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Autore: Carlos Olivera    11/08/2013    3 recensioni
Una storia nata dalla Round Robin Threads Of Fate, ed ambientata parallelamente ad essa.
E' trascorso un anno da quando Eric Flyer ha sconfitto Valopingius e fermato i piani di suo nonno, discolpandosi dalle accuse a suo carico ed ottenendo la qualifica di Hunter a tutti gli effetti.
Molte cose sono cambiate in questi 12 mesi, e anche lui un po', così sua madre decide di raccomandarlo al suo amico Kaien perché sia inserito nel progetto di scambio culturale che l'Accademia Cross si accinge ad iniziare. Eric vi si trasferisce con una cert'ansia, sia perchè nella scuola si trova la sua eterna nemesi, sia perchè alla Cross è determinata a studiare anche la persona alla quale tiene maggiormente al mondo, e che disgraziatamente attira i vampiri come le mosche con il miele.
Ma la tranquillità durerà poco. Suo nonno Augusto, infatti, non solo non ha rinunciato al suo disegno di creare con le sue mani la prossima tappa dell'evoluzione dei vampiri, ma non ha neanche dimenticato come Kaname, e soprattutto Eric, abbiano fatto naufragare miseramente il suo primo piano. Ma questa volta, Eric potrà contare su un gran numero di compagni ed alleati.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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20

 

 

Il resto delle vacanze estive trascorse senza particolare trambusto, e giusto qualche giorno prima che riprendessero le lezioni si svolse il meeting tra i vertici dell’Associazione e le principali Famiglie Nobili provenienti da tutto il mondo.

Scopo dell’incontro, organizzato nel fastoso Aurora Hotel, nei pressi di Nagano, cercare di raffreddare gli animi, fattisi roventi dopo gli assalti compiuti nei confronti di numerose famiglie aristocratiche in varie parti del mondo, e soprattutto in Europa. L’Associazione, per bocca della presidentessa in persona, intendeva ribadire una volta di più la propria estraneità all’intera questione, forte anche dell’assenza di qualsivoglia prova che potesse incriminarla, ma anche cercare di mettere pace tra le stesse famiglie di vampiri, che non troppo velatamente si erano più volte accusate a vicenda nell’ultimo periodo.

Secondo i più si trattava di cani sciolti, fanatici legati magari alla Congregazione di San Michele, l’Associazione Gemella che riuniva gli Hunter fedeli alla Chiesa e al Vaticano, e proprio per questo tra gli invitati vi erano anche alcuni prelati inviati dal Santo Padre.

del corpo, portamento fiero, eleganti abiti blu da cavallerizza e alla cintura un lungo stocco.

Il servizio di sicurezza era qualcosa di imponente, per quanto si cercasse di farlo sembrare meno corposo di quanto non fosse in realtà.

All’esterno personale dell’Associazione, tra i quali Emma, Peter e Yagari, all’interno alcuni giovani studenti della Night Class e le guardie del corpo dei nobili presenti.

Fu scelto di tenere la riunione al tramonto, ma Eric si presentò anche prima del previsto, conducendo un rapido ma meticoloso giro d’ispezione per assicurarsi che tutto fosse in ordine.

Dopo tutto quello che aveva visto nell’ultimo periodo non riusciva proprio ad essere tranquillo, anche se confidava nel fatto che quella riunione potesse servire a distendere gli animi.

Tra i rappresentanti arrivati da Roma vi era sua eccellenza Ludwig, Segretario di Stato ed ex vescovo di Bruxelles, con al suo seguito una giovane donna dai corti capelli biondi raccolti in una crocchia, quasi sicuramente la sua guardia del corpo.

Lei ed Eric si incrociarono casualmente nella hall dell’albergo, scambiandosi un’occhiata perplessa.

«Eric!?» disse lei

«Lynette. Che ci fai qui?»

«Potrei chiederti la stessa cosa. Ti hanno assegnato alla sicurezza?»

«Più o meno. E tu?»

«Accompagno sua eccellenza Ludwig.»

«Non sapevo fossero stati convocati anche i Congregati di San Michele.»

«La questione è seria, come puoi immaginare, e qualcuno cerca di dare la colpa di quanto sta accadendo al nostro ordine. Siamo qui per dimostrare la nostra estraneità ai recenti omicidi.»

«Capisco.»

«Come mai non ti si è più visto in Europa negli ultimi tempi? Sapevo che eri finito nei guai.»

