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Il resto delle vacanze
estive trascorse senza particolare trambusto, e giusto qualche giorno prima che
riprendessero le lezioni si svolse il meeting tra i vertici dell’Associazione e
le principali Famiglie Nobili provenienti da tutto il mondo.
Scopo
dell’incontro, organizzato nel fastoso Aurora Hotel, nei pressi di Nagano,
cercare di raffreddare gli animi, fattisi roventi dopo gli assalti compiuti nei
confronti di numerose famiglie aristocratiche in varie parti del mondo, e
soprattutto in Europa. L’Associazione, per bocca della presidentessa in
persona, intendeva ribadire una volta di più la propria estraneità all’intera
questione, forte anche dell’assenza di qualsivoglia prova che potesse
incriminarla, ma anche cercare di mettere pace tra le stesse famiglie di
vampiri, che non troppo velatamente si erano più volte accusate a vicenda
nell’ultimo periodo.
Secondo
i più si trattava di cani sciolti, fanatici legati magari alla Congregazione di
San Michele, l’Associazione Gemella che riuniva gli Hunter fedeli alla Chiesa e
al Vaticano, e proprio per questo tra gli invitati vi erano anche alcuni
prelati inviati dal Santo Padre.
del
corpo, portamento fiero, eleganti abiti blu da cavallerizza e alla cintura un
lungo stocco.
Il
servizio di sicurezza era qualcosa di imponente, per quanto si cercasse di
farlo sembrare meno corposo di quanto non fosse in realtà.
All’esterno
personale dell’Associazione, tra i quali Emma, Peter e Yagari, all’interno
alcuni giovani studenti della Night Class e le guardie del corpo dei nobili
presenti.
Fu
scelto di tenere la riunione al tramonto, ma Eric si presentò anche prima del
previsto, conducendo un rapido ma meticoloso giro d’ispezione per assicurarsi
che tutto fosse in ordine.
Dopo
tutto quello che aveva visto nell’ultimo periodo non riusciva proprio ad essere
tranquillo, anche se confidava nel fatto che quella riunione potesse servire a
distendere gli animi.
Tra i
rappresentanti arrivati da Roma vi era sua eccellenza Ludwig, Segretario di
Stato ed ex vescovo di Bruxelles, con al suo seguito una giovane donna dai
corti capelli biondi raccolti in una crocchia, quasi sicuramente la sua guardia
del corpo.
Lei ed
Eric si incrociarono casualmente nella hall dell’albergo, scambiandosi
un’occhiata perplessa.
«Eric!?»
disse lei
«Lynette.
Che ci fai qui?»
«Potrei
chiederti la stessa cosa. Ti hanno assegnato alla sicurezza?»
«Più o
meno. E tu?»
«Accompagno
sua eccellenza Ludwig.»
«Non
sapevo fossero stati convocati anche i Congregati di San Michele.»
«La
questione è seria, come puoi immaginare, e qualcuno cerca di dare la colpa di
quanto sta accadendo al nostro ordine. Siamo qui per dimostrare la nostra
estraneità ai recenti omicidi.»
«Capisco.»
«Come
mai non ti si è più visto in Europa negli ultimi tempi? Sapevo che eri finito nei
guai.»
«Sono
successe un po’ di cose. Ora studio all’Accademia Cross.»
«Lynette.»
la chiamò il suo superiore vedendola tardare
«Arrivo,
eccellenza.»
«Non ti
trattengo oltre. Ci vediamo più tardi durante la ronda.»
«D’accordo,
a dopo».
Zero,
avendo notato i due conversare, si avvicinò ad Eric subito dopo che Lynette se
ne fu andata.
«La
conosci?»
«Lynette
Perrin. Appartiene alla Congregazione di San Michele.
Ci siamo incontrati due anni fa a Belfast nel corso di un’indagine. È molto in
gamba.»
«Lo
spero. Più gente in gamba ci sarà a tenere d’occhio questa adunata di vampiri e
meglio mi sentirò.»
«Credevo
che tu odiassi i vampiri.»
«Infatti.
Ma non a discapito della sicurezza degli esseri umani. Se la tensione dovesse
continuare a salire, potrebbe scaturirne un conflitto di proporzioni
gigantesche.
Ora
però, sarà meglio che ognuno prenda il suo posto».
