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Autore: Melabanana_    10/08/2013    1 recensioni
[ Questa fic partecipa al contest “ Tiziano: a name, a thousand emotions “ di W i n d_ & _Neko_]
A causa di una notte inaspettata il rapporto fra Suzuno e Nagumo, amici da sedici anni e conviventi da poco, cambia bruscamente; Suzuno caccia Nagumo di casa, ma entrambi devono affrontare i propri sentimenti. E fuori è buio...
xxx
Nagumo non sapeva dove andare, ma sapeva che era troppo presto per tornare a casa. (...)
Suzuno non aveva la benché minima idea di come affrontare la situazione (...)Le uniche certezze che aveva, in quel momento, era che il post-sbronza era passato da un pezzo, che fuori era già buio e che Nagumo non era ancora tornato e che la sua assenza era pressoché insopportabile.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Claude Beacons/Nagumo Haruya
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Autore/i : Melabanana_
Coppia : BanGaze (Nagumo Haruya x Suzuno Fuusuke)
Canzone :  “E fuori è buio.”
Genere : Introspettivo; Sentimentale; Song-fic.
Raiting : Giallo
Numero parole : 1540 (Word) senza contare il testo della canzone ed il titolo.
Eventuali note : Come al solito in ritardo—non è tanto facile scrivere quando una è a mare e una a monte (?) XD Allora, prima di tutto ci scusiamo con Neko e Wind per l’inconveniente, e le ringraziamo tanto per aver indetto il contest visto che ad entrambe piace molto Tiziano Ferro (Camy in particolare è fissata) c: Speriamo che la fic vi piaccia c:
Roby&Camy
 


fuori è buio…
 

Ti ricorderò in ogni gesto più imperfetto 
Ogni sogno perso e ritrovato in un cassetto 
In quelle giornate che passavano in un' ora 
E la tenerezza, i tuoi capelli e le lenzuola 
E no, non piangere che non sopporto le tue lacrime 
Non ci riuscirò mai perché se sei felice ogni sorriso è oro

Le sue scarpe affondarono nella pozzanghera con un sonoro splash.
Nagumo abbassò lo sguardo, seccato. Le estremità dei lacci –li aveva comprati a parte e si erano rivelati troppo lunghi, galleggiavano nell’acqua che seppur sporca rifletteva perfettamente la tinta del cielo, un azzurro cupo e fosco dopo una mattinata di pioggia.
Un azzurro malinconico, ma apparentemente sgombro da incertezze.
Come gli occhi di Suzuno.
Nagumo scosse il capo e diede un calcio all’acqua, desideroso di cancellare i propri sentimenti insieme alle immagini riflesse, ma era inutile. Ogni volta che si ricordava di Suzuno, anche solo per caso, un pensiero se portava dietro altri dieci. Il ricordo di Suzuno per lui si nascondeva in ogni cosa, dal cielo al modo in cui alcune persone bevevano il cappuccino -aveva passato decisamente troppo tempo al suo fianco per non accorgersi di quanto queste piccole cose gli assomigliassero, sedici anni non erano pochi. Gli vennero in mente le giornate passate al Sun Garden, a leggere riviste di calcio. Di solito Suzuno si stendeva sul letto e lui si sedeva a terra, così da poterlo osservare con attenzione nel caso si addormentasse e poter passare le mani fra i suoi capelli inaspettatamente morbidi. L’ultima volta che lo aveva visto in un letto il suo corpo pallido era coperto di segni violacei, a stento nascosti dalle lenzuola che lo avvolgevano. Non avevano passato la notte a leggere riviste, no. Era successo tutt’altro. E Suzuno lo aveva cacciato dalla casa dove convivevano, con gli occhi che lampeggiavano di lacrime furiose. Persino Nagumo aveva assistito poche volte a scene del genere: Suzuno non piangeva spesso, ma se lo faceva era senza dubbio per rabbia più che per il dolore in sé. Nagumo odiava vederlo reagire così. Non aveva mai sopportato di vedere le persone piangere, ma nel caso di Suzuno era peggio, perché i suoi sorrisi erano altrettanto rari. E proprio per questo erano preziosi.
Nagumo non sapeva dove andare, ma sapeva che era troppo presto per tornare a casa.

