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Autore: marthiachan    09/08/2013    1 recensioni
"La mia vecchia vita non esiste più, devo costruirmene una nuova.
Dovrò ricostruirla da capo.
Le mie abitudini e i miei legami precedenti sono stati distrutti.
Detesto doverlo fare. Vorrei solo tornare ad avere quello che avevo tre anni fa. Perché, anche se non l’ho mai ammesso, in un modo assurdo e inspiegabile per tutti ma assolutamente logico per me, ero felice.
Voglio riavere quello che ho perso.
Voglio essere di nuovo felice."
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson , Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sherlock's Diary'
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Eccoci a un nuovo lungo capitolo. Direi il più romantico di tutti. Sia perché  è arrivato il momento del matrimonio di  John, sia perché Sherlock si lascerà andare  con Molly. Questo probabilmente non rientra molto nel personaggio, e mi scuso se ho esagerato, ma dal mio punto di  vista, Sherlock in privato potrebbe essere molto diverso. In pubblico può anche continuare a essere il solito  genio freddo e arrogante, ma in privato, con una persona che ama, sarebbe un uomo differente... O almeno è così che lo immagino.
Inoltre, come avrete notato, nelle mie ff tutti parlano tantissimo. Adoro i dialoghi, non posso farci niente. E questo capitolo ne è pieno.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Buona lettura.

7


Svegliarmi con una persona accanto, non rientra nelle mie abitudini. Quando ho aperto gli occhi questa mattina, ho impiegato qualche secondo per capire dove ero e con chi ero.
Per un attimo mi è sembrato un déjà-vu. Ho creduto di essere ancora in Australia con Irene. Ma quello non era il profumo di Irene.
Quando ho realizzato che ero a casa mia, a Baker Street, e che i capelli castani che mi cadevano sul viso profumavano di cocco e vaniglia, non ho avuto più nessun dubbio.
Molly.
La mia patologa.
La mia migliore amica.
La mia Molly.
Si era addormentata stringendosi a me. Così piccola che a mala pena riuscivo a percepire il suo peso sul mio petto.
Decisamente troppo piccola. Forse negli anni della crescita non ha assunto sufficienti vitamine. O, più probabilmente, è una caratteristica genetica. Dovrei vedere i suoi genitori per fare un confronto adeguato. Tuttavia, le sue proporzioni sono totalmente di mio gusto.
Mi sono girato leggermente, rimanendo su un fianco, in modo da poter avere il viso di fronte al suo.
Dormiva in maniera serena. Il suo respiro era regolare. Il suo viso disteso. Unica nota stonata in quel pacifico quadro, i lividi che le erano rimasti sul collo.
Ho accarezzato con un dito la pelle delicata su cui erano rimasti quei segni di violenza.
A quel breve contatto, ha aperto gli occhi.
“Buongiorno.” ha detto sorridendo.
“Buongiorno. Per caso hai avuto carenze vitaminiche durante l'infanzia?” le ho chiesto ripensando alle mie supposizioni precedenti.
Lei mi ha guardato perplessa e poi è scoppiata a ridere.
“No, Sherlock, ma grazie per aver chiesto!”
“Oh.” ho balbettato rendendomi conto che probabilmente non era una domanda da fare di primo mattino. “Ecco io...” ho cercato di scusarmi.
“Non importa, Sherlock. Scommetto che eri immerso in qualche tua deduzione.”
“Sì, infatti.”
“Su di me?”
“Sì.”
“Bene.” ha detto lei con un sorriso prima di avvicinarsi ulteriormente e di posare un bacio sulle mie labbra. “Puoi dedurmi quando e quanto vuoi.”
Oh, Molly.
L'ho stretta a me e l'ho baciata con più passione. Avrei voluto restare con lei, in quel letto, per tutto il giorno.
Ma c'era un matrimonio. Era il mio migliore amico a sposarsi. E io ero il testimone.
“Dovrei andare a svegliare John. Avrà i postumi della sbornia, quindi non sarà molto reattivo.” ho mormorato contro le sue labbra, decisamente poco entusiasta all’idea di dovermene allontanare.
