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Autore: Judith Phoenix    10/08/2013    1 recensioni
Lei ha salvato lui, ora tocca a lui salvarla dall'oblio.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Sirius Black | Coppie: Hermione Granger/ Sirius Black
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Da V libro alternativo
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La signora Weasley mise gli ultimi piatti sul tavolo mentre Hermione e Ginny posarono i dolci in fondo alla sfilata di pietanze, dove nessuno si sarebbe azzardato ad allungare la mano con Molly seduta proprio accanto.
“Non credo che io abbia mai visto questa tavola tanto imbandita,” disse Sirius entrando.
“La signora Black non cucinava?” chiese Ginny.
Sirius sbuffò. “E’ per quello che abbiamo elfi domestici.” Rise amaramente.
Hermione, vendendo che Ginny era in difficoltà prese il vassoio di dolci glieli offrì. “Non è tardi per recuperare.”
Sirius sorrise e non rifiutò, dando un morso e complimentandosi con la signora Weasley.
 
Più tardi quella sera, quando ormai quasi tutti erano andati a letto Hermione uscì dalla propria stanza in punta di piedi e maledicendosi per non essersi messa un paio di calzini, scese le scale attenta a ogni scricchiolìo del legno antico. Fortunatamente non incontrò Kreacher e sospirò quando raggiunse la porta del salotto. Troppo impegnata ad assicurarsi che i cardini non scricchiolassero non si accorse che la stanza era illuminata dal fuoco calmo del camino e che sulla poltrona davanti a esso,  sedeva un mago che in quel momento si sentiva il peso del mondo addosso.
Sirius si girò e Hermione soffocò l’urlo nella mano, aspettando che il suo cuore calmasse il suo ritmo.
“Hermione,” disse Sirius sedendosi meglio sulla poltrona e posado il bicchiere di Firewhiskey sul tavolino.
“Mi dispiace,” disse la strega posandosi una mano sul cuore.. “Non pensavo che ci fosse ancora qualcuno sveglio.”
“Sarebbe la prima volta che ti sbagli,” ghignò lui debolmente. “Che ci fai sveglia?”
Hermione gli mostro il tomo di Rune che aveva in mano e il ghigno del mago si trasformò in una risata bassa e profonda.
“Ovviamente,” disse tra sè e sè. “Vorresti fare compagnia a questo vecchio?”
Hermione sorrise e annuì. Si andò a sedere sulla poltrona davanti a Sirius.  “Tanto per curiosità e non devi per forza rispondere, ma...quanti anni hai?”
“Ne ho ben trentaotto.”
“Non sono tanti.”
“Ma io mi sento vecchio.”
Hermione annuì lentamente e aprì il libro mentre Sirius si versò del Whiskey.
“Posso farti una domanda?”
“Sì.”
“Come mai non sei con la tua famiglia? E’ Natale, di sicuro a loro manchi.”
Hermione accarezzò la pergamenta del libro senza nemmeno accorgersene, come se cercasse conforto nella carta stampata. “Non credo di marcare così tanto,” disse senza guardarlo, il viso pietrificato in un’espressione neutra. “I miei genitori non si ricordano di me”
Gli occhi di Sirius brillarono di curiosità.
“Non chiedermi altro, per favore,” lo anticipò lei.
Sirius annuì lentamente lasciando che calasse il silenzio nella stanza.
Hermione si concentrò sul suo libro, raccogliendo le gambe sotto di sè e infilando una mano nei ricci mentre gli occhi  marrone cioccolato si muovevano furiosamente sulle pagine.
La vide interrompersi a un certo punto e la ragazza alzò la testa verso di lui senza però guardarlo direttamente. Sirius poteva sentire il suo cervello lavorare e lasciò che un sorriso gli increspasse le labbra.
“Che cosa c’è Hermione?” chiese quando lei non parlò.
La ragazza si morse il labbro e si mosse nervosamente nella poltrona.
“Sirius, tu ti senti in colpa per la morte del Signor Weasley?”
L’uomo si irrigidì e guardò la ragazza per un momento prima di svuotare il bicchiere e posarlo sul tavolo con un tolfo che sembrava stridire con l’atmosfera di pace che si era creata.
“In due anni, nemmeno Harry è riuscito a capirlo e tu arrivi e in due minuti riesci a capire tutto.”
“Non è stata colpa tua.”
“Hermione, è morto salvandomi la vita.”
“E’ stata una sua scelta farlo, non puoi prendertene la responsabilità.”
“Secondo te perchè l’ha fatto?”
Hermione sembrò contemplare la risposta per un momento. “Perche Arthur Weasley era un uomo buono. Poi perchè teneva ad Harry”
“Si ma non ha pensato che facendolo lasciava i propri figli senza un padre?”
