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Autore: mikchan    12/08/2013    6 recensioni
Le favole iniziano nel momento in cui ti addormenti e finiscono quando apri gli occhi. L'età dei sogni, però, presto finisce, e ci si ritrova a vivere in una realtà completamente diversa da quella raccontata nelle storie. E anche Amanda ha imparato a non credere più nelle favole, scoprendo un mondo reale crudele, dal quale ci si deve proteggere. Con una famiglia problematica, continui traslochi, nessun vero amico, Amanda deve vivere la vita con una forza fuori dal comune, per dimostrare agli altri, e a se stessa, che ha in mano le redini della sua vita.
L'ennesimo trasloco, l'ennesima nuova scuola. Amanda è già pronta con la sua corazza per affrontare tutto senza scottarsi. Sa che non deve affezionarsi a nessuno, se non vuole soffrire, e far soffrire. Ma, come in una favola, il destino si mette in mezzo. Perché non si sa mai dove si fermerà la ruota, ma è certo che sarà qualcosa di inaspettato, sconvolgente e che cambierà il presente.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Like a Phoenix'
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EPILOGO
Dieci anni dopo...


"Ehm... sono contenta che finalmente anche voi abbiate deciso di compiere il grande passo", dico chiudendomi la porta alle spalle.
Liz mi rivolge un sorriso nervoso. "Già. Charlie ha voluto finire gli studi con calma", mormora lisciando il vestito già perfetto.
"Lo so. Adam...".
"Te l'ha detto", m'interrompe lei con un sospiro. "Dopotutto non hanno mai smesso di sentirsi", dice riferendosi al suo quasi-marito e ad Adam.
"Senti", dico dopo aver preso un respiro profondo. Questa situazione mi è estranea e, soprattutto, mi dispiace vedere quanto effettivamente ci siamo allontanate in questi anni. "Mi dispiace che il nostro rapporto si sia così incrinato. Ti consideravo una sorella", ammetto mordendomi le labbra.
È strano sentirsi così a disagio con Liz, soprattutto perché la donna che mi sta davanti assomiglia in modo pericoloso alla mia migliore amica sempre allegra ed esuberante. Quando, esattamente, siamo diventate così fredde? Ah, giusto. È tutta colpa mia.
"Sai che se fosse stato per me niente sarebbe cambiato", dice infatti lei, incrociando le braccia al petto.
"Non voglio rivangare questo argomento", sbuffo. "Finiremmo per litigare e ti rovinerei il giorno del matrimonio".
"E allora cosa sei venuta a fare?", mi chiede seria.
"È la stessa domanda che mi sono posta quando ho visto il vostro invito", ribatto. Non mi piace che continui a farmi pesare cose che sono successe anni fa e che sono riuscita a superare. Lei ha deciso di allontanarmi e, nonostante credevo di aver chiuso con lei, non ho potuto evitare di far crescere una piccola speranza quando ho aperto quella busta color panna. Che Adam fosse invitato al loro matrimonio era ovvio: lui e Charlie non avevano mai smesso di sentirsi, nonostante i rapporti tra me e Liz si fossero un po' raggelati. Ma che Liz accettasse di invitare anche me, dopo tutto quello che mi aveva rinfacciato anni prima... beh, era veramente l'ultima cosa che mi sarei mai aspettata.
"È stato Charlie ad insistere", borbotta sedendosi sul letto. Siamo a casa sua e alla cerimonia manca ancora un'ora abbondante. Per questo ho accettato il consiglio di Adam di passare da lei con calma e parlare. Nonostante tutto, lui sa quanto mi sia mancata la mia migliore amica, ma forse non sa che ormai è troppo tardi per far sì che le cose ritornino come prima.
"Immaginavo", mormoro sedendomi accanto a lei. "Però mi ha fatto piacere riceverlo".
"Sai che non ti perdonerò mai, vero?", dice invece lei, ignorando il mio debole tentativo di riappacificazione.
"Adam l'ha fatto", rispondo sincera.
"Adam ti ama troppo", ribatte lei gelida. Non l'ho mai vista così seria, forse solo la volta del nostro grande litigio. "E ha saputo dimenticare".
"Se l'ha fatto lui non vedo perché tu non ci possa riuscire. In fondo, il torto non era verso di te".
"Adam è sempre stato un grande amico, per me. E tu non c'eri la sera in cui ce lo siamo ritrovati davanti alla porta di casa, ubriaco fradicio e con le lacrime agli occhi. Tu non c'eri quando ci ha spiegato cos'era successo. Tu non c'eri perché eri impegnata a scoparti quel cavolo di tipo di cui non ricordo nemmeno il nome", urla con foga, sputando ogni parola con cattiveria.
