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Autore: MagicRat    12/08/2013    1 recensioni
“Quindi siamo stati scaricati tutti e due”
“A quanto pare”
“Siamo soli”
“Siamo soli”
La storia è ambientata nel 2009, dopo un ipotetico divorzio tra Bruce e Patti.
E' la mia prima fanfiction, spero di non aver fatto troppo schifo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Zoe sospirò rassegnata, cercando una posizione più comoda sulla sedia.
Quel professore era riuscito a fare una cosa che Zoe aveva sempre ritenuto impossibile: rendere noiosa una lezione sui principali serial killer degli anni Ottanta.
Aveva un blocco per gli appunti sul banco, ma la prima pagina era ricoperta da tanti piccoli disegni.
Non riusciva a concentrarsi, né a prendere appunti.
Riusciva soltanto a pensare a quello che era successo tra lei e Bruce quasi tre giorni prima, ormai.
Quando si era risvegliata a casa di Bruce, lui non era più nel letto al suo fianco.
Le aveva lasciato un biglietto sul tavolo della cucina con cui le diceva che era dovuto andare via presto per un impegno e che poteva prendere tutto quello che voleva per colazione.
Non si erano più visti né sentiti. Del resto non avrebbero potuto: non si erano mai scambiati i numeri di cellulare e Zoe era dovuta tornare a New York per terminare i corsi all’università prima delle vacanze. Dal giorno seguente sarebbe stata libera.
Zoe non sapeva se quella mattina Bruce era andato via prima che lei si risvegliasse perché aveva realmente degli impegni o solo perché non voleva parlare con lei di quello che era successo. In ogni caso si era sentita profondamente sollevata quando si era accorta di essere sola.
Quello che avevano fatto le era piaciuto, non poteva negarlo. Le era piaciuto parecchio.
Ma una volta  passata “l’euforia” del momento – e l’effetto del vino – non avrebbe saputo cosa dire, come comportarsi con Bruce.
Ad un tratto sentì il cellulare vibrare nella tasca dei jeans. Aveva ricevuto un messaggio da un numero sconosciuto.
L’sms conteneva una sola semplice parola: “Ciao”.
Probabilmente si trattava di qualcuno che aveva sbagliato numero, ma non avendo nulla di meglio da fare, Zoe decise di rispondere.
“Chi sei?”                                                                                
La risposta arrivò quasi subito e la lasciò parecchio stupita.
“Bruce”
“Non mi ricordavo di averti dato il mio numero” scrisse velocemente mentre il professore continuava la sua noiosa lezione.
Il cellulare vibrò di nuovo.
“Non me l’hai dato. Posso chiamarti?”
Quel messaggio, in particolare la prima parte, catturò tutta l’attenzione di Zoe.
“Dammi 2 minuti di tempo, devo uscire dall’aula”
Inviò l’sms, raccolse velocemente le sue cose e uscì. Il professore non diede segno di aver notato nulla. O forse semplicemente non gli interessava se i suoi alunni abbandonavano le sue lezioni.
Appena Zoe raggiunse il corridoio, il cellulare iniziò a vibrare insistentemente. Zoe schiacciò un tasto e rispose.
“Come fai ad avere il mio numero?” chiese subito a Bruce.
“Buon giorno anche a te, giovane fanciulla. Comunque l’ho preso dal tuo cellulare”
“L’hai preso dal mio cellulare?”
“Si. Mentre dormivi”
“L’hai preso mentre dormivo?”
“Hai intenzione di ripetere tutto quello che dico?”
“No. Perché hai preso il mio numero mentre dormivo?”
Bruce era seduto nella sua jeep, fuori dall’università di Zoe. Vide la ragazza uscire in cortile dall’altra parte della strada. Non diede segno di averlo visto. In compenso sembrava un poco arrabbiata. Bruce non riuscì a trattenere un sorriso.
“Faccio un sacco di cose stupide quando sono ubriaco. Anche quando sono sobrio, in effetti”
“Ah” Zoe sospirò. Non sapeva cos’altro aggiungere.
Bruce picchiettò le dita sul volante.
“Volevo scusarmi per l’altra sera”
“E perché?”
“Di solito quando un uomo passa la notte con un ragazza e poi se ne va senza dire niente il minimo che può fare è scusarsi”
“Oh. Beh, grazie. Non c’era bisogno” andò a sedersi su una panchina e lui la osservò prendere una sigaretta dalla borsa “E quindi cosa pensi di fare?”
“Stai fumando, vero?” Bruce si sforzò di trattenere una risata quando vide Zoe bloccarsi con la sigaretta a pochi centimetri dalla bocca.
“Adesso mi spii, anche?” chiese la ragazza guardandosi intorno. La jeep di Bruce era parcheggiata vicino ad altre macchine e lai non notò la sua presenza.
“Io ti osservo sempre, giovane fanciulla. E poi ti conosco”
Zoe si mise a ridere. Non sembrava più arrabbiata.
“Comunque per tornare alla tua domanda, pensavo di portarti fuori a pranzo. Solo se vuoi, ovviamente”
“Volentieri. Ok”
Bruce si accorse di aver trattenuto il respiro in attesa della risposta di Zoe e quando la sentì, le sue labbra si incurvarono in un largo sorriso.
“Perfetto. Se vuoi posso passare a prenderti tra…beh, anche adesso. Se hai finito con le lezioni”
“Si, va bene…no. No, scusa. Sono impegnata ancora per un po’. Devo fare un’autopsia”
“Una cosa?”
“un’autopsia. Sai, quando si sezionano i cadaveri e…”
“lo so cos’è! E a criminologia si fanno queste robe?”
“Mi hanno chiesto se volevo vederne una. Io ero curiosa e ho accettato”
“Non ci voglio più venire a pranzo con te, Zoe”
Bruce vide la ragazza ridere di gusto sulla panchina, mentre la sua risata si diffondeva dal cellulare all’interno dell’auto.
“Comunque per ora di pranzo avrò finito”
“Allora passo a prenderti dopo, giovane squarta cadaveri”
Si salutarono e Bruce andò a prenotare un tavolo per due nel suo ristorante preferito.
  
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