“Lui considera Harry un proprio figlio,” ribattè lei.
Sirius sospirò e non ribattè.
“Sirius, ti prego, non puoi incolparti di tutto. Harry ha qualcuno a cui fare riferimento e questo è l’importante.”
“Lo è veramente? Hermione, un’intera famiglia adesso non ha un padre.”
“Ma hanno pur sempre una madre,” ribattè placidamente. “E il mago forse più importate di tutto il mondo magico ha qualcuno sui cui contare. Sirius, tu sei la persona più importate nella vita di Harry, come puoi pensare che sarebbe meglio non esserci? Ti rendi conto ti quanto più debole sarebbe?”
Sirius guardò il fuoco, non volendo incontrare gli occhi della strega. Aveva ragione, ovviamente.
Hermione vedendo che non rispondeva cercò il segno dov’era arrivata. “Cambierà tutto adesso,” disse mettendovi il segnalibro. “Voldemort farà di tutto per infiltrare Hogwarts ora che Dumbledore non c’è più.”
“E’ incredibile che non si sia mosso fino ad ora.”
“Starà solo aspettando il momento migliore,” disse la ragazza con la voce dura. “Ho solo paura di essere impreparata quando accadrà.”
Sirius la guardò divertito.“E’ per questo che stai studiando Rune nel cuore della notte?”
Lei sorrise e soffocò uno sbadiglio nella mano. “Credo che sia ora per me di andare a letto. Buona notte, Sirius.”
“Buona notte, Hermione.”
Hermione ci mise cinque minuti in più il giorno dopo per svegliarsi. Si stiracchiò aprendo leggermente gli occhi per abituarsi alla luce. Si mise a sedere e vide che Ginny dormiva ancora, i capelli rossi sparsi sul cuscino e il respiro leggero. Si rifugiò in bagno senza fare rumore e quando ritornò Ginny si stava già vestendo.
Scesero a fare colazione e incontrarono Harry e Ron sulle scale. Hermione cercò di ignorare gli sguardi che Ginny e Harry si scambiarono e scese  per prima pur di non vederli. Non era che le dasse fastidio, ma ogni volta che Ginny e Harry si scambiavano carezze e baci Ron la guardava come per dire Vedi com’è? Perchè anche noi non siamo così?
 In cucina erano già quasi tutti seduti e stavano mangiando. A seguito della cena della Signora Weasley tutti sembravano piuttosto riluttanti a mangiare qualche avanzo e si limitavano a bere tè e a sgranocchiare qualche toast.
La colazione proseguì piuttosto tranquillamente mentre Tonks e Ginny cominciarono a parlare degli incantesimi dimagrenti che Witch Weekly stava cominciando a pubblicare durante le feste. Le conversazioni vennero interrotte dalle fiamme del camino che brillarono di verde e Bill ne emerse sorridente con Fleur alle calcagna.
“Posta!” disse mostrando il pacco di lettere. Prese a distribuirle mentre Fleur andava a salutare Molly. “Allora, Harry Potter, Hermione Granger, Remus Lupin, George e Fred Weasley, di nuovo Hermione Granger e Ronald Weasley.”
Hermione prese la propria posta e le esaminò. Una era una lettera babbana l’altra invece aveva il sigillo del ministero. Alzando lo sguardo vide che anche quelle di Ron e Harry erano chiuse con ceralacca rossa. La aprì e la lesse con attenzione prestando attenzione a ogni virgola.
“Dobbiamo tornare alla Tana,” disse Harry attirando l’attenzione di tutti.
“Perchè mai?” chiese la signora Weasley mettendo sul tavolo altre due tazze per i nuovi arrivati.
“Il testamento di Dumbledore,” rispose Hermione  leggendo. “E’ per oggi alle quattro.”
“Non possiamo tornare alla Tana,” ribattè Ron. “E’ costruita per metà.”
“Hai qualche altra idea?” ribattè Harry. “Non possiamo farlo venire qui.”
“Potete usare il Cottege,” intervenne Fleur riuscendo a pronunciare le parole senza distorcerle.
“Sarebbe una buona idea,” annuì Remus. “Potreste portare anche Ginny con voi, così ci saranno meno domande.”
“Perchè non farvi venire al Ministero? Sa che la Tana è distrutta,” disse Bill.
“Vorrà vedere se lo accogliamo qui,” disse Hermione. “Sa che con la Tana distrutta gli Weasley dovranno pur vivere da qualche parte, perchè non nel quartier generale dell’Ordine?”
“Si non può pensare che lo accoglieremo a braccia aperte,” sbottò Harry.
“E’ disperato,” concluse Lupin. “E’ l’unico motivo per cui non ha chiesto di raggiungerlo al Ministero”
“Bisogna mandare un gufo al Ministero,” intervenne la signora Weasley.
“Manderò Edvige non appena ho finito”, disse Harry.
“Partiremo per Cornwell dopo pranzo,” annunciò Bill sedendosi e prendendo un sorso di tè.
 
