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Autore: Nivees    10/08/2013    2 recensioni
[ Piccola Laven di tre capitoli in onore alla Laven Week! | E pure per il compleanno del Baka Usagi, obv ]
Lo aveva trovato, ma non aveva concluso proprio niente di quello che aveva programmato. In qualche modo, Lavi aveva sempre sentito che gli ultimi attacchi erano opera sempre della stessa persona, e non poté fare a meno di associare la figura ad Allen. Allen il traditore – come ormai veniva additato all'Ordine. E aveva deciso di vederlo, di poter dire di aver visto con il suo stesso occhio che era lui il colpevole, di poter portare delle prove a suo sfavore – o a suo favore, perché Lavi aveva sperato fino all'ultimo di sbagliare, una volta tanto.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi | Coppie: Rabi/Allen
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Vapori accesi non vid'io sì tosto
di prima notte mai fender sereno
né, sol calando, nuvole d'Agosto.»
Divina Commedia; Purgatorio. Canto V.

 

Il sole stava calando, il cielo stava diventando sempre più scuro, sempre più cupo.
Lavi aveva letto in un libro, non molto tempo prima, che nelle prime ore della sera il cielo veniva attraversato da stelle cadenti quasi invisibili – solo un occhio allenato poteva coglierle e chi, meglio di lui, era più azzeccato per quel ruolo? Lui credeva fermamente alla maggior parte delle cose scritte sui libri che era solito leggere, quindi non si stupì nemmeno quando, senza nemmeno accorgersene, quella stessa sera si ritrovò appoggiato al davanzale della finestra, con lo sguardo puntato in alto alla ricerca di almeno uno solo di quegli astri che erano capaci di esaudire desideri.
Dopo quella stessa mattina – o era quella prima? – non aveva più saputo niente di Allen. L'unica cosa che di cui era a conoscenza era che gli altri erano andati in missione, senza di lui che era ferito – per così dire – e che probabilmente lo avevano incontrato. Forse si erano combattuti. Forse Allen si era pentito di averlo lasciato in vita e adesso stava facendo fuori un Esorcista dopo l'altro. Non era da Allen ma... ormai doveva aspettarsi di tutto.
E rimpiangeva terribilmente di non essere uscito lui stesso, si essere rimasto buono in quella stanza ad aspettare chissà cosa, invece che andarlo a cercare. Quindi guardò con insistenza il cielo terso sopra di lui ed espresse un desiderio – e poco importava se quelle strisce luminose erano solo uno scherzo della sua mente, che disperava così tanto di vederlo; tentare, in quel caso, bastava.
«Avanti, voglio vederlo un'ultima volta. Chiedo troppo, forse?».

 

«non ringhiò sì, né si mostrò acra
Tarpeia, come tolto le fu il buono
Metello, per che poi rimase macra.»
– Divina Commedia; Purgatorio. Canto IX.

 

Qualcuno mancava, in quella marmassa di gente.
Gli occhi saettavano veloci tra i volti dei presenti, non riuscendo a guardare il tutto in modo impassibile come si era autoimposto di fare. Strinse i pugni, non vedendo alcuna capigliatura rossa spiccare tra quella massa di peccatori e subito mille pensieri si fecero largo nella sua mente, dal peggior degli avvenimenti che gli potesse essere successo a quello più preoccupante.
E dire che aveva partecipato a quella missione solo con l'unico scopo di poterlo incontrare, adesso che sapeva che non era presente a quell'attacco persino la voglia di portare a termine il suo scopo era sparita. Stizzito dunque, si girò verso Tyki, «Lascio a te il compito, io me ne vado».
«Sembri scocciato. Qualcosa è andato come non volevi, Conte?» ghignò l'altro alle sue parole, avvicinandosi a lui prima che potesse entrare nel gate alle sue spalle.
Allen lo guardò con sufficienza. «Non c'è colui che cercavo. Questo è quanto».
«Oh, ma questo si può benissimo porre rimedio, Conte». Tyki si fece ancor più vicino, piegandosi leggermente in avanti in una specie di inchino e posò una mano sul cuore. Il ghigno sulle sue labbra non era ancora sparito, «Dammi l'ordine di andare a prenderlo, e io andrò fino in capo al mondo pur di portartelo».
«Fallo», quasi non attese nemmeno che finisse di completare la frase che subito gliel'ordinò, «Portalo nell'Arca, qui finisco io. Vivo, mi raccomando».
Accennando un cenno d'assenso, sparì seguito dalle sue Tease. E mentre comandava ad alcuni Akuma di attaccare, un dubbio si radicò nella sua mente, non appena si rese conto che non gli aveva detto il nome di Lavi, e nonostante ciò Tyki sembrava sicuro di cosa stesse facendo.

 

«Adhaesit pavimento anima mea
sentì dir loro con sì alti sospiri,
che la parola appena s'intendea.»
– Divina Commedia; Purgatorio. Canto XIX.

