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Autore: Book boy    11/08/2013    0 recensioni
“Dalle memorie del Dott. Brown”
Molti pensano che i test nucleari nell'atollo di Bikini furono fatti solo per scopi di “esperimento”. Ma in realtà non fu così. Inizialmente su quelle isole dovevano essere compiuti altri esperimenti, che non centravano niente con “l’atomica” anche perché ai tempi in cui furono fatti le armi nucleari nemmeno esistevano.
Genere: Azione, Horror, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Guerre mondiali, Dopoguerra
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Ricordo molto bene la faccia del colonnello Steak (nome alquanto strano) quando lo informammo sulla situazione ma soprattutto quando gli comunicammo che con ogni probabilità il colonnello Palh e tutti i militari inviati sull’isola per l’esperimento erano morti. Dopo averci osservato con occhi sgranati esplose in un accesso di rabbia –Ma che cazzo è successo?! Erano dei marine addestrati, io ve ne ho dati trenta voi ritornate senza portarne a casa nemmeno uno! Ma che diamine è successo su quella merda di isola?!-
-Colonnello- Rispose Stean –Il gas ha avuto uno strano effetto, l’esperimento non è andato come previsto…-
-Non è andato come previsto!? Sono morti dei soldati, dei ragazzi hanno perso la vita per un cazzo di esperimento scientifico che non servirà a niente in campo bellico!- Su questo non potevo dargli torto, l’esercito non avrebbe mai usato un gas, quindi un’arma chimica in battaglia, l’America non voleva farsi considerare da tutti al pari dei nazisti che lei stessa combatteva. Io allora mi sentii in dovere di intervenire –Signor colonnello, io lo scienziato dott. Brown, laureato in fisica quantistica e scienze della…-
-Non mene frega un cazzo delle lauree di voi cervelloni!- Io rimasi scioccato dalla reazione, ma continuai ugualmente –Su quell’isola è successo qualcosa, qualcosa di veramente molto brutto, che ha infettato tutti, anche i suoi soldati, ora dobbiamo capire cosa e perchè, c’è solo una persona che saprebbe darci tutte le risposte che cerchiamo, e quell’uomo si trova su quell’isola.-
-E sarebbe?-
-Il dott. Diuk, colui che ha messo in piedi il tutto, che ha creato le formule per il gas e disegnato le prime bozze per l’inizio dell’esperimento, è lui che ha causato tutto questo, perciò va ritrovato ed interrogato-
-Ma com’è possibile ritrovarlo? Ormai è morto!- Affermò il sergente –Non è detto, nessuno l’ha visto morire, io non credo che sia deceduto, per me è riuscito a scappare!-
-Questo sono solo supposizioni! Maledizione non manderò altri dei miei uomini là a morire! E lei sergente è degradato. Il colonnello Palh le aveva dato un ordine preciso, quello di proteggere il corpo di spedizione scientifica ma anche di riportare a casa i marine, lei non ha adempiuto al suo dovere, perciò la degrado a caporale, fino a nuovo avviso! Può andare- Forse non fu così, ma con la coda dell’occhio notai che gli occhi di John erano lucidi. Passarono svariati giorni e iniziarono ad arrivare i primi bollettini delle conseguenze, i primi fra i quali erano gli avvistamenti della nube da parte di alcuni pescatori locali, ma le voci furono fatte tacere grazie alla censura. Il colonnello ci richiamò una settimana dopo. Ci annunciò che aveva appena preso una decisione, ovvero quella di intervenire al più presto per fermare l’infezione e quindi l’espandersi del gas. Ci disse che avremmo seguito un gruppo di spedizione di marine composto da 75 uomini che avrebbero dovuto trovare i sopravvissuti sull’isola, primo fra i quali il dott. Diuk per capire cosa fosse successo e perché ci spiegasse meglio la situazione. Triph si rifiutò, aveva troppa paura ed era giovane, non superava i trent’anni, perciò il colonnello acconsentì il suo rifiuto. Io invece insieme al ormai caporale Stean partecipammo alla spedizione. Partimmo il mattino seguente a bordo di mezzi da sbarco della marina che ci aveva appena fornito. Tutta l’operazione, come l’esperimento d’altronde, era Top Secret. Quel giorno vidi cose che spero nessuno debba mai vedere. Mentre navigavamo in direzione della spiaggia Il capitano Charles ci diede istruzioni categoriche –Allora starete sempre dietro a tutti noi, sbarcheremo per primi e voi scenderete per ultimi, la missione è contro unità nemiche di entità nemiche anti-convenzionali-
- Entità nemiche anti-convenzionali?-
-Siamo i primi a usare questo termine, è stato coniato per quest’operazione, tornando a noi Avanzeremo all’interno dell’isola in cerca di sopravvissuti e moneteremo a bordo dei camion che stanno trasportando con quei battelli- Ed indicò delle chiatte a fianco delle nostre imbarcazioni che trasportavano dei camion da guerra, poi riprese –Dovremo raggiungere la zona dove hanno massacrato tutto il corpo di spedizione.- Poi si interruppe e disse –Maschere!