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Autore: Ammie    09/08/2013    4 recensioni
Mia madre non c'è più, detesto mio padre e non riesco a guardare negli occhi mia sorella. Letteralmente.
Nonostante l'oscurità che mi circonda riesco a vedere una piccola luce, che proviene dal sorriso del nuovo guardiano.
Un guardiano del buio, oltretutto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Hayato Gokudera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il guardiano del buio

 
 
 
1. I’m the new guardian
 
Era una di quelle giornate di pioggia cupe, tristi, grigie. Reborn ci aveva avvisato dell'arrivo di un nuovo guardiano e quindi, da buona famiglia mafiosa, c’eravamo dati appuntamento a casa del Decimo. Chrome era più nervosa del solito, seduta tra Hibari e l'Illusionista. Ryohei e Yamamoto erano invece calmi, e studiavano con attenzione la ragazza che stava stringendo la mano al nostro Boss.
Aveva una cascata di capelli neri, lisci e lucenti. Gli occhi dorati ammaliavano silenziosamente, contornati da lunghe e sensuali ciglia, mentre le labbra erano rosse, carnose e invitanti. Quando si avvicinò a me, sfoderò un sorriso luminoso, perfetto, ma anche furbo.
Ogni volta che la bocca s’incurvava in un sorriso, sia per il caldo benvenuto del Decimo che per le battute di Lambo, delle graziose fossette comparivano sulle guance rosate. Aveva un piccolo piercing sulla lingua. Lo notai quasi per caso, mentre si presentava a Chrome.
Prese posto a tavola accanto a me, per poi iniziare a parlare.
"Sono Chiara, vengo dalla Famiglia Borgia. Questo è ciò che dovete sapere su di me." Fece scorrere una cartellina sul legno lucido. "Reborn mi ha contattata per essere un guardiano Vongola. Ho accettato."
“Non ti manca la tua famiglia? L’Italia?”
Sorrise a malapena. “Molto…”
Sapevo che c'era altro sotto. Lo capivo dai suoi occhi. Guardava tutti noi intensamente, come se volesse scavare nelle nostre anime. Come se volesse scoprire i nostri punti deboli. Quando posò gli occhi su di me, mi sentii ipnotizzato.
Il Decimo prese parola. “Credevo che i guardiani fossero già al completo…”
“Dopo la quarta generazione di Vongola, la carica di guardiano del buio è stata annullata a causa di uno scandalo. Tuttavia, per come le cose si sono evolute negli ultimi tempi, credo sia necessaria una rivalutazione.” Rispose l’Arcobaleno.
La conversazione proseguì senza particolari novità: le solite stupidaggini del baseball, gli stessi diverbi tra Hibari e Mukuro.


