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Autore: Drew Bieber    12/08/2013    1 recensioni
Summer è una ragazza di 12 anni, vive in Canada a Stratford in una grande e lussuosa villa, ha perso la madre quando aveva 5 anni e ora vive col padre che però non c'è mai a causa del lavoro. Frequenta una scuola privata. Ha una grande passione per la musica e un giorno mentre passeggia per strada viene attratta dal suono di una chitarra e la voce di un ragazzo che suona per strada,Justin. Ben presto diventano amici ma Justin è un ragazzo povero e quando la madre muore deve andare in un orfanotrofio, ma Summer non volendo lasciare il suo amico supplica il padre di adottare Justin. Justin è felice ora ma Summer a 15 anni riceve una borsa di studio per andare a studiare in un conservatorio di Londra molto importante ma vuole rifiutare per non lasciare Justin, ma il ragazzo sa che è un occasione da non perdere e convince Summer a partire. Justin diventa famoso un anno dopo. I due non si vedono per molto tempo, ma nel periodo di Natale si incontrano per caso a Stratford.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amanda: Sum svegliati, sono le 10.00, vieni a fare colazione
La voce di Amanda interruppe il mio sonno e mi svegliai. Scesi in cucina e mi sedetti al tavolo. Mio padre si era rinchiuso nel suo studio per sistemare delle carte per il lavoro, come al solito. Finii di mangiare e risalii al piano di sopra per prepararmi anche sapevo che non potevo uscire. Rimasi in camera mia continuavo ancora a pensare a quel ragazzo. Desideravo intensamente di rivederlo, dovevo tornare da lui. Non potevo passare per l’ingresso principale dato che c’era Robert seduto in salotto e neanche per la cucina dove c’era Amanda, ma allora come avrei fatto ad uscire? Poi mi venne un’idea. Misi dei cuscini sotto le coperte così avrebbero pensato che stavo ancora dormendo. Aprii la finestra e uscii. Camminai sulla tettoia fino ad arrivare sull’entrata principale e saltai. Mi misi subito a correre verso gli scalini dove incontrai per la prima volta quel ragazzo con la speranza di rincontrarlo, e infatti era lì. Mi fermai a qualche metro di distanza e ripresi fiato mi vide e mi venne vicino.
Ragazzo: ciao
Io: ciao
Ragazzo: sei la ragazza di ieri
Andammo a sederci nello stesso parco dove c’eravamo seduti il giorno precedente, sulla stessa panchina e gli raccontai cosa era successo
Ragazzo: così sei venuta a cercarmi nonostante tuo padre ti avesse proibito di uscire, mi dispiace
Io: per cosa?
Ragazzo: a causa mia hai fatto troppo tardi e tuo padre si è arrabbiato con te
Io: non è vero è stata colpa mia, sono stata io a chiederti di insegnarmi a suonare, tu mi hai solo fatto un grande favore. Ah, a proposito di  questo come posso ringraziarti
Ragazzo: per cosa?
Io: per aver perso tempo con me per insegnarmi a suonare
Ragazzo: ah, no non ti preoccupare non è il caso l’ho fatto con piacere
Io: no dai non è giusto devo sdebitarmi in qualche modo per favore
Ragazzo: non importa davvero
Io: e invece si
Ragazzo: smettila se no non ti parlo più ok?
Io: ma …
Ragazzo: guarda che dico sul serio
Io: ok come vuoi hai vinto
Ragazzo: comunque io sono Justin, Sum giusto?
Io: hai sentito l’amico di mio padre chiamami così?
Justin: si, non sono riuscito a togliermi questo nome dalla testa ieri sera
Io: in realtà mi chiamo Summer e per gli amici Sum
Justin: e io come devo chiamarti?
Io: Sum ovvio
Justin: quindi ora siamo amici?
Io: si sempre se vuoi essere mio amico
Justin: certo
Passeggiammo a lungo per il parco, ma ogni secondo sembrava un’ora era bello sentirlo parlare anche se non sapevo niente di lui dal modo in cui mi parlava sembrava ci conoscessimo da sempre, ma presi dalla conversazione Justin inciampò e cadde con il polso destro su una pietra e il suo corpo sopra. Lo aiutai ad alzarsi e gli fece leggermente male il polso ci misi dell’acqua fredda sopra e poi iniziò a gonfiarsi e a fare sempre più male, probabile che se lo sia slogato o peggio. Casa mia non era molto lontana dal parco e anche se sapevo che mi sarei cacciata nei guai accompagnai Justin. Per fortuna mio padre non c’era e neanche Robert. Amanda chiamò il medico di famiglia, per fortuna non era nulla di grave, solo una leggera slogatura. Misi del ghiaccio sul polso e andai a prendere delle bende nell’altra stanza, Amanda mi seguì.
Amanda: Sum eri di nuovo con quel ragazzo vero? Guarda che sei nei guai
Io: mio padre se ne è accorto che ero scappata
Amanda: no, ma io si e stava per scoprirlo. Sum quando tornerà e vedrà quel ragazzo capirà che sei uscita nonostante te lo avesse vietato
Io: si ma … io …
Amanda: volevi rivederlo
Io: già
Amanda: dai vai quel ragazzo forza
Ritornai da Justin, mi sedetti accanto a lui e gli fasciai il polso mettendogli la pomata del medico per far passare il dolore.
Justin: è tutta colpa mia ora
Io: come?
Justin: ho sentito e quando tuo padre tornerà si arrabbierà di nuovo con te quando invece dovrebbe prendersela con me
Io: non ti preoccupare, non mi importa più di tanto
Justin: ma come?
