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Autore: idrilcelebrindal    12/08/2013    8 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è terminata, ed è stata una strage; ed anche se nessuno dei Durin ha trovato la morte sul campo, i Nani sono privi di guida. Thorin, menomato dalle ferite, in preda a spaventosi rimorsi e sensi di colpa, straziato dall'ansia per la sorte dei suoi ragazzi, medita di rinunciare al Trono per cui ha tanto combattuto.
Kili, privato di suo fratello disperso in battaglia, profondamente deluso dallo zio, si aggrappa disperatamente alla vita; in questa lotta, ha come solo conforto la presenza della sua dolce Liatris, e la convinzione che Fili non è morto, e prima o poi tornerà.
E intanto, molto più ad ovest, gli Orchi in fuga trascinano con loro alcuni prigionieri: uno, con un'astuta messinscena, prepara una rocambolesca fuga, senza sapere quali ostacoli incontrerà e se l'impresa non gli costerà la vita; un altro, alla disperata ricerca del suo passato, scoprirà che l'amicizia può fiorire anche in luoghi e momenti del tutto inaspettati. Non sa che questa amicizia lo trascinerà su una via oscura e piena di pericoli, ma anche di sorprese, ed alla fine potrebbe anche ritrovare se stesso ed il suo destino.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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2 Botti e padelle
N.d.A. La Battaglia dei Cinque Eserciti è il punto nodale di questa storia. Alcuni fatti importanti però sono avvenuti prima; non volevo ripercorrere tutta la vicenda narrata ne “Lo Hobbit” solo per inserire gli elementi nuovi, così ho pensato di usare il flashback. Non insulterò la vostra intelligenza dando ulteriori spiegazioni.
So che nel film che vedremo a dicembre la fuga dei Nani dal Regno degli Elfi avviene diversamente ( bellissima la scena delle botti!); nella mia storia però mi  riferisco, per questo particolare, al libro, quindi le botti sono chiuse.  Mi serve così. Chiedo venia.

2. Botti e padelle

Mezz’ora dopo, mentre spronava il cavallo preso a prestito verso la foresta, Gandalf  chiese a Bilbo, in sella davanti a lui:
“Allora, dove diavolo stiamo andando?”
“Ho cercato Liatris all’accampamento, ma mi hanno detto che alcuni giorni  prima della battaglia è tornata a casa dai suoi genitori, in questa fattoria vicino al limitare del Bosco Atro.”
“Non so ancora da dove è spuntata fuori.”
“Ricordi quando ti raccontai come siamo fuggiti dalla prigione degli Elfi? Ebbene, quando approdammo con le botti vicino a Laketown, c’era qualcuno sul fiume ad aspettare le botti, o meglio, una particolare botte…”

La notte era giovane, e freddissima. Pioveva a dirotto, e Liatris malediceva il clima e se stessa. Ma chi me l’ha fatto fare? Non potevo rimanere a casa a coltivare le erbe medicinali con mamma e papà? Che mi è saltato in testa di far l’indipendente? Ecco cosa si ottiene! Di notte, sotto la pioggia, ad aspettare un carico di pentole da far riparare… e per cosa?