La seguii fino a casa sua in silenzio, camminando vari metri dietro di lei, lasciando che la pioggia mi bagnasse completamente. Una volta arrivata lasciò la porta aperta, permettendomi di entrare.
"Hayato, giusto?" mi salutò in italiano, irritandomi più del normale.
"Perché sei qui?"
"Non ti riguarda. Ma scommetto che non mi lascerai in pace finché non avrai ottenuto le risposte che vuoi, non è così?"
"Voglio la verità."
"Ho le mie ragioni. Ma nessuna di queste è ferire o danneggiare uno di voi." Mi porse un asciugamano.
Lo presi. "Perché hai fatto quello sguardo, quando hanno nominato la tua famiglia?" chiesi. Per un secondo s'irrigidì, ma poi si ricompose.
"Non ne voglio parlare."
Quella frase mi ferì inconsapevolmente. Se c’era qualcuno esperto di sofferenza e passato turbolento, quello ero io. “Non sei l’unica ad avere avuto un’infanzia difficile, sai?”
Si appoggiò al muro. “Non era mia intenzione fare la vittima… In tutti i sensi.”
L’unico che aveva dato uno sguardo alla cartellina contenente il suo passato era il Decimo, dunque la curiosità riguardo al suo atteggiamento e le sue parole ferite stava avendo la meglio. "Che è successo?” chiesi, cercando di asciugarmi i capelli come meglio potevo.
Dopo un lungo silenzio prese la parola. "Dieci anni fa i miei genitori organizzarono una grande festa per celebrare l’anniversario della nascita della Famiglia Borgia. Di notte, mentre stavamo dormendo, ci fu un incendio.” Si portò i capelli dietro l’orecchio nervosamente, prima di guardarmi. “Sono l'unica sopravvissuta.”
Un tuono ruppe il silenzio che si era creato. Forse non avrei dovuto interferire, dato che aveva di nuovo quello sguardo addolorato. Tornai a prestarle attenzione: notai che era completamente vestita di nero, dai pantaloni di pelle alla giacca, tranne che per le scarpe. Portava degli stivali a fantasia militare che la avvolgevano fino a metà polpaccio, accarezzandolo in una morsa sinuosa, facendolo sembrare quasi succulento, morbido, da stringere. Avevano un tacco molto alto, quasi troppo alto, eppure lei dava l’impressione di poter fare qualsiasi cosa con quelli addosso.
“Hayato?”
"Mi dispiace… L'hai superata?"
"Non del tutto, no."
Dopo alcuni momenti di silenzio, ripresi la conversazione.
"Finora da chi sei stata cresciuta? Una balia, un tutore..."
"Ho sempre vissuto nella villa di famiglia con un paio di tate e il maggiordomo. Ogni tanto mi faceva visita un amico di mio padre, che in seguito accettai come mio tutore.”
Le restituii l’asciugamano, ormai zuppo. “L’ultima volta che l’hai visto?”
“Qualche mese fa. Non era molto felice quando ho accettato la proposta di Reborn.”
Aggrottai la fronte. “Come mai?”
“Sostiene che non sia pronta per entrare a far parte di una Famiglia mafiosa. Ma ero stanca di restare nella villa tutto il giorno.”
“Quindi sei qui per-”
“Quando la smetterai con l’interrogatorio?” Era scocciata, lo si capiva perfettamente. Alzò leggermente il mento, fiera e spavalda, quando la lampada che prima aveva acceso iniziò a spegnersi a tratti, alternando buio e luce, ombre e brevi bagliori, fondendosi in un mix quasi inquietante.
Feci un passo indietro. “Che sta succedendo…?”
Scosse la testa. La luce tornò a illuminare l’ingresso. “Scusa. A volte non riesco a controllarlo.”
Un altro tuono riecheggiò nella stanza. Notai che ora era lei a osservarmi, facendo scorrere gli occhi dorati sul mio corpo, provocandomi un brivido di piacere. "Beh... Grazie per avermi accompagnata a casa." scherzò.
"Mmh." Feci per andarmene, ma fui costretto a voltarmi dopo qualche passo.
"Buonanotte, Hayato."
"Notte."
 
Arrivai a casa di nuovo fradicio e pensieroso. Non mi aspettavo che dopo la quarta generazione di Vongola ci fosse ancora una Famiglia a controllare il buio, non dopo quello scandalo.
"Oh, com'è tardi. Ti sembra l'ora di rientrare?" Era seduto sulla poltrona con bicchiere di liquore in mano.
"Shamal? Che ci fai qui?"
"Sono venuto a trovarti. E poi mi mancavano le donne della zona." Avvicinò il bicchiere e odorò il liquido ambrato. “Perché vivi da solo? Dov'è Bianchi?"
"Mia sorella sta con Reborn a casa del Decimo."
"Mmh, la mia Bianchi..." sussurrò impercettibilmente. "Comunque, Hayato, dove sei stato finora?"
"C’è stata una riunione. Un nuovo guardiano." Presi il pacchetto di sigarette, stringendolo con veemenza, ripensando a quei morbidi polpacci.
"Chiara… È già qui a Nanimori?"
Lo guardai sorpreso, scorgendo un lampo di amarezza attraversargli lo sguardo. "Non dirmi che sei tu il suo tutore."
“Come lo sai?”
“Abbiamo fatto due chiacchere...”
Un fin troppo lungo silenzio m'insospettì, costringendomi a voltarmi per vedere Shamal con uno sguardo allusivo in viso. "Due chiacchere, eh?"
 Salii le scale. Avevo bisogno di riposare. “Lasciami in pace.”
"Stanotte resto qui, d'accordo?"
"Come se m’importasse."
"Ah, Hayato. Hai quasi diciott’anni. Sarebbe ora che ti trovassi una ragazza… E non un divertimento per la settimana.”
"Fanculo!" sbattei la porta, sentendolo ridere con gusto al piano inferiore.
  
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