Io: a lui non importa nulla di me, mi fa la predica solo per dimostrare che sa fare bene il suo dovere di padre ma non è altro che una finta
Justin: tu almeno un padre ce l’hai
Io: e tu almeno hai una madre
Finite di dire quelle parole Justin abbassò lo sguardo e il suo divenne triste. La porta si aprì e mio padre entrò felice di vedermi in casa, pensava che ero rimasta dentro senza uscire come mi aveva ordinato, ma quando vide Justin diventò confuso
Padre: Sum chi è questo ragazzo?
Io: papà è …
Amanda si intromise salutando mio padre
Amanda: oh signore è tornato le presento Justin mio nipote
Amanda stava fingendo per proteggermi, come sempre, lei era sempre dalla mia parte. Io e Justin restammo al gioco
Padre: e come mai è qui?
Amanda: è venuto per salutarmi, sa non ci vediamo da molto
Padre: capisco … tu invece non ti sei mossa di casa giusto Sum
Io: si … sono rimasta qui tutto il tempo
Padre: è strano che tu mi abbia obbedito
Io: non avrei dovuto forse?
Padre: no assolutamente e visto che mi hai ascoltato ti esonero dalla punizione … ora vado nello studio
Era andato tutto liscio, mio padre non si era accorto di nulla. Justin dovette ritornare a casa e lo accompagnai fino a destinazione. Mi invitò ad entrare ma era tardi e dovevo andare così ci salutammo e mi incamminai. Mi padre era davvero soddisfatto di come mi ero comportata, ma volevo dirgli tutto, tutta la verità anche se poi si sarebbe di nuovo arrabbiato. Era nel suo studio come al solito e gli parlai
Io: papà devo dirti una cosa importante
Padre: certo dimmi pure Sum
Io: ecco … è a riguardo di quel ragazzo Justin
Padre: si, il nipote di Amanda
Io: beh … lui … lui non è suo nipote
Padre: ma come? Amanda ha detto che lo era
Io: lo ha fatto per coprirmi
Padre: come?
Io: ieri quando … quando sono uscita l’ho sentito suonare e gli ho chiesto se mi insegnava e abbiamo fatto amicizia e sta mattina io sono uscita per la finestra della mia stanza per ritornare da lui perché volevo rivederlo, ma mentre stavamo passeggiando per il parco lui è caduto e si è leggermente slogato il polso e l’ho portato qui per medicarglielo poi sei arrivato tu.
Padre: quindi tu hai violato i miei ordini e hai portato a casa uno sconosciuto
Io: papà era ferito cosa potevo fare non potevo lasciarlo nel parco da solo no?
Padre: comunque non hai rispettato i miei ordini e sei uscita nonostante te l’avessi vietato
Io: papà io non voglio più prendere lezioni di musica
Padre: no Sum tu non devi più prendere lezioni, io faccio di tutto per renderti felice, accontento ogni tuo capriccio e tu mi ripaghi così
Io: papà tu mi accontenti solo perché così non mi hai tra i piedi e puoi pensare solo al tuo lavoro di me non ti importa non ti è mai importato
Padre: Sum non dire sciocchezze non è così
Io: invece si e lo sai, dimmi quando è stata l’ultima volta che hai passato del tempo con me, che mi hai ascoltata, tu non ti sei mai interessato a me perché non mi vuoi bene 
Detto questo sbattei la porta dell’ufficio e corsi in camera mia piangendo. Dopo un po’ sentii la porta aprirsi e mio padre entrò avvicinandomi al mio letto
Padre: ehi … Sum tutto bene?
Io: lasciami stare
Padre: mi dispiace se pensi che io non ti voglia bene
Io: …
Padre: sai da quando tua madre ci ha lasciati … tutto per me è diventato più difficile, lei ti capiva io non ci riesco, non riesco mai a starti vicino per sentire se sei triste o felice, ti ho data troppo per scontato e mi dispiace, non mi sono mai preoccupato di come potessi sentirti … sono uno stato un egoista, ti prego … perdonami, non voglio che tu mi odi
Io: ma io non ti odio, io ti voglio bene
Padre: anch’io te ne voglio
Io: scusami per averti detto quelle cose orribili
Padre: non preoccuparti, però non ho capito perché tu mi abbia detto di non voler più studiare musica
Io: perché non sopporto i miei insegnati
Padre: anche questi oh Sum non possiamo sempre cambiare all’infinito
Io: papà io però conosco qualcuno che mi insegni a suonare la chitarra
Padre: a si, e chi è?
Io: Justin
Padre: quel ragazzo che avete fatto passare per il nipote di Amanda
Io: si proprio lui … vedi lui suona per strada perché …
Padre: è povero giusto?
Io: già e poi è stato gentilissimo con me, mi ha insegnato a suonare la maggior parte delle note è un bravissimo insegnante ti prego papà voglio che mi insegni lui, per favore e poi devo anche trovare il modo per sdebitarmi dai
Padre: si per me va bene però devi parlarne con lui e con i suoi genitori e poi c’è un altro problema, chi ti insegna piano?
Io: Amanda lo sa suonare
Padre: beh allora è tutto risolto Justin ti insegnerà chitarra e Amanda pianoforte
Io: oh grazie papà, domani andrò a chiedergli se accettano
Padre: ok ora però dormi è tardi forza, buona notte
Io: notte
Mi addormentai con il cuore che stava per scoppiare di felicità non potevo crederci Justin sarebbe diventato il mio insegnante era troppo bello per essere vero!!!
 
 
  
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