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Autore: Wait    10/08/2013    0 recensioni
E Coraline se lo stava davvero domandando se era quella la fine...
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Is this the end?


This is the end 
Hold your breath and count to ten 
Feel the earth move and then 
Hear my heart burst again
- Skyfall, Adele


Coraline non amava restare in casa.


Preferiva respirare l'aria pungente di Doncaster, trovare nuovi posti, strade lontane o anche sedersi su di una panchina a Ruffey Lake Park ad osservare la gente: l'anziana signora intenta a leggere, i bambini scorrazzare per il parco e i suoi coetanei ridere fra di loro.
Si divertiva a leggere i pensieri delle persone attraverso i movimenti delle mani, l'espressione degli occhi e del viso, mentre segretamente immaginava la storia di ogni cittadino di quel paese nel sud dello Yorkshire.

Tutto pur di non pensare alla propria.
Tutto pur di non sentire quel grosso macigno in gola, i sensi di colpa nell'essere una totale delusione per quelli che l'avevano accolta in casa.
Coraline stava in silenzio la maggior parte del tempo che trascorreva tra le mura domestiche: non parlava spesso con Johannah, la madre adottiva; non vedeva più Mark da quando avevano divorziato un anno dopo il suo arrivo; non interveniva nelle discussioni tra Daisy e Phoebe - le gemelle - ; né in quelle tra Charlotte e Felicite.
Si era inserita in quella famiglia da sei anni, ma ora , a 17 anni, si sentiva ancora una perfetta estranea.
Era consapevole di essere un peso.
Coraline fumava, era stata bocciata, e quell'anno non dava segni di miglioramento. Era scontrosa, e non sapeva tenere a freno nessun tipo di emozione. Si lasciava travolgere sperando un giorno di rimanere seppellita da tutto ciò che la circondava, permettendole di sparire.
Il suo mondo si era sempre basato sull'incostanza di sentimenti opposti, come se lei fosse una zattera in un mare in tempesta.
Da quando era piccola comprese di essere sola al mondo, convivendo ogni giorno con un turbine di negatività, pessimismo e rassegnazione che si rispecchiavano nei suoi sorrisi insicuri ed appena accennati, nei suoi occhi scuri tempestati di pagliuzze color miele dall'aria smarrita, nei suoi capelli castani perennemente in disordine, nel suo corpo magro e la sua pelle diafana interrotta a tratti da leggeri segni rossi o biancastri, simboli della lotta contro se stessa, come la bocca carnosa e screpolata torturata dai denti.
Era insipida ed invisibile agli occhi degli altri e questo le permetteva di girare per la città inosservata e lasciare che il vuoto nella sua anima diventasse l'unico elemento che la distingueva.
L'unica persona alla quale Coraline si affidava quasi completamente era Louis, il fratello maggiore.
Ogni volta che gli occhi di lei si incontravano con quelli blu del ragazzo, Coraline vedeva qualcosa che le assomigliava, e provava un senso di appartenenza al quale la ragazza si abbandonava
Louis, invece, specchiandosi in quei due pozzi scuri sentiva di immergersi nel dolore della sorella, di poterlo toccare con mano e di placarne almeno una piccola parte.
E pupille nelle pupille si sostenevano e si incoraggiavano a vicenda nell'innocenza pura che c'è in uno sguardo tra fratelli.


° ° °

Come tutti i pomeriggi Coraline si stava preparando per uscire. Scelse accuratamente il maglione bianco bucherellato ed i suoi jeans skinny neri abbinati agli inconfondibili anfibi e ala borsa di pelle.
Varcò la soglia di casa e si accese una sigaretta.
Nessuno la fermava, a nessuno interessava ed era forse questo ciò che le mancava di più: avere limiti, perché non ne aveva da quando Johannah si era arresa a dargliene.
L'unica persona che non si arrendeva mai con lei era Louis, ed anche se faceva finta di odiare tutta quell'apprensione nei suoi confronti, Coraline in realtà amava a volte essere trattata come una bambina. Forse perchè era cresciuta troppo velocemente e non aveva mai avuto modo di esserlo.

