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Autore: JhonSavor    12/08/2013    2 recensioni
Bielorussia è conosciuta da tutti come la sorella minore di Russia; Natalia è una donna cortese, elegante, difficile da avvicinare, ma ha dimostrato di essere anche una donna forte, abile, ingegnosa e autoritaria.
E molto abile con le lame.
Vi siete mai domandati come mai? La Storia ha sempre risvolti segreti e inaspettati, ma per vostra foruna avete incontrato chi conosce alcuni di questi misteri.
Vi ho incuriosito? Bene, leggete e fatemi sapere cosa ne pensate di questa strana vicenda.
Ovviamente questa storia è collegata ad altre della mia serie di Hetalia e forse potrebbero esserci collegamenti. Grazie per l'attenzione e buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Bielorussia/Natalia Arlovskaya, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Hetalia: Storie di Nazioni'
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Mahdi bin Talib era oramai da anni studioso presso la al-Azhar e per la prima volta in tanti anni rimase interdetto di fronte ad una richiesta da parte di qualcuno che giungeva nella loro moschea alla ricerca del sapere.
Vasíleia…
Un titolo altisonante, uscito dalla bocca di un uomo che all’apparenza sembrava non potesse andar più in là del saper scrivere correttamente il suo nome.
Si mise una mano sulla barba, carezzandosela.
-Allora- Abdel si era calmato e attendeva una risposta –ti dice nulla questo nome?-
-Uhm… forse…-
Chi è in realtà quest’uomo?
-Dove lo hai sentito nominare?
-Non mi pare che siano cose che ti riguardano-
-Penso il contrario, invece-
Mahdi lo stava spingendo a parlare ma nel frattempo lo stava studiando attentamente.
Lo scatto di prima, quegli occhi, le mani con quei tipici calli…
Abdel sentì un brivido lungo la schiena. Brutto segno.
Strusciò un dito sul manico del pugnale che teneva nascosto nella manica. Tanto per sentirsi sicuro.
-Beh posso dire con certezza di aver già sentito questo nome-
Mahdi iniziò ad andare avanti e indietro con passi lenti e cadenzati, massaggiandosi sempre la barba.
Abdel riuscì a mantenersi impassibile ma non potè evitare di sentirsi leggermente stupito.
Il bibliotecario aveva veramente svicolato il discorso, o era una sua impressione?
-E che mi sai dire?-
-Innanzitutto è greco, e si può tradurre come Regno, Potentato…-
Abdel non capiva.
Era greco e qui andava tutto bene, era la lingua in cui si esprimeva Kósmima; ma il significato che cosa voleva dire?
Che connessione c’era tra una giovane schiava e quella parola?
-Non l’hai mai sentito… attribuito a qualcuno?-
Mahdi lo guardò strano –Qualcuno?-
-Sì, come titolo magari-
L’uomo proseguì nel fissarlo come se lo stesse studiando, come se volesse leggergli dentro.
E ad Abdel questo non andava. Affatto.
-Senti, lascia stare… tornerò un'altra volta. Se riesci trovami dei testi con quella parola… Vabi… Vali…-
- Vasíleia -
- Vasíleia, giusto-
Abdel fece per oltrepassare il bibliotecario e dirigersi verso l’uscita, quando questi lo afferrò per il braccio mentre gli passava affianco.
Senza dare il tempo al persiano di fare qualsiasi cosa, Mahdi gli sussurrò a bassa voce –L’aquila si erge in cima al suo nido…-
Abdel rispose meccanicamente senza accorgersene –…e osserva i suoi figli ghermire le prede-
Il persiano fissò l’uomo con gli occhi sgranati e questi ricambiò lo sguardo con un sorrisetto.
-Ti do nuovamente il benvenuto ad al-Azhar, fratello. Nessuno mi aveva avvisato del tuo arrivo quindi devi essere appena giunto in città-
Abdel non ci mise molto a capire chi veramente avesse di fronte.
-Il mio nome è Mahdi bin Talib e sono un Nazarita proprio come te. Anche se del ramo egiziano-
Abdel si inchinò leggermente –Felice di conoscerti. Io sono Abdel Nasser-
Fu la volta del bibliotecario di strabuzzare gli occhi –Il celebrato figlio di Alamut? Il Silenzioso? Quell’Abdel Nasser?-
-Non mi pare che ce ne siano molti altri in circolazione- gli rispose abbozzando un sorriso.
È sempre bello sapere che la propria fama ti precede.
-Onoratissimi di poter parlare con uno dei più fini pugnali dell’Ordine- disse Mahdi inchinandosi profondamente –Ma come mai non hai ancora fatto visita ai nostri confratelli?-
-Il motivo è proprio quello che mi ha spinto qui ad al-Azhar. Devo scoprire di più su questi esseri chiamati Vasíleia-
Mahdi gli fece cenno di sedersi e lui fece lo stesso.
-Allora sarà il caso che ti racconti ciò che so. I Vasíleia sono esseri speciali. Simili a noi nell’aspetto, differiscono da tutti i normali uomini per l’essere in possesso di capacità incredibili che hanno per nascita-
