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Autore: sunshine_S    12/08/2013    1 recensioni
Da quando Liam Payne aveva deciso di iscriversi alla facoltà di lettere inglesi, poteva affermare che la sua vita fosse completamente cambiata.
Zayn gli aveva detto che quella sarebbe stata la scelta giusta, che non se ne sarebbe mai pentito, ed in effetti aveva proprio ragione. A convincerlo completamente però era stato tutt'altro. Una motivazione ben più forte, dai lunghi capelli castani, gli occhi piccoli color nocciola ed un paio di gambe seducenti.
Inizialmente Liam aveva pensato fosse una ragazza del corso, poi Zayn lo aveva preso in giro dicendogli che si sarebbe dovuto limitare a sedurla in sogno, perchè Elisabeth Cott era l'assistente di uno dei professori più temuti dell'intero corso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bad Teacher
one-shot
 

Da quando Liam Payne aveva deciso di iscriversi alla facoltà di lettere inglesi, poteva affermare che la sua vita fosse completamente cambiata.

Zayn gli aveva detto che quella sarebbe stata la scelta giusta, che non se ne sarebbe mai pentito, ed in effetti aveva proprio ragione.

Liam aveva passato il primo anno di Università ad Ingegneria, ma ne aveva ricavato solamente delle mattinate di nullafacenza, un paio di esami da un diciotto scarso e l'amicizia di un tenerissimo irlandese, amante della tintura fai da te.

Niall, era quello il nome dell'amico, era piuttosto bravo invece. Sembrava portato per tutte quelle materie scientifiche, quei calcoli impossibili e non trovava affatto tediose tutti quei volumi da cinquecento pagine che erano costretti a studiare per ogni esame.

Inizialmente Liam aveva pensato di chiedere ad Harry di poterlo aiutare nella panetteria di famiglia, o chiedere ospitalità in America al vecchio compagno di classe Louis, che aveva tentato la strada del cinema, però c'erano stati Zayn e Niall a tenerlo con i piedi per terra e l'avevano convinto che cambiare facoltà e restare a Londra potesse essere l'occasione migliore.

Perciò, quando Zayn lo aveva portato in giro nel suo corso, aveva cominciato a pensare che avrebbe potuto tentarci.

A convincerlo completamente però era stato tutt'altro. Una motivazione ben più forte, dai lunghi capelli castani, gli occhi piccoli color nocciola ed un paio di gambe seducenti.

Inizialmente Liam aveva pensato fosse una ragazza del corso, poi Zayn lo aveva preso in giro dicendogli che si sarebbe dovuto limitare a sedurla in sogno, perchè Elisabeth Cott era l'assistente di uno dei professori più temuti dell'intero corso. Alcuni però osavano dire che il professor Thomson fosse un innocuo agnellino al confronto della ragazza e quel particolare aveva subito accentuato l'interesse di Liam.

Perciò aveva deciso di iscriversi, di seguire costantemente le lezioni e di approfondire il suo studio anche con i diversi approfondimenti che l'Università gli offriva, solamente per permettersi di spiare Elizabeth da lontano qualche volta in più.

Erano passati due anni da quando aveva deciso di iscriversi. Due anni di silenzio, di sguardi ricambiati e immaginazioni di troppo.

Liam doveva ammetterlo: era ossessionato da Elizabeth.

Ossessionato dal modo in cui scuoteva i capelli mentre camminava, da come li raccoglieva quando il caldo delle aule la estenuava, di come guardava seriamente negli occhi i propri alunni durante una prova orale. E poi era anche ossessionato dal modo in cui parlava e muoveva le labbra per scandire le parole. Quante fantasie su quelle labbra rosate e sottili, sul sorriso che prendeva luogo sul suo viso ad una sua battuta o magari per una delle solite espressioni buffe che facevano ridere anche gli amici.

