Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Aching heart    10/08/2013    6 recensioni
D'accordo, quella di Lilli e il Vagabondo non è una fiaba, ma è un meraviglioso classico Disney e per questo ha tutti i requisiti per "trasferirsi" a Storybrooke, una Storybrooke senza sortilegio e senza magia...
Cosa succederebbe se Lilli e il suo amato Vagabondo fossero persone reali che vivono con i nostri ben noti cittadini del Maine? Come si svilupperebbe la loro storia e come si intreccerebbe con quella del resto della comunità storybrookiana? Leggete e lo scoprirete ; )
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

8. Thanksgiving

-Tu hai fatto cosa?! – esclamò Marshall.
-Shhht! – lo zittì subito Lily. – Vuoi che lo sappia tutta Storybrooke?
Si guardò subito intorno, per vedere se qualcuno avesse sentito parte della loro discussione, ma fortunatamente nessuno badava a loro. Si trovavano da Granny a fare colazione, come tutti i sabati mattina, e come al solito a quell’ora la tavola calda era abbastanza affollata. Non tutti avevano la fortuna di non dover lavorare il sabato, e così i lavoratori facevano abitualmente colazione lì. Lily, Antoine e Marshall, invece, la facevano da abitudine dopo aver fatto jogging; erano tutti e tre tipi mattinieri e approfittavano del fatto che di sabato Lily non avesse lezioni per dedicarsi un po’ a loro tre. Lily, poi, quella mattina ne aveva anche approfittato per raccontare ai due amici cosa era accaduto il martedì scorso, quando loro due erano andati alla festa del loro amico e lei era uscita da sola. L’avrebbe fatto anche prima, ma non aveva voluto rischiare di essere sentita dai suoi genitori, e siccome la prudenza non è mai troppa aveva preferito aspettare di essere da Granny, dove, in mezzo a tante altre persone, sarebbero passati perfettamente inosservati e sarebbero stati lontani da orecchie indiscrete.
-Ma ti rendi conto di quello che hai fatto? – continuò Marshall a voce più bassa, mentre Antoine non sapeva se fosse il caso di dire qualcosa in difesa di Lily o di sostenere Marshall. – Quel tizio avrebbe potuto farti chissà che cosa, e pensa cosa sarebbe potuto succedere al The Rabbit Hole
Antoine decise di intervenire prima che al suo ragazzo venisse un attacco isterico. – Lily, avresti potuto dircelo che ci tenevi ad uscire, e noi saremmo venuti con te.
-Ma non potete rinunciare alla vostra vita sociale per me! Non potete continuare a starmi appiccicati, prima o poi dovrete lasciarmi camminare con le mie gambe, voi e i miei genitori.
-Cosa c’entrano ora i tuoi ge…
-Non importa – lo interruppe Antoine, vedendo che gli animi si stavano surriscaldando. – Quello che conta è che Lily non lo rifarà mai più… vero, Lily?
-Se intendi andare al King of the Fools, puoi scommetterci; ma d’ora in poi tutti i martedì sera uscirò con Ethan.
A Marshall andò di traverso il cappuccino che stava bevendo.
-Cosa?! – riuscì a dire con voce strozzata.
-Proprio così. E, vi prego, non ditelo ai miei.
-Certo che non lo diremo, Lily – la rassicurò Antoine. – Ma tu sei proprio sicura?
-Assolutamente. Voglio provare qualcosa di diverso, voglio fare nuove esperienze, e poi i miei non possono pretendere di tenermi al guinzaglio per sempre.
I due amici si guardarono preoccupati. Calò un imbarazzante silenzio, durante il quale ognuno pensò a mangiare la propria colazione e, mentre si guardavano intorno, videro ad un tavolo non troppo distante dal loro Mary Margaret Blanchard, Ashley Boyd e Belle French, con Ruby che ogni tanto si fermava da loro per partecipare ai loro discorsi.