Abbasso la testa. "Sai meglio di me come sono andate le cose", dico stringendo i pugni. Non era così che immaginavo andasse il nostro incontro dopo anni di silenzio. "Adam l'ha capito e mi ha perdonata".
Ero certa che me l'avrebbe rinfacciato, che avrebbe tirato fuori di nuovo quello sbaglio che mi aveva portato non pochi guai negli ultimi anni. Non ho mai voluto giustificarmi per quello che ho fatto, ma ero giovane, terribilmente confusa e incinta. E, per migliorare la situazione, il mio fidanzato aveva liquidato la gravidanza con un "devo pensarci". Eravamo due bambini spaventati, due giovani adulti di appena vent'anni che stavano per diventare genitori. Sinceramente non ricordo molto di quella sera, solo di aver trascinato qualche amica dell'università in un locale, tante luci, molto alcool e il viso di un ragazzo alto, bruno e dagli occhi azzurri, qualcuno che assomigliava in modo pericoloso al mio ragazzo che non aveva avuto il coraggio di guardarmi negli occhi e accettare quella nuova situazione. Mi ero pentita il secondo dopo aver compiuto quel gesto e, nonostante la paura, ero corsa subito a dirlo al mio ragazzo, che amavo con tutta me stessa come amavo quel bambino che avevamo creato assieme. Dopo quel giorno, era stata una reazione a catena di brutte notizie: il mio fidanzato non mi voleva nemmeno vedere, la mia migliore amica mi aveva sbattuto la porta in faccia, avevo perso il lavoro al bar dell'università perché il capo aveva saputo che ero incinta, mio nonno, il padre di mia madre che adoravo con tutta me stessa aveva avuto un infarto, ma fortunatamente si era ripreso e, dopo neanche tre settimane, avevo perso il mio bambino. Aborto spontaneo, avevano detto i medici, ma io sapevo che quella era la punizione per tutto quello che avevo fatto ad Adam ed era una punizione che avrei accettato senza rimpianti. Non meritavo un suo bambino e il destino me l'aveva tolto.
Eppure ce l'ho messa tutta per andare avanti e dimenticare. Ero riuscita a parlare con Adam e a cercare di spiegargli ciò che era successo e avevo accettato di buon grado i suoi insulti e le sue parole arrabbiate, sapendo di esserne solo io la causa. Ci eravamo lasciati così, tra lacrime e urla, ma quando l'avevo rincontrato, cinque anni dopo, ero certa di essere ancora innamorata persa di lui, dei suoi occhi, dei suoi sorrisi, dell'Adam che mi aveva accompagnato per tutta la fine del liceo e che avevo tradito senza pensarci un attimo. Dal nostro incontro a finire di nuovo a letto insieme la strada era stata corta, potrei dire millimetrica, ma il destino aveva deciso di metterci di nuovo del suo, e neanche un mese dopo mi ero ritrovata nel bagno della redazione dove lavoravo, durante la pausa pranzo, con un test di gravidanza tra le mani e la flebile speranza di poter ricostruire tutto. Adam non era stato esattamente contento della notizia, ma aveva accettato di starmi accanto nella mia decisione di crescere quel figlio che avevo già iniziato ad amare. E nei quattro anni che sono passati ci siamo avvicinati ogni giorno di più, ritrovando quella complicità che aveva sempre caratterizzato i nostri rapporti. Adesso abbiamo un bellissimo bambino, Mark, che assomiglia in modo strabiliante a suo padre e che mi ricorda ogni giorno quanto sia fortunata ad avere una famiglia così.
"Scusami, non volevo essere così cattva", mormora Liz al mio fianco, riportandomi alla realtà dai ricordi del passato.
"Non voglio litigare", dico abbozzando un sorriso. "Voglio solo riavere la mia migliore amica".
"Ci proverò", mi promette allungandosi ad abbracciarmi.
La stringo delicatamente tra le mie braccia per non rovinare il vestito e sento il mio cuore battere forte. Forse le cose non torneranno mai come ai tempi del liceo, ma c'è una flebile possibilità che un'altra parte del puzzle ritorni al suo posto.
Qualcuno bussa alla porta e sciogliamo il nostro abbraccio, accogliendo il padre di Liz che ci avverte che è ora di andare. Sua madre se ne è andata anni fa e io non le sono stata vicina: anche di questo voglio rimediare, quindi l'aiuto a sistemare gli ultimi dettagli del trucco e il velo che fissa tra i boccoli con delle mollette a forma di farfalla. Noto con un sorriso che sono le mollette che le ho regalato io il giorno del diploma, ma non dico niente per non spezzare quel momento di complicità.