Coraline si comportava da adulta ma tutto ciò che conosceva della vita era la grande solitudine portatrice di infelicità derivata dalla prima.

Aspirava avidamente il fumo facendo poi uscire piccole nuvole bianche dalla sua bocca osservando la strana danza di quei filamenti chiari che con estrema lentezza si dissolvevano nell'aria e cercava di immaginarsi all'interno di quella coltre densa.
Stava sbiadendo.
Si espandeva.
Si amalgamava all'aria fredda e pesante fino a scomparire.
Quel momento di quiete venne interrotto dal rumore del telefono che squillava incessantemente.
Coraline si risvegliò dal suo sogno ad occhi aperti ed un po' amareggiata, forse infastidita, prese il telefono dalla borsa che smise di suonare una volta nella sua mano. Sbloccò lo schermo del telefono e lesse “Louis” sulla lista delle chiamate perse assieme ad un messaggio in segreteria sempre da quell'ultimo.
Portò l'oggetto all'orecchio e sorridendo ascoltò la voce squillante del fratello.

“ Rugno! Senti, invece di vegetare su di una panchina come tuo solito,
che ne dici di un po' di pizza ed andare al nostro posto per mangiarla
in auto? Ti aspetto direttamente li, mandami un messaggio di risposta,
ti voglio bene.”


Compose velocemente una risposta.
 

“ Okay, mi fumo un'ultima sigaretta ed arrivo. Ti voglio bene anch'io,
e non sono un rugno. ”


Prese il suo pacchetto di Camel Blue, ma si maledì quando si rese conto che era l'ultima, così la accese e si diresse tranquillamente verso la tabaccheria più vicina.


° ° °

- “Coraline Tomlinson? La sorella di Louis?” - chiese una voce sconosciuta al telefono
- “Si, ma chi è lei? Perché ha il telefono di Lou?” - rispose la ragazza perplessa.
Silenzio.
Coraline stava camminando verso il luogo di ritrovo col fratello, era in ritardo e confusa.
Chi era quell'uomo? Perché aveva il telefono di Louis?
- “Mi dispiace signorina, suo fratello ha avuto un incidente con la macchina e.. beh, abbiamo fatto il possibile ed è stato subito portato in ospedale, ma..continuava a dire ' Coraline' e...” -
- “Cos..cazzo! Come sta? Arrivi al dunque” -
- “ Mi dispiace ma non ce l'ha fatta, ha perso troppo sangue..” -
Coraline chiuse la chiamata ed iniziò a correre.
No, Louis non era morto, doveva essere uno scherzo, un fottutissimo scherzo.

Arrivata a destinazione la scena che le si presentò di fronte era agghiacciante : l'auto rossa del fratello era accartocciata contro un albero e circondata da vigili e paramedici che si muovevano freneticamente.

Il battito erratico del suo cuore era così forte che le sembrava di sentirlo in testa.

Si avvicinò quanto più possibile all'auto cadendo in ginocchio con le lacrime agli occhi mentre sentiva la stretta al cuore farsi sempre più dolorosa e lancinante tanto che la ragazza si chiese se per caso non fosse sul punto di avere un infarto.
Pezzi della carrozzeria e vetri erano sparsi tutti intorno a lei, e fra quelli scorse un pacchetto color blu, a tratti più scuro a causa del sangue del fratello.
Con le mani tremanti lo raccolse e si alzò nascondendolo nella borsa per poi correre via senza meta, come se non vedesse più. Il dolore la accecava. Era buio, sentiva come se qualcosa dentro di lei stesse trascinando via l'ultimo raggio di sole che albergava nella sua anima. Louis.
Involontariamente si ritrovò seduta, sul prato del loro posto segreto e cercando di mandare indietro le lacrime si accese una sigaretta e spense il telefono. Prese frettolosamente la scatolina e la osservò a lungo, mentre le ombre da cui era sempre scappata via la avvolgevano in una bolla di logorante solitudine.
Prese un respiro profondo ed aprì il cofanetto.
Un biglietto ne nascondeva il contenuto e la scritta “Coraline” nella tipica calligrafia del fratello lampeggiava agli occhi della ragazza.
Lo sollevò ed una collanina con un ciondolo forma di stella le strappò un abbozzo di sorriso mentre il vento gelido la investì assieme a tutti i ricordi legati a quel simbolo...