Ancora una volta sospirò. Quella notte era un caso eccezionale; di solito era perfettamente felice di aver lasciato la noia della fattoria. Amava molto il suo lavoro presso la Locanda di Laketown , dove il proprietario le aveva affidato l’incarico di sovrintendere alla conduzione della dependance riservata ai Nani che spesso facevano tappa a Laketown nei loro viaggi d’affari, e gradivano molto avere alloggi e servizi su misura… in ogni senso.  Aveva diversi camerieri  e braccianti ai suoi ordini, e nonostante la giovane età se la cavava molto bene.  Poi capitavano serate come questa…
Il cuoco del Re degli Elfi aveva alcune pentole da far riparare, ed aveva preso accordi con il Locandiere per inviarle a Laketown insieme alle botti vuote; purtroppo il Locandiere si era beccato una brutta infreddatura, ed aveva pregato Liatris di provvedere lei a recuperare la merce, perché il cuoco di Thranduil era un cliente importante e non si poteva offenderlo. Ed il suo capo non si fidava proprio di nessun altro.
Così l’infreddatura me la prenderò io! Rimuginò la giovane nana. Nonostante l’ampia cerata che la copriva, si sentiva il gelo nelle ossa; poi si era appena accorta che il vento le spingeva la pioggia sul viso e giù per il collo, infradiciandole i capelli e l’abito. Per non parlare del fatto che stava sguazzando nella melma! Fortunatamente la luce della città era abbastanza forte per illuminare chiaramente il fiume e la secca, nonostante la pioggia.
Che notte infernale! Ma quando arrivano queste maledette botti? E spero che la croce blu sia dipinta chiaramente, altrimenti sarò costretta ad aprire tutte le botti che arriveranno per trovare le stramaledettissime pentole del Re degli Elfi!
E finalmente, eccole. Liatris attese che i  barcaioli conducessero le botti fino al punto di approdo, e se ne andassero a Laketown; poi si avviò sotto la pioggia battente e cominciò ad esaminare le botti più vicine, alla ricerca della croce blu. Una volta individuata la botte, avrebbe dovuto aprirla, togliere le dannate pentole dal loro imballaggio e caricarle sul carretto trainato da un pony che aveva lasciato al riparo qualche decina di metri più in là, sotto una tettoia per le merci.  Ma prima devo trovarla. Quante sono, maledizione?
Stava per aggirare un gruppo di botti legate tra loro, quando udì un esplosivo starnuto. C’era qualcun altro! Stai a vedere che devo anche litigare con qualche ladruncolo! Ma non avrei dovuto essere l’unica a sapere della merce?  Proseguì con più cautela, ed ecco l’intruso: una figura piccolissima, a prima vista un ragazzino, che armeggiava con il coperchio di una botte sulla quale, come Liatris notò con sollievo, non figurava alcuna croce blu. Quindi le pentole non c’entrano. Ma chi è…? E cosa cerca in una botte vuota?
“Ehi!” chiamò. Era un ragazzino, dopo tutto, avrebbe potuto  sempre mollargli un ceffone se avesse manifestato cattive intenzioni. “ Chi accidenti sei e cosa stai cercando?”
La creatura fece un balzo e si voltò con uno strano squittio. Liatris rimase esterrefatta. Non era un ragazzino! Aveva l’aspetto di un adulto, ma era… piccolo!! Come un adulto ristretto ed un po’ strano. Chi se ne sarebbe andato in giro senza scarpe  per una  palude,  in una notte come quella?

