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Autore: MuttigMaggie    11/08/2013    0 recensioni
Erica e Mario sono due giovani innamorati. Hanno entrambi un lavoro precario, lui supplente di storia e lei commessa alla Fnac di Milano, e convivono con il fratello di lei, Davide e il suo compagno Francesco. La loro vita è piuttosto tranquilla, ma l'arrivo di una nuova vita farà aumentare le insicurezze verso un futuro già abbastanza incerto. Di contorno alla loro storia: Davide e Francesco si interrogano sulla prospettiva del matrimonio, e Cinzia la sorella amata da tutti, ma che nasconde un matrimonio disastroso e desidera un figlio che non arriva.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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-Sono davvero felice per voi. Un bambino...wow...-disse Francesco con serenità sorseggiando un po' del suo cappuccino.

-Già...non ce lo aspettavamo, ma siamo felici, anche se Mario è un po' scettico e spaventato, soprattutto per il futuro.-

-Me l'aspettavo...comunque io non dirò nulla a Davide, dovreste farlo voi.-

-Lo so. Infatti glielo dirò il prima possibile. Quando sarà il momento adatto.-disse lei.-Però tu...con il lavoro?-

-Non ti preoccupare...me la caverò-

-Ma com'è successo?-

-L'azienda per cui lavoravo è in crisi e sta per chiudere. Hanno dovuto mandare a casa qualcuno, ed io ero in cima alla lista-disse, con tono molto amaro. Adorava davvero il suo lavoro. Erica lo scrutò, cercando di capire il motivo.-Visto che ero il più giovane.-Aggiunse. Non voleva far capire che anche il fatto di essere gay aveva inciso nella scelta del suo licenziamento, visto che il capo era di opinioni molto omofobe.

-Mi dispiace.-disse con amarezza. Con uno stipendio ridotto la loro vita sarebbe stata ancora più difficile, forse il bambino...pensò.

-Anche a me, però non preoccuparti: presto troverò un altro lavoro. Ho già fatto dei colloqui.-disse per rassicurarla, anche se non era per niente certo. In periodi di crisi sarebbe stato difficile che un'azienda assumesse qualcuno, soprattutto se giovane.

-Ne sono certa.-disse sorseggiando il suo tè verde.

-Comunque se volete lasciare il bambino a me o a Davide quando nascerà...noi ne saremmo davvero felici.-disse, finendo il suo cappuccino. Era felice di averne parlato con qualcuno. La menzogna lo stava consumando dentro.
Era una sensazione orribile.

 

 

 

Daughter-Candles

 

L'unico momento in cui si sentiva tranquilla era la notte, anche se lui dormiva a pochi centimetri da lei, si sarebbe potuto svegliare e farle ancora del male. Lo odiava, ma non riusciva a lasciarlo, anche per il bambino che stava crescendo nel suo corpo.

Quella sera si sentiva più strana del solito, la pancia le faceva malissimo, ma molto probabilmente era per i lividi.

Sperava che lui non avesse fatto del male al bambino con il suo pugno nello stomaco. Ancora faceva fatica a respirare.

Lei voleva un figlio a tutti i costi, anche se il prezzo era la sua felicità e la sua sicurezza. Sperava che Salvatore non avesse mai fatto del male a suo figlio, non lo avrebbe mai tollerato. Lei andava bene, la poteva picchiare, maltrattare, insultare, ormai aveva una scorza talmente dura che non poteva farle più male di così, ma non si sarebbe mai dovuto permettere di torcere un capello a suo figlio, se mai fosse nato.

I suoi occhi si bagnarono di lacrime, come ogni notte. Odiava la sua vita.

Avrebbe voluto morire, invece di sopportare quelle torture e umiliazioni ogni santo giorno.

Magari un figlio lo avrebbe calmato, lo avrebbe fatto diventare buono, come era stato quando si erano sposati.

Faceva troppa fatica a ricordare il tempo in cui lui le regalava dei fiori, invece degli occhi neri, il tempo in cui lui la accarezzava, e non la picchiava, oppure quando facevano l'amore, e lui non la...Faceva fatica a dire quella parola...

Sì, un bambino avrebbe rimesso tutto a posto, lui sarebbe stato felice e orgoglioso di lei. Sapeva che Salvatore ne voleva uno. Voleva un maschio, a lei era indifferente, bastava solo che la amasse.

Non sentiva più la connessione con il bambino. Non lo sentiva più. Una lacrima le rigò il volto. Quella volta ci sperava così tanto.

 

 

 

 

 

 

 

I suoi studenti erano esausti, dopotutto era l'ultima ora di lezione ed era lunedì, e così aveva optato per un film sulla seconda guerra mondiale.

La campanella suonò, aveva completamente perso la cognizione del tempo.

I ragazzi corsero via, alcuni con più velocità, altri più lenti per via della stanchezza.

-Scusa Luca, puoi fermarti un attimo?-chiese al ragazzo, che stava uscendo con alcuni suoi amici.

-D'accordo.-disse lui a mala voglia.

-Vorrei parlarti del tuo ultimo compito. Sono rimasto davvero deluso da te, perché un compito consegnato in bianco è un insulto a me, e a te stesso. Siamo ancora a febbraio, ma gli esami sono vicini e non puoi permetterti un due.

Comunque, non ho intenzione di farti una ramanzina, ci penseranno i tuoi genitori, c'è qualcosa che non va?-lo sguardo del ragazzo, che prima era solo stanco, divenne arrabbiato.

-Non sono cazzi suoi, ha capito? Non dovrebbe fregarle della mia vita, okay?-disse con rabbia avvicinandosi al professore.

