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Autore: Egi_    12/08/2013    4 recensioni
Londra, 1882.
"C’era un solo luogo dove avrebbe potuto cominciare davvero a vivere intensamente: Londra."
Kurt Hummel è un giovane aspirante poeta alla ricerca della sua ispirazione perduta, troverà molto di più.
Santana Lopez, giovane donna indipendente e moderna, vivrà un amore che la porterà a rivedere le sue convinzioni.
Quinn Fabray, sposata, è prigioniera di una passione imperdonabile.
Sullo sfondo una città magica, fatta di poche luci e tante ombre.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo che doveva essere moolto lungo anzi troppo!
Quindi l'ho tagliato in due (non mi odiate) perchè volevo tenervi sulle spine e perchè sono una persona molto cattiva! 
No scherzo, l'ho fatto perchè se no veniva davvero lunghissimo e temevo di annoiarvi.
Comunque due nuovi personaggi (uno dei quali lo amo alla follia) e un incontro che personalmente ho amato scrivere e immaginare. 
Aggiornerò prestissimo dato che ho ancora due o tre capitoli pronti poi temo che i tempi si allungheranno un po' fra l'università e gli impegni.
Cercherò sempre di non farvi aspettare troppo però, promesso! 
Grazie a chi recensisce, a chi segue, ricorda, preferisce e anche a chi legge soltanto!




CAPITOLO QUATTRO
 
 
A metà del terzo atto Santana era stufa.
Non amava pazzamente il teatro e quella sera era nervosa, inquieta.
Non riusciva a concentrarsi sullo spettacolo.
Già da un po’ si ritrovava a spiare gli altri palchi con il cannocchiale, alla ricerca di qualcosa d’interessante da osservare.
L’unica cosa che aveva risvegliato la sua attenzione per qualche minuto era stato l’abbandono e il rocambolesco ritorno sul palco del cugino di Finn, Kurt Hummel.
Il ragazzo sembrava parecchio agitato, Santana aveva passato qualche minuto a fissarlo ed era arrivata alla conclusione che il giovane era decisamente effeminato e che la sua pelle sembrava fatta di porcellana. Sembrava una bambola e per un uomo non era certo un complimento.
Era arrivata a chiedersi se Hummel avesse bisogno di radersi. Ne dubitava fortemente.
Svogliatamente puntò il cannocchiale verso un palchetto più basso.
C’èrano due donne.
Una delle due agitò la mano guantata nella sua direzione in un cenno di saluto.
Santana ci mise qualche secondo ad accorgersi che non stava salutando lei bensì Quinn.
Ripuntò il cannocchiale sulla donna che nel frattempo si era chinata a parlare con la sua vicina.
Senza il cannocchiale davanti agli occhi a coprirle il volto Santana la riconobbe immediatamente.
 
Quando la vide per la prima volta era a Kensington Avenue. Faceva un caldo improbabile per quella stagione. C’era ferma una carrozza scoperta da cui scese una donna vestita di bianco.
Entrò in una sartoria di lusso gestita da una certa miss Smithson. Un mormorio di ammirazione accolse il suo ingresso nel negozio.
Santana rimase lì, inchiodata, da quando la donna entrò a quando uscì.
Dalla vetrina la guardava scegliere quello che era andata a comprare. Sarebbe potuta entrare ma non osava. Non voleva insospettire ulteriormente Quinn e le altre signore che la accompagnavano.
Non poteva però fare a meno di guardare quella donna sconosciuta.
Era molto elegante: il vestito di mussolina a volants, uno scialle indiano quadrato con gli angoli ricamati d’oro e di fiori di seta, un cappellino coordinato e un unico braccialetto dorato.
Doveva essere benestante ma Santana non l’aveva mai vista alle feste e ai balli eleganti che era costretta a frequentare.
La donna risalì in carrozza e ripartì, lasciando Santana in uno stato confusionale che la accompagnò per il resto della giornata e per molti giorni a venire.
 