-Lo so, mi hanno detto delle alcune delle loro incredibili virtù, come quella di guarire velocemente dalle ferite-
-E non solo questo, fratello, non solo questo! Sono per la maggior parte perennemente giovani e soprattutto immortali!-
Abdel rimase di sale –Per il profeta! Che cosa mi stai raccontando?-
-La verità. O meglio quasi. In base a determinati eventi loro possono essere uccisi ma non ho mai sentito di un Vasíleia ucciso per la troppa violenza o morto per causa naturali-
-Non possono esistere esseri del genere! Sarebbero invincibili! Inoltre perchè se ne parla così poco?-
-Non se ne parla poco, in realtà è più un fattore di conoscenza, ma tutti sanno che esistono. Perchè il loro compito, la loro missione è una sola-
-Non ti seguo-
Abdel non ci stava capendo più niente. In che cosa si stava andando a ficcare?
-Sono pochissimi al mondo, i Vasíleia intendo. E anche se fossero di più non potrebbero mai minacciare l’uomo, perchè il loro compito è proteggerlo-
-Non saranno per caso degli angeli?-
-No non sono angeli, sono come noi, ma al contrario di noi essi sanno precisamente qual è il loro compito, il loro dovere su questa terra. Proteggere e affiancare i re, rappresentare le genti-
Abdel iniziò a sentire la testa girare vorticosamente.
-Ti prego, Mahdi, fammela semplice-
Il bibliotecario, si strusciò la barba con la mano –Il sapere non è il tuo forte?-
-No, è che mi stai dando delle informazioni pesanti come macigni, e ho bisogno del mio tempo per digerirle-
-Sarò chiaro: ogni popolo ha un Vasíleia, ogni Vasíleia ha un popolo; ogni Vasíleia si manifesta quando vi è una coscienza comune. Il loro compito è proteggere il rispettivo popolo, combattere per esso e servire, consigliare, aiutare il proprio sovrano. Gli infedeli hanno un termine molto efficace per esprimere tutto ciò, che hanno ripreso dall’antico popolo dei romani: legittimare-
-E cosa accade quando un popolo scompare? Cioè mettiamo che vi è una grande guerra e uno dei due viene completamente annientato-
-La Storia è piena di fatti del genere. Se uno dei due scompare, il più delle volte anche l’altro farà la medesima fine-
Abdel gli fece cenno di aspettare.
Si mise una mano sugli occhi: quindi Kòsmima era una di loro? E allora cosa ci faceva lì? Perchè non era in qualche palazzo a conversare con alti dignitari e quant’altro?
Ma forse non era quella la vera domanda.
-Ma questo non spiega una cosa: come mai non comandano loro? Nel senso se il loro compito è quello di guardiani, perchè non detengono loro il potere?-
-Perchè non è nella loro natura. Inoltre a quanto pare non possono venire meno alla propria fedeltà al sovrano… a meno che non ve ne sia un motivo preciso. Ma già anche in quelle circostanze è molto difficile e dura-
Abdel si massaggiò le tempie.
-Dimmi Madhi… come che sai tutte queste cose?-
L’uomo sorrise.
-Vedi amico mio la tua domanda ha una risposta molto semplice. Anche il mio paese ha un Vasíleia. E la setta non lo vede di buon occhio-
Mahdi si avvicinò a lui sporgendosi un po’ in avanti.
-Io l’ho conosciuto-
Abdel per l’ennesima volta rimase ammutolito.
-Mi stai prendendo in giro-
-Per niente. Prima che la setta mi affidasse l’incarico di sorvegliare questo luogo per conto suo, io ero uno scrivano alla corte del Sultano. Ed è lì che lo vidi. Affianco al trono, ogni giorno, tutti i giorni. All’apparenza non diresti altro che un paggio che ha giusto superato l’età adulta da pochi anni, ma quando frequenti la corte e lo vedi scavalcare in importanza tutti i cortigiani, prevaricare nelle riunioni strategiche i generali più decorati, vedere il Sultano che si confida con lui quasi per qualsiasi cosa…-
Mahdi aveva una strana luce negli occhi, come fosse incantato.
-Era incredibile. Gli anni passavano e lui non invecchiava se non quel tanto, attraverso quei cambiamenti che sono tipici della crescita, come un po’ di barba e la profondità della  voce… nella nostra setta si racconta che fu proprio lui a sventare l’attacco al Ṣalāḥ al-Dīn,anni fa-
Abdel stavolta fu preparato: dopo tutto quello che aveva sentito non gli parve poi così inverosimile che la salvezza del Sultano d’Egitto fosse stata determinata da un essere del genere.
Mentre Mahdi sembrava perso nei ricordi del tempo che fu, Abdel pensava.
Il persiano stava mettendo insieme tutti i pezzi che aveva ottenuto, cercando di crearne un mosaico completo.
Una volta compiuto, gli avrebbe dato la risposta che stava cercando, ne era certo…
 