Lascio Liz con suo padre e raggiungo Adam in macchina, parcheggiata proprio davanti alla casa della mia amica.
"Dal tuo sorriso posso dedurre che sia tutto a posto", dice osservandomi mentre mi allungo a dare un bacio a nostro figlio, seduto nel suo seggiolino sui sedili posteriori.
"Più o meno", ammetto regalando anche a lui un bacio sulla guancia mentre mette in moto la macchina.
"Ritornerete amiche come prima", mi rassicura. "Posso scommettere che tra un paio di giorni sarete già in giro a fare shopping".
"Scommessa persa, mio caro! Partono per la luna di miele domani e non torneranno prima di due settimane".
"Era una cifra a caso", si difende.
"Mamma, cos'è la luna di miele?", mi chiede mio figlio, curioso come al solito.
Guardo Adam per un attimo, incerta su come rispondere. "È un periodo di tempo dopo il matrimonio in cui la nuova mamma e il nuovo papà stanno un po' insieme", gli spiega Adam con un sorriso.
Mark annuisce soddisfatto e torna a giocare con le macchinine che gli ha regalato il nonno, ovvero il padre di Adam, qualche giorno fa.
"Ci vorrebbe anche a noi una luna di miele", dice Adam girando sullo sterrato e fermando la macchina nel parcheggio della chiesa.
"Non siamo sposati", gli faccio notare con ovvietà mentre aiuto Mark a scendere dall'auto.
Adam non fa in tempo a rispondere che un Charlie disperato e terribilmente agitato reclama il suo testimone e lo strascina via. Adam mi rivolge uno sguardo di scuse, eppure non riesco a non pensare alle sue parole. Ma non voglio far nascere false speranze, quindi prendo Mark per mano ed entriamo in chiesa, sedendoci ai nostri posti.
Da lontano, in piedi sull'altare, vedo Adam annuire sconsolato al suo migliore amico, che gli ripete per la millesima volta il modo in cui deve consegnare le fedi. Ridacchio quando lo vedo alzare gli occhi al cielo e quando si volta verso di me per un attimo, facendomi l'occhiolino prima che Charlie lo trascini al suo posto.
Non siamo sposati, ma a me va bene così. Non ho bisogno di vincoli per considerare Adam mio marito, ci basta il nostro amore e l'amore per nostro figlio.
Forse dovrei dirgli anche quell'altra cosa, ma credo che aspetterò questa sera.
Chissà come la prenderà, questa volta...



La cerimonia è stata fantastica. Liz era bellissima nel suo vestito bianco e splendente, il suo sorriso luccicava più dei diamanti sulla gonna e a nessuno sono sfuggiti gli occhi lucidi di Charlie al momento del fatidico sì.
Dopo la messa, ci siamo trasferiti in un ristorante dove si terrà il ricevimento e, cosa che mi ha molto sorpresa, il tavolo che ci hanno riservato è molto vicino a quello degli sposi.
Sorrido divertita, vedendo Adam alzarsi in piedi e richiamare l'attenzione di tutti per il brindisi. È da giorni che pianifica questo discorso, ma credo che ciò che dirà sarà molto diverso da quello che la sua mente aveva partorito l'altra sera.
"Grazie per l'attenzione", inizia, aprendosi nel suo sorriso abbagliante. "Credo che sia arrivato il momento in cui il testimone rivela i momenti imbarazzanti dello sposo davanti a tutti", annuncia, facendo scoppiare tutti a ridere. "Conosco Charlie da una vita, e con lui anche la sua bellissima moglie Liz", comincia, facendo l'occhiolino alla mia amica che scuote la testa con un sorriso. "Abbiamo passato gli anni delle superiori insieme e da allora non ci siamo mai separati. Ne abbiamo fatte di cavolate, vero amico?", chiede retorico, mentre Charlie ridacchia. "Come quella volta che ci siamo ubriacati e abbiamo fatto finire la macchina di mio padre nel fiume", dice, sorridendo tra altre risate. "Oppure quando abbiamo incontrato quelle due belle gnocche polacche", continua, e tutti ridono vedendo Liz tirare una gomitata al marito, che alza le mani colpevole. "Poi è arrivata la nostra bella Elisabeth e io credevo che i nostri bei giorni da single fossero finiti. Beh, mi sbagliavo, perché con lei abbiamo passato i momenti più belli della nostra adolescenza e devo ringraziare voi due per quello che sono oggi, per avermi portato a vivere la mia vita con questa meraviglia e il nostro bambino", dice indicandoci con un sorriso tenero. "Per questo vi auguro ogni bene. Vi auguro di essere felici per tanti anni a venire nella speranza che la nostra amicizia non finirà tanto presto. E, per ultimo, vi auguro di darci dentro, questa sera, perché mi aspetto presto un bel nipotino", esclama, facendo arrossire Liz e scoppiare a ridere tutta la sala. Charlie si alza e lo stringe in un abbraccio, imitato subito dalla moglie che, dopo un pugno sulla spalla per la spiacevole battuta, lo stringe per un attimo e da seduta vedo le sue labbra mormorare un grazie sommesso.
