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Autore: toujourscannelle    12/08/2013    1 recensioni
Ho le dita macchiate d'inchiostro e la bocca secca di baci.
Parigi mi osserva rabbuiata.
Hai perso il tuo tesoro, sussurra.
Irlanda e Francia. Uomo e donna. Calcolatore e sognatrice.
Due storie e poi un'incontro. Forse anche una fine.
Eliot, irlandese, riccio e imbranato. Zoe, francese, minuscola e bizzarra.
Quello che è successo dal primo all'ultimo giorno, ecco che oggi ve li presento.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Punto primo
(Erano verdi gli occhi che mi facevano male)

 

 

Erano verdi gli occhi che mi facevano male.
Iridi non dissimili dal fondale marino
e stamattina con quello sguardo mi hai nuovamente ucciso.

 

Mi incanto ad osservare le dita lunghe e sottili, scivolano veloci sul mucchio di fogli formando tremuli arcobaleni di smalto.
L'unghia blu gratta via un residuo di caffè che abbraccia la carta mentre tento di imprimermi in testa le esse svolazzanti di Zoe.
La sua grafia trasuda l'allegria che l'aveva sempre caratterizzata, quelle emme così tonde sembrano volermi consolare. Eliot invece era tutta un'altra storia, conservata in una sezione completamente diversa della biblioteca, le elle sono ritte e sicure di sé, poco lontano le erre mi scrutano con freddezza.
Quei due erano così belli proprio perchè erano agli antipodi.
La misteriosa Irlanda e la Francia bohémien.

Ho le dita macchiate d'inchiostro e la bocca secca di baci.
Parigi mi osserva rabbuiata.
Hai perso il tuo tesoro, sussurra.

 

 

***

 

