L’altra sera, mentre ero a letto, mi è venuta in mente questa one-shot. E in un giorno l'ho scritta. Per una volta non volevo fare lemon, infatti è solo accennato. È dedicata a un autore che ha cambiato il mio modo di pensare e di intendere la vita. A un dandy che girava con un girasole per le strade di Londra. A Oscar Wilde: uomo ostacolato per aver amato un altro uomo. A lei, maestro, dedico questa mia sciocchezza.


I personaggi appartengono al Sensei Kishimoto. Sono tutti maggiorenni e comunque inesistenti. Riferimenti a fatti, persone o cose è puramente casuale.

You are my Dorian Gray


Ama dipingere. Ama vedere il pennello scorrere sulla tela bianca. Gli piace sentire il rumore che esso fa sulla superficie tessuta da mani altrui. I suoi occhi chiari dipingono la realtà che lo circonda con fare attento e minuzioso. Odia le imperfezioni. Ama il bello, l’inestimabile, il sublime. È un sostenitore dell’Estetismo in fondo. Gaara è seduto davanti al suo cavalletto, compagno inseparabile della sua vita. Ed ecco che il carboncino comincia a delineare le prime curve, le prime linee della figura che gli fa da modello. Non indugia, non ha paura di commettere errori, è sicuro di ciò che fa. Mille volte ha dipinto quel corpo, tanto che la sua anatomia gli è rimasta nitida nella testa: ogni muscolo, nervo, ogni fibra del suo essere. Il carboncino continua a scorrere imperterrito nel suo cammino: la parte superiore è già pienamente abbozzata e ora si appresta a scendere verso il basso, verso la virilità del suo modello.

“Stai fermo.” gli dice duro. Il ragazzo, sdraiato sul divanetto, si è appena mosso e già riceve un rimprovero. Gaara non può permettersi di sbagliare. Ma ha il corpo indolenzito per il troppo posare: sono gia sei ore che gli fa da modello.

“Ma io sono stanco Gaara. Facciamo una pausa?”

Gaara scuote la testa, continuando imperterrito, causando nel ragazzo uno sbuffo d’irritazione. Dopo altri dieci minuti la bozza è ormai completata, il resto lo potrà finire in seguito. Esamina il suo lavoro: ben proporzionato, bella angolazione, bel modello. Alza gli occhi dalla tela e ammira quella che ritiene l’opera d’arte più sublime della terra: fisico asciutto ma muscoloso, capelli color dell’oro e pelle ambrata. La bocca è un bocciolo di rosa, mentre il naso alla francese. Il ragazzo, in tutta la sua nudità, si è appena alzato dal divano di bambù, ricolmo di cuscini per stare più comodi, e si appresta a indossare l’accappatoio per coprirsi.

“Toglitelo.” conciso e deciso. Ordine che non ammette repliche.

Il biondo si volta. Occhi color del cielo fissano un pittore dalla zazzera rossa con lo sguardo deciso. Sorride all’ordine.

“Se non volessi?”

“Toglilo, Naruto.”

Naruto gli sorride dolcemente “Ma non sei stanco di vedermi nudo?”

Il rosso si alza dal suo posto e si avvicina al biondo, prendendogli il viso tra le mani.

“Di te mai.”

Il modello ride. Le gote si tingono di un leggero color vermiglio. Poi un bacio: leggero come le ali di una farfalla. Un altro richiede invece il gioco delle loro lingue. Riprendono respiro da quella passione e si fissano. Chiaro nel chiaro.
La mano del pittore scorre su quel corpo perfetto, massaggia quelle natiche sode che più volte i suoi dipinti ritraggono. L’eccitazione tra i due è visibile. Naruto spoglia il pittore di quelli che sono gli unici ostacoli alla loro unione e l’amplesso avviene lento e dolce, come tutte le altre volte. Ansimi di piacere riempiono la stanza, mentre i sue raggiungono il reciproco piacere, uniti. Ognuno dei due fa la su parte in quello che si chiama sesso. Ma tra loro esso prende il nome di Amore. Amore tra un pittore e la sua musa.

“Mi ami?”

“Tu mi ami, Naruto? O di me, ami solo la mia arte?”

“Amo tutto di te.”

Un bacio.

“Ti amo anche io, mio Dorian.”

Il biondo ride “Allora, tu dovresti essere Basil?”

“Tecnicamente si. Ma più fortunato, perché il mio Dorian Gray mi ama.”

Naruto fissa le opere di Gaara appese alle pareti, tutte raffiguranti il biondo. Anche lui, come Dorian Gray, sarebbe diventato geloso di quei quadri, che per l’eternità avrebbero preservato la giovinezza, mentre lui sarebbe diventato vecchio, rugoso e goffo? Anche lui avrebbe ucciso il pittore che aveva dato vita a quella opere? No. Lui non ha paura di invecchiare, perché sa che accanto ha qualcuno con cui passare i suoi giorni.

“Spiegami una cosa” Gaara lo fissa “perché io sarei Dorian? Per la mia bellezza?”

Gaara scuote la testa “Non è così. Si, per bellezza puoi essere paragonato a lui, ma c’è un motivo ben preciso. Quando lessi “Il ritratto di Dorian Gray” Basil dice che la prima volta che vide Dorian, fu assalito da un terrore inspiegabile perché si trovò davanti a qualcosa di incredibilmente affascinante, che avrebbe assorbito lui stesso, la sua anima e la sua stessa arte. Non capivo come una persona potesse influenzare a tale maniera. Ma appena ti vidi, capii perfettamente cosa intendesse. Quando sono con te, ho l’impulso irrefrenabile di dipingere, di imprimere nella tela la tua presenza, la tua essenza. La mia arte è per te, per nessun altro. Sono nato per dipingerti, come tu sei nato per posare per me. Per questo sei il Dorian della mia vita.”

Il biondo sorride, arrossisce e lo abbraccia.

“Posso dipingerti ancora e per sempre, mio Dorian?”

“Sempre, caro Basil, tutte le volte che lo vorrai.”

E il carboncino riprende il suo corso, delineando un nuovo ritratto, eterno e indissolubile.




Grazie per aver letto questa mia sciocchezza! I commenti sono sempre bene accetti!^_^