Il chiacchericcio ricominciò e Hermione finì il proprio tè aspettando di potersi alzare da tavola. Si dimenticò completamente della lettera babbana che Bill aveva portato, impegnata com’era a pensare a cosa il testamente di Dumbledore poteva contenere. Lei, Harry e Ron ne discussero per un po’ prima di pranzo ma decisero che sarebbe stato meglio aspettare e vedere piuttosto che immaginarsi gli scenari più assurdi.
 
Sirius si alzò tardi quel giorno con una testa dolorante e tutte le buone intenzioni di dormire ancora un po’. Si diede una risistemata e scese in cucina dove si servì del caffè e della pancetta su un pezzo di toast bruciato. Finito anche l’ultimo boccone si diresse verso il salotto dove era sicuro ci fosse almeno metà dell’Ordine. Infatti li trovò tutti lì a discutere di qualche avvenimento che lui si era perso.
“Buongiorno a tutti. Che succede?” chiese entrando e notando immediatamente l’aria tesa.
Le facce si girarono a guardarlo e Lupin gli raccontò del testamento di Dumbledore e della decisione di partire per Cornwell.
Hermione fu abbastanza accorta da lasciargli il posto accanto a Harry che lui prese con uno sguardo di gratitudine.
“Vuoi che venga con te?”
Harry rise all’idea. “Non credo sarai di molto aiuto, Sirius, è solo il Ministro. Quello che ci preoccupa è che Shell Cottage è una casa sicura. Se comunichiamo al Ministero l’esistenza di quella casa, allora anche Voldermort lo saprà e possiamo dire addio a un rifugio.”
“Si ma che altre alternative abbiamo?” chiese Lupin. “Non è che possiamo andare dai Dursley e chiedergli di lasciarci la casa libera per il pomeriggio.”
Gli occhi di Hermione si illuminarono e prima che Harry potesse rispondere, intervenne: “Harry, non possiamo usare la casa dei Dudley ma possiamo usare la mia.”
“E come spieghiamo l’assenza dei tuoi genitori?”
Hermione sembrò sgonfiarsi come un palloncino.
“Pozione polisucco,” arrivò la burbera voce di Malocchio dall’entrata.
 
Sette mantelli atterrarono nel giardino di Casa Granger.
“Dobbiamo fare presto” disse Hermione. “Non so in che condizioni sia dopo che...”
La sua voce perse tono. Sirius le appoggiò la mano sulla spalla a mò di conforto. “Andrà tutto bene.”
Le mani di Hermione tremarono mentre prendeva la bacchetta e sussurrava l’incantesimo.
La casa sembrava essere rimasta intoccata. Uno strato di polvere ingrigiva ogni superficie e l’odore di chiuso e muffa aleggiava nell’aria.
“Ok, io vado di sopra a cercare i capelli che ci serviranno. Harry, vai in cantina e accenti la stufa, per favore. Dovrà sembrare che ci abitiamo e al ritorno porta della legna su, così accendiamo il camino. Ginny, gira per la casa e togli la polvere dalle superfici, spargi intorno del profumo per ambienti. Bisognerà giustificare l’assenza di altri odori.” Guardò Tonks e Sirius, quelli che avrebbero dovuto bere la Pozione. “Torno subito”
Hermione salì le scale con calma guardando le foto di famiglia appese sulle scale e notando la sua rigorosa assenza. Entrò in camera dei suoi genitori e sentì una grande pesantezza opprimerla. Respirò profondamente e si rimise subito all’opera. Suo padre aveva cominciato a perdere capelli negli ultimi tempi così fu facile trovare un capello impigliato tra i nodi di un maglione. Trovare il capelli di sua madre era più difficile ma alla fine scese e li infilò nelle due fiaschette preparate per Sirius e Tonks.
Aspettarono circa dieci minuti prima dell’ora prefissata per l’arrivo di Scrimgeour. Vedendo i suoi genitori Hermione si sentì stringere il cuore ma preferì ignorare la sensazione decidendo far ricomparire al sua immagine dalle fotografie in giro per la casa.
“Andrà tutto bene,” le disse Sirius.
“Non dovrete fare molto,” gli disse facendo sì che anche Tonks la sentisse. “Sirius tu dovrai aprire la porta e farlo entrare, mentre tu Tonks gli offrirai del tè e poi credo che vi chiederà di lasciarci soli. Normali padroni di casa insomma.”
“Andrà tutto bene,” la rassicurò Tonks.
Hermione sorrise ma non alzò lo sguardo su di lei. Faceva male.
Si andò a sedere sul divano nervosamente e sospirò quando il campanello suonò.
 