«Sono successe un po’ di cose. Ora studio all’Accademia Cross.»

«Lynette.» la chiamò il suo superiore vedendola tardare

«Arrivo, eccellenza.»

«Non ti trattengo oltre. Ci vediamo più tardi durante la ronda.»

«D’accordo, a dopo».

Zero, avendo notato i due conversare, si avvicinò ad Eric subito dopo che Lynette se ne fu andata.

«La conosci?»

«Lynette Perrin. Appartiene alla Congregazione di San Michele. Ci siamo incontrati due anni fa a Belfast nel corso di un’indagine. È molto in gamba.»

«Lo spero. Più gente in gamba ci sarà a tenere d’occhio questa adunata di vampiri e meglio mi sentirò.»

«Credevo che tu odiassi i vampiri.»

«Infatti. Ma non a discapito della sicurezza degli esseri umani. Se la tensione dovesse continuare a salire, potrebbe scaturirne un conflitto di proporzioni gigantesche.

Ora però, sarà meglio che ognuno prenda il suo posto».

 

Prima che la riunione iniziasse ufficialmente, Eric volle andare a fare un rapido giro anche all’esterno, dove tra il cortile dell’albergo e la boscaglia limitrofa vi erano quasi un centinaio di hunter tutti molto esperti.

Emma non faceva i salti di gioia al pensiero di dover fare da guardaspalle a dei vampiri, ma faceva buon viso a cattivo gioco rammentando a sé stessa i propri doveri di Hunter.

Per questo, quando vide Peter attaccato ad un ramo come un bradipo, armato di binocolo e intento a sbirciare dalla cima di un albero il decolté delle molte nobili vampire presenti alla riunione ci vide rosso.

Con la precisione di un cecchino, raccolto un sasso da terra lo scagliò dritto sulla fronte del giovane tedesco, che centrato in pieno precipitò al suolo mezzo svenuto dopo essere rimasto a penzolare qualche secondo come una liana.

«Che fai, razza di maniaco scansafatiche! Ti sei dimenticato che sei qui per lavorare?»

«Il lavoro è più dolce se condito con un pizzico di piacere.» rispose Peter con una faccia da ebete.

Emma replicò serrando i denti, e piantando nel contempo la punta di Kyoku nel terriccio ad un millimetro dal naso di Peter, che si ritrasse per lo spavento.

«Un’altra parola, e io addolcirò il mio con le tue grida di agonia.»

«Sei troppo violenta, te lo dico sempre.»

«Già. E indovina per quale motivo».

L’arrivo di Eric interruppe sul nascere una conversazione dai risvolti potenzialmente tragici.

«Tutto tranquillo qua fuori?»

«Niente da segnalare.» rispose Emma «A parte questo guardone impenitente.»

«Che posso farci se le donne vampiro sono così seducenti? Sembra quasi che lo chiedano di venire spiate.»

«Yagari dov’è?»

«Sta guidando una pattuglia nella foresta circostante.» rispose Emma «Rilassati e vai tranquillo, questo posto è a prova di intrusione.»

«Lo spero.» disse Eric guardandosi attorno «Gli animi sono già roventi, e scaldarli ancora di più non gioverebbe per nulla».

 

Yagari aveva preso con sé altri tre hunter suoi amici, tutti molto fidati e in gamba, e assieme a loro era salito a bordo di un fuoristrada mettendosi ad ispezionare i dintorni dell’albergo girando su e giù per le numerose stradine e vie sterrate che tagliavano la foresta circostante.

Anche a lui come a molti altri non andava tanto giù l’idea di dover proteggere dei vampiri, ma facevano buon viso a cattivo gioco pensando a quanto quell’incontro fosse importante ai fini del mantenimento della pace.

Chiunque avesse attaccato le altre famiglie nobili avrebbe potuto approfittare di quel raduno per andare a colpire più bersagli in una volta sola, ma bisognava essere degli autentici aspiranti suicidi per voler affrontare in una volta sola così tanti hunter e vampiri nobili.

Eppure Yagari non si sentiva tranquillo.

Lo diceva anche il proverbio, l’avventatezza era il pane degli sciocchi. Se davvero di un folle si trattava, e lui non ne era per niente convinto, poco importava il rischio che correva nell’attaccare una simile fortezza, lo avrebbe fatto comunque.

Lui e gli altri stavano pattugliando la foresta, quando per un attimo, con la coda dell’occhio, gli parve di scorgere qualcosa che si muoveva tra gli alberi.