Prima che la riunione
iniziasse ufficialmente, Eric volle andare a fare un rapido giro anche
all’esterno, dove tra il cortile dell’albergo e la boscaglia limitrofa vi erano
quasi un centinaio di hunter tutti molto esperti.
Emma non
faceva i salti di gioia al pensiero di dover fare da guardaspalle a dei
vampiri, ma faceva buon viso a cattivo gioco rammentando a sé stessa i propri
doveri di Hunter.
Per
questo, quando vide Peter attaccato ad un ramo come un bradipo, armato di
binocolo e intento a sbirciare dalla cima di un albero il decolté delle molte
nobili vampire presenti alla riunione ci vide rosso.
Con la
precisione di un cecchino, raccolto un sasso da terra lo scagliò dritto sulla
fronte del giovane tedesco, che centrato in pieno precipitò al suolo mezzo
svenuto dopo essere rimasto a penzolare qualche secondo come una liana.
«Che
fai, razza di maniaco scansafatiche! Ti sei dimenticato che sei qui per lavorare?»
«Il
lavoro è più dolce se condito con un pizzico di piacere.» rispose Peter con una
faccia da ebete.
Emma
replicò serrando i denti, e piantando nel contempo la punta di Kyoku nel terriccio ad un millimetro dal naso di Peter, che
si ritrasse per lo spavento.
«Un’altra
parola, e io addolcirò il mio con le tue grida di agonia.»
«Sei
troppo violenta, te lo dico sempre.»
«Già. E
indovina per quale motivo».
L’arrivo
di Eric interruppe sul nascere una conversazione dai risvolti potenzialmente
tragici.
«Tutto tranquillo
qua fuori?»
«Niente
da segnalare.» rispose Emma «A parte questo guardone impenitente.»
«Che
posso farci se le donne vampiro sono così seducenti? Sembra quasi che lo
chiedano di venire spiate.»
«Yagari
dov’è?»
«Sta
guidando una pattuglia nella foresta circostante.» rispose Emma «Rilassati e
vai tranquillo, questo posto è a prova di intrusione.»
«Lo
spero.» disse Eric guardandosi attorno «Gli animi sono già roventi, e scaldarli
ancora di più non gioverebbe per nulla».
Yagari aveva preso con sé
altri tre hunter suoi amici, tutti molto fidati e in gamba, e assieme a loro era
salito a bordo di un fuoristrada mettendosi ad ispezionare i dintorni
dell’albergo girando su e giù per le numerose stradine e vie sterrate che
tagliavano la foresta circostante.
Anche a
lui come a molti altri non andava tanto giù l’idea di dover proteggere dei
vampiri, ma facevano buon viso a cattivo gioco pensando a quanto quell’incontro
fosse importante ai fini del mantenimento della pace.
Chiunque
avesse attaccato le altre famiglie nobili avrebbe potuto approfittare di quel
raduno per andare a colpire più bersagli in una volta sola, ma bisognava essere
degli autentici aspiranti suicidi per voler affrontare in una volta sola così
tanti hunter e vampiri nobili.
Eppure
Yagari non si sentiva tranquillo.
Lo
diceva anche il proverbio, l’avventatezza era il pane degli sciocchi. Se
davvero di un folle si trattava, e lui non ne era per niente convinto, poco
importava il rischio che correva nell’attaccare una simile fortezza, lo avrebbe
fatto comunque.
Lui e
gli altri stavano pattugliando la foresta, quando per un attimo, con la coda
dell’occhio, gli parve di scorgere qualcosa che si muoveva tra gli alberi.
«Aspettate,
fermati.» ordinò al conducente.
Quello
obbedì, e Yagari scese un momento dal fuoristrada, scrutando con attenzione la
fitta foresta, con il silenzio rotto solo dal gracchiare del motore.
«Tutto a
posto?» gli domandò un altro
«Sì.»
rispose lui dopo un attimo di esitazione «Sarà stata un’impressione».
Invece,
dopo un momento che la jeep si fu allontanata, tre uomini sbucarono da sotto le
sterpaglie e le foglie secche, portando
ognuno con sé degli strani marchingegni circolari dal diametro di una
cinquantina di centimetri.
«Via
libera.» disse uno «Muoviamoci».
A quel
punto i tre posizionarono a terra quei dispositivi, che al semplice tocco di
una levetta presero ad emettere una tenue ed intermittente luce rossastra. A
quel punto coprirono il tutto e rapidamente si allontanarono a piedi,
raggiungendo un luogo più appartato dove non avrebbero corso il rischio di
essere visti.
