Fanfic su artisti musicali > The Script
Segui la storia  |       
Autore: myheartwillgoon    10/08/2013    5 recensioni
Tutto iniziò con una vacanza... Da sola, a Dublino
La famiglia che la ospita diventa la sua seconda casa. Marito e moglie con due figli adorabili.
Uno scontro con un uomo al parco la condiziona nel profondo.
Una serie di coincidenze li riporta a rincontrarsi.
Un incidente e tutto va a rotoli.
L'odio che prova è grande, ma riuscirà a resistere al suo cuore?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danny O'Donoghue, Glen Power, Mark Sheehan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 7    Lo zoo


Doveva fare qualcosa. Aveva meditato su quello che Anna gli aveva detto, non voleva più aspettare, doveva farsi perdonare, doveva mostrarle il vero Danny.



   A fargli capire il suo errore era stata Helen. Due giorni prima, dopo la litigata, era apparsa lei, bella più di sempre.
   «Helen» aveva sussurrato, vedendola apparire come un miraggio, nella camera vuota.
   «Ciao Danny. Come stai?»  Aveva un tono distaccato, quasi assente.
   «Non bene…»
   «Ho sentito tutto.» Si sistemò vicino a lui, con un’aria seccata. «Se fossi stata in quella ragazza probabilmente ti avrei preso a schiaffi. Danny, svegliati, smettila di fare il cretino!» Si alzò. Si passò una mano tra i capelli. «Dove diavolo è finito il Daniel che amavo? Ricordi? L’hai scritto tu! “So if you lost a sister, someone’s lost a mom and if you lost a dad then someone’s lost a son, and they’re all missing out, yeah they’re all missing out”… Tutti abbiamo momenti di debolezza, tutti prima o poi perdiamo qualcuno che amiamo, a tutti può capitare qualcosa di brutto, ma dobbiamo risollevarci e non scaricare addosso alla prima persona che incontriamo tutta la frustrazione. Siamo tutti uguali, abbiamo bisogno di qualcuno che ci rispetti e così noi dobbiamo rispettare quella persona.» Il suo telefono suonò. Lo estrasse dalla borsa. «Devo andare.»
   Si avvicinò al letto e gli carezzò il viso. Si sporse lentamente verso di lui. Gli occhi fissati nei suoi. Li chiuse. Appoggiò la sua bocca alla sua. Aveva le labbra tremanti, come se lo stesse baciando per la prima volta. Il suo sapore dolce le invase la bocca. Si scostò rapidamente, come se si fosse pentita di averlo fatto. Gli rivolse un sorriso triste e se ne andò. «Addio Danny, non dimenticarti mai chi sei.»
 


Ero in macchina e fissavo un punto imprecisato fuori dal finestrino. Le case passavano davanti ai miei occhi, una dopo l’altra, come la pellicola di un film.
   Quella sera non cenai nemmeno, andai in camera presto, ero distrutta. Non volevo pensare più a quella faccenda. Mi mancava casa, la famiglia, i miei amici. Volevo tornare indietro nel tempo, prima della partenza e volevo fermare quello stupido aereo. Mi addormentai ancora vestita, cullata dalla brezza che entrava dalla finestra.


 
Era mattino presto quando entrò il dottor Ryan. Danny aveva gli occhi ancora sonnolenti e non lo riconobbe subito.
   «Mi scusi per averla svegliata. Volevo solo avvisarla che entro tre giorni, se tutto andrà bene, sarà libero di tornare a casa. Ora l’infermiera l’accompagnerà a fare una nuova radiografia per vedere a che punto si sono rimarginate le costole.»
   Entrò nella stanza una donna, all’incirca della sua stessa età che lo aiutò ad alzarsi. Prese il tubicino della flebo e lo staccò.
   «Venga, si appoggi pure a me» disse l’infermiera.
   Le gambe lo reggevano un po’ a fatica e appoggiarsi alla donna non era esattamente una passeggiata, considerata la statura assai minuta.
   Presero l’ascensore. Mentre scendevano di qualche piano l’infermiera cercò di iniziare un discorso. «Scusi l’indiscrezione ma dove l’ha preso? Sa volevo fare un regalo al mio fidanzato.»
   Danny le rispose sovrappensiero. «Cosa?»
   La donna le indicò in basso. Il bracciale che gli era stato regalato da Anna abbracciava il suo polso. «Ah, questo. Ehm… è il regalo di un’amica.»
   «È veramente bello.»
   «Grazie…» bofonchiò imbarazzato.
   Il suono dell’ascensore interruppe il momento. «Venga, dobbiamo scendere.»
 