“Certo, è vero.” ha confermato con un sospiro così profondo da farmi valutare l'idea di rinunciare per sempre all'amicizia di John.
Qualche secondo dopo, si è allontanata da me e si è alzata dal letto, raccattando i suoi abiti abbandonati disordinatamente sul pavimento.
“Dove è finito il mio reggiseno?” ha chiesto all'improvviso mentre frugava in ogni angolo della stanza.
“Se ben ricordo non lo portavi.”
“Sul serio? Ero convinta di sì...”
“Ne sono certo.” ho confermato cercando di non mettermi a ridere.
“Ok, allora una cosa in meno da recuperare.” si è rassegnata aprendo il suo borsone e tirando fuori della biancheria pulita e il suo vestito per il matrimonio.
“Mi piace quel vestito.”
Lei si è voltata a guardarmi e ha sorriso, arrossendo.
Come se per lei un banale complimento fosse più imbarazzante di quello che è successo tra noi stanotte.
“Davvero?”
“Sì.” ho detto alzandomi anche io dal letto e raggiungendola. “Il giallo tenue fa risaltare il colore della tua carnagione e il taglio è adatto alla tua conformazione fisica.”
“Suppongo sia un complimento, quindi... grazie.” ha replicato con tono ironico. “Sai, antichi modi di dire come “sei bellissima” sono sempre validi.”
Ho sbuffato. “Sarebbe così banale.”
Lei ha riso e poi si è allontanata da me per andare a fare una doccia, ma non prima di lanciarmi uno sguardo malizioso.
Sarebbe illogico sprecare tutta quell'acqua per fare la doccia una sola persona.
Quindi l'ho seguita.

Un'ora dopo eravamo entrambi lavati, profumati e molto soddisfatti.
L'ho osservata mentre si metteva il vestito e non ho potuto fare a meno di chiedermi se Molly fosse sempre stata così. Era cambiata negli ultimi tre anni? O forse ero stato io a non darle la giusta importanza? Probabilmente era così. Quando l'ho conosciuta l'ho catalogata come persona insignificante e non mi sono mai preoccupato di rivedere la mia opinione.
Complimenti, Sherlock. Hai sprecato anni della tua vita.
Ho spazzato via quei pensieri e ho tirato fuori il mio abito dall'armadio. Non morivo certo dalla voglia di indossare una cravatta, ma non avevo scelta.
“Indosserai quello?” ha chiesto lei sbirciando dallo specchio che aveva di fronte mentre si infilava il vestito.
“Sì, certo. Perché?”
“Non so. Avevo l'idea che non ti saresti mai vestito come gli altri. Chissà perché, ma immaginavo che avresti indossato il tuo solito completo nero. Non con la camicia bianca, però, anche se è quella che trovi più comoda. E neanche con quella viola, la tua preferita. Ero convinta avresti messo la camicia nera. Forse perché è la mia preferita. Sono proprio sciocca, vero?” aveva detto tutto ciò senza nemmeno alzare lo sguardo su di me, concentrata sulla cerniera sul suo fianco che faticava a chiudere.
L'ho raggiunta e l'ho chiusa per lei, per poi farla voltare verso di me.
“Molly Hooper, c'è qualcosa di me che non sai?”
“Un mucchio di cose. E ho intenzione di scoprirle tutte.” ha detto alzandosi sulle punte e baciandomi.

Quando, a malincuore, sono riuscito a staccarmi da Molly, sono andato nella camera di John. Era in uno stato pietoso e puzzava come una fabbrica di whisky. L'ho tirato su di peso, ignorando le sue lamentele incomprensibili, e l'ho portato in bagno, gettandolo vestito sotto il getto d'acqua fredda. Ha imprecato in maniera davvero fantasiosa. Credo che se lo avesse sentito Mrs. Hudson gli avrebbe lavato la bocca con il sapone.
Ci è voluto un po' perché ritrovasse la sua lucidità.
“John, hai quindici minuti. Se non tarderai troverai una tazza di caffè fumante ad aspettarti.” l'ho avvisato mentre lasciavo il bagno.