Tutti a Storybrooke erano oggetti di pettegolezzo, ma probabilmente lì in città non c’era mai stato nessuno di così chiacchierato come le ragazze che sedevano a quel tavolo. Tutti sapevano di Ashley Boyd e di come fosse rimasta incinta del figlio del suo datore di lavoro, come sapevano anche che il padre di lui aveva subito provveduto a cacciare la ragazza da casa sua con la conseguenza che Ashley si era cacciata nei guai con il signor Gold e, sebbene la faccenda si fosse risolta ormai da tempo, quello rimaneva uno dei pettegolezzi preferiti delle vecchie comari di Storybrooke quando erano a corto di nuovo materiale; poi c’era Ruby, che sebbene fosse una ragazza molto simpatica e socievole, non godeva della stima della maggior parte della gente “perbene” della città per via del suo abbigliamento  e delle sue nottate di divertimento. Ma erano Mary Margaret Blanchard e Isabelle French le due vittime che le patite di gossip prendevano più di mira ultimamente. Molti infatti avevano notato le occhiate che la maestra e David Nolan si lanciavano quando si incontravano, proprio sotto il naso di Kathryn Nolan; per non parlare poi della “povera Belle French”, la figlia del fioraio –  più conosciuto come Moe l’ubriacone – che per tirare fuori dai guai suo padre aveva accettato di lavorare gratis per il signor Gold… “e chissà cos’altro”, dicevano in giro.
A guardarla bene, Lily notava che Belle sembrava stanca e un po’ preoccupata: di certo non se ne meravigliava, vista la reputazione di cui il signor Gold godeva. Lei stessa ricordava di averne avuto paura, quando l’aveva portata via dal St. James di Boston.
Anche i suoi amici guardavano in quella direzione, e i loro pensieri dovevano essere sulla stessa lunghezza d’onda dei suoi, perché ad un tratto Antoine disse: - Chissà come fa quella povera ragazza a sopportare tutto quello che le tocca senza lamentarsi mai.
-Ti riferisci a Belle French? – chiese Marshall.
-Sì… già con il padre, poverina, non aveva vita facile, figurarsi adesso che ci si è messo pure Gold…
-Comunque, non credo che a lei dispiaccia tanto – tagliò corto l’altro.
-Che vuoi dire? – chiese Lily.
-Non so se lo sapete, ma mezza Storybrooke un paio di sere fa ha visto il signor Gold accompagnare Belle French a casa sua dopo la giornata in negozio, e a quanto pare quella non era la prima volta che lo faceva.
Né Antoine né Lily seppero cosa dire, tutti e due erano troppo stupiti. Quella sì che era una cosa insolita!
All’improvviso Belle French si alzò guardando l’orologio e raccolse le sue cose come se fosse in ritardo, e dopo aver lasciato i soldi sul tavolo e aver salutato le amiche si precipitò fuori dalla porta. Anche la maestra Blanchard guardò l’orologio e si rese conto di essere in ritardo, ma andò via con più calma di Belle.
Lily guardò i suoi amici, confusa. – Ma sabato la scuola elementare non è chiusa?
Marshall ghignò e rispose: - Ma come, non lo sai? Il sabato la maestra Blanchard fa volontariato al rifugio per animali…
-Davvero? Non lo aveva mai fatto, prima… – disse Antoine.
-Lo fa da quando ha iniziato a lavorarci David Nolan, in effetti.
-Anche tu con questa storia? – chiese Lily.
-Io dico solo i fatti come stanno. Prima che Nolan ci lavorasse, la maestra Blanchard non ha mai mostrato interesse alcuno per i poveri animaletti feriti.
Lily pensò a quella poveretta di Kathryn Nolan e a come ci sarebbe rimasta male se avesse saputo cosa si diceva in giro su suo marito e Mary Margaret, con la quale fra l’altro lei sembrava andare molto d’accordo.
-Ruby, ci porti il conto, per favore? – chiamò Marshall quando i tre amici ebbero finito di mangiare.