Era diventato talmente tormentato dall'idea di avvicinarsi a lei, che aveva cominciato a seguire sin da subito gli esami che avrebbe potuto eseguire con lei. Li aveva seguiti tutti: lettere antiche, filosofia, storia e via dicendo, ed aveva scoperto che quelle voci che giravano su di lei non erano poi tanto fasulle.

Elisabeth Cott era realmente una grande stronza.

Ne aveva viste a decine Liam di ragazze che erano scappate via dall'aula piangendo e di ragazzi che invece erano stati costretti a mantenersi dall'augurarle un sano “vaffanculo”.

Ma ad Elisabeth non importava a quanto pare. Non le importava di essere etichettata in malo modo, di essere temuta ed odiata, di risultare tutt'altro che una giovane ragazza di ventiquattro anni.

La facoltà di lettere non è per nulla facenti. Dovete capire che qui dentro vige la legge del più forte e solo chi lo è veramente riuscirà a sopravvivere.”

Quelle parole lo terrorizzavano ogni volta, ma al tempo stesso ne era stranamente eccitato.

Adorava il modo in cui guardava tutti dall'alto della sua bravura e fierezza e pronunciava quel pensiero scandendo ogni parola con voce solenne, in modo che nessuno potesse dimenticarle o far finta di non averle ascoltate.

Era incondizionatamente affascinato da quella donna, al contrario di Zayn che credeva fosse mentalmente problematico come lei.

-E' davvero una bella ragazza, ma è una psicopatica. Come fai ad essere interessato a lei?- gli diceva ogni qual volta che gli occhi scuri di Liam si incantavano a scrutarla per i corridioi.

Al contrario Niall credeva che l'amico fosse totalmente innamorato di lei, anche se Liam lo negava continuamente. Non credeva di provare un reale sentimento per quella donna, però era conscio di essere disturbato da una malsana ossessione per lei, che non si sarebbe dissolta finche non l'avrebbe avuta almeno una volta tra le proprie braccia.

C'aveva perso le speranze da tempo ormai, da almeno un anno da quando aveva iniziato quella facoltà. Aveva deciso di farsi bastare quegli sguardi rubati e privi di significato, forse colmi sono di una leggera curiosità. Quella stessa curiosità che magari un giorno l'avrebbe spinta verso di lui.

Era un mercoledì mattina quando Liam capì che infondo smettere di sperarci non sarebbe servito a niente.

Quella mattina era completamente solo. Zayn era rimasto a casa per l'influenza e avrebbe saltato i corsi, Niall era ormai entrato nel terzo anno e quindi non ne avrebbe frequentati più, quindi Liam sarebbe stato in compagnia di un esiguo gruppo di amici che si era creato in quegli anni.

Prima di dirigersi verso la propria aula, Liam aveva deciso di offrirsi il primo caffè della giornata.

In quegli anni aveva provato tutti i tipi di caffè delle varie macchinette, fino a che non aveva trovato quella giusta. Era un bel po' lontano dal piano che frequentava, però doveva ammettere che ne valeva la pena. Lungo, caldo, dolce. Proprio come lo desiderava.

Perciò decise di incamminarsi a passo svelto, rispondendo di tanto in tanto ai diversi sms di Louis, che lo informava di essere riuscito ad ottenere un provino alla Abc per un nuovo telefilm comedy e gli chiedeva di tenere tutte le dita, anche quelle dei piedi, incrociate per lui.

Era stato talmente preso da quei messaggi e dall'euforia per la notizia, che aveva dimenticato di controllare se avesse abbastanza spiccioli per ordinare il caffè.

Si fermò poco più distante dalla macchinetta e cominciò a frugare nel portafoglio, nella cartella e delle tasche del jeans.

Sbuffò affranto, ricordandosi che dalla fretta li aveva dimenticati sul comò all'entrata.

-Niente caffè per te questa mattina.- mormorò a se stesso, facendo dietro front con una leggera delusione. In realtà Liam non era un grande amante di caffeina, però non sopportava iniziare la giornata senza neanche un piccolo sorso.