Santana da quel giorno di fine settembre non aveva più visto la donna misteriosa e nemmeno l’aveva cercata.
Non riusciva ancora a raccapezzarsi sui sentimenti che le aveva suscitato la semplice vista di quella donna.
Era stata (Santana non trovava altre parole per descriverla) una visione.
“conosci quella donna?”
L’indifferenza nella voce di Santana risuonò falsa addirittura alle sue stesse orecchie.
“sì, l’ho conosciuta a casa della Sylvester,” spiegò Quinn “nel periodo in cui tu eri tornata in Spagna.
In ogni caso mi sembra strano che tu non la conosca almeno di fama.”
Santana scosse la testa: “Non la conosco né di fama né di nome.”
“posso presentartela se lo desideri!”
Santana non rispose, si limitò a guardare l’amica con un sopracciglio alzato.
“allora?” insistette Quinn “se dici di sì tengo da parte dei dolci per lei.”
“forse dovremmo chiedere il permesso. Non è cortese presentarsi così, senza farsi annunciare.”
Quinn scoppiò a ridere: “ con lei non c’è bisogno di fare complimenti, credimi.
Poi da quando in qua ti fai degli scrupoli Santana? Pensavo fossi una di quelle persone che provano un piacere perverso nel sovvertire l’ordine costituito.”
Santana a questo non trovò nulla da obbiettare.
Lanciando un’occhiata a Finn che, concentratissimo sullo spettacolo, le degnò a malapena di uno sguardo distratto, uscirono a braccetto e scomparirono al di là delle tende.
 
Prima di seguire Quinn, Santana si soffermò un momento a lisciarsi le pieghe del suo abito rosso scuro.
Tutto d’un tratto era agitata, aveva le mani sudate e il respiro corto.
Fece un respiro profondo.
Non era da lei agitarsi in quel modo.
Santana era fredda, sempre concentrata e dotata di un incredibile autocontrollo, persino nelle situazioni più pericolose.
Si riteneva una donna moderna e indipendente, con il pieno controllo sui suoi sentimenti e sulle sue emozioni.
Perché allora in quel momento, alla prospettiva di conoscere quella donna si sentiva così debole?
Le pareva quasi di avere la febbre.
Si chiese se non fosse davvero malata.
Entrò.
La donna stava ridendo rumorosamente.
Santana si sentì subito a disagio, chissà perché avrebbe preferito che fosse triste o perlomeno seria. Tutta quell’ilarità la fece sentire fuori posto.
“signore vi presento una delle donne più straordinarie che io conosca: Santana Lopez.” la voce di Quinn era squillante.
A Santana diede fastidio anche questo, avrebbe preferito presentarsi da sola.
La donna non si alzò nemmeno.
Rimase seduta sulla poltroncina e guardò Santana scrutandola da capo a piedi, quasi con irriverenza.
Era un angelo. Aveva lineamenti perfetti e due occhi straordinariamente azzurri dal taglio insolito che avevano il colore del cielo nelle più limpide giornate d’inverno.
Un ciuffo biondo le accarezzava la guancia sinistra come la mano di un amante.
Santana sentì il sangue affluirle alle guance mentre la donna frugava tutta la sua figura.
Non accennava a presentarsi.
Per la prima volta nella sua vita Santana abbassò gli occhi e arrossì in modo evidente.
La ragazza scoppiò a ridere sonoramente.
Rideva di lei.
Il cuore di Santana perse un battito.
Era ferita.
Anche lei era solita ridere apertamente di Finn: non si era mai resa conto di quanto potesse fare male essere causa d’ilarità e in quel momento volle a Finn bene come non gliene aveva mai voluto.
“Quinnie, mi hai portato dei dolci!” la voce della sua aguzzina era squillante, quasi fanciullesca.
Quinn le porse i dolci con un gran sorriso.
A quanto pare la ragazza le piaceva.
“uva candita, cosa c’è di meglio?”
Una voce sconosciuta la salvò da quella situazione di doloroso imbarazzo.
 