“Te lo giuro, Gandalf, mi ha quasi procurato un infarto! E lì per lì ho avuto paura che gli Elfi ci avessero trovato! Ma poi ho visto, date le dimensioni, che non avevo a che fare con un elfo, ma con un nano, anzi.. una nana!  Era la prima nana che avessi mai visto, ed io credevo che le nane avessero la barba. Non riuscivo a immaginare come fossero, ma questa non ce l’aveva, quindi… anzi, a parte il fatto che era fradicia e coperta di fango, non era affatto male. Allora è una leggenda, Gandalf, quella delle nane con la barba?”
“ Ci sono anche nane con la barba, e donne con i baffi! Ma perché stiamo discutendo di queste cose? Immagino che la nana fosse la famosa Liatris. E che ci faceva lì? Di solito le nane perbene non vanno in giro di notte…”

“Ma chi… cosa sei?” chiese Liatris, ancora sconcertata, anche se era ormai  quasi sicura che la creatura fosse innocua. Al massimo le avrebbe attaccato il raffreddore.
“Bilbo Baggins, al vostro servizio!” disse il tizio, inchinandosi gentilmente. “Sono un hobbit, anzi un gentilhobbit, non ho cattive intenzioni e cerco solo di far uscire tredici nani miei amici da queste botti.”
“Troppe informazioni, mastro Baggins! In primo luogo, cosa è un hobbit? Come fai ad essere amico di tredici nani? E cosa ci farebbero tredici nani nelle botti?”
“Un hobbit è un mezzuomo; e le altre domande richiederebbero una risposta lunga un paio di giorni! Ma ho paura che i miei amici non stiano benissimo dopo essere rimasti nelle botti fin dalle aule del Re degli Elfi, se non sono addirittura annegati! Anzi, che ne diresti di darmi una mano a cercarli ed a tirarli fuori?”
Veramente intrigante, questa storia! Pensò Liatris. Ma il signor Baggins sembra a modo, e se davvero ci fossero  dei poveracci dentro le botti? Di certo avrebbero bisogno di aiuto!
“Bene, mastro Baggins, io sono Liatris. Sto aspettando un carico che viene dalle cucine del Re degli Elfi; io ti aiuterò a trovare e liberare i  tuoi amici, ma tu  mi avviserai se mai  vedessi la botte che sto cercando io. Ha una croce blu sul coperchio.”
“Affare fatto, madamigella Liatris!” rispose Bilbo.  Molto cortese davvero! Così Liatris seguì l’esempio di Bilbo, che correva da una botte all’altra, battendole per capire se fossero vuote o piene. Ecco che ne aveva trovata una piena, e si affacendava ad aprirla ed a far uscire un nano semiaffogato e quasi incapace di muoversi.  Ma allora è vero! Pensò Liatris che  fino a quel momento era  stata incline a pensare che Bilbo fosse più o meno pazzo. Così si mise d’impegno e finalmente trovò una botte che non suonava vuota. Era adagiata sul lato. Con l’arnese che si era portata per aprire la botte delle pentole, Liatris attaccò il coperchio superiore finchè questo non saltò via; e un essere fradicio e coperto di paglia e rifiuti rotolò fuori, finendo lungo disteso a pancia in giù davanti ai suoi  piedi. L’unica cosa che notò fu una arruffata capigliatura, lunga e scura, che copriva anche la faccia del nuovo venuto, indubbiamente un nano.   
“Ehi, Bilbo! Viaggio divertente, ma un po’ freddo… e la mia botte imbarcava acqua!” Alzò una mano a spazzarsi via i capelli dalla faccia e si alzò in ginocchio. Solo allora sembrò notare che quelli davanti a lui non erano piedi di hobbit, ma stivali che spuntavano da una lunga gonna verde scuro, e guardò in su.
Liatris rimase senza parole. Stava guardando il nano più bello che avesse mai visto… due profondi occhi scuri, le labbra piegate in un mezzo sorriso, la barba appena accennata… le condizioni pietose in cui si trovava – bagnato come un pulcino, arruffato e con paglia ovunque – non diminuivano di una virgola il suo fascino.  Quando gli occhi scuri incontrarono i suoi, il nano si immobilizzò, e sul suo volto comparve un’espressione incantata… una piccola parte della mente di Liatris, quella ancora funzionante, le disse che lei stessa probabilmente doveva avere la stessa aria  da idiota totale. Non che questo  rendesse il nano  meno bello, anzi le parve anche… tenero, e giovanissimo.
“Ehi, Kili! Liatris!” era la voce di Bilbo.
Nessuno dei due mosse un muscolo.
“Ehi! Allora! Venite ad aiutarmi! Kili! Bombur sembra morto! Liatris! Giorni celesti! Che state facendo..?”  
Il nano davanti a lei sorrise. E Liatris si sentì le farfalle nello stomaco.
“Uhm… tu devi essere Liatris…” azzardò lui, alzandosi in piedi. Era molto più alto di lei, con le spalle larghe ma decisamente sottile per essere un nano.
“.. e tu sei Kili…?” la giovane nana si stupì di avere ancora una voce normale, anzi, di avere una qualsiasi voce.
“ Al tuo servizio,” rispose lui, inchinandosi. Anche Kili era un ragazzo beneducato.

“Insomma, Gandalf, lei era fradicia, avvolta in una incerata lurida, lui era altrettanto bagnato e coperto di fango, ma quando  è uscito dalla botte… beh, sono rimasti a fissarsi come due idioti per un minuto buono, sotto il diluvio, senza dire una parola mentre io facevo tutto il lavoro! E pensare che stavo malissimo e starnutivo ogni due secondi! Che ingratitutine! E dire che le avevo anche trovato la botte con la croce blu…”
 “Uhm!” Bofonchiò lo stregone. “E poi?”
“E poi a Laketown so per certo che si sono incontrati diverse volte, e l’ultima notte prima di partire per Erebor… beh, gli altri hanno trovato Kili al tavolo della colazione, ed hanno pensato che fosse sceso per primo, ma Fili sapeva che quella notte non aveva dormito nel suo letto, ed anch’io, perché ero talmente agitato che non riuscivo a dormire, e l’ho visto rientrare dalla finestra…”