Dopo esattamente quattordici minuti e trenta secondi, John è spuntato in salotto con addosso il suo accappatoio e con la faccia di un colorito giallo-verdognolo tipico dei postumi di una sbronza.
“Non ricordo nemmeno come sono tornato a casa.” ha esordito sorseggiando il suo caffè.
“Ti ho trascinato io.”
“Ero così malmesso?”
“Sì.”
“Dimmi che non ho fatto qualcosa di stupido.”
“Non mi pare. Hai solo bevuto e osservato le spogliarelliste per tutto il tempo.”
“Ma, ho sognato, oppure ho sentito la voce di una donna in casa?”
Mi sono nascosto dietro le pagine del giornale mentre cercavo la risposta più consona da dare.
“Una donna?” ho chiesto per prendere tempo.
“Sì, non potrei giurarci ma sembrava...”
“Buongiorno John!” lo ha salutato Molly arrivando in quel momento dal piano di sotto.
“Molly! Sei qui! Così presto?” ha esclamato John sorpreso e, apparentemente, sospettoso.
“Sì, sto aiutando Mrs. Hudson. Con la sua anca fa fatica a indossare il suo abito e poi serviva qualcuno che vi portasse di sopra i biscotti.” ha spiegato appoggiando un vassoietto sul tavolo.
“Grazie, davvero, grazie.” ha detto lui con tono confuso. “Sherlock, tu non ringrazi?”
“Certo. Grazie Molly.” ho detto senza abbassare il giornale che mi nascondeva il volto.
“Sempre socievole, vero?” ha commentato sarcastico il mio migliore amico. “Comunque sei davvero splendida stamattina, Molly. Con quell'abito sei bellissima.”
“Grazie. Il taglio è adatto alla mia conformazione fisica e il colore fa risaltare la mia carnagione.
“Sì... certo.” ha replicato John perplesso, ovviamente non poteva capire cosa intendesse Molly.
Senza che lui lo notasse, ho abbassato leggermente il giornale e ho ammiccato nella sua direzione. Lei ha sorriso ed è tornata al piano terra da Mrs. Hudson.

Nonostante le mie pessimistiche previsioni, siamo riusciti a partire puntuali da Baker Street. Mrs. Hudson ha chiamato due taxi, uno per lei e Molly che ci ha preceduto, e il secondo per noi.
Appena saliti, John ha cominciato ad agitarsi. Muoveva mani e piedi continuamente.
“John.” ho provato a interromperlo, inutilmente. ”John.” ho ripetuto alzando leggermente la voce. “John!” l'ho chiamato per la terza volta, finalmente destandolo dal suo torpore. “Smettila.” ho detto con il tono più autoritario che possiedo.
“Scusami, è solo che... Dio, sto per sposarmi!”
“Sì, ora hai chiarito l'ovvio.”
“Intendo dire... Ma perché lo sto facendo? Cosa mi è passato per la testa? Rovinerò tutto... Sarò un disastro. Mary scoprirà presto che sono un fallimento come uomo, come medico e come compagno, e mi lascerà. Come tutte le altre.”
“Non essere sciocco. Lei sa già tutte queste cose e sta con te nonostante ciò.” John mi ha fissato stupito e, apparentemente, offeso. “Sai cosa voglio dire...”
“No, Sherlock. Ti prego illuminami.”
“D'accordo, John. Se è questo che vuoi.” ho acconsentito sbuffando. “Conosci Mary da quasi due anni e da un anno siete fidanzati. Quindi, lei ha avuto modo di osservarti e studiarti e se ha accettato di sposarti significa che ti ritiene all'altezza delle sue aspettative. Ritiene che sarai un buon marito. In caso contrario, non avrebbe accettato la tua proposta di matrimonio. Deve aver capito di avere trovato l'ultimo brav'uomo di tutta Londra e non avrà voluto farselo scappare.” ho concluso con tono ironico.
“Lo pensi davvero?”
“Cosa?”
“Che io sia l'ultimo brav'uomo di tutta Londra?”
“Certo. L'ho sempre pensato.”
“Grazie.”