Eliot si studiava la matassa di riccioli che gli contornava il viso, né da infante né da adulto, che tutta la malvagità dei suoi quindici anni e quattro mesi gli aveva donato (insieme a qualche brufolo).
Si rifiutava di mantenere la stessa posizione per più di qualche misero minuto e più tentava di sistemarla più notava l'assenza della bellezza su quel viso che lo scrutava dallo specchio.
Fino a pochi mesi prima il casco prodigioso di capelli che si ritrovava in testa o il viso appuntito e pallido non gli avevano mai causato problemi. Purtroppo in quel breve periodo di tempo, come se i suoi occhi avessero finalmente incontrato la luce, si era accorto del fascino che l'universo femminile era in grado di esercitare su di lui.
Il quindicesimo compleanno aveva fatto da spartiacque fra l'ammirazione per le collezioni di figurine e quella per le lunghe gambe chiare delle compagne di classe.
Non aveva mai notato gli enormi occhi azzurri di Hanna B. o il profumo esalato dai capelli rossi di Abigail (terza fila, banco di destra) e di certo non si era mai soffermato a studiare le generose curve abilmente nascoste sotto la divisa scolastica della dolce Karen.
Nel giro di poche ore il buon vecchio Eliot aveva iniziato ad arrossire sotto gli sguardi curiosi delle compagne, uno strano brivido lo pervadeva alla visione di quelle sottane scolorite e il proprio aspetto aveva iniziato a preoccuparlo come non mai.
Persino sua sorella minore era diventata un oggetto raro da maneggiare con cura e da studiare con interesse.
Maille stava divenendo qualcosa di meraviglioso e lui non voleva perdersi neppure un secondo di quella curiosa metamorfosi.
La lentigginosa bambina con le ginocchia sbucciate aveva perso parte della sua rotondità infantile.
Iniziava a piegarsi facendo particolare attenzione allo scollo della maglia, durante particolari periodi del mese girava per casa con la borsa dell'acqua calda e una misteriosa scatola sotto braccio e un nugolo ben nutrito di adolescenti pervasi dalla tempesta di ormoni avevano iniziato a bighellonare dei pressi di casa loro fingendo di essere capitati lì per caso.
Il nostro adolescente, nato e cresciuto in una minuscola cittadina irlandese, continuava ad osservarsi con occhio critico.
Ad ogni sguardo gli pareva che i brufoli si moltiplicassero, così come il pallore della sua pelle.
Non avrebbe mai raggiunto il suo scopo.
Lei non lo avrebbe mai guardato veramente.
L'origine di quella malinconia, che in pochi giorni si era ben ancorata al suo corpicino in crescita, era l'oggetto del desiderio di ogni pre adolescente di Meadowlands: Róis.
Fino a pochi anni prima tutti ricordavano il suo nome, il corrispondente in antico gaelico di Rose, per le sue eccezionali abilità di portiere. In seguito quelle quattro lettere vennero associate ad una piccola ninfa col potere di ammaliare chiunque fosse tanto fortunato da incontrare il suo sguardo cristallino.
L'estate era stata oltremodo generosa con quella creaturina e ogni singolo maschio dei dintorni aveva notato la straordinaria metamorfosi.
Le pareti dei bagni erano fittamente ricoperte dal suo nome scritto con inchiostri e grafie differenti, qualcuno giurava di averla sorpresa nello spogliatoio dopo le ore di ginnastica e passava ore a decantare la meravigliosa fisionomia della eterea Róis.
Il nostro Eliot poteva dirsi piuttosto fortunato, il femminile demiurgo abitava giusto accanto a lui e la donna che aveva dato alla luce tutto quello splendore era un'amica di vecchia data di sua madre. Così la bella Rou passava quasi ogni pomeriggio sul divano di casa loro sottoposta alle occhiate di ammirazione di quel quindicenne infatuato.
Chroì, sistemati quella camicia! La signora O'Quinn e sua figlia arriveranno tra pochi minuti.”
Nulla reallegrava l'animo di Eliot McCormick come quel breve periodo. Quando sua madre pronunciava quella frase il ragazzo sfrecciava al piano superiore, si sottoponeva ad un complicato intervento di estetica e infine si presentava nell'ingresso con il suo sorriso più bello stampato in faccia.
Ma torniamo a noi.
Eliot lasciò ricadere i riccioli castani al loro posto e si spalmò sul materasso cigolante. Il desiderio lo stava corrodendo, non aveva mai provato nulla di così piacevole e doloroso allo stesso tempo.
E' terribilmente faticoso dover amare per due e lo è ancora di più quando si hanno appena quindici anni.
Ottie, la mamma ti vuole di sotto.” La capa rossa di sua sorella Maille comparve sulla porta.
Dille che scendo subito e piantala con quel soprannome!” Lo sconsolato ragazzo chiuse violentemente la porta con un calcio ben assestato e tornò a quelle sue elucubrazioni mattutine che nell'ultimo periodo facevano da contorno a uova e pancetta.
La sua donna aveva recentemente smesso di frequentare un tale Bran, lo spasimante aveva ben diciassette anni e poteva vantare il possesso di un due ruote rosso fuoco.
La notizia lo aveva riempito di gioia.
Era decisamente un buon momento per farsi avanti e come se non bastasse R avrebbe vissuto sotto il suo stesso tetto per un'intera settimana. I signori O'Quinn erano dovuti correre al capezzale di un parente e non avevano voluto portare con sé la loro principessa per non turbarla eccessivamente.
La camera di Maille dunque era diventata il luogo più interessante dell'universo.
Oh, chissà quali visioni e segreti inconfessabili custodivano quelle quattro mura. Per svelare i misteri della Visione (termine con il quale Eliot e i suoi amici si riferivano a Róis) i ragazzi si davano appuntamento in camera del padrone di casa e passavano i pomeriggi con le orecchie appiccicate al muro sperando di carpire i segreti di quella ragazzina.
Eliot si trascinò al piano inferiore con passo pesante, non vedeva l'ora di poter riprendere a struggersi per amore sdraiato sul suo letto.
Chroì...” quando si rivolgeva a lui sua madre iniziava tutte le frasi con quel tenero nomignolo. “...ho bisogno di un favore: accompagneresti Róis fino a piazza Donegall? Ha bisogno di fare un paio di acquisti e sua madre si è raccomandata di non dimenticarcene.”
Alla richiesta seguì un buffetto sulla guancia.
Eliot annuì in direzione della corpulenta padrona di casa senza dare problemi. L'avrebbe fatto molto volentieri, infatti quella era un'ottima occasione per porgere un saluto al suo amore, l'altro amore.
I nostri ragazzi vivevano in un piccolo complesso residenziale, all'interno di una delle villette circondate da campi verdeggianti appena fuori Meadowlands e per raggiungere il centro erano necessari un autobus o una bicicletta resistente.
La seconda soluzione era la favorita di Eliot, adorava scorrazzare per le vie acciotolate sulla sua bici arancio, niente riusciva a farlo sentire libero e in pace con il mondo come quella meraviglia. Quando la domenica lui e Maille dovevano andare a trovare la nonna, il maggiore caricava la sua siúr sul manubrio e mentre lei si lamentava per gli scossoni il ragazzino si godeva il vento sulle guance.
In quel pomeriggio soleggiato il nostro eroe in miniatura si trascinò fino al capanno che affiancava casa sua per recuperare la tanto amata bicicletta, soprannominata Melissa da sua sorella.
Aveva appena fatto in tempo a piegarsi per sganciare la pesante catena che assicurava il veicolo quando il consueto profumo speziato gli riempì prepotentemente le narici.
Grazie per il passaggio Eliot.”
Ogni singola lettera gli accarezzava il viso, quella ragazza era qualcosa di mistico.
Non devi ringraziare. Sei nostra ospite.” balbettò lui sentendosi incredibilmente stupido.




















NOTE:
Un saluto a tutti, era da molto che non pubblicavo qualcosa. Soprattutto perché continuavo ad arenarmi e non riuscivo mai a concludere una storia che una. 
Questo racconto mi sta molto a cuore, è più di un anno che gira nel mio pc, ma non avevo ancora trovato il coraggio di pubblicarlo. 
Sono molto affezionata ai due protagonisti e spero che gli apprezziate anche voi. 
Un grazie in anticipo a chiunque leggerà o passerà anche per caso di qua. 
Alla prossima!


 

Chroì = cuore in antico gaelico 
Siúr = sorella
 

  
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