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Autore: Kairi_92    09/08/2013    1 recensioni
Olimpia si rende finalmente conto dei suoi sentimenti per Xena e in un misto di paura e imbarazzo le rivela di amarla. Xena pur ricambiando i sentimenti dell'amica è convinta che una loro eventuale relazione possa arrecare danno alla bionda.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Xena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un amore pauroso e testardo Una notte quieta come altre prima di allora. Un ruscello silenzioso rischiarato dai gentili e tenui raggi lunari, e due figure, sdraiate intorno al fuoco nell'intento di riposare le stanche membra provate dalla battaglia affrontata in quel lungo e asfissiante giorno d'estate. L'imponente satellite terrestre rifletteva la propria immagine distorta nello specchio d'acqua ad esso sottostante, emanando tutt'intorno bagliori argentati capaci di squarciare l'oscurità della notte e rendere quel luogo un incanto per gli occhi. Una delle due figure si mosse preda di un incubo, agitando la testa e scompigliando i biondi capelli corti che le adornavano il viso madido di sudore. Aprì gli occhi di scatto. Il cuore pompava sangue più velocemente del solito, ma alla consapevolezza che ciò che aveva vissuto pochi istanti prima non era stato altro che un sogno, cominciò a rallentare la sua frenetica corsa e la ragazza si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo. Lo sguardo le cadde automaticamente sull'amica sdraiata non molto lontana e si sorprese di trovarsi ad essere fissata. Non ci vollero parole, bastò un unico intenso sguardo carico di premura e preoccupazione che indusse la bionda a dirigersi alla fonte di tanta attenzione e ad affiancarvisi in posizione fetale. Quella presenza dai lunghi capelli corvini e occhi color ghiaccio riusciva sempre a rassicurarla, nonostante ne avesse visto più di una volta la furia e la forza distruttrice. Ripose la fronte nell'incavo della spalla di fronte ad essa, lasciandosi andare a convulsi singhiozzi, mentre una mano la stringeva a se accarezzandola, nel tentativo di calmarla.
"Xena... I-Io... Ho ucciso Speranza, ho ucciso la mia bambina..."
Ormai era un incubo ricorrente, che pian piano lesionava l'autostima e la moralità di Olimpia. La corvina posò le labbra sul capo dell'amica, rimanendo in silenzio, partecipe del suo immenso dolore. Passarono interminabili momenti in cui il pianto della ragazza continuava incessante, ma come ogni cosa ebbe infine termine. Il dolore che le attanagliava il petto si era attenuato con lo sfogo delle ultime lacrime rimastele. L'alba era ormai prossima quando si sentì calma abbastanza da alzare il viso e asciugarlo col dorso della mano. Xena la guardava ancora con apprensione, aspettando che dicesse qualcosa. Fu in quel momento che lo sguardo le si soffermò sulle sue labbra e cominciò a desiderarle come se non avesse mai desiderato altro al mondo, un desiderio tenuto dentro per troppo tempo che era improvvisamente esploso con tutta la sua dirompenza, come un fiume in piena. Vedeva muoverle, ma non sentiva alcun suono uscirne, presa com'era da quelle nuove ed intense emozioni scaturite in un momento del tutto inaspettato. I battiti cardiaci erano aumentati freneticamente e il sangue le aveva imperlato le gote di un rosso vivo. Il desiderio di poterle stare sempre accanto e di seguirla ovunque era cresciuto a dismisura negli ultimi anni e adesso cominciava a comprendere che ciò che provava non era una semplice amicizia, ma andava ben oltre. La paura le attanagliò lo stomaco. La paura del rifiuto e del distacco se gliene avesse parlato. Chiuse gli occhi, sentendo le lacrime riaffiorare, ma riuscì a scacciarle e a stirare in un sorriso rassicurante le labbra, sperando così di far sparire l'occhiata dubbiosa dal volto dell'amica. Si risentì stringere, con maggior vigore di prima, segno che Xena la conosceva più di quanto sperasse, nonostante spesso sembrasse perfino capace di leggerle nel pensiero. La foresta intorno a loro era diventata un luogo calmo e pacifico, con i primi raggi del sole a colorare la natura e a portar via i dubbi, le insicurezze e i rumori della notte. Tutto pian piano prendeva vita e forma, comprese le mute osservatrici di quello spettacolo, che notavano in esse stesse la magia di quel passaggio da oscurità a luce. L'azzurro degli occhi della guerriera scintillò, riflettendo la luce trasmessagli, e mostrando tutta l'arguzia che possedeva. Ne distolse frettolosamente lo sguardo, così da non lasciarsi sfuggire la nuova consapevolezza acquisita.