«Aspettate, fermati.» ordinò al conducente.

Quello obbedì, e Yagari scese un momento dal fuoristrada, scrutando con attenzione la fitta foresta, con il silenzio rotto solo dal gracchiare del motore.

«Tutto a posto?» gli domandò un altro

«Sì.» rispose lui dopo un attimo di esitazione «Sarà stata un’impressione».

Invece, dopo un momento che la jeep si fu allontanata, tre uomini sbucarono da sotto le sterpaglie e le foglie secche, portando  ognuno con sé degli strani marchingegni circolari dal diametro di una cinquantina di centimetri.

«Via libera.» disse uno «Muoviamoci».

A quel punto i tre posizionarono a terra quei dispositivi, che al semplice tocco di una levetta presero ad emettere una tenue ed intermittente luce rossastra. A quel punto coprirono il tutto e rapidamente si allontanarono a piedi, raggiungendo un luogo più appartato dove non avrebbero corso il rischio di essere visti.

«Squadra due, tutto fatto.» disse il solito parlando alla trasmittente.

Dall’altro capo della linea vi era un suo compagno, appostato assieme ad una dozzina di altre persone all’interno di un piccolo campo base allestito lungo le pendici di una delle montagne che circondavano l’hotel.

Da laggiù l’hotel appariva in tutta la sua imponenza, un monolito giallo oro che emergeva dal verde degli alberi, circondato da giardini ben curati e collegato al vicino villaggio da una strada non troppo larga e con molte curve.

«Signore.» disse l’operatore rivolgendosi a Michelle, intento a rimirare l’imponente costruzione in piedi sopra una roccia «Anche la squadra due ha terminato il lavoro.»

«Molto bene.» rispose lui senza voltarsi

«E ora che facciamo?»

«Aspettiamo».

 

La riunione, tenutasi nell’aula magna dell’albergo, iniziò sotto gli auspici meno favorevoli.

C’era molta tensione nell’aria, soprattutto tra i vampiri, e poco importava che si fosse scelto di tenere gli Hunter il più lontano possibile per non creare soggezione.

Più che verso gli umani, tuttavia, i vampiri sembravano essere diffidenti verso i loro stessi compagni.

Le due fazioni della nobiltà, i moderati e i radicali, si erano accomodate agli angoli opposti della sala, e non passava secondo senza che si lanciassero frecciate o sguardi obliqui.

La prima a parlare fu la presidentessa, ribadendo una volta di più l’estraneità dell’Associazione Hunter in merito ai recenti massacri e dicendosi rammaricata per la morte violenta di così tanti vampiri moderati e propensi al dialogo con gli umani.

Anche il cardinale Ludwig negò qualsiasi coinvolgimento della Congregazione, benché delle sue parole vi fosse una generale, e per certi versi comprensibile, diffidenza.

La Congregazione di San Michele veniva da un passato torbido, fatto di massacri, processi sommari ed epurazioni di massa in tutto il mondo, e anche se negli ultimi secoli il loro modo di agire si era notevolmente acclimatato, facendosi più conciliante e meno integralista, le vecchie ferite erano ben lontane dall’essere dimenticate.

All’esterno, le guardie cercavano di ammazzare il tempo come potevano, e persino i ragazzi della Night Class avevano iniziato a tranquillizzarsi, lasciando trascorrere le ore tra conversazioni al bar e passeggiate senza meta nei corridoio dell’albergo.

Persino Eric stava iniziando a tranquillizzarsi, quasi si stesse convincendo a propria volta che nessuno sarebbe stato tanto pazzo da voler assaltare un luogo così pesantemente fortificato.

Uscito sulla terrazza panoramica il giovane Flyer incontrò nuovamente Lynette, che a differenza di molti sembrava ancora tesa e pronta all’azione come una sentinella al confine.

«Dovresti cercare di tranquillizzarti.» le disse «Tesa come sei non riusciresti ad essere lucida.»

«Come fate ad essere così calmi voi Hunter? Sembra quasi che prendiate tutto sottogamba.»

«Se è questa l’impressione che diamo, non potrebbe essere più sbagliata».

Lynette alzò gli occhi al cielo rossastro.

«Il sole sta per tramontare.»

«Così sembra.»

«Preferirei evitare di stare a contatto con i vampiri dopo il tramonto.»

«Credo di poterti comprendere. Con il buio la loro vera natura, in qualche modo, finisce sempre per venire fuori, per quanto si sforzino di nasconderla.»