Per un minuto è sceso il silenzio. Ma mancava ancora un bel tragitto per arrivare alla chiesa.
“Non mi hai mai detto cosa pensi di Mary.”
“L'ho vista solo una volta e mezzo.”
“Che per te è fin troppo.”
“John, ti prego.”
“Sherlock, ci tengo a saperlo.”
Ho fatto un sospiro. Non solo rischiavo di essere esonerato come testimone, cosa che tra l'altro mi avrebbe deluso solo in parte, ma rischiavo di essere malmenato in taxi dal mio migliore amico. Avrebbe anche potuto smettere di essere il mio migliore amico, se non dosavo le parole.
“Cosa vuoi sapere?”
“Quello che pensi.”
“Penso che sia una donna molto fragile. Ha avuto un'infanzia difficile a causa di una madre ipercritica che ha minato la sua autostima. Per questa ragione ha avuto dei seri disturbi alimentari, per i quali è stata anche in terapia. Dopo la morte della madre è riuscita a trovare un equilibrio, ma è comunque un candelotto pronto a esplodere da un momento all'altro. Fai attenzione, potrebbe essere eccessivamente nevrotica, anche se essendo una donna non è così anomalo...”
John si è messo a ridere.
“Le tue conclusioni sono sempre affascinanti, ma io voglio sapere cosa pensi di lei. La tua opinione in merito, non cosa hai dedotto osservandola per un minuto e mezzo.”
“La mia opinione?”
“Sì. Lei ti piace?”
Ho guardato John confuso. Perché gli interessava se lei mi piaceva o no? Cosa avrebbe cambiato? Non era necessaria la mia opinione per la buona riuscita del suo matrimonio, quindi perché ci teneva tanto?
“Non capisco.”
“Sherlock, sei il mio migliore amico. Sei una delle persone a cui tengo di più a questo mondo. Voglio solo sapere se andrai d'accordo con l'unica altra persona a cui voglio bene quanto ne voglio a te.”
Avrei potuto dire tante cose, ma sinceramente non sapevo da che parte cominciare. Non è una cosa che mi capita normalmente. Ho riflettuto qualche secondo prima di trovare la frase giusta.
“Penso che possiate essere una coppia equilibrata. Avete lo stesso desiderio di mettere al mondo una famiglia. Lei è paziente e non è stupida, o almeno non più della media. Credo sia una compagna adeguata per te.”
Compagna adeguata?”
“Sì, non va bene?”
“No, no, va bene. D'altra parte solo tu riesci a trovare simili termini per definire i rapporti umani. Come era quel termine che hai usato la scorsa settimana? Proficua relazione. E parlavi della tua amicizia con Molly... Sei davvero unico, amico mio.”
“Ne sono consapevole. Quindi sei soddisfatto della mia opinione?”
“Sì, certo. Grazie. Comunque, sapevo dei suoi disturbi alimentari, di sua madre e della terapia. Sono un medico, ne abbiamo parlato.”
Siamo rimasti in silenzio per un minuto. Ormai mancava poco alla chiesa, fortunatamente.
“A che ora è arrivata Molly stamattina?” ha chiesto all’improvviso John, come ricordandosene per caso.
Ecco. Sapevo che prima o poi l'argomento sarebbe stato sollevato.
“Non ho guardato l'orologio.”
“Era molto presto.”
“Credo di sì.”
“L'ultima volta che abbiamo parlato di Molly è stato il giorno in cui facevi il violinista depresso. Poi, senza una ragione apparente, ti è passata. Mi sono perso qualche passaggio?”
Ho preferito ignorare la domanda guardando fuori dal finestrino, ma John non è uno che si arrende.
“Molly oggi avrebbe dovuto portare il suo fidanzato, ma è venuta sola. Giusto?”
“Vedo che gli effetti della sbornia stanno passando. Cominci persino a notare la presenza o assenza delle persone.”
“Sherlock, cosa è successo?”
“Nulla di cui ti debba preoccupare. Siamo arrivati.”
Grazie a Dio.
Il viaggio in taxi più lungo che abbia mai fatto. E sono anche stato in auto con un tassista serial killer.