"Grazie."
Fu l'unica cosa che riuscì a proferire, in evidente disagio nello stare tra quelle braccia da cui cercava inutilmente e a malincuore di staccarsi. Xena cercava il suo sguardo e niente poté impedirle di trovarlo. Rimase incantata dalla fermezza che quegli occhi cerulei possedevano, che la osservavano come se riuscissero a leggerle dentro, fin nell'animo e mettere così a nudo ogni suo sentimento nascosto, ogni dolore e preoccupazione. Forse questa volta quel che sentiva era tanto sorprendente e inaspettato che la mora non riuscì ad intuire la natura di tutta quella paura e insicurezza che le attanagliavano in una stretta morsa le viscere. Con lo sguardo ancora fisso nel proprio si sentì chiedere proprio ciò che a tutti i costi voleva evitare. Rispose col silenzio, nel disagio più totale, tornando ancora una volta a volgere altrove gli occhi. Fu allora che sentì qualcosa sfiorarle dolcemente le labbra e sciogliere al contempo l'abbraccio in cui era prigioniera. Quel sapore insieme aspro e dolce lo aveva già sentito più di una volta prima di allora, ed era stato in occasione di quei pochi baci d'addio che si era scambiata con Xena. Le sue labbra morbide e decise ne rendevano inconfondibile il tocco. Chiuse gli occhi, desiderando che quel momento potesse non finire e ricambiando con desiderio il gesto. In risposta l'amica allontanò il viso, accarezzando teneramente i contorni di quello di lei. Aveva un'alone di tristezza nello sguardo, come se avesse appena fatto qualcosa di proibito. Calde lacrime le scesero sul volto, lacrime che Olimpia asciugò con le proprie labbra, sussurrando col cuore in gola  "Ti amo". Fu come se il disagio da l'una si trasferisse all'altra. La principessa guerriera si alzò, dirigendo i propri passi verso un albero lì vicino e sfogandovi con tutta la forza la proprio frustrazione, sbucciandosi le nocche delle mani. Il tronco assorbiva colpo su colpo, ricoprendosi lentamente da lievi macchie di sangue, inutile fu il tentativo di fermarla.
"Noi... N-Noi due non potremo mai stare insieme Olimpia!"
Il braccio della bionda era ancora fermo a mezz'aria, intento a fermare il susseguirsi di colpi, quando quell'urlò disperato la investì. Xena era certamente una donna saggia, ma se c'era una cosa che aveva imparato nello starle accanto in quei lunghi anni e nell'aver conosciuto il popolo amazzone era di dover lottare per ciò in cui si crede e si desidera. La spinse via, stringendo le mani in dei pugni nell'intento di raccogliere tutto il coraggio di cui disponeva. Respirò a fondo, chiudendo gli occhi prima di parlare, consapevole del fatto che ogni minima espressione contraria da parte dell'amica l'avrebbero distolta dal suo proposito, facendole salire le lacrime agli occhi.
