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Autore: Blackie    18/02/2008    4 recensioni
[Non c'è nulla da fare, la tua voce non abbandona questo posto.
"Ti dispiace?"
Deidara sorride. "No".]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akasuna no Sasori , Deidara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sasori è morto

 

 

 

Your Voice Will Not Leave

 

 

“Sasori è morto. Ti troveremo un altro compagno, Deidara”.

Annuisci. China il capo e obbedisci, rendi sempre il tuo volto una maschera impassibile.

“Hai!”

Sciolta la riunione, Deidara si ritirò nel rifugio che aveva condiviso con il compagno.

Akasuna no Sasori.

“Sasori è morto”.

Tre parole buttate lì casualmente, senza dargli importanza.

Sasori: conosciuto da tutti come Hiruko, l’orrendo burattino che lo copriva. Ma a qualcuno aveva svelato il suo vero aspetto, c’era, nel mondo, qualcuno che lo conosceva per com’era veramente.

Pensando a Sasori, Deidara pensava a un ragazzo giovane, pensava ai capelli rossi e scompigliati, ai grandi occhi d’ambra. Pensava ad una persona fragile come si mostrava quando abbassava le difese.

Pensava a come lo aveva visto la prima volta, quando gli era stato assegnato come compagno.

Sì, Deidara ricordava.

 

[“Akasuna no Sasori.”

“Deidara.”

E subito quella domanda che aveva acceso gli occhi azzurri del biondo traditore:

“Come concepisci l’arte?”

La risposta di Deidara aveva, a sua volta, acceso gli occhi del marionettista.

“L’arte è un’esplosione”.

Era cominciata così una discussione che sarebbe durata una vita intera.]

 

La tua vita, Sasori.

Ma credo che la tua voce continuerà a battibeccare con me per il resto della mia vita.

La senti la voce, Sasori? Rimbalza fra queste pareti di roccia, mi porta gli echi delle nostre giornate.

 

[“Sei ammattito?! Tira via tutto quell’esplosivo!

Se distruggi una sola delle mie marionette userò il tuo corpo per rimpiazzarla!”]

 

Non ho dubbi che l’avresti fatto. E ricordi quel particolare giorno? Stavamo ancora litigando…

 

[“Non voglio più sentire queste assurdità!

Vieni ancora a dirmi che l’arte è eterna e non risponderò più delle mie azioni!”

Ogni volta, Sasori aveva il potere di esasperare Deidara.

Quella volta, poi, in modo particolare.

Anche se alla fine non era proprio esasperazione.

A quelle parole, infatti, Sasori l’aveva schiacciato contro

 il muro, afferrandolo per il colletto della veste. Si guardavano, gli occhi in fiamme.

E poi… e poi Sasori l’aveva baciato.

“Sembra che abbia trovato il modo per zittirti”

gli aveva detto, staccandosi.]

 

Sì, in effetti sei stato l’unico capace di ridurmi senza parole.

E continuerò a farlo”.

Non c’è nulla da fare, la tua voce non abbandona questo posto.

“Ti dispiace?”

Deidara sorride. “No”.

Sorride, Deidara, sorride senza accorgersi delle lacrime che gli rigano il viso.

Non puoi piangere, non puoi mostrare tristezza. Tira fuori un’espressione strafottente, mostra che non t’importa nulla. Non puoi piangere perché in realtà, di Sasori, non sarebbe dovuto importarti.

Quindi ferma quelle lacrime, Deidara.

“Ehi, stai piangendo… ti si sbaverà il trucco”.

“Lo so, Sasori. Se proprio lo vuoi sapere, penso alla tua vita. E’ stata… un’esplosione, ecco. Era un’esplosione ed è finita in un’esplosione”.

Deidara aveva visto il sangue, aveva visto il cadavere trafitto, gli occhi senza vita.

Ma stranamente quell’esplosione macabra, fatta di sangue, di immobilità, non gli era piaciuta.

Non lo trovava per niente artistico.

“La tua vita, la tua esistenza è stata un’esplosione di arte”.

“Grazie, caro”.

Deidara sente la sua voce, la sente come se fosse accanto a lui.

Resterai sempre qui, non è vero?”

Dimmi che potremo ancora litigare insieme, nonostante tutto…

“In realtà no. Fra poco dovrò andare, e allora ti resterà il silenzio”.

Deidara china la testa, e ancora ricorda.

 

[Abbiamo una missione: dobbiamo catturare il Shukaku”.

“Il demone della Sabbia?”

Sasori aveva annuito, gli occhi persi in lontananza:

 erano anni che cercava disperatamente di non pensare alla sua patria.

E Deidara lo sapeva. “Sarà semplice”.

Sasori gli aveva sorriso, uno di quei rari sorrisi che elargiva con parsimonia.]

 

Quanto sapevi, Sasori? Quanto prevedevi di quello che sarebbe successo?

“Sembra che il nostro gruppo si sia sciolto, eh?”

Deidara rialza il mento, guardando le pareti del rifugio con gli occhi lucidi.

“Non lasciarmi al silenzio. Non andartene”.

“Devo andarmene, e tu dovrai lasciarmi andare. Verrà qualcun altro a riempire il silenzio, Deidara… ricorda sempre che l’arte è eterna!”

“Mai!” esclama Deidara asciugandosi gli occhi.

 

E fu silenzio.

 

Poi venne Tobi a riempire il silenzio, con la sua presenza chiassosa e a volte fastidiosa.

Akasuna no Sasori non si era più fatto sentire fra quelle pareti, anche se Deidara avrebbe potuto giurare di sentire, ogni tanto, una voce: “L’arte è eterna, Deidara…”

E poi partì con Tobi, per uccidere Sasuke Uchiha.

Solo un’altra missione, ma anche la sua rivincita sullo sharingan che tanto odiava.

Prima di andarsene l’aveva sentito chiaramente:

“La tua ultima esplosione, Deidara… fai della tua morte un’opera d’arte. Ma non puoi sfuggire a questo, caro… l’arte-è-eterna”.

Deidara aveva sobbalzato, poi sorriso.

 

Quando morì, lo disse: “L’arte è un’esplosione!”

Per sempre, Sasori…

  
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