Anime & Manga > Soul Eater
Segui la storia  |       
Autore: Rehara    12/08/2013    3 recensioni
Maka Albarn è una giovane laureata che da quasi un mese è entrata a far parte dell'importante azienda "Evans".
Lei ha un sogno: diventare una grande lavoratrice come sua madre.
Facendo parte di un ufficio squinternato come questo ce la farà mai?
E sopratutto dopo "quell'incontro" cosa accadrà?
---------------------------------------------------------
Questa è la mia prima Fan fiction e spero che almeno ad alcuni piacerà... quindi buona lettura!
-Rehara.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Two laughs,two meanings


Maka e Soul entrarono in simultanea in ufficio. Camminavano velocemente e a passi pesanti mentre nel frattempo si insultavano pesantemente.
“Qualcuno sa cosa è successo a quei due?...” domandò stranita Liz dalla sua postazione mentre si metteva come sempre lo smalto.
“Ma non fanno sempre così?” disse Kim che contava i soldi vinti a strip poker alla “Serata per la promozione” a casa del presidente.
“Dici? A me sembrano più idioti del solito” soffiò sulle sue unghie.
“Sicura? Sarà successo qualcosa tra i due, allora” rettificò la Dihel mentre posava nel “suo cassetto dei quattrini” i soldi appena contati.
“Sarà…successo… qualcosa….fra…i due…” la Thompson si alzò dalla sedia e bloccò la strada ai due tori scatenati entrati da poco in azienda.
“Presidente….Maka….” li guardò in modo feroce “Perché avete fatto cose sconce senza la mia telecamera?!”  urlò in preda all’ira la newyorchese.
Ai due ragazzi cadde letteralmente la mascella a terra.
“Comprendo che i vostri sentimenti siano forti! Ma… la telecamera è la telecamera!” continuava a dire Liz.
“Ma che cosa stai dicendo?!” sbraitarono all’unisono i giovani che si erano appena ripresi dallo shock iniziale.
“Eh? Che volete dire?” chiese la Thompson confusa.
“Non abbiamo fatto niente assieme!” disse Maka stufa della situazione da sit com che si era creata.
“Forse un bacio, ma niente di che!” replicò strafottente Soul.
Tutto l’ufficio, prima poco attento alla solita lagna di Liz, si girò verso i due ragazzi.
Maka era adirata più di prima.
Che cosa aveva in zucca il suo capo? Sicuramente “tette e culi” al primo posto. Poi, forse un piccolo spazio alla ragione.
“N-Non è come pensate! Vero Signor Evans?” disse la bionda per giustificarsi dando una piccola gomitata d’intesa (forse non troppo piccola) all’albino.
“C-Certo! Con bacio intendevo… ehm… i Baci Perugina! Me ne erano rimasti alcuni in tasca e ne ho dato uno a lei! Tutto qui!”
“Come?...I Baci Perugina?!” esclamarono delusi la maggior parte degli impiegati.
“S-Si, perché fate questa faccia delusa?!”
“Niente, niente” affermarono alcuni con un sorriso sghembo ed altri fischiettando tranquillamente.
Subito dopo il presidente si aggiustò la cravatta, si spostò sulle scale dove poteva essere visto da tutti e diede il buongiorno e l’ordine di iniziare a lavorare (il primo gradito, il secondo no.)
Maka fece un sospiro di sollievo. Almeno quell’immaturo di presidente sapeva come uscire dalle brutte situazioni, anche se create da lui stesso.
                                                                                            *
Wes era dentro uno strano locale: era semibuio ed illuminato da sole candele attaccate direttamente alle pareti che avevano una cupa tappezzeria a rombi neri e rossi, il pavimento era in parquet, ma non uno di quelli nuovi e ordinari, era verniciato di nero e aveva diversi graffi e striscioni come se qualcuno legato e buttato al suolo avesse tentato di scappare da questo luogo o semplicemente da qualcuno che c’era dentro, al centro della stanza c’era una grande poltrona antica e con uno squarcio sullo schienale e davanti a lei un tavolino con sopra una tazzina da thè vuota, infine a destra c’era un grande portone anch’esso nero, però con i bordi d’oro, anzi di vernice dorata.