"Negli anni abbiamo più volte avuto prova che i nostri destini, le nostre vite, il nostro karma, sono irrimediabilmente legati nel corso dei secoli, le nostre anime sono destinate a stare insieme in un lungo ciclo, forse infinito. Come ci è stato rivelato dal Mendi, sono due linee destinate ad incontrarsi e... perché, sapendo questo, dovrebbe essermi preclusa la possibilità di amarti? Perché il pensiero popolare pensa che sia qualcosa di errato? Che vada contro le leggi della natura? Xena, io... non posso andare contro i miei sentimenti e sono una stupida per averci impiegato così tanto a comprenderli. Lo hai detto tu stessa che noi siamo anime gemelle, siamo un'unica entità e non posso credere che quel bacio di prima non abbia significato nulla per te. Ti conosco da troppo tempo per non sapere che quel che provo, tu lo hai scoperto tempo fa, già da prima delle mie nozze e... nonostante tutto sei sempre rimasta in disparte e in silenzio pensando solo al mio bene. So che è quel che vuoi, ma il mio bene, la mia felicità sono con te, in questa vita e in quelle future."
Rimase a fissarla in attesa di una risposta. Vide i tratti del volto tramutarsi in un espressione sofferente, come se quelle parole le avessero perforato l'anima, toccandole il cuore. Conosceva il motivo della sua riluttanza nel dire ciò che desiderava, perché quello stesso motivo era stato causa di molte preoccupazioni da parte di entrambe; non era più la stessa da quando anni prima aveva cominciato il suo viaggio con Xena. Era cambiata ed era visibile. Ogni morte che aveva provocato l'aveva lentamente consumata, indipendentemente da quale fosse la causa scatenante, ma era anche maturata, sopratutto in veste di regina del popolo amazzone. Aveva compreso l'importanza che ogni vita ha, e anche il grave reato che si commette nello spegnerla e ancora, cosa voglia dire essere responsabile di qualcun altro oltre se stessi, un enorme fardello che nessuno dovrebbe mai portare. Si ritrovò nuovamente a specchiarsi nei limpidi occhi della principessa guerriera, notando quanto fosse palpabile, sui tratti tesi del viso, la sua indecisione. Qualunque fosse stata la risposta non si sarebbe comunque arresa, sapeva di averci visto giusto e col tempo avrebbe dimostrato l'infondatezza di quelle paure.  L'amica si aprì inaspettatamente in un sorriso, scompigliandole in un gesto affettuoso i capelli e rimanendo in silenzio. Olimpia si aggrappò a lei, come se non volesse più lasciarla, terrorizzata all'idea che quello potesse essere un addio.
"X-Xena, non andartene... Non puoi!"
"Non me ne sto andando, stavo notando il modo in cui se maturata e hai imparato a conoscermi. Tutto ciò che hai detto è vero, ma non posso far altro che pensare che lo starmi vicina sia solo un male per te."
"Tutto ciò che per me potrebbe essere un male consisterebbe nel non averti accanto. Mi sorprende che tu non riesca a capirlo..."
Rabbia, delusione ed insicurezza, stavano lentamente prendendo il posto di ogni altra emozione, creando un muro invalicabile in cui si sarebbe ben presto rinchiusa. Diede le spalle alla mora, stringendo ulteriormente i pugni, ormai rossi per la forte pressione esercitata in breve tempo, e trattenendo a stento quelle nuove lacrime amare.
"Olimpia..."
La sua voce era rotta dal dispiacere, mentre guardava la bionda davanti a se darle le spalle con fare irato. Sapeva di essere nel torto, ma pur volendo porre rimedio veniva frenata dall'incontrollabile paura di poterle arrecare danni maggiori di quanto non avesse già fatti. Era combattuta tra il desiderio e la ragione. Ad effettuare la scelta al suo posto fu la consapevolezza del serio rischio di poterla così perdere e forse tentare non avrebbe arrecato conseguenze irreparabili. La strinse a se da dietro, con fare protettivo, sospirando.
"Ok, forse tentare non sarà così distruttivo come penso, no?"
"D-Davvero?"
Rimase stupita dalla velocità del cambio d'umore che trapelava dalla voce della ragazza, era un'insieme di felicità e timore. Sorrise, mugugnando una risposta affermativa intanto che la baciava sul collo. Stette ferma qualche istante, gustando con piacere il sentire la persona amata farsi rigida fra le sue braccia, per l'inaspettatezza di quel gesto.
"Ti amo Olimpia."
"Ti amo anch'io."


   
 
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