-Subito – disse lei in risposta, ma prima di andare alla cassa per battere lo scontrino si rivolse all’unica delle amiche che era rimasta ancora al tavolo. – Comunque pensaci, Ashley, sono secoli che non ti concedi un’uscita fra amiche… per una volta che Esmeralda ha una serata libera e vuole fare nuove amicizie…
Lily si girò di scatto verso Ruby: aveva sentito nominare Esmeralda, il che le aveva fatto ricordare che non l’aveva ancora ringraziata come si deve per averla salvata da Rod Cooper.
Quando la Lucas si avvicinò portando il conto, Lily non poté fare a meno di chiederle: - Scusa, Ruby, per caso tu conosci una certa Esmeralda?
-Esmeralda Ramirez, la ballerina del King of the Fools? Sì, la conosco, perché?
-Perché… ehm… ha smarrito un foulard per strada l’altro giorno e non so come restituirglielo – disse Lily sparando la prima balla che le era venuta in mente. Antoine e Marshall la guardavano come se avessero di fronte un marziano.
-Beh, puoi lasciarla qui e poi quando passa gliela restituisco io, oppure puoi andare tu stessa a casa sua a portargliela… se non sbaglio dovrebbe abitare in Edward Street, al numero 254…
-Edward Street? Ma non è la strada in cui Gold possiede praticamente tutte le palazzine?
Ruby sbuffò. – E cosa non possiede, quello? A parte un cuore, s’intende… comunque sì, Esmeralda abita in uno dei suoi appartamenti e gli paga tutti i mesi un affitto esorbitante per un buco angusto… e pensa che per poterlo avere ha pure dovuto impegnare la sua collana!
- Che genere di collana?
-Nulla di molto prezioso… un semplice filo di perle bianche, sicuramente perle di fiume, ma per lei ha un alto valore affettivo.
-Capisco – annuì Lily. I suoi amici invece non capivano per niente.
-Ruby! – gridò improvvisamente Granny, facendoli sobbalzare  tutti e quattro. – Nel caso non te ne fossi accorta, ci sono altri dieci tavoli che aspettano di essere serviti mentre tu fai comunella!
-Scusate, ragazzi, il dovere mi chiama – disse esasperata Ruby lasciando il conto sul tavolo.
-Lily, ma si può sapere che hai in mente? – chiese Marshall non appena la cameriera si fu allontanata.
-Ricordate che è stata quella ballerina, Esmeralda, a salvarmi dall’aggressione?
Antoine e Marshall annuirono.
-Bene, forse ho trovato il modo di sdebitarmi.

***

Dopo essere passata da casa per svuotare tutto il contenuto del suo salvadanaio nel portafogli, Lily si era diretta al banco dei pegni del signor Gold, da sola. Non che Antoine e Marshall non avessero voluto accompagnarla, ma Lily aveva rifiutato: sentiva che quella era una cosa che doveva fare da sola. Insomma, non poteva dire di voler camminare con le proprie gambe per poi smentirsi subito dopo.
Si chiedeva se avrebbe visto Belle al negozio, e in quel caso avrebbe potuto constatare se quanto si diceva in giro fosse vero o falso.
Ebbe un brivido involontario nell’entrare, e vide la figlia del fioraio intenta a spolverare alcuni vasi posti su una mensola, mentre di Gold non c’era traccia; tuttavia quando Belle alzò lo sguardo, attirata dal suono del campanello, Lily poté sentire anche i passi del signor Gold provenire dal retro del negozio, alternati al rumore del bastone sul parquet.
Belle fece un sorriso a Lily, avendola riconosciuto come la figlia del dottor King. Lily ricambiò il sorriso, notando che Belle sembrava ormai aver preso confidenza con quell’ambiente tetro e polveroso – beh, alla polvere ci pensava lei.
Quando il signor Gold emerse dai meandri del suo retrobottega, lo sguardo di Belle si spostò repentinamente su di lui e gli fece un piccolo sorriso, e Lily avrebbe potuto giurare di aver visto il signor Gold sorriderle di rimando… incredibile!
-Salve, dearie. Che piacere rivederti  qui – la salutò il signor Gold, alludendo a quando, da piccola, lei era stata lì prima essere data in adozione ai King.
