GIOCHI BABBANI

Remus pensò che non avrebbe più permesso ai suoi due amici di trascorrere insieme la serata a fare giochi babbani*. Quella che sembrava un'ottima idea (si maledisse di averla proposta, per la barba di Merlino) si era trasformata ben presto in un incubo. Per lui ovviamente, perché Felpato e Ramoso non sembravano per niente rendersi conto del fatto che non erano assolutamente capaci di giocare a carte. Anzi, era riduttivo definire la loro totale mancanza di una qualsiasi base nel gioco in questo modo, soprattutto se si considerava che fino a qualche minuto prima non ne conoscevano nemmeno l'esistenza. Era la quarta volta che Sirius gli chiedeva quale fosse il fante perché non sapeva distinguerlo dal re. Secondo il discendente dei Black, infatti, la corona che portava non assomigliava affatto ad una vera corona. 

Oltre all'impellente desiderio del primo di rinnovare il restyling delle carte in modo che lui potesse capirle, il secondo aveva qualche problema a tenerle tutte in mano. Quando ne cadeva una e la aggiungeva di nuovo al gruppo ecco che un'altra scivolava e raggiungeva o il tavolino o il pavimento. Preso poi da un improvviso attacco di rabbia le aveva tirate, in modo abbastanza violento e irritato, contro il muro più vicino. Peccato che proprio in quel momento, dalla finestra aperta, entrò una forte folata di vento che gliele rispedì tutte in faccia. 

Remus, dopo aver passato venti minuti a cercare di far capire che no, l'asso non era il figlio del re e della regina, si era reso conto che stavano giocando con due mazzi di carte diverse. Aveva cercato di spiegare anche questo ma a quanto pare il "cuore puro" di James non poteva sopportare di dividere due famigliole di carte ormai così unite. Non gradiva che le carte fosse descritte come oggetti inanimati.

Quando era arrivato il momento di segnare i punti però, si era toccato davvero il fondo. James aveva segnato se stesso come "io" e Sirius come "tu"  su un figlioletto di pergamena trovato dentro il libro di pozioni. I due non erano chiaramente in grado di segnare i punti nel modo giusto quindi si basavano su gusti prettamente personali. 

-Questo ha il vestito rosso e oro, come noi Grifondoro! Varrà sicuramente 100 punti- aveva esclamato ad un certo punto Felpato, orgoglioso della sua affermazione, incontestabile ai suoi occhi.

-Non è giusto, sei tu che hai distribuito le carte e ti sei preso quelle di Grifondoro! A me sicuramente avrai dato tutte le serpi- James aveva preso male questa osservazione e aveva cominciato a lamentarsi del fatto che "lo stupido e pulcioso cane nero" aveva certamente imbrogliato.

Ed ecco che Remus si era tuffato in un'altra spiegazione sul fatto che le carte babbane non appartenevano a nessuna casa e che soprattutto non era nemmeno concepibile che le carte si contassero così.

I due, irritati, gli avevano intimato di smetterla di fare il sapientone. 

Il lupo mannaro avrebbe volentieri tirato addosso ad entrambi la prima cosa che gli fosse capitata a tiro che, sfortunatamente, era un cuscino. La sfortuna? Che Peter si ci era appisolato una ventina di minuti prima perché annoiato dal loro passatempo.

*Ho dato per scontato che il gioco della carte (qualsiasi tipo) fosse sconosciuto nel mondo dei maghi o comunque differente, come gli scacchi. 

Il mio angolino:

Salve a tutti! Avevo pubblicato ieri questa storia ma mi sono poi accorta di non aver scritto nulla appena terminata e quindi ho deciso di ripubblicarla. 

È una OS senza pretese e anche un po' stupida, però mi sono divertita molto a scriverla perché mi sono ispirata a mia cugina e mia madre, che fanno morire dal ridere quando giocano a carte. Così ho provato a scrivere immaginando al loro posto James e Sirius e io al posto di Remus, ovviamente esasperando tutte le situazioni (o quasi).

Spero vi sia piaciuta, fatemelo sapere :)