«Squadra
due, tutto fatto.» disse il solito parlando alla trasmittente.
Dall’altro
capo della linea vi era un suo compagno, appostato assieme ad una dozzina di
altre persone all’interno di un piccolo campo base allestito lungo le pendici
di una delle montagne che circondavano l’hotel.
Da
laggiù l’hotel appariva in tutta la sua imponenza, un monolito giallo oro che
emergeva dal verde degli alberi, circondato da giardini ben curati e collegato
al vicino villaggio da una strada non troppo larga e con molte curve.
«Signore.»
disse l’operatore rivolgendosi a Michelle, intento a rimirare l’imponente
costruzione in piedi sopra una roccia «Anche la squadra due ha terminato il
lavoro.»
«Molto
bene.» rispose lui senza voltarsi
«E ora
che facciamo?»
«Aspettiamo».
La riunione, tenutasi
nell’aula magna dell’albergo, iniziò sotto gli auspici meno favorevoli.
C’era
molta tensione nell’aria, soprattutto tra i vampiri, e poco importava che si
fosse scelto di tenere gli Hunter il più lontano possibile per non creare
soggezione.
Più che
verso gli umani, tuttavia, i vampiri sembravano essere diffidenti verso i loro
stessi compagni.
Le due
fazioni della nobiltà, i moderati e i radicali, si erano accomodate agli angoli
opposti della sala, e non passava secondo senza che si lanciassero frecciate o
sguardi obliqui.
La prima
a parlare fu la presidentessa, ribadendo una volta di più l’estraneità
dell’Associazione Hunter in merito ai recenti massacri e dicendosi rammaricata
per la morte violenta di così tanti vampiri moderati e propensi al dialogo con
gli umani.
Anche il
cardinale Ludwig negò qualsiasi coinvolgimento della Congregazione, benché
delle sue parole vi fosse una generale, e per certi versi comprensibile,
diffidenza.
La
Congregazione di San Michele veniva da un passato torbido, fatto di massacri,
processi sommari ed epurazioni di massa in tutto il mondo, e anche se negli
ultimi secoli il loro modo di agire si era notevolmente acclimatato, facendosi
più conciliante e meno integralista, le vecchie ferite erano ben lontane
dall’essere dimenticate.
All’esterno,
le guardie cercavano di ammazzare il tempo come potevano, e persino i ragazzi
della Night Class avevano iniziato a tranquillizzarsi, lasciando trascorrere le
ore tra conversazioni al bar e passeggiate senza meta nei corridoio
dell’albergo.
Persino Eric
stava iniziando a tranquillizzarsi, quasi si stesse convincendo a propria volta
che nessuno sarebbe stato tanto pazzo da voler assaltare un luogo così
pesantemente fortificato.
Uscito
sulla terrazza panoramica il giovane Flyer incontrò nuovamente Lynette, che a
differenza di molti sembrava ancora tesa e pronta all’azione come una
sentinella al confine.
«Dovresti
cercare di tranquillizzarti.» le disse «Tesa come sei non riusciresti ad essere
lucida.»
«Come
fate ad essere così calmi voi Hunter? Sembra quasi che prendiate tutto
sottogamba.»
«Se è
questa l’impressione che diamo, non potrebbe essere più sbagliata».
Lynette
alzò gli occhi al cielo rossastro.
«Il sole
sta per tramontare.»
«Così
sembra.»
«Preferirei
evitare di stare a contatto con i vampiri dopo il tramonto.»
«Credo
di poterti comprendere. Con il buio la loro vera natura, in qualche modo,
finisce sempre per venire fuori, per quanto si sforzino di nasconderla.»
«Eppure,
sei anche tu un vampiro, o sbaglio?»
«Sì. Ma
almeno io ho una metà umana. Altrimenti, non credo che sarei diverso da loro.»
«Io
invece credo di sì.»
«Come!?»
«Non è
questione di essere o meno mezzo umano. È questione di quello che si è e si
sente di essere nel profondo. I tuoi sentimenti e le tue convinzioni, secondo
me, non ti derivano certo dal semplice fatto di essere per metà umano».
Eric
rimase un momento interdetto, non sapendo cosa rispondere.
«Credo
che andrò a dare un’occhiata nei parcheggi sotterranei. Quel pigrone del nostro
autista non controlla neppure le gomme se non lo si tiene d’occhio.» e detto
questo Lynette se ne andò lasciando Eric da solo.