-E’ un piacere anche per me – rispose Lily un po’ imbarazzata, consapevole di non essere del tutto sincera. Anche il signor Gold doveva esserne consapevole, perché fece un’espressione a metà fra l’incredulo e il divertito.
-Allora, dearie, cosa posso fare per te?
-Ehm… sono venuta a comprare… una collana – disse lei, incerta, guardandosi intorno come sperando di vederla. Delle perle bianche avrebbero dovuto essere facili da individuare in mezzo all’ammasso di mobili e cianfrusaglie varie dai colori piuttosto scuri e spenti, ma lei non riusciva a vederle.
-Una collana, dearie? Questa non è una gioielleria...
-Lo so, ma mi avevano descritto una bella collana di perle bianche che si trovava qui… e io ho pensato di fare un regalo a mia madre, e così… -  possibile che la fosse già stata venduta?
-Oh, ti riferisci a quella collana… - si girò verso una vetrinetta dietro il bancone, ma si fermò subito, borbottando: - Strano, l’ho sempre tenuta lì…
Lily vide Belle impallidire e farsi avanti.
-Oh, sì, infatti la collana era lì, ma l’ho spostata quando ho spolverato la vetrinetta e mi sono dimenticata di rimetterla al suo posto…
 Imbarazzata aprì uno dei cassetti del bancone di legno ed estrasse le perle. In realtà era stata lei a lasciarle lì di proposito, per fare un favore ad Esmeralda Ramirez, in modo che nessuno potesse vedere la collana e decidere di comprarla… ma a quanto pareva non era servito a niente. Immaginò l’espressione delusa e rattristata della ballerina la prossima volta che fosse passata per lasciare i soldi sia per l’affitto che per la collana…
Lily si aspettava che il signor Gold dicesse qualcuna delle sue frasi pungenti e sarcastiche a Belle, o che la rimproverasse, ma rimase stranamente in silenzio.
-Allora, dearie, è questa che vuoi? Un regalo a tua madre, in vista del lieto evento?
La ragazza inarcò le sopracciglia. E così, anche Robert Gold sapeva della gravidanza di sua madre… ma, in fondo, lui sapeva tutto di quello che accadeva a Storybrooke, la città era praticamente sua, perciò si limitò ad annuire.
-Perfetto. Mi perdonerai se non ti faccio una confezione regalo… però posso darti un biglietto – disse , frugando in una scatola.
-Va benissimo.
-Bene – disse a sua volta Gold mettendo la collana in un astuccio blu e poggiando sopra un biglietto infilato in una busta bianca. –Sono centocinquanta dollari, dearie.
Lily prese il portafogli dalla borsa, ringraziando di aver preso con sé molti soldi. Si era preparata bene: il negozio di Gold era tutto meno che economico.
-Ecco a lei, signor Gold…
-Grazie, dearie. Spero di rivederti presto  – la salutò, per poi sparire di nuovo nel retrobottega. Belle aveva assistito a tutta la scena mordicchiandosi un labbro, e fu con tono triste che rispose al saluto di Lily, quando la ragazza uscì.
Ora doveva solo restituire la collana alla sua legittima proprietaria.
Edward Street era, come aveva detto lei stessa, una strada in cui il signor Gold possedeva quasi tutti gli edifici che vi si affacciavano, e si trovava abbastanza in periferia, quasi al confine con la bidonville in cui viveva la peggiore teppaglia della città. Per raggiungerla aveva usato la sua bicicletta, ma ora doveva trovare il numero 254, perciò scese dalla bici e continuò a camminare, portandosela dietro, gettando occhiate ai numeri civici per cercare quello che faceva al caso suo. Alla fine lo trovò: era una palazzina dalla facciata azzurrina un po’ scrostata, come tutti gli altri edifici lì intorno, e non sembrava proprio essere tenuta molto bene. Tirò giù il cavalletto della bicicletta e cercò sul citofono il nome “Esmeralda Ramirez”, ma si accorse che il citofono era costituito da un unico pulsante, perciò lo premette senza sapere cosa aspettarsi. Dopo qualche minuto vide un giovane uomo con i capelli rossicci e una gobba piuttosto evidente arrancare verso la porta e aprirla.
