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Autore: Skyfall    11/08/2013    1 recensioni
Anche io volevo il cuore che scoppiava d'amore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Vuoi entrare a salutarla?» mi chiese Jared dopo un po’ che fissavamo mia madre dal vetro che dava sulla stanza.
Mi riscossi da tutti i pensieri che mi stavano affollando la mente e mi voltai verso di lui, il quale notò immediatamente le silenziose lacrime che stavano lentamente sgorgando dai miei occhi.
«Mi farebbe davvero tanto piacere, tu puoi rimanere qui se vuoi» risposi portando il più velocemente possibile una mano ai miei occhi per asciugare le goccioline. Lui mi bloccò il braccio e con la mano libera raccolse dai miei occhi ogni singola lacrima.
Un lieve sorriso si formò su entrambi i nostri volti.
«Entro con te, Elizabeth» disse senza esitazioni avviandosi verso la porta della camera e tendendomi la mano in attesa che l’afferrassi.
Le mie piccole dita si unirono alle sue ed entrammo richiudendoci la porta alle spalle cercando di fare meno confusione possibile.
Andai a sedermi sulla sedia accanto al letto e strinsi la mano di mia madre. Lei non si svegliò, l’unica cosa che mi faceva capire che era ancora in vita era il lieve movimento che faceva il suo petto quando respirava.
«Mi manchi tanto, mamma, ma presto tornerai a sorridere come facevi un tempo, io ti darò una mano» sorrisi mostrando i denti e baciandole il dorso della mano.
«Sai, dovrai venire a New Orleans così ti posso far vedere la città e mostrarti la casa di Katherine che è davvero splendida e accogliente» continuai con una strana felicità addosso.
Sentivo come se in quella maniera potessi trasmetterle energie vitali che l’avrebbero aiutata a guarire prima.
«Ora devo andare, le infermiere hanno già storto il naso per questa visita che mi è stata concessa fuori orario, ma tornerò presto, te lo prometto» mi alzai e le diedi un bacio sulla fronte.
Mi voltai verso Jared che mi stava fissando con uno sguardo intenerito sul volto e quando si accorse che la mia attenzione si era improvvisamente spostata su di lui, sembrò riscuotersi e mi sorrise spostandosi dal muro a cui si era appoggiato.
 
