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Autore: Estran    10/08/2013    1 recensioni
Gerard ha gli occhi verdi e un sorriso meraviglioso, ma nessuno si accorge di lui. Anzi, lo escludono. Lo maltrattano.
Frammenti di un'adolescenza.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gerard Way, Mikey Way, Nuovo personaggio | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Forse c’è un motivo a tutto questo, forse non c’è. Forse le risposte ai perché di ogni giorno si trovano in qualche libro segretissimo che solo gli unicorni possiedono. Ma nessuno li ha mai visti, gli unicorni.
Viviamo così, viviamo immersi in perché di cui non conosciamo risposta. Nulla è certo, tutto cambia, tutto si trasforma. Si vive traballando tra quello che ci sembra di conoscere e l’oscurità. L’oscurità è infinita e supera di gran lunga il conosciuto, ma nulla è realmente conosciuto, perché in realtà quest’ultimo è basato sull’impressione umana del mondo. Sui cinque sensi dell’uomo. E come possono i cinque sensi spiegare la vita? Niente di testato. Granelli all’aria. Le persone colte sanno bene che più vengono a conoscenza di nuove spiegazioni, più si accorgono di non sapere, più si accorgono di essere avvolti dal buio.
 L’umanità però continua a vivere e vive così, traballando tra le varie stagioni della vita.
Nessuno può farci niente.
 
Gerard era uno dei tanti ragazzi pieni di perché. Era stato cresciuto con suo fratello Mikey dalla nonna Helena, la loro salvezza.
A quel ragazzo non piaceva: parlare dei genitori, parlare con altre persone, parlare di altre persone, parlare.
A quel ragazzo piaceva: stare da solo, vestirsi di nero, nero, nero, nero, vampiri, fumetti.
Nulla di male, ma gli altri ragazzini non la vedevano così. La massa non accettava persone che non fossero a sua somiglianza, li escludeva e li faceva marcire soli, aggravando le loro condizioni.
Gerard non era sempre stato quel tipo di persona, erano gli altri che l’avevano fatto diventare quel ch’era diventato. L’avevano picchiato a sangue perché troppo grasso secondo i loro canoni, troppo intelligente e bravo nel disegno e l’avevano lasciato lì, in quell’angolino della scuola dove nessuno metteva mai piede.
Qualcosa iniziò così a frullargli nella testa, qualcosa di oscuro e profondo s’insinuò nei suoi pensieri. L’affetto per gli altri aveva lasciato il suo posto e se n’era andato. Gerard riempì quel vuoto con cose. Cose così marce che non avevano il diritto di esistere, né tantomeno di entrare nella testa di un ragazzino solo e adolescente.
 
I giorni si susseguivano uguali, senza senso. Gerard non aveva amici, aveva solo Mikey, piccolo e indifeso, noncurante di ciò che Gerard stava passando. Mikey era ancora in quella fase della vita dove non importa chi sei, importa cosa fai. L’età della spensieratezza, l’età del gioco. No, Mikey non poteva capire suo fratello Gerard, cupo e senza sorriso. Un tempo ne aveva uno meraviglioso, ma qualcuno gliel’aveva strappato dal viso paffutello, sostituendolo con una smorfia di dolore.
A furia di venire maltrattato dai suoi compagni aveva perso anche qualcos’altro: l’innocenza.
 
Gerard crebbe e sviluppò la voce, i muscoli, gli nacquero i primi peli. Diventò alto, cancellando il grasso di troppo, ma ormai era tardi. Si era distaccato da tutto e tutti, considerava solo sua nonna e Mikey.
I compagni l’avevano escluso perché diverso, anche se in realtà non lo era mai stato, rendendo la sua diversità reale.
Gerard aveva perso la sua identità, acquisendo quella che gli altri avevano costruito per lui.
 
Lei era una ragazza bassa e apparentemente sempre allegra che gli sorrideva nei corridoi del liceo. Lei si era accorta dei suoi occhi verdi che al di là di tutto erano ancora teneri. Lei si chiamava Matilda ed era tutto quello che Gerard avrebbe potuto desiderare. I suoi capelli setosi gli ricordavano quelli di sua madre, morta così tanti anni prima. I suoi occhi urlavano “HEI GEE! CAPISCO COSA PROVI”. Ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, i loro occhi si facevano lunghe chiacchierate su come la vita fosse una grande merda. E Gerard riacquistò il sorriso. Aveva trovato un’amica, o forse qualcos’altro.
 
Però questo non bastò. Andò tutto storto, e anche Matilda lo lasciò solo, in balìa dei suoi pensieri distorti, del suo cuore spezzato, della disperazione e nuovamente della solitudine.
 
Che strani i rapporti umani.
 
Il ragazzo dagli occhi verdi, con il suo nasino, le sue passioni, si ritrovarono da un momento all’altro in un vortice oppressivo, nell’alcol e nel buio. Gerard era stanco delle delusioni, ma come contro corrente continuava a bere acqua salata che senza neanche accorgersene lo portavano giù, negli abissi. Toccò il fondo e fu allora che perse del tutto fiducia in se stesso, fu allora che diventò cenere.
Pensò di morire. Lo desiderò con tutto sé stesso. Vedeva nella morte l’unica strada di salvezza dalla disperazione.
 Si sbagliava.
Aveva sempre desiderato dei superpoteri come quelli che avevano i personaggi dei fumetti. Però lui non era un eroe, lui era un uomo.
 
Buio.
 
Continuava a porsi domande, a chiedersi perché.
Perché sono nato se nessuno mi vuole?
Perché i miei genitori mi hanno abbandonato?
Perché mi trovo quaggiù, nell’angolino della scuola a piangere e ad ubriacarmi?
Perché è tutto così fottutamente difficile?
Cazzo.
Che senso ha vivere?
 
E pensava, pensava. La testa gli si era riempita di domande, ma non di risposte. Cosa avrebbe fatto?
Finalmente la sua condizione cambiò.
Tutto si trasforma, anche gli stati d’animo.
Gerard si rifugiò nella musica. La musica che gli scorreva nelle vene, un altro tipo di narcotizzante, un altro tipo di alcol. Aveva passato tanto, troppo tempo a stare male, a essere quello escluso, quello giudicato.
Le magliette nere non dicono chi sei, Gerard non era nero dentro e anche se lo fosse stato allora il nero avrebbe rappresentato solo un infinito movimento, un concentrato di idee ed emozioni che stavano aspettando di uscir fuori.
 
Ci fu un’esplosione.
 
Non parlò, lui cantò. Cacciò fuori il marcio accumulatosi negli anni, e la sua arma contro il mondo divenne l’arte.
 
-Mettiamo su una band!- propose eccitato Mikey.
-Okay.
 
Ai tempi Gerard non sapeva dove sarebbe arrivato, in fin dei conti era solo un ragazzo distratto e pieno di perché senza risposta, come ogni adolescente.
Non conosceva il meraviglioso cambiamento che avrebbe portato un semplice “Okay”.
Gerard non aveva la minima idea di cosa avrebbe potuto significare per lui il nome Frank Iero. Non sapeva ancora che sarebbe potuta esistere una parola tanto strana come FRERARD.
No, lui non se lo immaginava neanche.
  
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