Lily rimase come paralizzata nel vederlo: non avrebbe mai immaginato che esistessero persone con fattezze del genere; quel poveretto era davvero deforme, anche in viso, e con la difficoltà che aveva nel camminare doveva pure andare avanti e indietro per aprire la porta a tutti quelli che non avevano le chiavi del portoncino. Cercando di far finta di nulla, Lily entrò passando di fianco al gobbo che tenne lo sguardo fisso a terra mentre sussurrava un “buongiorno” a stento udibile, sicuramente per la vergogna: questo la fece sentire un po’ in colpa e le fece provare molta pietà. Rispose al saluto e, prima che lo sconosciuto potesse voltarsi, gli domandò: - Ehm, mi scusi, saprebbe dirmi a quale piano abita Esmeralda Ramirez?
Lo sconosciuto alzò repentinamente la testa verso di lei, ma parve pentirsene subito, perché la riabbassò altrettanto in fretta; Lily però avrebbe potuto giurare di aver visto gli occhi del gobbo illuminarsi al sentire il nome della ballerina.
-Abita la secondo piano, prima porta a destra, ma a quest’ora starà sicuramente dormendo.
Lily si diede mentalmente della stupida per non aver pensato ad una cosa così ovvia: Esmeralda lavorava in un locale notturno, ovvio che si svegliasse tardi, e lei come una perfetta idiota era andata da lei di mattina. D’altra parte, però, non avrebbe saputo quando altro trovarla in casa.
-Oh, certo, capisco… - disse lei mordendosi il labbro.
-Se vuoi però posso dirle che sei passata…  sono il portinaio – disse a mo’ di spiegazione.
Lily stava per dire di sì quando cambiò idea. – Senta, potrebbe consegnarle questo per me? – chiese estraendo l’astuccio della collana dalla borsa.
-Certo. Da parte di chi devo dire…?
-Oh, le dica soltanto che è da parte di una ragazza che le è molto riconoscente. E le dia anche questo, per favore  – insieme alla scatola, Lily consegnò al portinaio il biglietto, sul quale aveva scritto un semplice “grazie”. Voleva mantenere l’anonimato, anche se era certa che Esmeralda avrebbe capito che era stata lei.
-D’accordo… - rispose lui prendendo la scatola e il biglietto, maneggiandoli con una delicatezza e una cura che non avrebbe creduto possibili per un energumeno del genere.
-Grazie. E buona giornata.
Lily fece dietro-front per andarsene e non poté fare a meno di notare che sul bancone del portinaio c’erano tre statuine di quelli che sembravano draghi di pietra in miniatura; guardando meglio però si accorse che si trattava di riproduzioni in miniatura di gargoyle, come quelli scolpiti nelle cattedrali, che lei ovviamente non aveva mai visto dal vivo. Spostando lo sguardo sulla parete vide che vi erano attaccate innumerevoli cartoline provenienti dalla Francia e in particolare da Parigi; la maggior parte raffigurava la cattedrale di Notre Dame.
All’improvviso Lily si rese conto di quanto scortese dovesse apparire il suo fissare il posto di lavoro di quel pover’uomo quasi a volersi impicciare dei fatti suoi, ma con una rapida occhiata vide che il portinaio non badava minimamente a lei, visto che era tutto intento ad ammirare la scatola ed il biglietto destinati ad Esmeralda e non staccava gli occhi da lì.
La ragazza allora scosse la testa ed uscì, sperando di trovare ancora la sua bicicletta. Di certo però non si aspettava di trovare la sua bicicletta e qualcun altro.
-Ethan! – esclamò infatti quando vide il ragazzo biondo venirle addosso. Si erano quasi scontrati: mentre Lily stava uscendo, Ethan stava entrando, e si erano ritrovati faccia a faccia, molto vicini, per qualche secondo.