Non vedevo l'ora che la giornata finisse.

La cerimonia è stata semplice e breve. Per fortuna. Tutta quell'esposizione di sentimenti mi stava davvero facendo impazzire. Tutte quelle donne che piangevano... Era come essere intrappolati in un incubo.
L'unica cosa che mi ha fatto stare meglio, durante tutta la cerimonia, è stato poter rivolgere il mio sguardo a Molly. Lei non piangeva. Sorrideva.
E guardava me, non gli sposi. Era come se fosse lì solo per me.
Durante il ricevimento non ho avuto modo di avvicinarmi a lei. Era sempre requisita da Mrs. Hudson e, in alcuni casi, da Lestrade. In realtà mi infastidiva che lui le stesse così vicino. Lei però non sembrava ascoltarlo troppo. Era sempre occupata a tenere stretto il foulard intorno al collo per nascondere i lividi, e i suoi occhi mi cercavano. Continuamente.
Quando è arrivato il momento del mio brindisi, sono riuscito a seguire la traccia che avevo scritto, ma ho leggermente modificato la fine. Ho sostituito “affascinante sposa” con “adorabile sposa”. Sapevo che John lo avrebbe apprezzato. Infatti, alla fine del brindisi mi ha abbracciato, facendomi sentire decisamente inadeguato. Non sapendo bene come reagire a quel contatto fisico indesiderato, gli ho dato una pacca sulla spalla e finalmente lui si è staccato. Aveva gli occhi lucidi e per mascherarlo è andato a ballare con sua moglie, lasciandomi finalmente solo.
Ma la pace non è durata a lungo.
“Bel discorso, fratello.” ha esordito Mycroft comparendo alle mie spalle. “Sembrava così spontaneo e sincero.”
“Era sincero.”
“Ma non spontaneo, giusto? Quanti discorsi hai scritto prima di scegliere questo?”
Ho evitato di rispondere. Detesto che mio fratello mi controlli così da vicino. Spiare. Il termine giusto è spiare.
“Ti interessa sapere cosa è successo all'ex fidanzato della Dottoressa Hooper?”
Mi sono voltato a guardarlo, incuriosito e un tantino preoccupato.
“Cosa intendi? Molly non desidera che sia sporta denuncia.”
“Lo so, ma non sarà necessario. È stato fermato per guida in stato di ebrezza e perquisito. Nell'auto aveva un quantitativo di droga del valore di un piccolo stato.”
“Non era ubriaco. E non è uno spacciatore.”
“Tu dici? Eppure le prove sono schiaccianti.”
“Mycroft, perché lo stai facendo?” ho domandato rivolgendogli uno sguardo indagatore.
“Perché non sopporto chi mette le mani addosso a una donna. Senza contare che la dottoressa Hooper sembra aver fatto breccia nel freddo cuore del mio fratellino. Mamma ne sarebbe entusiasta. Inoltre, ritengo sia un valido elemento ed è stata fondamentale nell'inscenare la tua morte. Le dobbiamo molto. Credo potrebbe esserci ancora utile in futuro. Ho pensato fosse meglio occuparmi della sua incolumità.”
Mio fratello non ha nessun interesse a combattere la violenza sulle donne, né si preoccupa della mia situazione sentimentale. Ha solo colto l’occasione per allungare le sue malefiche spire su Molly.
Come se io glielo lasciassi fare.
“Comunque,” ha aggiunto poco dopo, “la porta del suo appartamento è stata sistemata, quindi se lo desidera stanotte può tornare a casa sua. Sempre che tu voglia lasciarla andare.
“Mycroft, devi smetterla di spiarmi. Non sei meglio di un guardone.”
“Tranquillo, so quando distogliere lo sguardo.”
Ne dubitavo fortemente.
“Comunque, questa informazione per il momento è... riservata.” ho precisato poco dopo.
“Quindi non hai ancora informato John.”
“Attendo il momento opportuno.”
“Capisco. Bene, da me non lo verrà a sapere di certo. Ora è meglio che vada. È stata una cerimonia davvero deliziosa, ma affari di stato mi attendono. Saluta la felice coppia da parte mia. E, naturalmente, dai i miei omaggi alla Dottoressa Hooper.”