Eravamo tornati nella camera d’albergo e io mi ero stesa sul letto a fissare il soffitto con aria assente, mentre Jared era andato a chiedere se fosse possibile il servizio in camera dato che non avevamo voglia di mangiare fuori quel giorno.
Vedere mia mamma in quelle condizioni dopo tanto tempo mi aveva fatto un terribile effetto.
Mi sentivo un’ingrata e un’egoista se pensavo al fatto che l’avevo lasciata qui a combattere contro la sua malattia e io me ne ero andata per pensare solo a me stessa e al mio futuro.
Sapevo che però mia madre non si sarebbe mai perdonata un’eventuale rinuncia ad inseguire i miei sogni a causa della sua malattia, era stata lei quella che mi aveva sostenuto più di tutti per la mia partenza.
Sentii la porta aprirsi e mi sedetti sul letto guardando Jared che entrava sorridente in camera.
«Basta alzare la cornetta e chiedere quello che vogliamo e in poco tempo sarà tutto pronto» spiegò venendo a sedersi accanto a me.
«Onestamente a me va soltanto una macedonia, non ho fame per niente» gli spiegai incrociando le gambe sul letto.
«Allora chiamo e chiedo due macedonie» sorrise alzandosi per raggiungere il telefono.
In quel momento squillò il mio cellulare che era accanto a me e lessi il nome di Katherine sul display.
Un brivido di terrore mi passò dietro la schiena ripensando alla sera precedente, ma cercai di far finta di niente e risposi con un sorriso.
«Ciao Kath, come stai?» domandai.
«Non bene, sono arrabbiatissima. Sono successi dei casini al lavoro e il mio capo non è disposto a darmi le ferie, lo odio con tutta me stessa» sbraitò dall’altra parte.
«Oh no! Questo significa che non puoi venire, mi dispiace tantissimo» dissi sinceramente triste e preoccupata.
«Non sai quanto dispiaccia a me non poterti stare accanto.. hai parlato con il medico?» domandò successivamente.
Le spiegai la conversazione che avevo avuto quella mattina ed era preoccupata per me.
«Katherine, ti chiamerò non appena tutto sarà finito, stai tranquilla, non ho paura, lo faccio per mia mamma, una delle persone che amo di più al mondo, ora devo andare, ti voglio bene, un bacio» la salutai perché in quel momento erano arrivate le macedonie.
«Che succede?» domandò Jared.
«Katherine non può venire, il suo capo è un gran bastardo» spiegai in poche parole.
«Uhm.. ok..» lasciò la frase in sospeso abbassando lo sguardo e iniziando a giocherellare con la forchetta nel contenitore in cui stava la sua macedonia.
«Qual è il problema Jared?» gli domandai con un tono che non ammetteva mezze risposte.
«Lascia stare, non ne vado fiero» tagliò corto.
«No, ora tu me lo dici, punto e basta» alzai la voce e lui di scatto puntò i suoi occhi nei miei.
«C’è che non capisco per quale ragione mi sono sentito momentaneamente felice quando mi hai detto che Katherine non verrà» spiegò velocemente alzando la voce anche lui.
Io rimasi interdetta, non sapevo cosa rispondere e come comportarmi.
«Jared, ho bisogno di farti una domanda molto importante» dissi con serietà dopo qualche minuto di silenzio in cui ci eravamo buttati entrambi a capofitto sul cibo evitando qualsiasi tipo di parola o sguardo.
«Dimmi» acconsentì a sua volta.
«Stai per caso pensando di farla finita con Katherine?» era un po’che volevo porgli quella domanda ed era arrivato il momento.
Lui non mi rispose per qualche minuto e continuò soltanto a guardarmi con un’espressione incomprensibile sul volto.
«Non lo so» ammise infine.
Quella risposta non mi piaceva, non mi piaceva affatto.
 
*Flashback*
 
6 mesi prima.
 