Fece una smorfia avvicinandosi e vedendo quella tazza vuota e poi si sedette con nonchalance sulla comoda sedia imbottita e semidistrutta.
Si guardò attorno e fece un’altra smorfia: quel luogo non era per uno come lui, lo sapeva, ma lo aveva chiamato e non poteva fare altro.
Dal portone entrò un inquietante individuo: era pallido e a prima vista sembrava molto esile, aveva i capelli a caschetto molto spettinati e violacei che stranamente non sembravano tinti , al posto degli occhi sembrava avere due profondi pozzi neri, indossava una strana tunica color pece con il colletto bianco e teneva un altrettanto inquietante pupazzo di una strana forma anche lui totalmente nero ad eccezione degli occhi che erano due palle da golf attaccate alla faccia del suddetto peluche di nome Ragnarock… ma la cosa più strana di questo individuo era che non si capiva di che sesso fosse. Il maggiore degli Evans molte volte aveva rimuginato su questo argomento, ma dopo un periodo aveva perso la voglia di pensarci. Non gli interessava mica uno stupido ragazzetto sui sedici anni.
“Hei” disse Wes in tono aggressivo e duro per richiamare la sua attenzione, visto che il ragazzino non sembrava intenzionato a fare nessuna azione da quando era entrato.
Il giovane saltò in aria stringendo il pupazzo che sembrava quasi volesse picchiarlo per cosa il suo possessore aveva appena osato fare e subito dopo rivolse il suo sguardo vitreo all’albino.
Si, perché era vitreo. Quei pozzi neri sembravano non esprimere alcuna emozione, anche se era capibile, anche solo guardandolo, ogni sua singola preoccupazione e paura.
L’Evans scoccò la lingua. Non lo sopportava. O forse, dentro di lui, gli dispiaceva vedere un ragazzo così giovane essere il quadro della disperazione.
“Come mai il tuo padrone mi ha fatto chiamare?” gli domandò rigido e impassibile.
Perché sì, il ragazzino era il messaggero che collegava Wes con il suo segreto collaboratore.
Se doveva dirla tutta l’albino non sapeva l’identità del suo socio e di conseguenza il suo sesso era ambiguo quanto quello del giovane davanti a lui. Non sapeva se fidarsi era un bene o un male, ma ormai il danno era fatto e solo il destino poteva sapere come sarebbe andata a finire. L’unica cosa che però sapeva con certezza, era che se il suo caro collaboratore fosse stato una donna, casomai anche una abbastanza formosa e attraente, prima o poi l’avrebbe invitata ad uscire per poi spassarsela.
“D-Dice…c-che S-Soul… s-sta p-pianificando q-qualcosa….” rispose evidentemente agitato con il capo abbassato il messaggero.
Wes sorrise furbo ed accavallò le gambe. Chissà cosa stava architettando il suo piccolo e tenero fratellino.
“Qualcosa con la sua segretaria, per caso?” rise al fior di labbra al solo pensiero.
Quei due non riuscirebbero neanche a giocare in coppia a carte, figuriamoci collaborare per un progetto!
Rise ancora e ancora e il ragazzetto davanti a lui era sempre più stranito. Se lui era considerato strambo allora il signorotto che aiutava come messaggero cosa era?
“Bene” fece un’ultima risata “Dici al tuo capo di mettersi all’opera per scoprire cosa stanno combinando e dopodichè schiacciamoli come se fossero insetti” ordinò serio e divertito sbattendo il piede per terra per sottolineare l’ultima parte del suo discorso.
Il ragazzino annuì spaventato stringendo ancora di più il pupazzo per poi correre a perdifiato al di fuori della porta che portava dal suo padrone.
L’accordo che avevano fatto prevedeva che la loro collaborazione sarebbe stata valida solo e soltanto se non rivelava a nessuno il luogo d’incontro e che non doveva assolutamente varcare quell’uscio.
Non sapeva bene il motivo, ma non gli importava troppo finchè poteva raggiungere i suoi scopi.
Ora l’albino era rimasto solo nella stanza, picchiettò il dito sul bracciolo della poltrona e scoppiò in una sonora risata isterica.
Poco dopo, sempre sbraitando, prese la tazzina vuota e la tirò sulla parete.
I pezzi di ceramica erano sparsi sul pavimento e solo il piccolo manico era rimasto intatto.
