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Autore: NatureGirl    12/08/2013    0 recensioni
Frances, con il suo passato che le ha lasciato una ferita incurabile nel cuore, si trova ad affrontare un amico innamorato di una persona che non può ricambiare il suo amore. Tra consigli e considerazioni su cosa sia la vita per Frances, ci si ritrova a viaggiare tra il suo passato che sta per ritornare a dirle la verità taciuta solo per...amore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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L'aria di fine gennaio pungeva come aghi di pino sul viso di Frances. Si strinse il cappotto di chachemire intorno al corpo. Non era stata una grande idea uscire solo con quello, ma non ci aveva proprio pensato. Aveva altro per la testa. Aveva girato per tutta la città cercando di non pensare, di estraniarsi da tutto e da tutti. Fino a quando non era capitata lì, in quel parco, su quella panchina, dove tutto era iniziato, ma anche finito. Si era seduta guardando le coppiette e i bambini felici pattinare sul ghiaccio, con tutte quelle lucette che davano un aspetto natalizio al tutto. Non sapeva da quanto era lì. I ricordi avevano cominciato ad assalirla appena si era fermata. Ne era stata sopraffatta ed erano così forti da non permetterle di scacciarli.
"Una volta credevi nell'amore" così aveva detto Alex. Era vero, una volta ci credeva. L'aveva anche trovato, il vero amore…quello che ti fa dimenticare chi sei, quello che ti rende felice anche solo con un semplice sorriso dell'altro, che ti rende premuroso…e poi? Lui l'aveva lasciata. Niente spiegazioni, niente lacrime, niente di niente. Era solo stato freddo, proprio come il ghiaccio lì vicino. Quella era stata l'ultima volta che l'aveva visto o sentito. Sospirò. Il respiro si condensava in piccole nuvolette bianche…Iniziò a soffiare per formarle. Le era sempre piaciuto quel giochetto. La divertiva. Si divertiva con  poco, come quando l'aveva conosciuto. Che ridere vedere quel ragazzo che  tentava di stare dritto sui pattini senza successo! Era buffo ed impacciato. Quando Frances era andata ad aiutarlo, dopo l'ennesima caduta, lui era diventato rosso come un pomodoro. Si vedeva che non era il tipo di persona abituata a farsi aiutare. Incuteva addirittura un po' di timore nella sua imponente statura. Ma quando lei aveva incrociato il suo sguardo, quegli occhi blu cobalto l'avevano fatta sciogliere completamente, come un cubetto di ghiaccio messa in una bevanda bollente. Ed era rimasta scciolta fino a quando non si era indurita come la pietra. Qualcosa in lei, dopo l'abbandono, era cambiato. Il cuore le batteva, ma se non lo avesse fatto, non le sarebbe cambiato nulla.
All'improvviso nel suo campo visivo comparve uno starbuks. Batté le palpebre per qualche secondo, poi guardò che glielo stava porgendo.
Rimase impietrita.
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Se fosse stato ancora un po' in quella posizione gli sarebbe andato in cancrena il braccio.
-Frances, è caffè, non veleno…ed è caldo, il che non è disprezzabile dato questo freddo della malora.-
La ragazza non accennava di muoversi. Le braccia stringevano il cappotto al corpo, le gambe accavallate tremavano leggermente e i suoi occhi, quei bellissimi occhi castani, erano fissi nei suoi. Erano lucidi e Bryan non capiva se era una reazione al freddo o perché la vista di lui le aveva ridestato brutti ricordi. Sospirò. Era così bella…Non la vedeva da due anni e aveva imparato a convivere con quel senso di vuoto che lo circondava. Ma ora…ora sentiva di nuovo il calore della sua vicinanza, ciò che gli dava anche solo la sua presenza. Chiuse gli occhi e si sedette. Le porse di nuovo il caffè.
-Prendilo…è caldo-
Frances lo afferrò con mano incerta.
-Perché sei qui?-
La sua voce era così…dolce…anche se avesse voluto tentare di fare un tono aspro non ci sarebbe mai riuscita.
-Mi ha chiamato Alex…Sai che ore sono?- Si girò a guardarla. Lei lo stava fissando.
