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Autore: Amy Himmelaugen    10/08/2013    3 recensioni
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Genere: Drammatico, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Pensate, abbiamo avuto la fortuna di nascere nell'epoca del Tomorrowland e dei Bastille, dei cuori blu su Whatsapp e delle discoteche in riva al mare. Non sapete quanto siamo fortunati ad avere la possibilità di postare immagini porno su Tumblr e video in cui ci tagliamo su Ask.fm. Ve lo giuro, non saprei proprio immaginarmela un'epoca migliore: abbiamo Berlusconi, ma che ci importa? Tanto poi ce ne andiamo ad Ibiza a darla via come se non fosse nostra. Ma sì, chi se ne frega di Calciopoli, abbiamo vinto i Mondiali e Martin Luther King mica tira in porta come Balotelli, eh. Siamo stati fortunatissimi e non ce ne rendiamo conto, siamo cresciuti in un paese che si lamenta per la fuga dei cervelli ma che continua a sponsorizzare le tette. Insomma, perché mai dovremmo rimpiangere Woodstock se abbiamo la possibilità di andare in discoteca a impasticcarci il sabato sera? Ma che ci importa della libertà? Noi abbiamo l'omertà e la sottomissione. Mi raccomando, teniamoceli stretti questi anni di merda, tra contratti a tempo determinatissimo e pompini come strette di mano. Teniamoci la crisi e le apparenze, Angry Birds e Marco Mengoni. Insomma, cosa dovremmo mai farci con Mandela se abbiamo la Rodriguez e la sua farfallina? E non ditemi che sono troppo malinconica o retrò, ma non me ne faccio nulla di Giulia Carcasi e di Instagram quando vedo un'intera generazione in fila davanti l'Apple Store il giorno dell'uscita di un nuovo I-Phone e girare la testa, facendo finta di non sentire, quando ammazzano di botte un ragazzo omosessuale o ridicolizzano una ragazza in carne. Abbiamo i leggins stracolarati, ma la personalità in bianco e nero, le Vans con le quali calpestiamo ripetutamente chi ha un'opinione diversa dalla nostra, chi è più sensibile e chi non è mai sceso a compromessi. E non ditemi che questi sono gli anni zero, no. Magari lo fossero, potremmo ripartire da quello zero, crearci una nuova identità, una cultura sana, libera e non soggetta alla riforma Gelmini e ai continui tagli. Potremmo permetterci di restare qui, a girare in Vespa per le vie di Roma o ammirare la bellezza senza tempo di Firenze, potremmo provare sentirci a casa in qualunque posto, pagarci l'università e comprare un cassetto solo per i sogni, senza dover trovare una spazio striminzito tra le pagine in cui abbiamo scritto quando ci siamo sentiti criticare da una bionda tutta tette o un figlio di papà che non sa coniugare un congiuntivo, dall'alto della sua scrivania in radica di noce. Ma che ci importa se non abbiamo la materia grigia, ragazzi, noi possiamo tingerci i capelli di blu.

   
 
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