Finalmente, l'ingombrante presenza di mio fratello si stava allontanando.
Al centro della sala, John e Mary stavano ballando applauditi da tutti. Mrs. Hudson continuava a piangere in un angolo. E Molly stava ballando con Lestrade.
Cosa?
Lestrade?
Ho attraversato la sala e li ho raggiunti, toccando la spalla di Greg.
“Credo che questo ballo sia mio.”
Molly ha sussultato e Lestrade sembrava in imbarazzo.
“Ecco io...”
“Molly lo ha promesso a me.”
“Sherlock, potresti aspettare il prossimo?” mi ha implorato lei, apparentemente cercando di dirmi qualcosa con lo sguardo che non capivo.
“No.”
“Ok, allora io vado. Non è un problema.” ha detto Greg lasciando Molly e allontanandosi. “Non sapevo che tu sapessi ballare.” ha detto ridendo prima di sparire dietro un gruppo di persone.
Senza attendere oltre, ho preso Molly fra le braccia e abbiamo iniziato a ballare qualcosa che sembrava un valzer.
“Sherlock, non avresti dovuto essere così scortese con Greg.”
“Ti stringeva. Non mi piaceva.”
“Stavamo solo ballando.”
“Lo so. Non mi piaceva.”
“Greg è molto depresso da quando ha divorziato. Cercavo solo di essere cortese. Mi spiaceva vederlo in un angolo a rimuginare sul suo matrimonio fallito.”
“So anche questo. E so anche che aveva notato che non porti più l'anello di fidanzamento. Stava cominciando a pensare che la tua cortesia fosse qualcosa di più. E dopo, con qualche bicchiere in corpo, avrebbe provato a baciarti. Tu lo avresti rifiutato e lui sarebbe tornato a casa imbarazzato e più depresso di prima. Credimi, è meglio se sono intervenuto.”
Lei ha sospirato. Non sembrava contenta.
“Non ho fatto bene? Ho evitato una situazione spiacevole per te e una figuraccia per Lestrade.”
“Lo so. Avevi buone intenzioni. Ma i tuoi modi non sono stati molto carini. Così sei sembrato solo un cane che marca il territorio.”
“Un cane?”
“Sì. Sembravi solo geloso.”
“Io...” ho iniziato non sapendo bene come proseguire. “Io non sono geloso! E se lo fossi non mi comporterei come un cane!”
“L'hai appena fatto. Ci mancava solo che pisciassi negli angoli.”
Mi sono bloccato nella pista da ballo e l'ho osservata scioccato.
“Cosa?”
Non riuscivo a credere che Molly mi parlasse in quel modo.
“Hai capito benissimo. Sono certa che quel tuo geniale cervello conosce le abitudini canine in merito alle proprietà. O è una di quelle cose che, non essendo utile per il lavoro, hai deciso di non sapere?”
Si stava burlando di me. Era evidente. Voleva portarmi ad ammettere che ero geloso. Tremendamente geloso. Ed era vero, ma non avevo intenzione di confessarlo.
“Molly Hooper, sono perfettamente consapevole di quali sono gli atteggiamenti canini, ma non posso credere che tu mi stia paragonando a un animale.”
“Oh, sì, lo sto facendo. E lo rifarò, quindi abituati.” ha insistito con finto tono irato, ma che in realtà era divertito.
Era evidente che si tratteneva dal ridere.
“Tu non puoi...”
“Non posso? Non posso fare cosa? Io posso fare quello che voglio, quindi stai molto attento a quello che dici, Sherlock Holmes.” mi ha sfidato con sguardo malizioso.
“Non puoi dirmi una cosa del genere e pensare di passarla liscia.” ho replicato sullo stesso tono.
Lei è scoppiata a ridere.
“Intendi punirmi?” ha domandato con tono suadente.
Ho avvicinato il viso al suo orecchio, dandole un piccolo bacio sulla nuca e poi le ho sussurrato “Oh, sì. Con immenso piacere.”

CONTINUA


   
 
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