-Sinceramente non mi interessa che ore sono. Pensavo che ad Alex non interessasse nulla di me, comunque. Per questo non mi sono presa la briga di tornare a casa per cena.-
-Ti vuole bene. Era preoccupato per te.-
-Poteva venire lui.-
-Non sapeva dove trovarti.-
-Per te, invece, sono prevedibile…-
La voce di Frances tremava, gli occhi erano pieni di lacrime. Bryan le posò una mano sui capelli corti, accarezzandoglieli.
-Bryan…perché…?-
-Sh…-
Bryan fece scivolare la mano sul suo viso. Sfregò delicatamente le dita sulle sue labbra morbide, rosee…Le si avvicinò lentamente. Ora era a pochi centimetri da lei. Avrebbe risentito quelle labbra sulle sue, il suo respiro che si fondeva con quello di lei…No. Non poteva farlo.
Si alzò.
-Vieni ti porto a casa.-
-Bastardo…- La guardò negli occhi. Frances li aveva di fuoco. -Lurido bastardo!- La ragazza si alzò di scatto e andò verso di lui con i pugni chiusi, tentando di colpirlo. Lui le afferrò i polsi. Frances tentò di divincolarsi. Dopo qualche minuto di lotta lei si accasciò, abbandonandosi sul suo petto largo. Bryan la strinse forte a sé. Frances alzò la testa appoggiando il mento sullo sterno di lui.
Dio, quanto è bella.
I capelli corti erano arruffati, gli occhi tristi brillavano come due diamanti a causa delle lacrime. Queste, scendendo, le accarezzavano il viso, passando sopra le guance arrossate dal freddo e bagnando quelle lacrime incredibilmente morbide, perfette. Il silenzio più totale cadde tra loro. Era come se tutti i rumori intorno a loro si fossero annullati, come se il tempo si fosse fermato.
Dille la verità, ora! Fallo!
Bryan voleva rompere quel silenzio, ma come? Come poteva spiegarle che se ne era andato per paura di veder tramutare l'amore negli occhi di lei in pietà?
-Fran…-
Dovette fermarsi. Si scansò velocemente da lei perdendo l'equilibrio e atterrando a terra sulle ginocchia. Non riusciva più a respirare, sentiva che stava per arrivare un eccesso di tosse. Si puntellò sulle braccia e iniziò l'inferno.L'aria di fine gennaio pungeva come aghi di pino sul viso di Frances. Si strinse il cappotto di chachemire intorno al corpo. Non eraa stata una grande idea uscire solo con quello, ma non ci aveva proprio pensato. Aveva altro per la testa. Aveva girato per tutta la città cercando di non pensare, di estraniarsi da tutto e da tutti. Fino a quando non era capitata lì, in quel parco, su quella panchina, dove tutto era iniziato, ma anche finito. Si era seduta guardando le coppiette e i bambini felici pattinare sul ghiaccio, con tutte quelle lucette che davano un aspetto natalizio al tutto. Non sapeva da quanto era lì. I ricordi avevano cominciato ad assalirla appena si era fermata. Ne era stata sopraffatta ed erano così forti da non permetterle di scacciarli.
"Una volta credevi nell'amore" così aveva detto Alex. Era vero, una volta ci credeva. L'aveva anche trovato, il vero amore…quello che ti fa dimenticare chi sei, quello che ti rende felice anche solo con un semplice sorriso dell'altro, che ti rende premuroso…e poi? Lui l'aveva lasciata. Niente spiegazioni, niente lacrime, niente di niente. Era solo stato freddo, proprio come il ghiaccio lì vicino. Quella era stata l'ultima volta che l'aveva visto o sentito. Sospirò. Il respiro si condensava in piccole nuvolette bianche…Iniziò a soffiare per formarle. Le era sempre piaciuto quel giochetto. La divertiva. Si divertiva con  poco, come quando l'aveva conosciuto. Che ridere vedere quel ragazzo che  tentava di stare dritto sui pattini senza successo! Era buffo ed impacciato. Quando Frances era andata ad aiutarlo, dopo l'ennesima caduta, lui era diventato rosso come un pomodoro. Si vedeva che non era il tipo di persona abituata a farsi aiutare. Incuteva addirittura un po' di timore nella sua imponente statura. Ma quando lei aveva incrociato il suo sguardo, quegli occhi blu cobalto l'avevano fatta sciogliere completamente, come un cubetto di ghiaccio messa in una bevanda bollente. Ed era rimasta scciolta fino a quando non si era indurita come la pietra. Qualcosa in lei, dopo l'abbandono, era cambiato. Il cuore le batteva, ma se non lo avesse fatto, non le sarebbe cambiato nulla.