-Bimba – disse lui aprendosi in un sorriso smagliante. – Non riusciamo proprio a starci lontani noi, eh?
Lily arrossì inevitabilmente a quella battuta, ma Ethan non fece commenti.
-Ero venuta a dare una cosa ad un’amica… - disse lei.
-Hai un’amica che abita qui? Però, che coincidenza! Anch’io sono venuto a trovare un amico.
-Ti lascio passare, allora.
-Non fa niente… se non hai nient’altro da fare, ti va se ti faccio compagnia per un po’?
-E il tuo amico?
-Non mi sta aspettando, era una visita a sorpresa. E poi, bimba, sai come si dice? “Cogli l’attimo”… e io non ho proprio intenzione di sprecarlo!
-Va bene – disse Lily, fusa a causa di quel sorriso che le faceva battere il cuore a mille e perdere la testa. – Ma non vorrei fare tardi, i miei non sono a casa, e se tornassero e non mi trovassero…
-… darebbero di matto – concluse Ethan per lei. – Vorrà dire che ti accompagnerò a casa, è comunque un’occasione per stare insieme, no? – disse togliendo il cavalletto alla bici e conducendola lui mentre passeggiavano.
Lily annuì. Imbarazzata, cercava freneticamente di pensare ad un argomento di cui poter conversare, ma nulla sembrava andar bene. Alla fine, desiderando quasi di sprofondare per l’imbarazzo, decise di ripiegare sul loro “appuntamento” di martedì sera. Che poi fosse un vero e proprio appuntamento, Lily non ne era sicura.
-Tanto l’occasione per stare insieme verrà comunque martedì – esordì.
Lui la guardò con quel suo splendido sorriso sulle labbra e il suo cuore accelerò pericolosamente per qualche secondo. – Sono felice che te ne ricordi, bimba. Non avrei voluto che ti fossi scordata del nostro… anzi, dei nostri appuntamenti.
Io muoio qui e subito, pensò Lily. – Non avrei potuto.
Ethan sorrise nuovamente. – Allora martedì passo a prenderti alle otto e mezza…  mi farò trovare all’imboccatura di High Avenue.
-Potremmo anche vederci direttamente lì…
-Non se ne parla nemmeno, sarebbe troppo pericoloso per te girare da sola di sera per Storybrooke, con tutti gli individui loschi che ci sono.
-E’ troppo pericoloso per te girare per Storybrooke come se nulla fosse, quando hai una taglia che ti pende sulla testa – ribatté lei.
-Sei tenerissima a preoccuparti per me, bimba, ma so badare a me stesso. Sei tu la damigella in pericolo e io il cavalier servente senza macchia e senza paura… o quasi – scherzò. Dopo che entrambi furono scoppiati a ridere, Ethan riprese un po’ di serietà. – Comunque è stato un bel colpo di fortuna quello di incontrarti… non ci eravamo messi d’accordo sull’orario e venire a casa tua sarebbe stato un po’ troppo rischioso, anche per te.
-Non hai un cellulare o qualcosa del genere?
-Certo che no, bimba, mi renderebbe troppo rintracciabile. Se ci fosse ancora solo il buon vecchio Graham come Sceriffo questo rischio potrei anche correrlo – sai quanto ne capisce, il buon vecchio Graham, di queste cose… ma ora c’è la Swan a portare una ventata di tecnologia alla città, e non è il caso di metterla alla prova.
-Capisco. Quindi d’ora in poi andremo così… all’avventura, diciamo.
-Nah. Bimba, dimentichi che conosco Storybrooke come le mie tasche: riuscirei a trovare cento modi per vederti se dovessi dirti qualcosa… ma se vuoi, puoi anche intendere che frequentare me sarà la più bella avventura della tua vita : su questo non potrei darti torto.
Neanch’io. – Metti forse in dubbio la qualità della mia vita sociale?
-Assolutamente sì. Ammettilo, io sono il meglio che ti sia mai capitato.