-Senti ragazzino. Io sono ben più vecchio e più forte di te. Dovresti accettare l'aiuto che ti offro.-disse con rabbia, digrignando la mascella per essere capito meglio, anche se odiava doverlo fare.

-Lei è un cazzo di supplente che entrò una settimana se ne andrà. Mi lasci vivere la mia vita.-

-Te la rovini così la vita-disse, mentre lo studente era già alla porta. Si fermò per qualche secondo poi si avviò verso l'uscita.

Ottimo lavoro Mario, davvero ottimo lavoro.

 

 

 

 

 

 

-Com'è andata la tua giornata?-chiese Erica mettendo a cuocere la pasta.

-Bene dai...anche se ho quasi litigato con un mio studente.-disse, sistemando i tovaglioli.

-Chi?-chiese preoccupata, girandosi verso di lui con il cucchiaio di legno ancora pieno di ragù.

-Luca Visconti.-rispose lui.

-Ah...ma non era fino a poco tempo fa' uno dei tuoi studenti migliori?-

-Lo era. Non ho idea di cosa gli sia successo, ma ha fatto un compito disastroso.-

-Scommetto che nella tua vita da studente tu abbia sbagliato qualche verifica, capita a tutti, sarà in un momento no.-disse lei con tono dolce, per cercare di rassicurarlo.

-Lo so che capita a tutti, ma un compito in bianco non è una ricaduta...è un insulto a sé stesso, significa che se non riesce a prendere un dieci la promozione non è più assicurata.-disse lui, tristemente.

-Significa che la sua vita è rovinata, lo so, però certe volte non puoi aiutare le persone che non vogliono essere aiutate.-disse lei.-Comunque mettiti comodo. È pronto!-disse a voce alta, per chiamare il fratello che stava guardando la partita. In quel momento entrò Francesco.

Indossava un maglione molto ordinato con una cravatta. Appena Erica lo vide gli strizzò l'occhio e lui sorrise.

-Ehi amore.-disse Davide dandogli un breve bacio sulle labbra.-Com'è andata al lavoro?-

-Benissimo, le solite fatture...-mentì lui, guardò Davide, non se ne era accorto, fortunatamente. Odiava dovergli mentire così spudoratamente, ma si vergognava. Non voleva ammettere di essere stato licenziato. Di aver fallito come persona.

 

 

 

 

 

-A che settimana dovresti essere?-chiese la sua ginecologa, spargendo del gel blu sulla sua pancia, fortunatamente era riuscita a coprire tutti i lividi.

Era elettrizzata per la sua prima ecografia, avrebbe potuto sentire il cuore.

-Alla dodicesima.-disse felicemente. Il gel era davvero freddo la sonda stava trasmettendo delle immagini su un piccolo monitor.

Quello era il suo bambino. Pensò felicemente, magari si era sbagliata, magari c'era ancora.

-Adesso proveremo ad ascoltare il cuore.-disse, premendo un bottone, ma non sentì nessun suono. Il viso della ginecologa si fece serio.-Ci dev'essere un errore.-disse la ginecologa, cercando di sorridere.

Non era la prima volta che sentiva quelle parole, e sapeva che non c'era nessun errore. Lui non c'era più. Lui non sarebbe arrivato.

Le lacrime le rigarono il volto e pianse disperatamente.

-Non arriverà mai. Lui non arriverà mai.-disse con voce rotta dal pianto.

Si era arresa. Per la prima volta dopo anni si era arresa alla dura verità.

-Mi dispiace molto Cinzia.-disse la ginecologa abbracciandola.

 

 

 

 

Non riusciva a dormire. Mancava un solo giorno al matrimonio di sua cugina, Isabella, e lì avrebbe incontrati di nuovo. I suoi genitori e sua sorella. Chissà che donna avrebbe portato suo padre.

-Shhh. Dormi.-disse Mario stringendola a sé.

-Non ce la faccio. Non voglio vederli.-disse lei.

-Dovrai farlo, e poi non sarà male. Ci sarò io con te.-disse dolcemente.

-Ti amo.-disse lei, girandosi verso di lui. Mario le baciò il naso con dolcezza.

-Lo so. Ti amo-disse lui.

-Amo stare abbracciata a te. Così-disse lei.

-Lo so. Presto però avrai un pancione enorme.-disse prendendola in giro.

-Ah ah. Sì. A proposito: mi prendi un muffin. Ne ho davvero voglia.-disse lei.

-Sì.-disse lui, alzandosi con fatica. Rimase a fissarla per qualche istante. Era bellissima. Tornò dopo qualche minuto con un muffin della mulino bianco, e con una camomilla.

-Sei ancora sveglia?-chiese a bassissima voce.

-Mmmmm.-disse lei, alzandosi.-Perfino una camomilla. Wow.-

-Sì...voglio che tu sia nelle condizioni migliori per le prossime trentasei settimane.-disse baciandola lievemente.

-Grazie.-disse lei.-Credo di essere davvero fortunata.-

-Perché?-

-Ho il miglior uomo del mondo.-

-E io ho la migliore donna del mondo. Ti amo.-

-Ti amo.-disse lei sorseggiando la camomilla. Sarebbero rimasti lì per sempre.

 

 

 

 

 

Nda

Capitolo tristissimo, lo so. La storia di Cinzia è stata difficile da scrivere e piena di lacrime. So che la violenza contro le donne è un problema serissimo, e spero di aver dato il giusto peso alle emozioni di Cinzia.

Passando alle parti buone: io so di essere di parte, ma non posso farne a meno Mario ed Erica sono l'amore. Ok...ora mi posso defenestrare!

Alla prossima!

  
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