All'improvviso nel suo campo visivo comparve uno starbuks. Batté le palpebre per qualche secondo, poi guardò che glielo stava porgendo.
Rimase impietrita.
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Se fosse stato ancora un po' in quella posizione gli sarebbe andato in cancrena il braccio.
-Frances, è caffè, non veleno…ed è caldo, il che non è disprezzabile dato questo freddo della malora.-
La ragazza non accennava di muoversi. Le braccia stringevano il cappotto al corpo, le gambe accavallate tremavano leggermente e i suoi occhi, quei bellissimi occhi castani, erano fissi nei suoi. Erano lucidi e Bryan non capiva se era una reazione al freddo o perché la vista di lui le aveva ridestato brutti ricordi. Sospirò. Era così bella…Non la vedeva da due anni e aveva imparato a convivere con quel senso di vuoto che lo circondava. Ma ora…ora sentiva di nuovo il calore della sua vicinanza, ciò che gli dava anche solo la sua presenza. Chiuse gli occhi e si sedette. Le porse di nuovo il caffè.
-Prendilo…è caldo-
Frances lo afferrò con mano incerta.
-Perché sei qui?-
La sua voce era così…dolce…anche se avesse voluto tentare di fare un tono aspro non ci sarebbe mai riuscita.
-Mi ha chiamato Alex…Sai che ore sono?- Si girò a guardarla. Lei lo stava fissando.
-Sinceramente non mi interessa che ore sono. Pensavo che ad Alex non interessasse nulla di me, comunque. Per questo non mi sono presa la briga di tornare a casa per cena.-
-Ti vuole bene. Era preoccupato per te.-
-Poteva venire lui.-
-Non sapeva dove trovarti.-
-Per te, invece, sono prevedibile…-
La voce di Frances tremava, gli occhi erano pieni di lacrime. Bryan le posò una mano sui capelli corti, accarezzandoglieli.
-Bryan…perché…?-
-Sh…-
Bryan fece scivolare la mano sul suo viso. Sfregò delicatamente le dita sulle sue labbra morbide, rosee…Le si avvicinò lentamente. Ora era a pochi centimetri da lei. Avrebbe risentito quelle labbra sulle sue, il suo respiro che si fondeva con quello di lei…No. Non poteva farlo.
Si alzò.
-Vieni ti porto a casa.-
-Bastardo…- La guardò negli occhi. Frances li aveva di fuoco. -Lurido bastardo!- La ragazza si alzò di scatto e andò verso di lui con i pugni chiusi, tentando di colpirlo. Lui le afferrò i polsi. Frances tentò di divincolarsi. Dopo qualche minuto di lotta lei si accasciò, abbandonandosi sul suo petto largo. Bryan la strinse forte a sé. Frances alzò la testa appoggiando il mento sullo sterno di lui.
Dio, quanto è bella.
I capelli corti erano arruffati, gli occhi tristi brillavano come due diamanti a causa delle lacrime. Queste, scendendo, le accarezzavano il viso, passando sopra le guance arrossate dal freddo e bagnando quelle lacrime incredibilmente morbide, perfette. Il silenzio più totale cadde tra loro. Era come se tutti i rumori intorno a loro si fossero annullati, come se il tempo si fosse fermato.
Dille la verità, ora! Fallo!
Bryan voleva rompere quel silenzio, ma come? Come poteva spiegarle che se ne era andato per paura di veder tramutare l'amore negli occhi di lei in pietà?
-Fran…-
Dovette fermarsi. Si scansò velocemente da lei perdendo l'equilibrio e atterrando a terra sulle ginocchia. Non riusciva più a respirare, sentiva che stava per arrivare un eccesso di tosse. Si puntellò sulle braccia e iniziò l'inferno.
  
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