“Secondo voi cosa vuol dire?” chiese Ron guardando il Deluminatore.
Hermione guardò il libro di fiabe e lo sfogliò velocemente. “Sono indizi,” disse attirando l’attenzione di tutti. Alzò lo sguardo e incontrò quelli di Sirius che stava riassumendo le proprie forme poi li spostò su Harry e vide che anche lui aveva cominciato a capire.
“Non so ancora come o perchè, ma ognuna di queste cose ha a che fare con quello che Dumbledore ha lasciato incompiuto.”
“Si ma perchè lasciare a Harry il Boccino? Che senso ha? E la Spada?” chiese Ron non del tutto convinto.
“E’ Dumbledore, Ronald, non abbiamo mai capito il perchè della metà delle cose che faceva,” ribattè la ragazza alzandosi e prendendo il cappotto. “Torniamo al Quartier Generale, vorranno sapere cos’è successo.”
Hermione li accompagnò in giardino ed esitò. “Io rimango indietro a sistemare.” Senza aspettare risposta chiuse la porta e ritornò dentro aspettando i suoni di Apparizione. Ferma in mezzo al salotto sentì le lacrime scendere. Scese in cantina, spense il riscaldamento e staccò la luce. Ritornando in salotto si rese conto di non essere sola.
“Sirius,” si fermò sul posto sperando che non vedesse le lacrime.
“Sono tempi pericolosi, non potevamo rischiare di lasciarti da sola.”
“Mi dispiace averti costretto a rimanere indietro. Andiamo prima che comincino a preoccuparsi.”
Sirius annuì le uscì lasciando che chiudesse con un movimento di bacchetta.
 
Harry la raggiunse in camera entrando dopo aver bussato timidamente.
“ ‘Mione?”
La ragazza alzò lo sguardo dal proprio liro e sorrise nel vedere il proprio migliore amico.
“Ginny non è qui, credo sia andata di sotto.”
“In realtà volevo parlere con te.”
Lei mise giù il libro e gli diede tutta la sua attenzione.
“E’ successo qualcosa?”
Lui scosse la testa e si sedette sul bordo del letto. “Sono preoccupato per Sirius.”
Lei annuì piano a quelle parole. “No so che cosa gli sia successo da quella notte al Ministero ma ogni volta che lo vedo ha i postumidi una sbornia dipinti in faccia.”
“Gli hai parlato?”
Scosse la testa. “Non so come fare.”
“Non c’è molto da fare, Harry. Devi solamente capire che cos’ha che non va.”
“Pensi si senta colpevole?”
Oh, Harry, non sai quanto tu ci abbia preso. Non te ne rendi nemmeno conto.
“Non so, Harry. Non so veramente. Ma non saprai mai cosa gli stia succedendo se non lo affronti. Parlagli a quattrocchi e vedrai che riuscirete a risolvere tutto.”
Harry annuì piano e poi più convinto.
“Grazie ‘Mione.”
“Non c’è assolutamente di che.”
 