Stavo camminando svelta sul marciapiede con le mani infilate nel cappotto per proteggermi dal freddo invernale che minacciava di paralizzarmi tutte le ossa.
Avevo una meta ben precisa; la casa della mia migliore amica Katherine.
Avevo avuto una delle solite liti con Robert e di certo non sarei rimasta a casa a sentirmi sputare sentenze addosso per altro tempo, così decisi di andare dalla mia unica ancora di salvezza, la quale mi accoglieva in ogni momento di bisogno.
Arrivai davanti alla porta di casa sua e bussai frettolosamente sperando che venisse ad aprirmi in fretta dato che stavo letteralmente congelando.
Passarono alcuni minuti e nessuno arrivò.
Qualcuno in casa doveva esserci sicuramente considerando le luci accese in salotto.
Sapevo che Katherine teneva una chiave sotto una delle mattonelle del viottolo che non era stata cementata come le altre, la presi ed entrai.
«Katherine, ci sei?» domandai mentre i miei muscoli si distendevano sentendo il caldo spandersi per tutte le mie vene.
Nessuna risposta.
Decisi di salire le scale per controllare che tutto fosse a posto, iniziavo a preoccuparmi, ma proprio mentre stavo per mettere piede sul primo gradino sentii un improvviso rumore di cocci che si rompevano e sobbalzai.
«Vaffanculo!» urlò una voce di mia conoscenza dopo poco.
Salii di corsa le scale e la trovai nel corridoio con in mano un altro vaso che minacciava di lanciare per terra e i cocci del primo ai suoi piedi.
«Katherine!» richiamai la sua attenzione con fare stupito ed incredulo.
Lei, che mi dava le spalle, si voltò all’improvviso e io potei notare le righe nere che la matita aveva lasciato sui suoi occhi a causa delle lacrime che le scendevano sulle guance.
«Elizabeth..» sussurrò senza fiato, sbarrando gli occhi e lasciando cadere il vaso, che andò distrutto, per la sorpresa.
«Non mi avevi sentito? Comunque, cosa diamine è successo?» domandai preoccupata avvicinandomi a lei.
Lei in tutta risposta mi buttò le braccia al collo stringendomi forte a sé e poi andò a sedersi per terra con la testa appoggiata al muro.
«Mi spieghi cosa c’è di sbagliato in me?» mi domandò puntandomi i suoi occhi azzurri addosso.
«Katherine, per favore spiegami di cosa diavolo stai parlando» dissi con serietà.
«Mi prenderesti in giro, rideresti di me, diresti che sono una sciocca e io non voglio» continuò lei.
«Mi sembra una faccenda piuttosto seria, non ne sarei capace» quasi mi arrabbiai per ciò che pensava di me.
«Vai in bagno e capirai» disse abbassando lo sguardo dopo pochi secondi.
Io feci quello che mi aveva detto e mi guardai attorno, non c’era niente di strano, non capivo a cosa alludesse.
Guardai meglio e notai qualcosa sulla vasca, mi avvicinai e sbarrai gli occhi.
Era un test di gravidanza e dava risultato negativo.
Rimasi qualche secondo a pensare.
«Adesso puoi ridere di me, avanti» mi voltai di scatto ritrovando Katherine sulla soglia della porta del bagno.
«Non potrei mai farlo, Katherine. Perché non me ne hai parlato?» la guardai leggermente intristita.
«Non credevo che avresti compreso il bisogno quasi vitale che sento di avere un bambino, non lo sa nessuno, sei la prima persona che lo ha scoperto» confessò abbassando lo sguardo.
«Jared non lo sa?» domandai quasi allibita.
«Non parlarmi di lui, per favore, mi vergogno troppo del modo in cui gli ho mentito.. gli ho fatto credere di prendere la pillola, così ha smesso di usare il preservativo, ma non ha funzionato lo stesso.. mi faccio schifo da sola..» corsi ad abbracciarla e la strinsi a me.
«Katherine, vedi di tranquillizzarti, non fai schifo, sei solo una ragazza che vuole realizzare un sogno e che forse ha scelto la strada sbagliata» cercai di consolarla.
La presi per le spalle e la guardai negli occhi.
«Forse se ne parlerai con Jared riuscirete a mettervi d’accordo e lui acconsentirà oppure ti chiederà di aspettare ancora un po’, non tutti possono essere pronti alla stessa maniera, un figlio è una grandissima responsabilità» le sorrisi.
«Ho fatto una grandissima cavolata.. credo.. credo che per il momento non dirò nulla a Jared, mi pento di essermi comportata in questo modo, è solo che credo di amarlo troppo e avere un figlio da lui sarebbe la cosa più bella che potrebbe capitarmi» confessò infine.
«E’ normale e per una donna la maternità è una parte essenziale della vita» continuai io.
«Volevo chiederti un’ultima cosa.. probabilmente riderai di me, ma è una domanda che mi tormenta» iniziò lei.
«Dimmi pure» risposi io.
«Quello che hai visto è il terzo test che faccio.. tu credi.. credi che io non sia rimasta incinta fino adesso perché io e Jared non siamo, in un certo senso, compatibili?» chiese abbassando lo sguardo.
«Katherine, io credo che l’unico motivo per cui tu non sia rimasta incinta è perché non lo volevate entrambi, credo che quando deciderete che sarà il momento giusto le cose verranno da sé» le sorrisi.
«L’ultimissima cosa.. mi prometti che non lo dirai a nessuno?» mi domandò con un leggero sorriso.
«Terrò la bocca cucita, promesso» l’abbracciai fortissimo.
  
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