Michelle guardò un’ultima
volta l’orologio, quindi gettò un occhio al tramonto ormai quasi completo.
Nel mentre,
una coppia di autocarri aveva raggiunto il campo base, che nel frattempo era
stato quasi totalmente smantellato, e dall’interno dei vani simili a grossi e
prefabbricati blindati giungevano continuamente strani ed inquietanti mugolii.
La
lancetta delle ore segnò lo scoccare delle otto.
«Ci
siamo.» disse il ragazzo.
Il suo
attendente a quel punto gli porse un telecomando, e l’aria di colpo si fece
molto più densa. Sembrava quasi che tutti, per la maggior parte personale
militare della Repubblica dell’Est mascherati da soldati della JSDF, avessero
paura, e qualcuno gettò un occhio agli enormi cassoni blindati sudando freddo.
«Ne è
proprio sicuro?» domandò l’attendente «Potrebbe anche non funzionare.»
«È
proprio per questo che siamo qui. Per accertarcene. Considerala una prova
generale».
Vedendo
Michelle mettere mano al telecomando tutti si affrettarono a raggiungere le
macchine o qualunque altro rifugio chiudendovisi dentro, ma non il ragazzo, che
senza apparente timore spinse un interruttore sollevando i cancelli dei
container.
Ne
uscirono in tutto oltre una trentina di Livello E, tutti all’ultimo stadio,
animali da preda in cerca di sangue e senza più un briciolo di raziocinio, che
come videro Michelle immediatamente gli si fecero incontro con aria minacciosa.
Ancora
una volta il giovane non si mosse, seguitando ad osservarli quasi con aria di
sfida, e un attimo prima che uno di quelli gli saltasse addosso spinse un
secondo pulsante del medesimo telecomando.
Subito
dopo, tutti i dispositivi circolari disseminati attorno all’albergo smisero di
lampeggiare, seguitando a rimanere accesi, e immediatamente tutti i Livello E
volsero lo sguardo verso l’edificio, correndovi contro quasi subito e ignorando
completamente il loro primo bersaglio.
Gli
altri presenti rimasero allibiti.
«È
incredibile.» disse l’attendente emergendo dal suo nascondiglio «Allora
funziona.»
«Così
pare.» commentò soddisfatto il ragazzo.
Quasi
nello stesso momento Eric, ancora intento a scrutare l’orizzonte in cima alla
terrazza panoramica, avvertì qualcosa, come una specie di fischio nella testa
estremamente fastidioso.
«Ma cosa…» mugugnò scavandosi nelle orecchie per cercare di
zittirlo.
Gli EDA
corsero, corsero come forsennati, saltando sui rami, artigliando il terreno,
spingendosi e aggredendosi l’un l’altro, e come
Michelle ebbe il sentore che fossero abbastanza lontani usò nuovamente
il comando a distanza, stavolta per disattivare i dispositivi che si auto
distrussero, liberando Eric da quella insopportabile agonia.
«Questa
cosa non mi piace.» disse il ragazzo avvertendo una brutta sensazione.
Ma
ormai, come previsto da Michelle, gli EDA erano arrivati quasi alle soglie
dell’albergo, e anche se l’esca che li aveva attratti fino a lì era sparita
l’odore che proveniva dalla struttura fu più che sufficiente per spingerli a
continuare nella loro corsa.
Yagari
aveva già ordinato all’autista della jeep di fare ritorno in albergo, quando la
loro macchina venne assalita da tre di quei Livello E.
«Ma che diavolo…» disse uno vedendoli sbucare dal nulla cercando di
sfondare i vetri.
Quei
pazzi avevano il cervello talmente fritto da non percepire nemmeno la
pericolosità delle loro potenziali prede. Come uno di loro riuscì ad abbattere
un finestrino Yagari non dovette fare altro che assestargli un pugno, sfoderare
il fucile e aprirgli la faccia con un proiettile piazzato dritto dentro la
bocca.
Gli
altri due, per nulla spaventati, tentarono di ribaltare la macchina, ma furono
rapidamente abbattuti a loro volta dagli altri tre Hunter senza grosse difficoltà.
«Ma che
diavolo erano questi?» domandò uno degli hunter passato il pericolo
«Livello
E impazziti.» rispose preoccupato Yagari «Presto, torniamo all’albergo».