E nella lontananza perdonandoti ti imploro, e parlerà di te
È solo che
che quando non ritorni ed è già tardi e fuori è buio 
Non c'è una soluzione, questa casa sa di te 
E ascolterò i tuoi passi e ad ogni passo starò meglio
E ad ogni sguardo esterno perdo l'interesse 
E questo fa paura, tanta paura 
Paura di star bene
Di scegliere e sbagliare 
Ma ciò che mi fa stare bene sei tu, amore 

Lanciò un’altra occhiata all’orologio quadrato appeso alla parete: erano soltanto le cinque e mezza, ma a causa dell’accorciarsi delle giornate fuori era già buio pesto. Si appoggiò per un attimo alla finestra e scrutò la strada scura. Nagumo non accennava a ritornare; forse ci aveva rinunciato? Eppure di crisi loro due ne avevano affrontate tante.
Mai come questa, però, si costrinse a precisare. Suzuno non aveva la benché minima idea di come affrontare la situazione; appena sveglio, ricordandosi della notte precedente, con un gran mal di testa a causa dell’alcol, si era sentito furioso. Se l’era presa con Nagumo, ovviamente, perché era la scelta più facile. Suzuno non aveva mai finto di essere un virtuoso, ma addirittura andare a letto con il proprio migliore amico? Con una persona che conosceva praticamente da quando aveva sei anni e che nel periodo dell’adolescenza aveva persino meditato di uccidere? Non era del tutto certo che a questo sbaglio ci fosse un rimedio, non sapeva nemmeno se potevano perdonarselo. Le uniche certezze che aveva, in quel momento, era che il post-sbronza era passato da un pezzo, che fuori era già buio e che Nagumo non era ancora tornato e che la sua assenza era pressoché insopportabile.
Ogni angolo della casa sapeva di lui, scoppiava di reminiscenze di momenti passati assieme; del resto concentrarsi sull’esterno si rivelò una scelta peggiore, era come non riuscire a smettere di chiedersi se lui sarebbe tornato o no, e Suzuno temeva che prima o poi si sarebbe abituato a vedere quella strada deserta. Che si sarebbe semplicemente disinteressato, pur di stare meglio. Ma soltanto il ritorno di Nagumo poteva farlo sentire veramente bene.

Ho collezionato esperienze da giganti 
Ho collezionato figuracce e figuranti 
Ho passato tanti anni in una gabbia d' oro 
Sì, forse bellissimo, ma sempre in gabbia ero 
ora dipenderò sempre dalla tua allegria 
Che dipenderà sempre solo dalla mia 
Che parlerà di te 
E parlerà di te 

Percorreva un vicolo buio e abbandonato, c’erano poche luci ad illuminare la strada e, molte, lampeggiavano, vecchie e ormai quasi spente. Alzò gli occhi al cielo; le nuvole coprivano le stelle e la luna. Nagumo avvertiva l’impulso di girare i tacchi e tornare indietro, ma il suo orgoglio glielo impediva, gli diceva di rimanere lì, in quel posto, e arrivare chissà dove. Si fermò, si appoggiò al muro grigio e sporco, mentre rifletteva e contava quante volte lui e Suzuno avessero litigato, quante se n’erano dette e quante ne avevano fatte l’uno al fianco dell’altro. Esperienze che sembravano non avergli lasciato niente, perché Nagumo continuava ad avere le gambe paralizzate, incollate al suolo. Nonostante tutto sembrava non aver imparato niente. Perché non era difficile capire che ogni volta che quei litigi nascevano e si scatenavano stavano male entrambi, ci rimaneva male anche il ragazzo con i capelli azzurri. Nagumo sembrava voler credere alla maschera che l’altro si costruiva ma, dato il loro legame, il rosso sapeva perfettamente come fosse Suzuno. Un migliore amico non dovrebbe comportarsi così. Non dovrebbe fregarsene dell’altro, dovrebbe tornare indietro per consolarlo, ma cosa avrebbe potuto dire? Scusa per l’errore che abbiamo commesso? Ma Nagumo sentiva di non essersi pentito, gli sarebbe piaciuto ricordare di più, semplicemente questo. E le differenze con gli altri battibecchi continuavano a farsi scoprire, minuto dopo minuto. Nagumo, di solito, ignorava. Poi lui e Suzuno, dopo un po’, riprendevano a parlare come se non fosse successo niente. Sorrideva, gli parlava, lo prendeva in giro. In quel momento si rese conto che quello che gli faceva affrontare con leggerezza quelle situazioni era lo sguardo di Suzuno. Sempre glaciale, certo, ma come sollevato di essersi riappacificato senza dover parlare. Un sollievo silenzioso. Suzuno era mai stato felice? Nagumo se lo chiedeva, poi borbottava e si diceva che non erano affari suoi. Il ragazzo con gli occhi color miele avrebbe voluto avvertire l’allegria del compagno. Allegria che, non aveva ancora capito, dipendeva soprattutto da lui, il suo amato migliore amico.