L’Evans si alzò dalla poltrona e calpestò i cocci fino a ridurli quasi in polvere.
Solo i più forti sopravvivono” continuava a ripetersi in testa, cercando di schiacciare ancora di più l’unica vera e onesta parte di lui, quella che lui considerava debole, quella che lui considerava ostile ai propri obbiettivi, quella che gli faceva provare sensi di colpa verso suo fratello e che lo faceva soffrire.
Dopodichè aprì il cassetto del tavolo e da lì uscì un violino che lui cominciò a suonare. (http://www.youtube.com/watch?v=TCL94-MsxYc)
Appena produsse la prima nota smise di pensare e si fece trasportare dalla frenetica e profonda melodia, un po’ calma e un po’ folle, che si disperdeva nella piccola e logora stanza e soprattutto nella sua mente.
Quella stessa mente che aveva perso ormai ciò che lo rendeva umano: il potere di potersi legare veramente  alle persone.
Per lui ora contava solo e soltanto superare il fratello, anche se il suo stesso fratello aveva l’obiettivo di superare lui… ma questo Wes non lo poteva sapere e neanche Soul.

                                                                                          *
Si erano fatte le quattro di pomeriggio e ancora né Maka né Soul si erano rivolti una parola da quando erano entrati nello studio.
Erano evidentemente arrabbiati, non principalmente per quella mattina, ma per la notte scorsa.
Poteva sembrare un litigio banale, però qualcosa li aveva feriti e stufati.
Maka, dalla scrivania aggiunta dal presidente per lei, posò lo sguardo verso l’albino senza però averlo ricambiato.
Lo riabbassò, cominciò a giocherellare con un ciuffo dei suoi capelli biondo cenere e nel frattempo riportava dei dati al computer.
Uscite: -1.235.678
Entrate: +2.456.789
Maka strabuzzò gli occhi mentre digitava quelle cifre sul registro.
Quanto poteva guadagnare e spendere un’azienda giornalmente?! E lei che neanche poteva permettersi una qualunque vettura e doveva o prendere l’autobus oppure rubarle dal parcheggio condominiale!
Si stravaccò depressa sulla scrivania.
Dopo un po’ che aveva assunto quella posizione si sentì osservata. Alzò la testa dallo scrittoio e vide Soul che ridacchiava nel vederla fare quelle azioni idiote davanti allo schermo di un pc.
“Che c’è da ridere, eh?” quasi ringhiò la bionda imbarazzata.
“Niente, ho solo visto una demente che vedendo chissà cosa al computer si è accasciata depressa e quasi quasi prendeva a testate la scrivania” puntualizzò ironico l’albino mentre si copriva la bocca per non continuare a ridere.
La giovane sbuffò rossa in viso e si girò di scatto per la pura intenzione di ignorarlo.
Soul assunse un sorriso tra lo sghembo e l’intenerito e poi ricominciò a lavorare (strano ma vero).
Finalmente dopo tante ore avevano aperto la bocca, anche se per un motivo abbastanza scemo.
La ragazza sospirò. Aveva finito di fare quel che doveva fare e adesso doveva solo aspettare la fine degli orari lavorativi.
Posò di nuovo lo sguardò su Soul e attese qualche reazione del ragazzo.
L’albino si stiracchiò, si alzò dalla sedia da ufficio, raggiunse la postazione di Maka e si sedette davanti alla sua scrivania, precisamente sul pavimento.
“Scusa” dissero all’unisono dopo che si erano fissati l’uno con l’altro per una manciata di secondi.
Risero per quello che avevano appena fatto e Maka dopo un po’ si sedette anche lei a terra e sorrise al ragazzo.
“Pace?” chiese la bionda porgendogli la mano.
“Ok” rispose l’albino stringendole la mano e sorridendole per una volta non malizioso.
“Anche se mi piacerebbe concludere un accordo con te come l’altra volta” continuò a dire Soul questa volta con uno dei suoi soliti sorrisi.
“Se ci provi ti ritroverai di nuovo il cestino in testa” disse impassibile la ragazza.
Risero ancora insieme e si guardarono di nuovo. Si scrutavano dalla testa ai piedi, interessati a qualcosa che neanche loro sapevano.
Il ragazzo alzò la testa e cominciò a guardare il soffitto e Maka seguì il suo esempio.