Dopo il discorso di Adam, anche gli altri testimoni dicono qualcosa e un po' mi dispiace di non essere stata al fianco di Liz per un momento così speciale.
Il ricevimento passa tra le risate e il divertimento. Dopo il pranzo, ci siamo spostati al tavolo con Liz e Charlie e abbiamo rivangato tutti i ricordi più belli del liceo.
"Hai più sentito David?", mi chiede Liz, riferendosi al ragazzo che, i primi giorni nella nuova scuola, mi aveva scelta come 'nuova preda' e aveva cercato di violentarmi.
Lancio un occhiata ad Adam e annuisco. "Mi ha contattata qualche anno fa", ammetto. "Ma Adam l'ha fatto desistere", dico con un sorriso, ricordando il modo in cui il mio ragazzo lo aveva fatto allontanare definitivamente da me.
"Mamma, voglio andare a casa", mi ripete Mark per l'ennesima volta, scendendo dalla sedia e provando a sedersi sulle mie ginocchia.
"Vuoi venire fuori a giocare?", gli propone Adam, alzandosi e prendendolo in braccio.
Mark ride felice e annuisce, prendendo dalla mia borsetta le macchinine che gli avevo requisito durante il pranzo.
Adam e Charlie escono con Mark nel giardino del ristorante e io e Liz rimaniamo da sole.
"È un bambino dolcissimo", dice lei con un sorriso.
"È una peste, proprio come il padre. Ma credo di amarlo così tanto proprio per questo motivo", ammetto.
"Non è arrivata anche per voi l'ora di sposarvi?", mi chiede Liz, guardandomi con complicità. Ormai siamo due donne adulte, ma il suo sguardo mi ricorda tanto quello che aveva da ragazzina e spettegolavamo insieme nei pomeriggi di noia.
"In realtà non sono convinta che Adam lo voglia", ammetto. "E poi stiamo bene così".
"Ancora per quella storia?", chiede, riferendosi a quello per cui avevamo discusso poco prima.
Scuoto la testa. "No, non credo. Anche se non mi perdonerà per tutto non penso sia per quello che è così reticente sull'argomento".
"Potresti chiederglielo tu".
"No, è un passo che deve fare l'uomo", dico ridendo.
Liz annuisce, sorridendo. "Beh, non perdere mai la speranza", pronuncia evasiva e qualcosa mi fa credere che lei sa qualcosa che io non so. In ogni caso non indago e continuiamo a parlare dei vecchi tempi.
È cambiato moltissimo in dieci anni. Liz è diventata una maestra d'asilo e Charlie ha appena finito la specializzazione per pediatria, lavorando per il momento in un piccolo studio medico come assistente. Sapevo di loro perché Adam mi aveva sempre raccontato tutto, ma sentire i raccondi di Liz in prima persona è tutta un'altra cosa.
Quando anche Adam e Charlie rientrano, Liz richiama l'attenzione di tutti e chiede a tutte le donne single di mettersi in un angolo, prendendo in mano i suoi fiori.
Sotto lo sguardo divertito di Adam, Liz mi costringe a infilarmi tra la mischia, ma non mi impegno neanche a prendere quel mazzo, che finisce tra le mani di una cugina di Liz.
"Non sembravi molto entusiasta", dice Adam quando torno a sedermi accanto a lui.
"Non ho bisogno di prendere quel mazzo", gli spiego con un sorriso. "Ho già te".
"Ma non siamo sposati", dice, riprendendo la stessa frase che avevo pronunciato io prima della cerimonia.
"Stiamo bene così", rispondo scrollando le spalle, facendo sedere Mark sulle mie gambe.
"Ne sei sicura?", mi chiede guardandomi negli occhi.
"Sicurissima", affermo. "Tra l'altro, devo dirti una cosa quando torniamo a casa", dico, decidendo che è finito il tempo per l'attesa.