Peter, passata la libido,
si era messo a dormire sul ramo di un albero come una scimmia, ondeggiando la
gamba avanti e indietro mentre russava così forte da spaccare i timpani.
«Ora
comincio ad averne davvero abbastanza di te.» brontolò Emma che non ne poteva
più «Vuoi deciderti o no a fare il tuo lavoro?».
Un
gruppo di quei Livello E saltò loro addosso comparendo dal nulla, ma i loro
riflessi di Hunter gli permisero di non farsi trovare impreparati.
«E
questi che diavolo vogliono?» domandò la Kretzner
afferrando la testa ad uno e sfracellandogliela contro un albero
«Una
cosa è certa, sono senza invito.» replicò Peter infilzandone un altro con la
baionetta in cima al suo fucile.
A quella
prima ondata ne seguì una seconda, e allora entrambi misero mano alle armi pronti
a respingerli.
Quasi
contemporaneamente, altri gruppi più o meno grandi di Livello E presero a dare
l’assalto ai cancelli dell’albergo da varie direzioni, come in un grossolano
tentativo di accerchiamento, ma gli Hunter appostati tutto attorno si fecero
trovare pronti e risposero efficacemente all’assalto.
«E
questi sarebbero avversari?» commentò divertito Peter abbattendoli come birilli
«Sembra di fare il tiro a segno.»
«Non
perdere la concentrazione.» lo rimproverò Emma, che però invece stava
eccitandosi a sua volta sempre di più per la facilità con cui riusciva a farne
scempio.
All’interno dell’albergo,
nessuno si era accorto di niente.
L’aula
magna dove si stava tenendo la riunione non aveva finestre né alcun altro
contatto con l’esterno, mentre il perfetto isolamento termico della struttura
impediva a suoni o odori di penetrare da fuori.
Tuttavia,
i vampiri che pattugliavano la struttura si erano accorti di quanto stava
accadendo, ed osservavano preoccupati gli Hunter battagliare con quella marea
di Livello E, più di quanti chiunque di loro ne avesse mai visti tutti insieme
nel corso della vita.
«Dobbiamo
andare ad aiutarli.» disse Lacey
«Impossibile.»
disse Zero «Se apriamo anche solo una finestra l’odore del sangue e il rumore
della battaglia penetreranno all’interno.»
«Questo
colloquio è molto importante per il mantenimento della pace.» disse Raven,
stranamente e incredibilmente calma «Se dovessero interromperlo i rapporti
potrebbero peggiorare.»
«Ma
siamo sotto attacco…»
«Sono
solo un branco di Livello E impazziti. Niente di impossibile per l’Associazione
Hunter. Mi dispiace solo di non essere lì fuori anch’io a sfogarmi un po’.
Per ora
limitiamoci a tenere le posizioni. Se le cose dovessero farsi più complicate
allora usciremo anche noi a dare man forte, e al peggio suggeriremo l’evacuazione.»
«Ti
ricordo che è Eric il capo del ramo della sicurezza affidato ai vampiri. È lui
che deve decidere».
Tutti allora
guardarono il giovane Flyer, che seguitò a tenere a lungo gli occhi rivolti
oltre il vetro panoramico del salone principale quasi a voler temporeggiare.
«Aspettiamo.»
si risolse infine a dire, stupendo un po’ tutti «Per adesso non c’è pericolo. Come
ha detto Raven, malgrado siano in tanti non sembra essere una minaccia
particolarmente seria. Le difese sono solide, e le guardie ai punti d’ingresso
assicurano di avere tutto sotto controllo.
Possiamo
stare tranquilli.»
«Questo
atteggiamento attendista non è da te.» disse Zero quasi a volerlo rimproverare
«In
questo caso, il buon esito di questo incontro viene prima di tutto. Ora però
torniamo tutti ai nostri posti».
Eric fece
per avviarsi nuovamente verso l’aula magna, quando di colpo si fermò come
fulminato, e alzati un momento gli occhi al cielo con aria inebetita tornò
immediatamente sui suoi passi correndo verso gli ascensori.
«Ma che
gli è preso?» domandò Lacey incredula.
Lynette aveva quasi
completato il suo giro nel parcheggio sotterraneo dell’albergo, un enorme
androne vasto quasi quanto l’edificio soprastante e abbastanza grande da
accogliere al suo interno parecchie centinaia di veicoli.
