Fanfic su artisti musicali > The Vamps
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Autore: niall_istheway    10/08/2013    0 recensioni
Connor Ball. Tristan Evans. James McVey. Bradley Simpson. Chi avrebbe mai pensato che sarebbero diventate persone così importanti nella mia vita? Ma soprattutto chi poteva immaginare che sarebbero potute entrare a farne parte?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2
'E' una cosa stupida, quel diario' pensai mentre camminavo 'perchè dovrei continuarlo?'

Sara?” mia madre, come al solito, interruppe i miei pensieri “andiamo a fare un po' di spesa, tu vieni?”

Al solito un 'no' non mi era permesso, quindi chinai la testa e continuai a calciare il sasso seguendo la mia famiglia 'ma che bella vacanza'.

Entrai nel supermercato svogliata, sapendo che avrei dovuto tradurre, pagare e parlare con la cassiera.

'Dio, ma un corso di inglese no?! Cristo presto vostra figlia si trasferirà all'estero, non verrete mai a trovarla?' abbandonai i miei pensieri, ormai rassegnata, e cominciai a buttare tutta la roba italiana che trovavo nel carrello. Un commesso sbatté contro il mio carrello per errore e distrattamente si scusò senza guardarmi troppo in faccia, cosa che nemmeno io feci con lui.

'Aspetta, non può essere un commesso, insomma, non penso che gli sia permesso portare il cappuccio sul posto di lavoro'

Mi girai verso di lui. Aveva una camminata strana, probabilmente era l'altezza smisurata a farlo camminare in quella maniera così buffa e goffa.

Non ci feci troppo caso e continuai a gironzolare per le corsie senza il carrello, che si era fatto ormai troppo pesante. I miei genitori e mio fratello erano intenti a versare caramelle e frutta secca nei sacchetti. Come si divertivano, sembravano bambini e mi facevano quasi tenerezza. Scossi la testa e mi girai. Andai a sbattere contro qualcosa e tutti i sacchetti che avevo in mano mi caddero. No, non era un qualcosa, era un qualcuno. Ed era lo stesso 'commesso' di prima

Scusami” disse, chinandosi a raccogliere le mie buste. Perchè parlava inglese?

Lo fai apposta?” dissi ridendo

Un sorriso gli spuntò sulle labbra. Alzò la testa, il cappuccio non si era mosso di un centimetro. “Forse”

Risi. Cercai di prendergli i sacchetti, ma lui li tirò indietro “ti accompagno al carrello”

Sorrisi. Arrivati al carrello posò i sacchetti.

Hai fame?”

Cosa?”

Indicò il carrello.

Oh sì, beh devo fare la spesa per tutta la famiglia.”

In quel momento arrivò mio fratello che buttò le varie buste di caramelle nel carrello, lo prese e fece finta di guidare un trattore.

Ti aspettiamo alla cassa” disse, e sparì.

Il ragazzo mi guardò triste. Aveva capito, non aveva bisogno di traduzioni.

Stavo per salutarlo quando chiese se poteva rivedermi.

Qual era il problema dei norvegesi? In Italia sembravo un rifiuto umano agli occhi dei ragazzi, qui non faccio in tempo a girarmi che mi fissano come fossi oro.

Alzai le spalle.

Scrisse qualcosa su un foglio. Poi me lo diede.

Vado verso nord. Sono in una specie di vacanza con degli amici” disse.

Idem. Con i miei genitori” sospirai. Invece lui sorrise, quasi contento della mia non-libertà.

Tenda?”

Camper” risposi.

Riprese il foglio e scrisse il nome di un campeggio.

Ci vediamo” fece un cenno con la testa e se ne andò con la sua strana camminata.

Non sapevo nulla di lui, nemmeno il nome, come potevo fidarmi?

  
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