 
Bianche distese…
Cieli grigi…
Scure foreste…
Piccoli frammenti di ghiaccio cadono lenti ricoprendo ogni cosa…
Il freddo, un freddo che non aveva mai sentito neppure sulle alte montagne.
Un freddo che però le parve di conoscere.
E verso cui provava un strana sensazione.
Benevola.
Intensa.
Pura.
Accogliente… familiare?
 
Vedeva in lontananza, in quel candore grigiastro, due figure sfuocate. Non riusciva a distinguerle.
Eppure, e non riusciva a spiegarlo, sapeva che erano un uomo e una donna. E la conoscevano.
E lo sapeva perchè gridavano qualcosa verso di lei. Gridavano qualcosa che non riusciva a sentire distintamente ma che anch’esso, come il freddo, lo percepiva come familiare.
Come suo.
Cercò di avvicinarsi a loro per capire chi fossero, quando sentì che qualcosa stava per cambiare.
E il mondo intorno a sé prese fuoco.
Gli alberi, la terra e il cielo stesso sembrarono incendiarsi, mutarsi in fiamme danzanti.
E neri cavalieri comparvero in mezzo alla cenere incandescente.
Corse, corse il più possibile per raggiungere quelle misteriose figure che la chiamavano, perchè aveva infine inteso che stavano proprio facendo questo.
Tallonata dalle furiosa cavalcata dei neri cavalieri, era giunta a pochi metri da loro poteva quando la terra si spaccò in due, dividendoli inesorabilmente.
Catene dure come l’acciaio le cinsero braccia, gambe, vita e collo, stringendole le carni quasi a soffocarla come le spire di serpenti.
Dall’altra parte del crepaccio vedeva una delle due figure sporgersi sul ciglio del precipizio.
Era così vicino… così vicino…
Sentiva che le catene si stavano tendendo. I cavalieri la stava trascinando via.
Voleva urlare, gridare. Strattonava, cercando di divincolarsi ma era tutto inutile.
Sentì calde lacrime scenderle lungo le guance.
Guardò un ultima volta al di là della spaccatura nella terra e la figura era ancora li e urlava qualcosa a squarcia-gola.
E stavolta incredibilmente riuscì a sentire…
 