 

«Il Conte chiede di te, guercio».
Lavi fissava il Noah, seduto per terra. Per lo spavento, non appena gli era apparso davanti, era caduto e aveva anche preso una bella botta al di dietro, ma le parole dell'uomo di fronte a lui fermarono qualsiasi lamento in gola. L'occhio smeraldino lo guardava smarrito e confuso: il Conte? Il conte era sparito da tempo ormai, tutte le persone dell'Ordine erano a conoscenza di ciò. Che Tyki intendesse... Allen?
«E... e quindi? Dov'è?» chiese, rimettendosi poco stabilmente in piedi.
«Devo portarti da lui, ovviamente. Non è consigliabile che il Conte metta piede qui, dopotutto» spiegò spiccio, fumando tranquillamente una sigaretta presa poco prima, incurante del fatto di essere in un territorio nemico. Nemmeno il tempo di poter chiedere qualche altra informazione a riguardo, che il Noah lo prese per un polso e avvicinò il viso al suo, parlandogli direttamente sulle labbra: «Allora? Mi seguirai o mi darai filo da torcere? Il Conte mi ha espressamente chiesto di portarti vivo da lui, ma sai... gli incidenti di percorso succedono a volte...».
«V–verrò, non uccidermi» chiarì subito, alzando le mani. Anche perché, detto proprio sinceramente, non vedeva l'ora di rivedere Allen, e quello sembrava l'unico modo per farlo.
«Quindi sei pronto a tradire i tuoi amici, pur di vedere il Conte?».
Lavi si morse il labbro a quelle parole. Non voleva tradirli – insomma, non era né il momento né c'era un motivo valido che il suo vecchio avrebbe accettato – però... voleva vedere Allen. Quindi si limitò ad annuire, guardandolo seriamente e aspettando che lo portasse dove doveva.
E quando sparirono avvolti dalle Tease, l'ultima cosa che vide fu Lenalee e Yuu che lo guardavano stupiti, tendendo una mano verso di lui.

 

« – Ricordivi – dicea – dei maledetti
nei nuvoli formati, che satolli
Teseo combatter coi doppi petti.»
– Divina Commedia; Purgatorio. Canto XXIV.

 

Il sangue sui suoi guanti lo disturbavano alquanto, mentre a passo di carica avanzava attraverso i corridoi poco illuminati dell'Arca. Aveva sentito dagli Akuma che Tyki era tornato insieme a qualcuno, e voleva proprio vedere chi avesse portato – se fosse stato Lavi, comunque, i suoi sospetti sarebbero stati fondati, ma li avrebbe messi da parte almeno per un po'.
Allen spalancò la porta della sala, sporcando la suddetta di sangue. Portò lo sguardo sui presenti, e la sua attenzione fu irrimediabilmente attratta da quei capelli accesi, da quell'occhio brillante e da quel sorriso che, però, in quel momento non illuminava il suo volto. Senza cambiare espressione e poco preoccupato del pavimento che si sporcò del sangue che gocciolava dai suoi guanti imbrattati, si avvicinò con sicurezza al trio davanti a lui.
«Tyki, Road» chiamò i due Noah, stabiliti ai lati dell'Esorcista, «Andatevene».
Road prese per mano Tyki e insieme a lui saltellò via, canticchiando: «Il Conte vuole stare solo con l'Esorcista~», chiudendo poi la porta dietro le loro spalle.
Allen non tolse gli occhi da Lavi, il quale si guardava attorno un po' spaesato e in imbarazzo.
Non ricambiava lo sguardo.
«Lavi?».
Il rosso sorrise, «Finalmente posso parlarti senza rischiare di essere attaccato» ridacchiò agitato, portandosi una mano tra i capelli liberi da qualsiasi vincolo, «Quindi Allen... cosa stai facendo?». Finalmente lo guardò, diventando terribilmente serio, serio come mai Allen lo aveva visto prima di allora. «Finirai con il perdere, Allen. Adesso, sei tu il nemico. Non stai più lottando dalla parte del bene».





Eccomi qui con la seconda raccolta di quattro flash/pocopiùchedrabble. Scusate se mi sono ridotta quasi all'ultimo momento, ma ho avuto un sacco da fare quest'oggi, ma non perdiamoci in convenevoli! Inizio con il spiegare anche queste quattro, che anche qui il messaggio è parecchio criptico.
Allora, nella prima penso che il significato sia chiaro: Lavi sta esprimendo un desiderio seguendo quel che dice un vecchio detto letto dentro un libro. Nelle parole della Divina Commedia, si parla di "Vapori accesi". Sono le stelle cadenti, secondo la parafrasi della mia prof. E io mi sono fidata. ù.ù Nella seconda, si parla di come Allen usi Tyki per poter avere Lavi. Nella terzina dantesca, si parla appunto di quando Cesare pagò dei mercanti per poter eseguire meglio la sua dittatura (so che non si capisce, spero che almeno se lo spiego poi vi sembrerà tutto più chiaro!). Nella terza, più che altro c'è il riferimento alla frase in latino, che tradotta sarebbe "L'anima mia aderì alla terra". Ovvero, divenne peccatrice. E' quel che succede a Lavi, dato che pur di rivedere Allen non combatte tradendo i suoi compagni all'Ordine. E nell'ultima, infine, si parla che i "nemici sono sempre vinti", come i maledetti (i centauri) sono stati vinti da Teseo. E' quello che Lavi tenta di dire ad Allen, che perderà. Insomma, il succo è questo, spero sia chiaro. ç.ç
Anyway, non ho altro da aggiungere. A parte ringraziare infinitamente l'unica persona che ha recensito e messo nelle seguite la storia e quelle anime silenziose che l'hanno messa anche loro nelle seguite. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento! Anche ai lettori silenziosi, ovviamente! Con questo vi saluto con un abbraccio e TANTI AUGURI LAVI perché non dimentichiamoci che oggi è il compleanno del nostro coniglio preferito e disperso. E se lasciaste una piccola recensione, mi rendereste felice :3 Salut! Niv

  
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