Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: EuphemiaMorrigan    10/08/2013    5 recensioni
È la prima storia su questo fandom, spero sia un lavoro decente.
[Eren x Levi]
"Crede... Crede che un giorno, non troppo lontano, riuscirà a guardarmi, Caporale?"
"Ti vedo già, Jaeger"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Credi...

 

Note dell'autrice: Salve! Sono nuova del fandom. Ed è un po' come iniziare tutto da capo, però volevo tentare di scrivere qualcosina. Spero che i personaggi non risultino così fuori carattere e che la trama di questa piccolissima One-shot (Che è molto più una flash) non sia così terribilmente scontata come sembra a me. Non che sia chissà cosa, dato che la prima storia che provo a scrivere su di loro, ci devo prendere la mano. Comunque sia vi lascio alla lettura, grazie a chi leggerà e lascerà un piccolo parere.

 

Nello stesso istante in cui, il genere umano, risollevò il volto dalla sua mangiatoia...

...Io persi ogni cosa.

 

Credi...

Prega...

Spera...

In quel futuro che non riuscirai mai a raggiungere, mentre i miseri brandelli di fuliggine, provenienti dai corpi dei tuoi compagni riarsi dalle fiamme scarlatte, assumono, con idilliaca armonia, la consistenza e la forma astratta di quelli che, un tempo lontano, furono i più preziosi sogni che in te conservavi.

Speranze infrante ai piedi come cocci appuntiti graffiano i tuoi arti.

Provocando, nuovamente, l'ennesima profonda ferita.

Ogni singolo giorno il destino dell'intera umanità si compie dinanzi ai tuoi occhi, spalancati su uno scenario apocalittico.

Sulla Madre Terra satura del sangue degli esseri umani, delle bestie tenute in cattività. All'interno di una prigione che appare, agli altri, dorata.

E che per te non è altro che una reclusione forzata.

Fragili.

Come quelle giunchiglie strappate alla radice.

Impauriti.

Come maiali pronti per essere macellati.

Impotenti.

Di fronte a qualcosa di più grande, a quella piaga Divina giunta dalle profondità di un caldo Inferno terreno.

Quelle figure mostruose, immense, gigantesche...

Quelle figure che insozzano il Pianeta natio tanto amato...

Quelle stesse che rassomigliano ad uno di quei tanti Dei che un semplice essere umano non può avere l'ardire di sconfiggere.

Ma lui, loro, non erano mai stati semplici esseri umani...

 

«Jaeger... -Gracchiò, con tono di voce piatto ed annoiato- ...Stai di nuovo fissando il vuoto» Non era una domanda. Non serviva informarsi su un'ovvietà secondo Rivaille.

Allora perché aveva percepito il bisogno di spezzare quel silenzio snervante? Lo stesso che lo tormentava da quando la sua squadra era stata distrutta in nemmeno un battito di ciglia.

Quel ragazzino idiota e sconsiderato, ma con un coraggio e una determinazione bramata dalla metà degli uomini della Legione, era l'unico rimasto lì.

L'unico con cui valeva la pena parlare.

Vivere. Respirare.

Avrebbe voluto, nei meandri più reconditi della sua anima, farlo anche solo per un misero attimo, ma la crudeltà del mondo lo impediva.

Era l'unico... Sopravvissuto.

«Mi scusi, Signore» Mormorò educato, svuotato.

Tornò a piluccare nel piatto pieno, in un pesante silenzio, spostando lo sguardo dal muro, al suo pasto. Non modificando minimamente l'espressione del viso.

La loro routine non cambiava spesso da quando era accaduto.

Da quando erano stati sconfitti, rimanendo soli. Ancor più solitari dei tempi scorsi.

E Rivaille aveva iniziato a provare un senso di disagio, ben nascosto dagli strati impenetrabili della sua dura maschera, ogni qualvolta camminava per quei corridoi che, anche quando erano stracolmi di soldati, gli apparivano vuoti.

Come le pupille del suo cadetto.

Dov'era quella scintilla di follia?

Quella speranza che bruciava come fuoco vivo nelle iridi chiare?

Aveva, perfino lui, iniziato la sua recita?

E chi non recitava in quel mondo...

Spesso, troppo spesso, si domandava se potesse esistere qualcuno di completamente sincero. Nello stesso istante in cui se lo chiedeva posava lo sguardo sulla figura di quel ragazzino e scuoteva, impercettibilmente, il capo.

No.

Lui era... Folle. Stupido. Masochista. Dannatamente determinato e pronto a tutto per raggiungere i suoi obiettivi, ma non era sincero.

La sincerità era un lusso che nessuno poteva permettersi.

«Jaeger... -Parlò ancora- ...Smettila di osservare il vuoto» Aggiunse con la solita tonalità atona e disinteressata. Nascondendo dentro di sé il desiderio di vedere quegli occhi carezzare realmente il suo corpo.

Brama che fu accolta.

Eren voltò il viso in sua direzione, osservandolo mentre sorseggiava tranquillamente dal suo bicchiere, non rivolgendogli la benché minima attenzione.

Non più...

Scrutò la sua espressione seriosa ed indecifrabile.

Le dita diafane stringere l'oggetto in una morsa salda, come se provasse irritazione, od imbarazzo, per qualcosa che stava accadendo.

Vide le sue labbra assottigliarsi in una smorfia leggera ed i suoi occhi, troppo chiari e piatti per apparire umani, penetrare nei propri.

Inchiodandolo sul posto, come sempre.

Ed, allora, Eren gli rivolse le stesse silenziose domande che si chiedeva da tempo.

Ogni volta che si fermava a pensare.

 

Crede...

Crede che un giorno si potrà tornare a raccogliere i fiori di campo?

No, Jaeger”

 

Crede...

Crede che un giorno si potrà tornare ad essere dei semplici umani?

Nemmeno”

 

Crede...

Crede che un giorno, non troppo lontano, riuscirà a guardarmi, Caporale?

Ti vedo già, Jaeger”

 

«Mi vede?» Domandò con un flebile sussurro, spezzando quel discorso senza parole che avevano intavolato. Stupito da quell'unica risposta positiva percepita sulla carne, come se Rivaille avesse affondato una lama all'interno del suo petto.

Tagliando come burro quel cuore grondante di sangue.

«Sì, Eren, ti vedo» Rispose puntando le sue iridi su quelle del cadetto ancora per un secondo.

Uno solo.

Un così veloce attimo che non durò nemmeno il tempo di un respiro.

 

Crede che un giorno potrà mai innamorarsi di me?

Non in questo mondo, Eren”.

 

Allora abbiamo un motivo in più per vincere, Caporale.

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