“scusatela miss Lopez, la mia amica è un’imperdonabile maleducata.Quando vede dei dolci poi…
Mi permetta di presentarmi, sono Holly Hollyday.”
Santana riuscì finalmente ad alzare lo sguardo.
Holly Hollyday era una donna di una trentina d’anni, bionda e alta. Era una bella donna dai lineamenti glaciali.
Aveva però un sorriso gentile e la sua espressione fu un balsamo per le ferite d’orgoglio di Santana.
“la mia maleducata compagna” disse Holly, “è Brittany Susan Pierce. Data la sua fama mi sorprende che non conosciate già il suo nome miss Lopez.”
Santana scosse la testa: “Non l’avevo mai sentito prima.”
La ragazza distolse per un attimo lo sguardo dalla sua uva candita e lo puntò su di lei.
Sembrava stupita che non conoscesse il suo nome e Santana gioì per quella piccola vittoria.
Improvvisamente sentì il desiderio di ferire quella ragazzina bionda che aveva così profondamente ferito lei, senza nemmeno accorgersene.
Gli occhi azzurri di Brittany si posarono su Quinn: “Quinnie, hai portato qui questa vostra amica per non farvi vedere da sola in nostra compagnia? Non avevi voglia di vedermi da sola?”
“assolutamente no, miss Pierce.” disse Quinn sfoggiando uno dei suoi splendidi sorrisi, “Santana voleva fare la vostra conoscenza, me l’ha chiesto espressamente.”
Brittany scoppiò a ridere.
Ancora una volta Santana ebbe l’impressione di trovarsi di fronte una bambina.
Quello che aveva davanti non corrispondeva all’immagine di quella donna che si era involontariamente formata nella sua mente.
“allora perché se ne sta lì muta a fissarmi? Forse non parla la nostra lingua?”
Santana non aveva intenzione di rimanere lì a farsi insultare da quella sconosciuta un minuto di più.
“probabilmente non parlo con voi perché siete la persona più maleducata, meschina e infantile che mi sia mai capitato d’incontrare.” la voce di Santana aveva un tono decisamente acuto, “per vostra informazione, parlo un inglese più fluente del vostro e sicuramente più corretto grammaticalmente. Sono la figlia dell’ambasciatore spagnolo a Londra, non tutte le persone con la pelle più scura e i capelli neri fanno parte di quella schiera di povera gente che voi inglesi vi dilettate a schiacciare con le vostre pretese di civilizzazione!”
“per tutti i diavoli, miss Lopez” Holly era allibita.
Quinn pose una mano sul braccio di Santana: “Santana, calmati ti prego.”
L’unica a non fare una piega fu Brittany S. Pierce che anzi continuò a sorridere placida.
Santana sentì il bisogno di schiaffeggiarle quel viso bellissimo.
Distolse i suoi occhi neri da quelli azzurrissimi di Brittany e li rivolse a Holly: “Buona continuazione miss Hollyday, è stato un piacere.”
Mentre usciva Santana udì un terzo scoppio di risa.
Come diavolo si era messa in una situazione del genere?
Ben le stava d’altronde. Era la sua punizione per tutte le sensazioni che aveva provato prima di entrare in quel palchetto.
Si chiese come fosse possibile che la natura avesse fatto dono a una donna tanto sgradevole di un volto così incredibilmente bello e angelico.
 
“si può sapere che ti prende?” Quinn era preoccupata, “non è da te agitarti in questo modo per una battuta!”
Santana rispose con rabbia: “Se avessi voluto sentire battute di spirito sarei andata al porto o in un pub fumoso. Quella battuta era molto sgradevole, non gliele hanno insegnate le buone maniere al collegio femminile?”
Quinn scoppiò a ridere.
Una risata di cuore, piena che infastidì Santana ancora di più.
“che ti prende adesso?”
Quinn dovette appoggiarsi alla parete con la schiena per il gran ridere.
“oh Santana dubito che miss Pierce abbia mai frequentato un collegio!” fece una pausa e guardò Santana con i suoi grandi occhi verdi umidi per le lacrime, “in Francia quelle come lei le chiamiamo cocotte.
Santana era confusa: “Cocotte?”
Quinn aveva ritrovato la sua serietà e ora nei suoi occhi c’era un alone di tristezza.
“una mantenuta. Brittany S. Pierce è una mantenuta, una prostituta d’alto bordo.”



 
  
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