«Eppure, sei anche tu un vampiro, o sbaglio?»

«Sì. Ma almeno io ho una metà umana. Altrimenti, non credo che sarei diverso da loro.»

«Io invece credo di sì.»

«Come!?»

«Non è questione di essere o meno mezzo umano. È questione di quello che si è e si sente di essere nel profondo. I tuoi sentimenti e le tue convinzioni, secondo me, non ti derivano certo dal semplice fatto di essere per metà umano».

Eric rimase un momento interdetto, non sapendo cosa rispondere.

«Credo che andrò a dare un’occhiata nei parcheggi sotterranei. Quel pigrone del nostro autista non controlla neppure le gomme se non lo si tiene d’occhio.» e detto questo Lynette se ne andò lasciando Eric da solo.

 

Michelle guardò un’ultima volta l’orologio, quindi gettò un occhio al tramonto ormai quasi completo.

Nel mentre, una coppia di autocarri aveva raggiunto il campo base, che nel frattempo era stato quasi totalmente smantellato, e dall’interno dei vani simili a grossi e prefabbricati blindati giungevano continuamente strani ed inquietanti mugolii.

La lancetta delle ore segnò lo scoccare delle otto.

«Ci siamo.» disse il ragazzo.

Il suo attendente a quel punto gli porse un telecomando, e l’aria di colpo si fece molto più densa. Sembrava quasi che tutti, per la maggior parte personale militare della Repubblica dell’Est mascherati da soldati della JSDF, avessero paura, e qualcuno gettò un occhio agli enormi cassoni blindati sudando freddo.

«Ne è proprio sicuro?» domandò l’attendente «Potrebbe anche non funzionare.»

«È proprio per questo che siamo qui. Per accertarcene. Considerala una prova generale».

Vedendo Michelle mettere mano al telecomando tutti si affrettarono a raggiungere le macchine o qualunque altro rifugio chiudendovisi dentro, ma non il ragazzo, che senza apparente timore spinse un interruttore sollevando i cancelli dei container.

Ne uscirono in tutto oltre una trentina di Livello E, tutti all’ultimo stadio, animali da preda in cerca di sangue e senza più un briciolo di raziocinio, che come videro Michelle immediatamente gli si fecero incontro con aria minacciosa.

Ancora una volta il giovane non si mosse, seguitando ad osservarli quasi con aria di sfida, e un attimo prima che uno di quelli gli saltasse addosso spinse un secondo pulsante del medesimo telecomando.

Subito dopo, tutti i dispositivi circolari disseminati attorno all’albergo smisero di lampeggiare, seguitando a rimanere accesi, e immediatamente tutti i Livello E volsero lo sguardo verso l’edificio, correndovi contro quasi subito e ignorando completamente il loro primo bersaglio.

Gli altri presenti rimasero allibiti.

«È incredibile.» disse l’attendente emergendo dal suo nascondiglio «Allora funziona.»

«Così pare.» commentò soddisfatto il ragazzo.

Quasi nello stesso momento Eric, ancora intento a scrutare l’orizzonte in cima alla terrazza panoramica, avvertì qualcosa, come una specie di fischio nella testa estremamente fastidioso.

«Ma cosa…» mugugnò scavandosi nelle orecchie per cercare di zittirlo.

Gli EDA corsero, corsero come forsennati, saltando sui rami, artigliando il terreno, spingendosi e aggredendosi l’un l’altro, e come  Michelle ebbe il sentore che fossero abbastanza lontani usò nuovamente il comando a distanza, stavolta per disattivare i dispositivi che si auto distrussero, liberando Eric da quella insopportabile agonia.

«Questa cosa non mi piace.» disse il ragazzo avvertendo una brutta sensazione.

Ma ormai, come previsto da Michelle, gli EDA erano arrivati quasi alle soglie dell’albergo, e anche se l’esca che li aveva attratti fino a lì era sparita l’odore che proveniva dalla struttura fu più che sufficiente per spingerli a continuare nella loro corsa.

Yagari aveva già ordinato all’autista della jeep di fare ritorno in albergo, quando la loro macchina venne assalita da tre di quei Livello E.

«Ma che diavolo…» disse uno vedendoli sbucare dal nulla cercando di sfondare i vetri.

Quei pazzi avevano il cervello talmente fritto da non percepire nemmeno la pericolosità delle loro potenziali prede. Come uno di loro riuscì ad abbattere un finestrino Yagari non dovette fare altro che assestargli un pugno, sfoderare il fucile e aprirgli la faccia con un proiettile piazzato dritto dentro la bocca.

