Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: Gracedanger    11/08/2013    1 recensioni
La verità è che c’è una fastidiosissima sensazione mi tortura lo stomaco. I giorni vuoti, stare sola, tutto sembra essere tornato come quando lui non faceva ancora parte della mia vita. Perché c’era entrato, si. C’era entrato con la forza, con il suo comportamento bizzarro e le sue attenzioni intermittenti. Ora senza di lui avverto la tristezza che prima si celava dietro ogni mio respiro.
Genere: Malinconico, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Credits: Sara_Scrive

24 febbraio 2018
New York
Queens
Coven Road
The lucky guy bar
2.14 a.m.

 

Piove. Mi affaccio fuori dal bar. L’ennesimo straordinario estenuante.
“Mi servono soldi.” sussurro tra me e me ogni volta che vado in quel bagno sudicio per levarmi il grembiule e cambiarmi.
Do un’occhiata allo specchio opaco: ho gli occhi scavati, non riesco a sorridere, questo lavoro mi sta divorando.
Prendo la metro, guardo fisso il pavimento, sono circondata dai pendolari, uomini d’affari, mamme che tornano esauste dal lavoro pensando ai bambini che dormono già nei loro tiepidi letti.
Arrivo a casa, la pioggia continua a cadere insistente, apro il portoncino, e comincio a salire le scale.
Il pianerottolo del terzo piano è vuoto. Guardo la porta dell’appartamento di fronte. Chiusa. Nessun rumore proviene dall’interno, forse il ragazzo non è ancora tornato, cerco di sbrigarmi a rientrare per non fare figuracce, nel caso l’avessi incontrato.
Sto per aprire la porta quando non riesco a trovare le chiavi. Emetto un urlo isterico e do un calcio alla porta, butto la borsa a terra e comincio a cercare la chiave in ginocchio, quasi piangendo per i nervi.
“Qualche problema?”
Salto per lo spavento. Sarà stato lui? Non ho mai sentito la sua voce prima.
Mi giro lentamente strofinando le ginocchia sul pavimento freddo, e lo trovo in piedi davanti a me,  con le gambe davanti alla mia faccia, lo sguardo curioso, e un sorriso malizioso appena accennato.
D’istinto guardai aldilà delle sue gambe per controllare se ci fosse la sua “ospite” della sera, ma con mia grande sorpresa, trovai un muro vuoto.
“Sono solo stasera.” dice ridacchiando, facendomi arrossire per la vergogna.
Mi tende la mano, mi alzo e finisco a qualche centimetro dal suo volto, sento il suo respiro sul labbro superiore, mi allontano istintivamente con un passo indietro, quasi andando a finire contro la porta.
Nonostante il pianerottolo sia poco illuminato riesco ad osservarlo bene.
Aveva un paio di occhi nei quali vorresti navigarci per ore ed ore, marroni, profondi, che penetrano l’anima. Un momento. Devo riprendermi, lo sto fissando troppo, da un momento all’altro se ne accorgerà.
“Non sei l’unico che non trova mai le chiavi.”
Mi abbasso per prendere la borsa ma lui lo fa con me, quasi per prendermi in giro.
Cerco di afferrare la borsa ma lui mi sfiora la mano e mi sorride, si lecca leggermente le labbra, un impercettibile momento che io purtroppo ho colto e che mi sta facendo impazzire.
Devo andarmene, non posso cadere nella sua trappola.
Per una volta mi va bene e appena infilo la mano nella borsa trovo la chiave.
“Ehm, notte.”
“Notte Amy.”
Sparisco dietro la porta e la chiudo dietro di me con un sospiro, getto la borsa sul divano e scivolo sulla porta, mi siedo sul pavimento, sbatto la testa all’indietro ripetutamente.
Ma che mi è preso?
Nonostante la stanchezza non dormo, non riesco a smettere di pensare e il cervello di notte si vendica per tutte le volte in cui non l’hai ascoltato.
  
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