"Anch'io, ma credo che lo farò adesso", dice, rivolgendo un sorriso a Charlie che annuisce e gli passa la giacca. "Forse questo non è il momento giusto", dice alzandosi in piedi, rovistando nelle tasche e estraendo una scatolina. "Ma sto rimandando da troppo tempo".
"Adam...", mormoro scuotendo la testa, fissando incredula i suoi gesti.
"Amanda, so che abbiamo passato i nostri brutti momenti", comincia con un sorriso e già sento le lacrime pizzicarmi gli occhi. "Ma poi è arrivato Mark e le cose tra di noi si sono magicamente trasformate. Non ti prometto che sarà tutto perfetto, so solo che ti amo e che mi sto imbarazzando da morire a stare qui in ginocchio davanti a te. Quindi, Amanda, mi vuoi sposare?".
Quando Adam pronuncia quella frase le lacrime hanno già rigato abbondantemente le mie guance e posso solo annuire, incapace di parlare e di cancellare il sorriso che ha intrappolato le mie labbra.
"Perché piangi mamma?", mi chiede Mark, toccandomi una lacrima con un dito.
Gli sorrido, felice e lo abbraccio. "Perché il tuo papà è un romanticone", dico alzandomi e regalando ad Adam un piccolo bacio ad occhi aperti. "Sì", sussurro poi sulle sue labbra.
E Adam mi abbraccia, stritolandomi tra le sue braccia forti e protettive, mentre l'intera sala scoppia in un applauso. Poi si allontana per un attimo, ma solo per sollevare il nostro bambino e stringermi di nuovo.
Forse Adam non sarà mai perfetto, come nemmeno io lo sarò mai. Forse il nostro passato tornerà sempre a bussare alla porta e forse non saremo mai pronti per combatterlo. Ma non m'importa di tutto questo, perché so che staremo sempre insieme, a discapito di tutto.
Ed è successo di nuovo. Siamo rinati dai nostri sbagli e dalle nostre paure, bruciate ancora dal nostro amore, quell'amore azzurro che infiamma i nostri cuori e che non smetterà mai di farlo.
Io ed Adam siamo come due fenici, che continueranno a rinascere ogni volta sempre più forti e belle. Siamo il nostro amore, che brilla intorno a noi e che se si spegnerà sarà solo per tornare a risplendere ancora più forte.
All'infinito. Come una fenice.


THE END


Salve Genteeee!
E questo è l'ultimo capitolo.
Mi sto quasi per mettere a piangere: ho finito davvero la mia prima storia originale, completamente inventata da me e non sapete quanto sono orgogliosa di me stessa e anche di chi mi ha accompagnata in quell'avventura.
Per primi credo che dovrei ringraziare Amanda ed Adam, che con le loro battute mi hanno fatto sorridere (eh, per forza, le ho scritte io!) e mi hanno risollevata nei momenti più tristi. Scrivendo la loro storia sono cresciuta un po' anche io, non solo come scrittrice che ha migliorato il suo stile con la pratica, ma come persona che ha imparato qualcosa di importante dalle sue stesse creazioni, qualcosa come la determinazione, la forza d'animo e l'importanza dell'amicizia.
Per questo ringrazio di cuore anche la mia compagna di banco, che mi ha sopportata e supportata in questo viaggio, assecondando ogni mia stramba idea e aiutandomi quando entravo in crisi. Per questo: grazie, Chiara!
E, poi, ovviamente, un grazie enorme a tutti quelli che mi hanno seguita per tutto questo tempo, chi ha inserito la mia storia in qualche lista e chi l'ha recensita. In particolare, Liz EFP, LadyInTheDarkness, _AB, EliBeke, giulia-b, Summer_JB, Quinn, JuliaLoveBiebs, 4Swarowski4, Rossa99, Roberta Somerdrobrev, dreamever98, DressMQ, giulia_160300, Sonny_chan e un grazie ancora più enorme a Ali_13 e MandyCri, che hanno recensito quasi tutti i capitoli. Grazie mille gente, per tutto! :)
Beh, dopo aver riempito il fazzolettino di lacrime, vi saluto, ricordandovi che presto ci sarà un SEQUEL, molto probabilmente per settembre o giù di lì.
Rinnovo anche la richiesta dell'altro capitolo: C'È QUALCUNO IN GRADO DI CREARMI UN BANNER PER QUESTO SEQUEL? Mi sarebbe davvero di grande aiuto!
Allora spero di rileggervi presto!
baci
mikchan
  
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