Talia su trivò ancora una volta stesa sul letto,
con le spalle strette scosse dai singhiozzi;
si tirò su le maniche della felpa scoprendo le
braccia pallide solcate da numerosi tagli.
Anche quel giorno a scuola, Talia era stata
soggetto di insulti e prese in giro, i bulli
l'avevano picchiata in uno dei bagni in disuso
e l'avevano lasciata lì, singhiozzante.
Quando Talia era tornata a casa, quel
i genitori non l'avevano degnata di uno sguardo,
troppo impegnati a litihare, solo il fratello
maggiore, Jacopo, sembrava averla notata, ed
aveva perfino provato a bloccarla per chiederle
cosa non andasse, ma lei era scivolata via dalle
sue braccia e si era chiusa in camera a chiave.
Sul cellulare continuavano ad arrivarle i
messaggi contenenti insulti da parte dei suoi compagni.
Con un fluido movimento della mano e tenendo
ben ferma la lametta, segnò ancora le sue
braccia.
Talia decisa, si alzò e prese due due pezzi di
carta, una penna e scrisse velocemente
qualcosa;
poi si diresse in bagno ed aprì l'acqua della
vasca, prese una scatoletta di sonniferi
dall'armadietto del bagno ed ingoiò tutte le pasticche,
lentamente, due a due.
Dopo aver preso le lamette dalla camera ed
esser tornata in bagno, Talia si spogliò e
rimanendo solo in biancheria intima si immerse
nell'acqua calda della vasca.
Dopo qualche minuto iniziò a sentirsi stanca,
ma continuò a tagliarsi sui polsi, sulle cosce,
sulle caviglie, poi però, ad un certo punto,
mentre Talia rivolgeva i suoi ultimi pensieri
a suo fratello, la lametta le cadde di mano e
la testa ciondolò di lato. Fu così che finì.
Talia era morta.