Era sera tardi, e la pioggia cadeva leggera  su Laketown. Nella sua cameretta al secondo piano della Locanda, Liatris si preparava per andare a letto. Seduta davanti allo specchio, con la sola camiciola addosso, si spazzolava i lunghi capelli biondi.
Stavano per partire. ‘Lui’ stava per partire. Lo aveva sentito dire alla Locanda; e già Liatris si sentiva un immenso vuoto nel cuore. L’arrivo delle Compagnia  di Thorin Scudodiquercia aveva portato una specie di rivoluzione  a Laketown; ma l’arrivo di quel particolare nano aveva sconvolto la sua, di vita: vi aveva fatto irruzione come il vento di primavera, e  niente sarebbe più stato come prima.
Aveva iniziato incontrandolo ovunque,  sempre con quel suo devastante sorriso e più affascinante che mai ora che si era ripulito, ed ogni volta il cuore di Liatris faceva una capriola. Poi, chissà come, quel briccone aveva scoperto il segreto della giovane nana, e cioè che la sera, quando gli ospiti della Locanda erano sistemati e lei aveva già dato disposizioni per la colazione della mattina dopo , aveva l’abitudine di trascorrere un po’ di tempo da sola sul pontile, tempo permettendo.
Una sera si era appena sistemata al suo posto preferito, seduta sul molo con le gambe penzoloni sopra l’acqua, quando Kili, con la massima naturalezza, si era seduto accanto a lei. Ogni sera successiva Liatris lo aveva trovato ad aspettarla;  ed ogni sera lei lo raggiungeva, dopo aver atteso con ansia quel momento per tutto il giorno.
Avevano così iniziato a conoscersi; prima timidamente, poi con sempre maggiore disinvoltura ognuno di loro aveva svelato all’altro i propri pensieri ed il proprio cuore. Era stato naturale scivolare verso una tenera confidenza; naturale era diventato il tenersi per mano, le delicate carezze, i primi timidi baci; come se entrambi trattenessero il respiro per il timore di rovinare quanto di puro e dolcissimo sentivano nascere tra loro. Poi venne la consapevolezza del legame, nuovo ma già sorprendentemente forte, che non poteva essere ignorato; e con essa la consapevolezza del desiderio.
La sera prima, senza nemmeno sapere come, Liatris si era trovata stretta fra le braccia del giovane nano, impegnata in un bacio che, se pur ancora tenero, diventava sempre più esigente, e li aveva lasciati entrambi storditi, senza fiato ed incapaci di staccarsi l’uno dall’altra. Solo le voci di alcuni pescatori che si recavano alle barche li avevano costretti a separarsi, e lei aveva visto che Kili non sorrideva più. I suoi occhi scuri erano incredibilmente seri mentre si chinava a lasciarle un ultimo bacio, alitandole sulle labbra due parole che l’avevano cullata per tutta la notte : “Amore mio…”
Ecco fatto. Bravissima. Pensò Liatris guardandosi allo specchio. Sua madre l’aveva sempre ammonita: “Non innamorarti mai di un guerriero! Ti lascerà per l’onore, per la gloria o per il dovere, o con una scusa qualsiasi altrettanto altisonante ed altrettanto vuota. L’amore per loro  non ha importanza… “  Ed eccomi qui, innamorata persa proprio di un guerriero che presto se ne  andrà e che non vedrò mai più. La sua mente si rifiutava di chiedersi, in ogni caso, quale futuro potesse avere un legame con un discendente di re.
Sospirò di nuovo. Cadeva una pioggerellina gelida e sottile, e non era certo il caso di uscire; lui non sarebbe venuto quella sera, sarebbe stato impegnato nei preparativi per il viaggio.
Un fruscìo attirò la sua attenzione; qualcosa aveva toccato la finestra chiusa. Ma cosa…?  Un altro tocco… Liatris si alzò ed andò ad aprire la finestra; appena fuori vide un forma scura  sul tetto, ed udì un sussurro soffocato:
“Alla  buonora! Stavo pensando che avrei dovuto rompere il vetro! Posso togliermi dalla pioggia?”
La ragazza indietreggiò e fece posto all’ospite inatteso; questi scivolò attraverso la finestra e si tolse l’ampio mantello che lo avvolgeva e che formò un mucchio bagnato sul pavimento. La stessa sorte toccò al pesante giaccone, che finì a sgocciolare su una sedia.
Ed eccolo lì, bello come non mai alla luce delle candele; sorrideva e le prese le mani portandosele sul petto.
“Non potevo andare via senza salutarti…”
“Allora partite davvero…”
“Non possiamo più aspettare, abbiamo una scadenza: il giorno di Durin si avvicina.” Il volto di Kili divenne serio, ed egli l’attirò più vicina a sé.
“Ho esitato a lungo prima di venire qui, Lia: è tutto il giorno che mi chiedo se non sarebbe stato più giusto sparire, non dirti nulla e rimandare ogni cosa al giorno in cui tutto questo sarà finito, il drago morto ed Erebor riconquistata.  Ma non ho potuto” continuò con voce bassa e commossa. “Qualcosa dentro di me mi dice che devi sapere… che, qualunque cosa accada, specie se non dovessi tornare,  devi sapere cosa sei per me.” Liatris fu colta da un brivido.
“Non dire queste cose!”
“E’ la realtà, Lia. C’è un drago, là dentro, ed io non ho certezze sul futuro. O meglio, ho una sola certezza : che ti amo.”


MOLTE MIGLIA LONTANO, AD OVEST

Il mondo era sottosopra… o sono io ad esserlo? Si chiese.
Respirò profondamente per respingere l’ondata di nausea, ma la pressione sulle costole rendeva il tentativo estremamente complicato.
Per Mahal, cos’è questa tremenda puzza?
Agitò la testa per allontanare il fetore, ma fu uno sbaglio. Un’altra fitta violenta dietro gli occhi, e di nuovo il buio.

Dall’oscurità completa emersero suoni ovattati.
Il mondo non era più sottosopra. Tirò un sospiro di sollievo…
“ Fratello, resisti…” la voce, molto vicina, lo fece sobbalzare. Roca, strozzata, sconosciuta.
Parla con me?



N.d.A. Di passaggio dalla civiltà, vi lascio questa seconda puntata. Spero che  sia valsa la pena.
Grazie per le recensioni e le visite!! Vado a rispondere.
Buon proseguimento di vacanze
idril
  
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