È solo che… 
Che quando non ritorni ed è già tardi e fuori è buio 
Non c'è una soluzione questa casa sa di te 
E ascolterò i tuoi passi e ad ogni passo starò meglio
E ad ogni sguardo esterno perdo l'interesse 
e tanto ti amo 
che per quegli occhi dolci posso solo stare male 
e quelle labbra prenderle e poi baciarle al sole 
perché so quanto fa male la mancanza di un sorriso
quando allontanandoci sparisce dal tuo viso 
e fa paura, tanta paura, paura di star bene 
di scegliere e sbagliare 
ma ciò che mi fa stare bene ora sei tu, amore 

e fuori è buio 
ma ci sei tu, amore 

Suzuno si avvicinò alla finestra e appoggiò le dita nivee sul vetro opaco, sperava di vedere un ciuffo di capelli ribelli e rossi spuntare da dietro l’angolo. Secondi, minuti, ore. Niente di niente. Nessuna telefonata, nessuna parola. L’azzurro sapeva che la rabbia della mattina si era smorzata totalmente e ora aspettava, un attesa che faceva tremendamente male. Forse Nagumo lo odiava. Il ragazzo sapeva di aver esagerato, anche perché, si rendeva conto, di aver sperato molte volte di essere qualcosa di più per quell’idiota. Ma l’aveva sempre negato a sé stesso, fingendo di provare assolutamente niente. Si era protetto dietro alla storia del “migliore amico” che avevano messo in piedi insieme, per evitare di andare oltre. E sentiva la sua assenza, era strano non udire la sua voce, non respirare il suo odore.
Suzuno uscì fuori, in giardino, e si sedette vicino ad una piccola e bassa siepe, con le ginocchia premute contro il petto. Un passo, due passi, tre passi. Suzuno li percepiva, sperava, mentre il cuore sfuggiva al suo controllo, battendo sempre più forte. L’azzurrò alzò gli occhi verso l’alto, un’ombra lo sovrastava, immobile. “Mi hai fatto aspettare” mormorò, guardandolo negli occhi. “Pensavo ti fossi rifugiato da Hiroto.”
“Mi aspettavi?” chiese Nagumo, sorpreso. “Stai diventando più sentimentale del solito.” L’oro delle iridi di Nagumo si mescolava a quello azzurro ghiaccio di quelle del compagno, mentre ognuno dei due cercava di indagare i sentimenti dell’altro senza aprir bocca.
“Senti…” Parlarono allo stesso istante e tacquero subito, interdetti. Suzuno decise che era rimasto seduto abbastanza e tese le braccia in alto, Nagumo le afferrò senza esitare e lo tirò su, facendoselo quasi venire addosso. Rimasero per un po’ a dondolare sul posto, puntellandosi sui piedi, poi il rosso sospirò. Le sue mani erano ancora strette intorno ai suoi avambracci. “Vogliamo far finta che non sia successo nulla?” propose a bassa voce.
L’altro sbuffò, non poteva suggerire cosa peggiore. “Vuoi chiudere il becco?” ribatté, furente. Nagumo lo fissò ad occhi spalancati. “Sei lunatico? Prima non sembravi ancora arrabbiato! Se mi aspettavi per fare a botte, guarda che sono sempre disponibile—” La frase fu interrotta da un bacio, Suzuno gli coprì le labbra con le proprie.
“Quale parte di ‘chiudi il becco’ non ti è chiara? Preferirei che non dessi altri stupidi suggerimenti” sibilò. Nagumo lo guardò sorpreso. “Questo vuol dire che sono perdonato?”
Suzuno alzò gli occhi al cielo e avvicinò di nuovo la bocca alla sua.
“Forse mezz’ora fa” bisbigliò. “Ora vuol dire che dobbiamo rientrare.” Si voltò di scatto ed entrò in casa senza dire altro, ma aveva lasciato la porta aperta. Nagumo scosse il capo e sorrise. “Potresti invitarmi in modo più esplicito” mormorò. Diede uno sguardo dietro di sé, chiedendosi per un attimo se seguirlo fosse davvero la scelta giusta: era stato solo un episodio, ma le probabilità che succedesse ancora non era basse. Se fosse andato via adesso, sarebbero stati meglio entrambi? Era uno sbaglio scegliere di amarsi?
Suzuno si riaffacciò alla porta e lo trafisse con l’azzurro fosco dei suoi occhi.
“Haruya… entra. Fuori è buio” disse, tradendo una certa inquietudine. Nagumo annuì e gli venne incontro, chiuse con un calcio la porta mentre gli cingeva la vita con le braccia.
“Posso baciarti?” chiese, quasi beffardo.
“Mi offenderei se tu non lo facessi” rispose l’altro, arrogante.
Probabilmente sarebbe successo di nuovo; mentre si baciavano, però, il rosso realizzò che non gli importava: in quel momento l’unica cosa che lo faceva stare bene era lui. Ed era sicuro che anche Suzuno la pensasse così.

E fuori è buio...

Fuori era buio, ma ormai non li riguardava più…

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