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Autore: Giulia Linton    12/08/2013    0 recensioni
Guarderemo il Sole sorgere ancora e ancora, illuminare immortale quest'atomo opaco del male.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse l'automiglioramento non è la risposta.
[…]
Forse la risposta è l'autodistruzione”.
Fight Club, Chuck Palahniuk

 

-Cosa pensi di fare della tua vita?
-Onestamente?
-Si.
-Al momento non lo so.

Vorrei che tu mi accompagnassi poco prima dell'alba su un prato, quando l'erba odora di fresco e la rugiada che dalle foglie scivola ti bagna il viso ed i capelli; quando tutto è avvolto da un silenzio così profondo da sembrar rumore; quando il cielo è sereno e si possono ancora ammirare bene tutti gli astri che da lassù brillano eterni.
Proprio lì io vorrei rimanere, sdraiata su quel prato accanto a te a guardar le stelle che a loro volta da quel cielo così maestoso ed impassibile ci scrutano.

Ti prego, fa che io non sopravviva un altro giorno.
Ti prego, uccidimi.
Ti prego, tagliami la gola.
Voglio che tu mi uccida religiosamente come se stessi realizzando un capolavoro e se è vero che l'arte è la più alta forma di speranza, io voglio che tu la ferisca;
voglio vedere la Speranza che umiliata giace esanime a terra, lei che dagli albori domina incontrastata sugli animi degli uomini e crudelmente li spinge verso il baratro ad affannarsi dietro ideali che questi, per loro miserevole indole, non potranno mai raggiungere.
Voglio percepire inorridita la lama del coltello che scorre accuratamente sulla mia gola recidendomi la carotide e in quel momento il mio viso si contrarrà in un sorriso poiché sentendo la vita che mi abbandona saprò di essere stata pienamente padrona del mio destino.
Voglio annegare nel mio stesso sangue guardando quelle meravigliose stelle offuscarsi e poi spegnersi definitivamente, illudendomi così che esse siano mie e che io sia riuscita a sottomettere al mio volere anche quel cielo glorioso.
Voglio esalare faticosamente gli ultimi respiri cercando disperatamente di rimanere a galla ma non importa perché ciò che voglio realmente è tuffarmi nell'abisso, che sia Inferno o Cielo non fa alcuna differenza; voglio annaspare sentendo la vita che ineluttabilmente mi abbandona e valicare il limite della morte.
Voglio che i miei pensieri diventino sempre più oscuri, voglio dimenticare Baudelaire e Kafka, Nietzsche e Freud, me stessa e da dove vengo, stagliandomi sulle ceneri dei miei ricordi e rinascere a nuova vita come una Fenice chiamata all'immortalità.
Sono consapevole di essermi ormai persa inesorabilmente nelle farneticazioni di chi ha toccato il fondo eppure io mi sono salvata, sono rimasta ancorata qui alla tua mano che ora è stretta alla mia mentre guardiamo il sole che sovrano sorge ancora e ancora sopra il mio corpo ormai freddo, sopra di te, sopra questo prato, sopra questa città e sopra queste effimere esistenze.

-E quindi?
-Penso che non farò nulla.

   
 
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