Joly, tutto bene? – gli chiese, terrorizzato dall’aria cadaverica dell’amico, che in tutta risposta emise un verso indecifrabile e abbandonò la testa sulla sua spalla.
- Joly, perché non ci hai detto che patisci la macchina? – Eponine gli mise una mano sulla spalla.
- Non avremmo mai fatto guidare Enjolras! – spiegò Ferre, senza prestare troppa attenzione all’ “hey!” di protesta che giunse da dietro alle sue spalle.
Il ragazzo scosse la testa, mortificato.
- Non la macchina… L’aereo… - sussurrò.
Ma nessuno ebbe la forza di replicare: Grantaire era appena uscito dalla Panda.
- Cristo, Taire! – fu la finissima esclamazione di Courfeyrac.
Jehan fece istintivamente un passo indietro, mentre Marius impallidiva e Cosette si mordeva un labbro con espressione schifata.
- Stai bene? – balbettò il poeta, un po’ inquietato dall’aspetto dell’amico.
- Ringrazio solo che la mia roba da disegno fosse nel bagagliaio. –
Scambiò una lunga occhiata con Courf prima che entrambi scoppiassero a ridere.
- Ma non puoi mica entrare conciato così… - osservò improvvisamente Pontmercy nel notare che gli altri si erano già incamminati verso la reception.
Grantaire sbuffò e si tolse il cappello, lasciandolo cadere per terra.
- Andate avanti, io mi cambio un attimo intanto che Apollo parcheggia… -
Enjolras aspettò che prendesse il suo trolley e finì la manovra. Uscì dalla macchina con un sospiro mentre il povero Grantaire si infilava una maglietta pulita pescata a caso dalle profondità del suo bagaglio e appallottolava quella sporca.
- Spero che abbiano una lavanderia… - biascicò.
Enjolras non gli rispose e, trascinando i suoi giganteschi trolley, raggiunse la reception appena in tempo per vedere Courf e Eponine che distribuivano le chiavi delle camere.
- Enj! Taire! Eccovi qui! – esclamò raggiante Courfeyrac consegnando loro una chiave grossa e pesante.
- Siete nella stanza accanto alla nostra! – comunicò Jehan tutto contento.
Il moro annuì facendo loro l’occhiolino.
- Camera 206, ci vediamo su! –
Ci fu un momento di silenzio in cui Enjolras e Grantaire si guardarono sconvolti, poi lo stesso identico pensiero giunse alle loro menti e uscì dalle loro labbra all’unisono.
- COSA?! -









Note:


Ecco qua finalmente introdotto il nuovo protagonista della nostra storia: il Signor VomitodiJoly! <3
Ok, scherzi a parte...
Il viaggio da Parigi all'agriturismo si è rivelato di gran lunga più drammatico del previsto.
Povero Enjolras, povero Joly, ma soprattutto POVERO GRANTAIRE... XD
Vorrei aggiungere ancora qualcosa di carino, ma la mia cara Ame è uscita di testa alla vista di un bel gattone rosso, quindi mi sa che mi tocca andarla a recuperare prima che combini qualcosa di cui potrebbe pentirsi in futuro.
Tipo rapirlo.
Odio il modo in cui si riduce di fronte ai felini. -.-"
D'accordo, la pianto qui che stiamo delirando...
Grazie a tutti coloro che hanno letto, recensito, preferito, seguito blablablabla. Vi vogliamo bene.
Ora vado a salvare quel povero gatto... xD


Ps: camera 206, ne vedremo delle belle! ~<3

Au revoir et Vive la France!
Ame&Koori
  
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