Sirius si sedette al lungo tavolo con la bottiglia di whiskey e un bicchiere che subito riempì. Stava per mandarne giù il contenuto quando la figura frettolosa entrò e senza accorgersi della sua presenza chiuse la porta il più silenziosamente possibile.
Quando si girò prese un colpo e a Sirius sembrò di rivedere la scena della sera precedente. Ridacchiò. “Sai, non dovresti dare per scontato di essere l’unica alzata a quest’ora.”
Hermione riprese fiato e sorrise. “Posso farti compagnia?”
“Accomodati. Whisky?”
Hermione lo guardò pensandoci un momento. Dopo oggi, il whisky sembrava una debolezza che avrebbe potuto concedersi.  “Male non può fare.”
Si girò così a prendere un bicchiere e facendo ciò notò la lettera che prima non aveva aperto, troppo persa a pensare al Testamento di Dumbledore.
Prese il bicchiere e annusò il liquidò storcendo il naso. “Perchè ti continui a berlo? Sembra orrendo.”
Sirius rise e alzò il bicchiere. “A cosa brindiamo?”
“Al mio primo bicchiere di liquore, che senza dubbio sarà anche l’ultimo.”
Hermione mandò giù un sorso rimise il bicchiere sul tavolo.
“Col tempo ti ci abitui.”
Hermione scosse la testa. “Non voglio abituarmi. E’ orribile e fa cose orribili al tuo fegato. Non dovresti bere nemmeno tu.
“Il mio fegato è l’ultimo dei miei pensieri in questo momento.”
“Qual'è il primo dei tuoi pensieri?”
Sirius fece una pausa come se stesse pensando a cosa dire, ma Hermione pensò che stesse solamente ponderando se confessarlo o meno.
“Il primo dei miei pensieri, mia carissima, intelligente ragazza è farti ubriacare, tanto che domani ti sveglierai alla stessa ora in cui mi sveglio io. E La tua testa farà così male che non ce la farai a studiare fino a quando non andrai a scuola. Così riuscirai a sembrare normale, almeno per un po’.”
Hermione sorrise. “Lo sai Sirius, potrei prendere in considerazione la proposta se non sapessi quanto ripugnate sei di mattina.”
“Hey!” protestò indignato. “Io sono un uomo dai mille problemi e dalle mille preoccupazioni! Non puoi degradarmi a un semplice ubriacone da quattro soldi.”
“Perchè bevi Sirius?”
La domanda lo soprese e lo mandò in comfusione allo stesso tempo. “Lo sai già perchè.”
La ragazza scosse la testa. “Il tuo bere è solo un percorso di autodistruzione che tu stesso hai innescato quando hai capito che dovevi essere tu quello che doveva morire. Ma lasciati dire una cosa: quello che stai facendo non è solo sbagliato verso te stesso, ma anche verso il signor Weasley. Non stai solamente buttando via la tua vita ma anche l’opportunità che lui ti ha dato e per cui ha sacrificato così tanto. E’ una mancanza di rispetto e tu non te ne rendi nemmeno conto. Durante il giorno smaltisci quello che hai bevuto la sera precedente e quando il sole cala ricominci tutto da capo. Ma cosa ti rimane durante il resto del giorno?”
Sirius era senza parole così Hermione continuò dandogli il colpo di grazia.
“Sirius che razza di padrino pensi di essere per Harry? Pensi che lui non ne soffra? Pensi che a lui piace vederti ubriaco ogni singolo giorno?”
Hermione non seppe quando quello era diventato una predica ma fatto sta che non si tirava indietro.
Il volto dell’uomo era abbassato verso il liquido ambrato.
“Perchè bevi Sirius?” la voce di Hermione era gentile e Sirius sembrò scosso da quando preoccupata sembrasse.
“Perchè è l’unico modo che conosco per mettere a tacere le voci nella mia testa.”
“Hai provato qualcos’altro?”
“Non c’è nulla da provare. Sono un uomo che ha visto la morte in faccia e ancora non riesce a sconfiggerla completamente.”
“Sai qual è il miglior modo per battere la morte?”
Sirius rimase in attesa.
“Vivere.”
Hermione si alzò, prese la lettera e se ne andò, tentata di sbattere la porta per confermare il suo punto ma decidendo altrimenti. Si mise a leggere illuminando le pagine con la bacchetta. Quando si sentì troppo stanca per continuare infilò la lettera tra le pagine come segnalibro e si strinse le coperte addosso.
 
Il mattino dopo notò subito la presenza aliena a tavola. Sirius sedeva con Lupin e discuteva con tono grave e serio di qualcosa conosciuto solo ai due Malandrini. Quando notò la sua presenza le indirizzò un occhiolino quasi impercettibile e un sorriso che subito venne sostituito da uno sbadiglio.
Hermione sorrise a Harry che ovviamente era di buon umore e si sedette accanto a Fleur.
 
La sera Hermione si rifugiò in salotto facendo attenzione che non ci fosse nessuno nei paraggi.
Aprì il libro a dove l’aveva lasciato e subito prese la lettera tra le mani per aprirla.
Non si accorse della porta che si apriva, e nemmeno della gentile voce di Sirius. Non si accorse delle lacrime che le solcavano lentamente le guance, e nemmeno di quanto dolore ci fosse in quel momento nel suo petto. Non si accorse di niente.




Sperò vi piaccia e fatemi sapere!
 
   
 
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