Gli altri due, per nulla spaventati, tentarono di ribaltare la macchina, ma furono rapidamente abbattuti a loro volta dagli altri tre Hunter senza grosse difficoltà.

«Ma che diavolo erano questi?» domandò uno degli hunter passato il pericolo

«Livello E impazziti.» rispose preoccupato Yagari «Presto, torniamo all’albergo».

 

Peter, passata la libido, si era messo a dormire sul ramo di un albero come una scimmia, ondeggiando la gamba avanti e indietro mentre russava così forte da spaccare i timpani.

«Ora comincio ad averne davvero abbastanza di te.» brontolò Emma che non ne poteva più «Vuoi deciderti o no a fare il tuo lavoro?».

Un gruppo di quei Livello E saltò loro addosso comparendo dal nulla, ma i loro riflessi di Hunter gli permisero di non farsi trovare impreparati.

«E questi che diavolo vogliono?» domandò la Kretzner afferrando la testa ad uno e sfracellandogliela contro un albero

«Una cosa è certa, sono senza invito.» replicò Peter infilzandone un altro con la baionetta in cima al suo fucile.

A quella prima ondata ne seguì una seconda, e allora entrambi misero mano alle armi pronti a respingerli.

Quasi contemporaneamente, altri gruppi più o meno grandi di Livello E presero a dare l’assalto ai cancelli dell’albergo da varie direzioni, come in un grossolano tentativo di accerchiamento, ma gli Hunter appostati tutto attorno si fecero trovare pronti e risposero efficacemente all’assalto.

«E questi sarebbero avversari?» commentò divertito Peter abbattendoli come birilli «Sembra di fare il tiro a segno.»

«Non perdere la concentrazione.» lo rimproverò Emma, che però invece stava eccitandosi a sua volta sempre di più per la facilità con cui riusciva a farne scempio.

 

All’interno dell’albergo, nessuno si era accorto di niente.

L’aula magna dove si stava tenendo la riunione non aveva finestre né alcun altro contatto con l’esterno, mentre il perfetto isolamento termico della struttura impediva a suoni o odori di penetrare da fuori.

Tuttavia, i vampiri che pattugliavano la struttura si erano accorti di quanto stava accadendo, ed osservavano preoccupati gli Hunter battagliare con quella marea di Livello E, più di quanti chiunque di loro ne avesse mai visti tutti insieme nel corso della vita.

«Dobbiamo andare ad aiutarli.» disse Lacey

«Impossibile.» disse Zero «Se apriamo anche solo una finestra l’odore del sangue e il rumore della battaglia penetreranno all’interno.»

«Questo colloquio è molto importante per il mantenimento della pace.» disse Raven, stranamente e incredibilmente calma «Se dovessero interromperlo i rapporti potrebbero peggiorare.»

«Ma siamo sotto attacco…»

«Sono solo un branco di Livello E impazziti. Niente di impossibile per l’Associazione Hunter. Mi dispiace solo di non essere lì fuori anch’io a sfogarmi un po’.

Per ora limitiamoci a tenere le posizioni. Se le cose dovessero farsi più complicate allora usciremo anche noi a dare man forte, e al peggio suggeriremo l’evacuazione.»

«Ti ricordo che è Eric il capo del ramo della sicurezza affidato ai vampiri. È lui che deve decidere».

Tutti allora guardarono il giovane Flyer, che seguitò a tenere a lungo gli occhi rivolti oltre il vetro panoramico del salone principale quasi a voler temporeggiare.

«Aspettiamo.» si risolse infine a dire, stupendo un po’ tutti «Per adesso non c’è pericolo. Come ha detto Raven, malgrado siano in tanti non sembra essere una minaccia particolarmente seria. Le difese sono solide, e le guardie ai punti d’ingresso assicurano di avere tutto sotto controllo.

Possiamo stare tranquilli.»

«Questo atteggiamento attendista non è da te.» disse Zero quasi a volerlo rimproverare

«In questo caso, il buon esito di questo incontro viene prima di tutto. Ora però torniamo tutti ai nostri posti».

Eric fece per avviarsi nuovamente verso l’aula magna, quando di colpo si fermò come fulminato, e alzati un momento gli occhi al cielo con aria inebetita tornò immediatamente sui suoi passi correndo verso gli ascensori.

«Ma che gli è preso?» domandò Lacey incredula.