“Ieri volevo dirti qualcosa” proferì il ragazzo con un tono tranquillo che non gli si addiceva.
“E dimmela adesso, no? Ieri è ieri, oggi è oggi.” disse la bionda rilassata.
“Mi è venuto un dubbio sul nostro progetto….”
Maka si girò verso Soul e incrociò le braccia.
“Signor Evans, ormai abbiamo deciso. Questo progetto si fa! Punto e basta!” brontolò gonfiando le guance la Albarn.
Il ragazzo la guardò male e poi si ricompose.
“Non voglio mica mollare io! Solo che non so se ce la faremo…”
“Cosa intendi?” domandò Maka confusa.
“Nessuno di noi due sa come cazzo si fa uno qualunque strumento musicale”
Calò un silenzio imbarazzante tra i due.
Certo, l’idea della nuova attività per l’agenzia era interessante, ma si erano troppo lasciati andare e non avevano pensato al principale problema: loro non avevano mai creato uno strumento e quindi non sapevano né come progettarlo né come costruirlo.
“Bhè…”  la bionda si grattò la testa nervosa “C’è sempre internet, no?....”
Erano due idioti patentati. Ma ciò già si sapeva, niente da stupirsi.

Chi sarà mai il segreto collaboratore di Wes? E che cos'ha in mente quest'ultimo?
Maka e Soul riusciranno a completare il loro progetto o falliranno miseramente?

To be continued...


Angolo dell’autrice schizzata:
Ehm…ok… diciamo…ehm… bho… *coffcoff*
Allora, prima che un meteorite mi finisca i testa (???)… lo so, Wes è abbastanza OOC… ma nel manga si parla così poco di ‘sto ragazzo che oltre al fatto che lui stesso in qualche modo è geloso di Soul e che mostra una sottospecie di maschera non dice poi tanto (sto scafazzando tutto, scusatemi….), quindi mi sono detta… Perché non dare a Wes una personalità più completa? In fondo, questa è una fan fiction… e può succedere di tutto, no? Potrei anche far morire Liz per aver ingerito dell’alcool insieme a delle medicine o far avere un bambino a Tsubaki e Black*Star…. oppure addirittura far fare una operazione al seno a Maka! Forse sto esagerando…. Eh…eh… eh….
Vabbò, il succo della situazione è che se trovate ci sia troppo OOC in questo capitolo provvederò a mettere tra le note “OOC”… spero mi sia fatta capire perché sono una pippa a spiegare (detto chiaro e tondo).
Allora, parlando d’altro.. secondo voi veramente sapevano come fare uno strumento ‘sti due disgraziati?? Ahahah Immagino già loro due che su Yahoo Answer inviano la domanda “Come si costruisce un qualsiasi tipo di strumento?” lol  :’)
Inoltre, in questo capitolo è spuntato Chrona! E dire che mi ero dimenticato di lei/lui…
Ah! Per puntualizzare, ho usato il maschile su Chrona per generalizzare… non so di che sesso sia questo essere… suppongo sia un ermafrodito (o un Hideyoshi lol… capitemi, vi prego, ditemi che non sono pazza… paxxerella hihihi… aiuto, sto male….)
Ora passiamo ai ringraziamenti *voce da presentatrice fallita* Ringrazio firephoenix (oh, cara santa e papessa…. Ora sei anche mia amante lol), Kazuha_Takumi (Ragazza, ti sto adorando! Vuoi anche tu essere una mia amante? eue ….non prendermi sul serio, ho problemi…. lol …), PhandaHero per aver recensito il primo capitolo (sono circondata da amanti oggi! E sto pure delirando x__x)
Poi ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia sulle preferite, ricordate e seguite e ringrazio anche i lettori silenziosi (una recensione al giorno leva il medico di torno, lo sapevate? :* ma vi adoro comunque <3)
Dopodichè mando in un bel posticino Yoki <3 DSWL Ma ti voglio bene lo stesso :3
Mhmhmhm… credo di aver finito di sparare cavolate :I… Quindi, bye! Al prossimo capitolo (che non ho ancora scritto, per l’esattezza…. Però ho scritto due capitoli di un mio progetto futuro eue)
-Rehara.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Soul Eater / Vai alla pagina dell'autore: Rehara