-Giammai – fece lei stando al gioco – Piuttosto che ammetterlo inviterei per un appuntamento Leroy.
Ethan scoppiò a ridere senza alcun ritegno. – Mi dispiace, ma a meno che tu non sia sorella Astrid, dubito che Leroy accetterebbe il tuo invito.
-Che cosa?!
-Eh?
-Leroy ha una cotta per sorella Astrid?!
-Perché, non lo sapevi?
-No! Insomma, sorella Astrid è… beh, sorella Astrid!
-E allora? Al cuor non si comanda. E poi non lo trovo neanche così strano: sorella Astrid è carina, sì, ma soprattutto ha una simpatia fuori dal comune. Sarebbe stato strano se qualcuno si fosse invaghito della Madre Superiora, per esempio. – Nonostante fosse, tutto sommato, ancora una bella donna e anche abbastanza giovane, la Madre Superiora era infatti un concentrato di serietà, rigidità e austerità tale da renderla davvero insopportabile.
Lily si sciolse un pochettino. – Dubito che qualcuno si invaghirebbe di lei perfino se fosse l’ultima donna rimasta sulla faccia della Terra.
Tutti e due finirono per ridere un’altra volta. Girarono un angolo e si fermarono di botto vedendo il maggiolino giallo del Vicesceriffo parcheggiato qualche metro più in là, e il Vicesceriffo in persona seduta su una panchina vicina con accanto Henry. Stavano parlando, e Lily vide che il bambino portava lo zaino con sé, anche se non aveva scuola. Poi rammentò che era in quello zaino che Henry teneva lo strano e bellissimo libro di favole che le aveva mostrato.
-Accidenti, quella è Emma Swan! – esclamò Ethan. – Bimba, mi dispiace, ma devo scappare, prima che mi veda e organizzi la più grande caccia all’uomo che Storybrooke abbia mai visto.
-Non ti preoccupare, io ho la bici e la strada la so. Tu vai.
-Ci vediamo martedì, bimba – disse, e prima che lei potesse rispondere lui era già sparito dietro l’angolo.
Lily sospirò e montò sul sellino della bici; quando passò davanti a Henry suonò il campanello in segno di saluto e vide sia lui che la Swan irrigidirsi nel vederla. Probabilmente Henry non aveva il permesso di uscire ed era sgattaiolato fuori di casa di nascosto.
Bene, pensò Lily, spero solo che Regina lo venga a sapere e ti faccia pelo e contropelo, dannata rovina-passeggiate di una Swan!


*Angolo Autrice*
Dunque, rieccomi qui con un nuovo capitolo che, direte voi, è veramente molto poco utile allo svolgimento della trama... non del tutto, miei cari lettori, non del tutto! Non nego che questo sia un capitolo di transizione in cui accade poco e niente, ma Lily doveva pur ringraziarla come si deve Esmeralda, no? E poi, non dimenticate che il signor Gold sa della collana... e se un gioro dovesse incontrare Tesoro e chiederle della collana cosa succederebbe? 
Verso la fine del capitolo avrete notato l'entrata in scena di un personaggio che non c'entra un emerito niente con la mia fan-fiction... ebbene sì, si tratta di un Quasimodo in versione disneyana, e sebbene debba chiedere scusa a tutte voi per questa idea strampalata, è soprattutto alla bontà e al perdono di Beauty che devo fare appello... lo so che quando hai scritto Dog's days are over non avevi in programma Quasimodo e che forse ti ho incasinato di brutto le cose per la fan-fiction incentrata anche su Esmeralda a Storybrooke che hai intenzione di scrivere, ma ti prego, non uccidermi! Se odierai questa idea che mi è venuta, giuro che modificherò subito il capitolo e al posto di Quasimodo metterò una portinaia qualunque, giuro!
Detto questo, mi ritiro! Ringrazio come sempre tutti quelli che hanno aggiunto alle ricordate/seguite/preferite questa storia, gli eventuali lettori silenziosi e California98, vook20 e Beauty per aver recensito.
A presto! 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Aching heart