Per l’occasione
tutti i nobili e i personaggi importanti presenti alla riunione si erano
presentati a bordo delle loro macchine migliori, un modo come un altro per
ostentare fierezza, e girando in mezzo a tutte quelle limousine, quelle
fuoriserie e quei fuoristrada d’alta classe sembrava di trovarsi ad una fiera
del lusso.
Per una
ragazza allenata e pronta all’azione come lei, non fu difficile percepire nel
silenzio di quell’immenso androne l’aria della minaccia.
Un gruppo
di Livello E comparvero dal nulla dopo essere riusciti ad entrare da un
ingresso di sicurezza del garage, l’unico varco che era stato lasciato
incustodito poiché nessuno ne conosceva l’esistenza, trovandola con il lungo
stocco francese laminato in argento già in mano.
La sua
grazia ed eleganza aveva qualcosa di sovrumano, colpiva e schivava con
sorprendente agilità, menando fendenti e affondi di sorprendente precisione.
I Livello
E tentarono vanamente di circondarla, ma nonostante tutto lei ne fece scempio,
abbattendoli tutti e riducendoli in cenere. Quando anche l’ultimo fu sconfitto
si fermò un momento per riprendere fiato, e forse proprio per via della
stanchezza non si accorse della comparsa di un nuovo avversario, che da un istante
all’altro le arrivò alle spalle tentando di assalirla.
Lynette,
percepito il pericolo, ebbe a malapena il tempo di girarsi che una katana sbucò
dal nulla centrando il nemico in piena fronte, e voltatasi nuovamente la
ragazza vide Eric camminare a passo sicuro verso di lei, il braccio ancora proteso.
«Ne
mancava uno.» disse sornione il ragazzo.
Lei
rispose con un sorriso.
«Grazie
dell’aiuto.»
«Ma ti
pare».
La riunione si protrasse
fino a notte inoltrata, ma portò i frutti sperati.
I nobili
vampiri accettarono di riconoscere che né l’Associazione Hunter né la Congregazione
avevano qualcosa a che fare con i recenti omicidi, soprattutto a seguito dell’attacco
all’hotel che essi stessi si erano impegnati a respingere.
Ciò non
impediva loro di diffidare gli uni degli altri, ma per il momento tutto quello
che importava era che le tra grandi potenze avessero deciso di preservare la
propria, fragile tregua.
Quale segno
di buona volontà, poi, fu proposto da parte di sua eccellenza Ludwig l’invio di
un proprio congregato presso l’Accademia Cross, una sorta di atto di
accettazione da parte della Congregazione nei confronti dei tentativi di
integrazione incarnati in quella scuola, una proposta che trovò bene o male
tutti d’accordo, a cominciare dal Direttore Cross.
Inutile dire
che la scelta ricadde sull’unica persona della quale il cardinale sentiva di
potersi fidare più di chiunque altro.
«Sei
disposta a prenderti questa responsabilità?» chiese a Lynette mentre, a bordo
della loro vettura, lasciavano l’hotel per fare ritorno a Tokyo.
Lynette non
era particolarmente entusiasta al pensiero di dover dormire sotto lo stesso
tetto di vampiri dei quali non era certa di potersi fidare, ma come al solito
il suo senso del dovere ebbe la meglio sulle sue personali opinioni.
«Certamente,
vostra eccellenza. Farò come mi chiedete».
Nota dell’Autore
Eccomi qua!^_^
La fenice risorge dalle sue ceneri!
Allora, contenti di rivedermi?
Lo so, è passato molto tempo dall’ultima
volta che ho aggiornato, e di questo mi scuso profondamente.
Il fatto è che, e non sto scherzando, poco
dopo aver inserito l’ultimo capitolo sono stato colto da una tremenda crisi di
iniziativa nei confronti di questa storia, che unita ad una serie di impegni mi
ha spinto a dare la precedenza ad altri progetti lasciando questo totalmente da
parte.
Poi però, un giorno, mi sono detto che non
potevo lasciare da parte un progetto nel quale in qualche modo c’entravano
molte altre persone, non dopo che proprio io avevo criticato a chiare lettere
il modo in cui era andato a finire il progetto Threads
Of Fate da cui è nata questa idea.
Ragion per cui ho smesso di rimuginarci
sopra, ho ripreso in mano il tutto e ho aggiornato.
Spero che continuerete a seguirmi,
nonostante tutto!
A presto!^_^
Carlos Olivera