# - “Io non lo so dove sono i miei veri genitori, sono morti. Delle volte vorrei parlare con loro, sai? Ma non so dove cercarli” -
- “Vedi questa collanina? Mia nonna me la regalò quando avevo 10 anni dicendomi che il nonno era diventato una stella ed io avrei dovuto solo scegliere quale per trovarlo e parlargli” - aveva risposto Louis risoluto alla sorellina di dodici anni.
- “Qual'è la stella dei miei genitori?” - domandò Coraline lasciandosi asciugare le lacrime dal fratello maggiore.
- “ Quale ti piace?” -
- “Non lo so.. forse quella piccolina li” - rispose lei.
- “Ecco, i tuoi genitori sono li, e puoi parlarci quando vuoi” - annuì Louis accarezzandole i capelli scuri.
- “ Davvero? E tutti diventiamo stelle?” - chiese la bambina.
- “ Si, anche io e te lo diventeremo” - concluse soddisfatto il maggiore.
- “ Ti voglio bene fratellone” -
- “ Anche io piccola” - #

Tutte quelle memorie traboccanti di sofferenza ed angoscia, attraversarono la mente di Coraline bruciando ogni cosa al loro passaggio, lasciandola agonizzante.
Alzò gli occhi al cielo: era già notte.
Rivoleva Louis.
Era arrabbiata con se stessa per essere stata così stupida da darlo per scontato, si sentiva quasi colpevole della sua morte. Non si sarebbe dovuto trovare li, non avrebbe dovuto cercarla, non avrebbe dovuto neanche conoscerla. Lui era morto a causa sua, in un certo senso. Ed ora, era morta anche lei. Era sola, si era persa, e Louis non sarebbe tornato, ma lei lo avrebbe aspettato li comunque.
- “ Dimmi ora, Lou. Qual'è la tua stella? Devo parlarti. Dove sei?” -
Si addormentò cullata dai suoi stessi singhiozzi e quando si risvegliò era quasi l'alba.
Prese l'ennesima sigaretta e portandola alla bocca la accese. Gli occhi erano gonfi, avrebbe pianto volentieri ancora ma non sentiva più nulla. Ogni percezione, sentimento e sensibilità erano intorpidite, quasi addormentate.
Improvvisamente i suoi pensieri furono interrotti da una voce familiare.
- “ Non dovresti stare da sola a quest'ora, girano brutte persone.” -
Coraline spaventata si girò ed alla sua destra vide un ragazzo, capelli ricci , jeans neri, felpa blu ed un profilo conosciuto.
- “ Cosa ti fa pensare che io non lo sia, Harry?” -
- “ I tuoi occhi” - sussurrò lui.
- “ Senti, cosa vuoi da me?” - rispose innervosita.
Coraline non aveva voglia di parlare, voleva stare sola e lui le impediva di farlo. Lo guardò dritto negli occhi con l'intento di allontanarlo.
Delle ferite verdi la fissavano smarrito e le scavavano l'anima. La sensazione le ricordava lo sguardo di Louis e la rabbia, mista a sofferenza tornò a bruciare, costringendola a distogliere lo sguardo.
- “ Era il mio migliore amico.” -
- “ Era mio fratello.” -
Le lacrime scorrevano sul viso di entrambi e nessuno diceva nulla, ma sapevano di essere un po' meno soli al mondo.



Ciao a tutti,
è la mia prima One shot, spero vi piaccia. Come sapete già “ #....#” indica un flashback e “° ° °” uno stacco temporale.
Wasteland non è stata più aggiornata perchè l'altra ragazza sta attraversando una crisi esistenziale sul se continuare o no. Nel frattempo leggetevi questa storia.
Non ho inserito banner, o cose particolari diciamo. Domani la rifinisco, è che devo scappare via ed ho troppa voglia di pubblicarla, perdonate il disordine, domani sistemo tutto! Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione. Per ora vi saluto, ciao a tutti.

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