- La nube era vicina. Indossammo tutti della maschere anti-gas dello stesso tipo che indossavamo durante l’esperimento, solo che queste avevano dei filtri molto più lunghi che potevano durare ore, ore e ore. Arrivammo in prossimità della spiaggia quando il portellone di metallo del mezzo piombò a terra con un tonfo che innalzò degli alti spruzzi d’acqua. Scesero molti militari e quando arrivò il mio turno mi gettai nel acqua bassa. Indossavo una divisa verde mimetico, di tipo militare con degli anfibi impermeabili perciò non mi preoccupai di bagnarmi. Arrivai sulla spiaggia e vidi che i soldati avevano fatto un perimetro che controllavano a vista in attesa dello sbarco dei camion. Quando arrivarono montammo a bordo e partimmo. Io stavo seduto a fianco del caporale Stean, che anche per quella missione era armato con il suo mitragliatore Thompson Il viaggio fu relativamente lungo, più di quanto mi ricordassi, ma come l’altra volta non riuscii a vedere granché perché la nube oscurava tutto. Mi chiesi solo in quel momento come facessero gli autisti a muoversi senza andare a sbattere contro qualche palma a oppure contro qualche roccia, però ricordai che la morfologia del terreno, così come la vegetazione era praticamente piatta. D’un tratto però il camion frenò e si fermò nel bel mezzo del nulla, imitato da tutti quelli dietro di lui. Stean, che era comunque il più alto in grado fra i presenti chiese –Cos’è stato? Perché ci fermiamo?- Un soldato che era seduto nell’ultimo posto verso l’esterno mise fuori la testa e disse –Signore, credo che forse ne abbiamo incontrato uno- Si voltò verso di noi –Uno dei nostri.- L’autista era sceso insieme al capitano Charles che stava al posto del passeggero. Io mi aspettai di sentire uno sparo ma questo non ci fu. Mi insospettii e non so con precisione perché lo feci però mi alzai, oltrepassai i posti dove erano seduti i marine e saltai giù dal camion, subito seguito da Stean che mi urlò dietro –Dove cazzo vai?!- Si era preso quasi un dovere morale verso di me: proteggermi. Io mi avvicinai al capitano e al altro soldato che guidava il pachiderma con le ruote –Che diavolo qui lei?!- Mi chiese Charles –Faccia quello che deve fare, io voglio solo vederlo con i miei occhi.- Gli risposi questo. Non so il perché, io non me lo spiego, però mi sorse spontanea questa risposta. L’infetto nel frattempo si era avvicinato un po’ ed ora si trovava ad una decina di metri da noi. Charles alzò il suo fucile e disse –Riposa in pace soldato, hai servito fedelmente il suo paese. Riposo.- Una raffica di colpi squarciò il cielo oscuro. Ripartimmo con il cuore in gola e lo stomaco in subbuglio immaginando che di lì a poco avremmo dovuto uccidere dei nostri compagni, dei nostri fratelli. Mi fu data una pistola che mi dissero avrei dovuto usare sono in casi di estrema necessità. Mi insegnarono a caricarla, ma non era la prima volta che ne usavo una. Viaggiammo ancora un bel po’ e quando arrivammo ci trovammo di fronte l’inferno: ovunque vi erano quei “cosi” che si aggiravano dondolando a destra e a sinistra, sgocciolando sangue e bava. Molti si erano strappati di dosso dei brandelli di vestiti e si aggiravano senza vedere niente, come se sui loro occhi vi fosse una patina giallastra che gli impediva la visione del mondo esterno. Ricordo che mi venne in mente “Mio dio che schifo!” ma quasi mi pentii di aver pensato una cosa del genere, d’altronde loro non centravano niente, eravamo stati noi a causare la loro malattia. Molti dei marine che vennero con me furono costretti a girarsi e non guardare per il rischio di vomitare e per una frazione di secondo anche io temetti di dover vomitare. Se l’avessi fatto sarei stato soffocato dal mio stesso vomito oppure mi sarei dovuto togliere la maschera con conseguenze disastrose. Per fortuna però deglutii alcune volte rimandando indietro i conati. Il capitano guardava attonito e probabilmente a bocca aperta i suoi uomini e gli abitanti dell’isola trasformati in questo modo, ormai irriconoscibili. Il caporale gli chiese –Signore, quali sono gli ordini?- Lui continuò a tenere gli occhi puntati sugli infetti –Signore…-
-Andiamo, dobbiamo trovare lo scienziato, però non voglio che i miei ragazzi siano.. così, perciò uccideteli. Uccideteli tutti.- Stean deglutì, si voltò e comunicò gli ordini ai suoi uomini, che come lui rimasero scioccati nell’apprenderli. Di lì a poco avrebbero dovuto uccidere dei loro commilitoni con la sola sfortuna che avevano preso parte alla missione sbagliata. Doveva essere una tortura per la loro mente ed anima. Però dovevano lo stesso eseguire gli ordini, perciò imbracciarono i fucili e iniziarono a premere i grilletti. A decine caddero e caddero ancora. Io non ebbi il coraggio di usare la pistola. Non avevo paura ma… non avevo il coraggio di uccidere persone a cui avevo fatto un torto, li avevo condannati a morte. Erano dei morti viventi. Camminai restando sempre dietro ai soldati che avanzavano inesorabili uccidendo tutto ciò che si muoveva. Era uno spettacolo orribile, che sperò di non vedere mai più in tutta la mia vita. Poi mi pietrificai, solo allora ricordai che le bombole del gas trasportate sull’isola erano state tre, e la nube era stata formata utilizzando solo metà del gas di una di queste, perciò tutto l’agente chimico rimasto poteva ancora fuoriuscire ed espandersi nell’aria. Ero terrorizzato da ciò che poteva ancora accadere. Mi misi a correre schivando i soldati che stavano in posizione per sparare, andai di fianco al capitano e gli piegai la situazione e ciò che mi ero ricordato. Lui rimase senza parole ma poi dopo aver preso un bel respiro dal filtro d’aria della sua maschera anti-gas disse –Bè, dobbiamo trovare il dott. Diuk, lui saprà di certo come smaltire quel gas. Dobbiamo trovarlo!-
-Ma come facciamo a sapere che è ancora vivo?!- Sbottò il caporale John. Charles lo guardò e quasi sussurrando rispose –Lo spero.- 
  
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