«Dalla radiografia risulta che la costola superiore si è quasi completamente risaldata, quella inferiore non ancora, ma può stare tranquillo, non ci vorrà più di un settimana» spiegò il medico.
   Una settimana? Era troppo. Doveva uscire di qui e trovarla. «Mi scusi, quindi dovrò rimanere ancora in ospedale per una settimana?»
  «No, può andarsene tra alcuni giorni. L’importante è che non faccia sforzi e torni il mese prossimo per un controllo. Se dovesse avere disturbi anche prima.»
   Danny trasse un sospiro di sollievo. «Grazie, dottore.»
 


Era passata una settimana ormai dallo scontro con Danny. Ero seduta comodamente sul divano, insieme a Nick e Cleo. Stavamo guardando un cartone animato. Eravamo noi i padroni di casa. Alisha e Chris sarebbero tornati solamente la sera.
   «Anna, oggi andiamo a fare un giro allo zoo?» mi chiese a un certo punto Nick, cogliendomi alla sprovvista.
   Mancava poco a mezzogiorno, saremmo andati nel pomeriggio. «Prima chiamo alla mamma. Se a lei va bene possiamo andarci!»
   I bambini cominciarono a saltellare felici. Non sapevo nemmeno dove si trovasse lo zoo quindi presi in mano il telefono e chiamai Alisha. «Pronto, Anna, sei tu?»
   «Sì, ciao Alisha. I bambini mi hanno chiesto se posso accompagnarli allo zoo. Per te è un problema?»
   «No no, assolutamente. Almeno escono un po’ di casa! Ma sai almeno dove si trova?»
   Adoravo quella donna. Ti leggeva nella mente. «Non proprio…» risposi titubante.
   Udii la sua risata. «Immaginavo! Allora dovete prendere il bus fuori casa e fare capolinea al Trinity College.» Mentre parlava mi appuntavo su un foglietto tutte le istruzioni. «Prendere la linea blu per una fermata, finché non siete all’incrocio sull’ O’Connell Bridge. Lì scendete e prendete la linea che passa davanti al quartiere di Temple bar. Scendete alla Christchurch Cathedral e…»
   «Non ci arriveremo mai, lo sai vero?» dissi ridendo. «Non conosci qualcuno che ci possa accompagnare?»
   «Mmm i miei sono via. Vedrò che posso fare. Ti richiamo.» Attaccò.
   Stracciai il foglietto pieni di ghirigori e chiesi aiuto ai bambini per apparecchiare la tavola.
 


Il telefono stava squillando. Si annodò l’asciugamano in vita e uscì a rispondere.
   «Pronto?»
   «Ehi, ciao. Sono Alisha!»
  «Ciao! Come stai?»
  «Bene, grazie e tu?»
  «Meglio. È bello essere di nuovo a casa!»
  «Scusa se ti disturbo... ho un grosso favore da chiederti» disse lei.
  «Dimmi pure.»
  «Ti andrebbe oggi pomeriggio di accompagnare i bambini allo zoo? Avrei chiesto ai nonni ma non ci sono. Se hai tempo, e voglia soprattutto, li faresti contenti.»
   «Ma certo! Tanto sono ancora in convalescenza, non posso fare molto. Allora vengo io a casa tua. Verso le due potrebbe andare bene?»
   «Va benissimo. Grazie Danny, sei un tesoro» disse Alisha, prima di riattaccare.
   Guardò l’orologio, mancavano quasi due ore. Fortunatamente abitavano a pochi minuti di autobus. La sua auto non esisteva più quindi gli toccava utilizzare i mezzi pubblici, come quando era ragazzino.
   Guardò sul comodino e vide il bracciale scuro. Si rese conto solo in quell’istante che anche Anna sarebbe andata con loro. Non era ancora pronto ad affrontarla, ma ormai non aveva altra scelta.
 


Stavamo ancora pranzando quando il telefono prese a suonare. Mi alzai e risposi e riconobbi la voce di Alisha. «Tutto a posto, fatevi trovare pronti per le due. Ci vediamo dopo, ora devo scappare.»
   Non mi lasciò nemmeno il tempo di parlare. Finimmo il pasto e misi i piatti nella lavastoviglie. «Su bambini, andiamo a cambiarci. Tra poco andiamo allo zoo.»
   Si precipitarono come due uragani nelle loro camerette. Li aiutai a scegliere degli abiti adatti e poi mi cambiai anche io. Mi infilai in bagno. Mi sistemai i capelli e mi truccai, giusto per avere un’aria più sveglia. Cleo mi pregò di farle una treccia così quando il campanello trillò mi dovetti precipitare giù per le scale urlando per farmi sentire. Nella fretta mi ricordai di non aver chiesto ad Alisha chi ci avrebbe accompagnato.
   Aprii la porta.
   Mi paralizzai. Sentii la gola annodarsi.
  «Ciao Anna.»
  «D... Danny.»
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > The Script / Vai alla pagina dell'autore: myheartwillgoon