 
-Kósmima! Svegliati!-
La schiava aprì gli occhi e con uno scatto si mise seduta.
Ansimava, il fiato mozzo, come se i suoi polmoni fossero stati svuotati dall’aria.
Alla sua destra si trovava il vecchio Uday che la guardava accigliato.
-Signor Uday…-
Fece per alzarsi ma l’uomo le fece cenno si restare dov’era –Non scomodarti Kósmima. Ho visto che avevi il sonno agitato e ho pensato di intervenire-
La ragazza si toccò il viso di riflesso e sentì che era bagnato
-Ma cosa?-
-Stavi piangendo nel sonno, e ti agitavi freneticamente. Devi aver fatto un brutto sogno-
Da quando la carovana era ripartita dall’oasi, tutti avevano iniziato a trattarla in maniera differente. Uday le aveva spiegato che ora non apparteneva più al padron Hassan, che invece d’ora innanzi avrebbe dovuto seguire lo straniero. E la prima cosa che lui aveva imposto era che la trattassero come se non fosse una schiava ma una donna libera.
Solo a lui doveva rispetto ed eventuale trattamento padronale.
Lei, come un po’ tutti, era rimasta stupita di quella novità, ma per il resto era abituata all’idea che ogni padrone decidesse le regole e i modi, a cui si sarebbe dovuta adeguare.
Non era la prima volta che cambiava padrone.
Con il vecchio Uday il rapporto non cambiò poi molto, perchè era buono fin da quando era entrata nella casa del mercante siriano.
Era stato una specie di tutore per lei.
-Signor Uday… posso chiederle una cosa?-
L’uomo la guardo accondiscendente –Certo, fai pure-
-Ecco…- la ragazza tentennò leggermente ma il vecchio la invitò a continuare -… che cos’è un Natalia?-
 
 
Abdel aveva lasciato la moschea di al-Azhar e si stava facendo ritorno agli alloggi presso cui la carovana di Hassan aveva trovato ospitalità.
Il suo cervello stava ancora macinando tutte le incredibili informazioni che era riuscito a reperire.
Mahdi gli era stato di grande aiuto, e lui stesso si era offerto di cercare ulteriori informazioni che gli sarebbero potute essere utili per quanto riguardava i Vasíleia.
Certo c’erano ancora dei punti oscuri in quella faccenda, soprattutto riguardo la vera identità della sua giovane “protetta”.
Essa gli restava ancora preclusa, un vero mistero.
Una certa curiosità, la stessa che lo aveva spinto fin dall’inizio ad interessarsi a lei, lo pungolava.
Ma al di là di tutto, delle questioni irrisolte, delle domande, dei misteri, c’era una cosa che nella mente di Abdel si era fatta ormai chiara e luminosa come l’alba.
Aveva tra le mani un arma.
La più potente arma che avesse ma incontrato.
Un essere dalle temibili capacità, se addestrato con i metodi che lui ben conosceva, sarebbe diventato una forza inarrestabile,
Una lama tremendamente affilata, inarrestabile, letale e che non si sarebbe mai arresa di fronte a qualsivoglia fatica, privazione od ostacolo.
Abdel sorrise tra se.
Un sorriso che si sarebbe detto inquietante.
 
La stirpe delle lame di Alamut sarebbe risorta attraverso di lei.
 
E questo non poteva che essere un motivo di gioia.
 
 
 
 
 
(Argh! Scusate il ritardo, vado di fretta e vi lascio giusto un saluto e un abbraccio per tutti coloro che seguono questa storia! Sarò lieto di rispondere a qualsiasi commento, positivo o negativo che sia, che mi vorrete lasciare! XD Buona estate a tutti!) 

  
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