 

Lynette aveva quasi completato il suo giro nel parcheggio sotterraneo dell’albergo, un enorme androne vasto quasi quanto l’edificio soprastante e abbastanza grande da accogliere al suo interno parecchie centinaia di veicoli.

Per l’occasione tutti i nobili e i personaggi importanti presenti alla riunione si erano presentati a bordo delle loro macchine migliori, un modo come un altro per ostentare fierezza, e girando in mezzo a tutte quelle limousine, quelle fuoriserie e quei fuoristrada d’alta classe sembrava di trovarsi ad una fiera del lusso.

Per una ragazza allenata e pronta all’azione come lei, non fu difficile percepire nel silenzio di quell’immenso androne l’aria della minaccia.

Un gruppo di Livello E comparvero dal nulla dopo essere riusciti ad entrare da un ingresso di sicurezza del garage, l’unico varco che era stato lasciato incustodito poiché nessuno ne conosceva l’esistenza, trovandola con il lungo stocco francese laminato in argento già in mano.

La sua grazia ed eleganza aveva qualcosa di sovrumano, colpiva e schivava con sorprendente agilità, menando fendenti e affondi di sorprendente precisione.

I Livello E tentarono vanamente di circondarla, ma nonostante tutto lei ne fece scempio, abbattendoli tutti e riducendoli in cenere. Quando anche l’ultimo fu sconfitto si fermò un momento per riprendere fiato, e forse proprio per via della stanchezza non si accorse della comparsa di un nuovo avversario, che da un istante all’altro le arrivò alle spalle tentando di assalirla.

Lynette, percepito il pericolo, ebbe a malapena il tempo di girarsi che una katana sbucò dal nulla centrando il nemico in piena fronte, e voltatasi nuovamente la ragazza vide Eric camminare a passo sicuro verso di lei, il braccio ancora proteso.

«Ne mancava uno.» disse sornione il ragazzo.

Lei rispose con un sorriso.

«Grazie dell’aiuto.»

«Ma ti pare».

 

La riunione si protrasse fino a notte inoltrata, ma portò i frutti sperati.

I nobili vampiri accettarono di riconoscere che né l’Associazione Hunter né la Congregazione avevano qualcosa a che fare con i recenti omicidi, soprattutto a seguito dell’attacco all’hotel che essi stessi si erano impegnati a respingere.

Ciò non impediva loro di diffidare gli uni degli altri, ma per il momento tutto quello che importava era che le tra grandi potenze avessero deciso di preservare la propria, fragile tregua.

Quale segno di buona volontà, poi, fu proposto da parte di sua eccellenza Ludwig l’invio di un proprio congregato presso l’Accademia Cross, una sorta di atto di accettazione da parte della Congregazione nei confronti dei tentativi di integrazione incarnati in quella scuola, una proposta che trovò bene o male tutti d’accordo, a cominciare dal Direttore Cross.

Inutile dire che la scelta ricadde sull’unica persona della quale il cardinale sentiva di potersi fidare più di chiunque altro.

«Sei disposta a prenderti questa responsabilità?» chiese a Lynette mentre, a bordo della loro vettura, lasciavano l’hotel per fare ritorno a Tokyo.

Lynette non era particolarmente entusiasta al pensiero di dover dormire sotto lo stesso tetto di vampiri dei quali non era certa di potersi fidare, ma come al solito il suo senso del dovere ebbe la meglio sulle sue personali opinioni.

«Certamente, vostra eccellenza. Farò come mi chiedete».

 

 

Nota dell’Autore

Eccomi qua!^_^

La fenice risorge dalle sue ceneri!

Allora, contenti di rivedermi?

Lo so, è passato molto tempo dall’ultima volta che ho aggiornato, e di questo mi scuso profondamente.

Il fatto è che, e non sto scherzando, poco dopo aver inserito l’ultimo capitolo sono stato colto da una tremenda crisi di iniziativa nei confronti di questa storia, che unita ad una serie di impegni mi ha spinto a dare la precedenza ad altri progetti lasciando questo totalmente da parte.

Poi però, un giorno, mi sono detto che non potevo lasciare da parte un progetto nel quale in qualche modo c’entravano molte altre persone, non dopo che proprio io avevo criticato a chiare lettere il modo in cui era andato a finire il progetto Threads Of Fate da cui è nata questa idea.

Ragion per cui ho smesso di rimuginarci sopra, ho ripreso in mano il tutto e ho aggiornato.

Spero che continuerete a seguirmi, nonostante tutto!

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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