-Posso offrirtelo io.-

Il ragazzo non riconobbe immediatamente la voce e inizialmente credette anche di essersela immaginata.

Si voltò, curioso di sapere se fosse frutto della stanchezza o se davvero una ragazza gli aveva proposto di offrirgli un caffè.

Dovette star attento a non farsi scappare un urlo euforico quando incontrò un paio di occhi color nocciola, ricoperti appena da una leggerissima montatura nera di occhiali da vista.

Elisabeth Cott gli mostrò un accenno di sorriso, senza smascherare la facciata fredda ed austera che la contraddistingueva.

Liam non sapeva come reagire, se sorriderle grato ed accettare o rispondere con un timido “No, grazie”. Ad ogni modo avrebbe fatto meglio a reprimere la propria euforia per non sembrare un ridicolo ventenne con gli ormoni frenetici come quelli di un giovane adolescente.

Elisabeth tornò a guardarlo, scostandosi gli occhiali per sistemarli trai i capelli castano chiaro, tendente quasi al biondo.

Afferrò il bicchierino di caffè e glielo porse, ovviamente con la stessa espressione seria.

-Non mordo mica, puoi prenderlo.-

Liam non riuscì a trattenere una smorfia divertita ed un brivido di eccitazione che gli attraversò la schiena quando sfiorò appena le dita piccole della sua mano.

Accennò un breve sorriso, alzando poi lo sguardo verso di lei.

-Grazie mille.-

Elisabeth scrollò le spalle, come per ringraziarlo, e tornò a concentrarsi sulla macchinetta, che colmò quell'imbarazzante silenzio con i propri suoni.

-Vi faccio veramente così paura, che non accettereste neanche un caffè da me?-

-Non credo sia il mio caso.- rispose prontamente Liam, sorseggiando appena il caffè caldo. -Ho accettato il suo caffè.-

Per la prima volta notò un accenno di sorriso sul viso piccolo e graziato.

Non l'aveva mai vista così da vicino, solo in quel momento si rendeva veramente conto di quanto fosse perfetta. Aveva ogni cosa al suo posto, partendo dagli occhi intriganti, le labbra appetibili ed il naso perfetto, delicato, come ogni lineamento di quel viso.

-Non siamo in aula, puoi anche darmi del tu. E poi non sono così vecchia come sembra.-

-Posso permettermi di sapere quanti anni hai?-

Anche quella volta Elisabeth sembrò sorridere divertita. -Non è da gentiluomini chiedere l'età ad una donna, lo sai vero?-

-Esistono anche dei gentiluomini curiosi.-

Quella volta dalle sottili labbra Liam sentì provenire una leggera risata, così sincera da fargli battere il cuore per pochi istanti.

-Ne ho appena compiuti ventiquattro, mi manca solamente la tesi di laurea.-

Liam annuì, rapito dal movimento delle sue labbra e da quelle fugaci informazioni che Elisabeth si stava facendo scappare.

La vide afferrare il proprio bicchiere e sperò vivamente che non l'abbandonasse così, lasciandolo con altre tantissime curiosità a cui mettere fine.

-Comunque ti ho visto molto spesso assistere agli esami..- continuò lei, appoggiando la bocca al piccolo bicchiere.

Liam cercò di non far cadere lo sguardo su di essa, perciò guardò il proprio bicchiere semivuoto e formulò mentalmente ciò che le avrebbe dovuto rispondere.

-Mi piacere avere già un'idea chiara su quello che affronterò. Sto per terminare la triennale e si sa che questi rientrano tra gli esami più difficili.-

Elisabeth annuì. -Si, è vero. Noi due non abbiamo mai sostenuto un esame insieme, giusto?-

Il ragazzo fece segno di no col capo, allungando una mano verso il cestino per buttare il bicchierino di plastica.

-Ecco perchè allora mi stai rivolgendo la parola.- e si fece scappare un altro sorriso, seguito da una leggerissima risata che nascose subito nel bere il proprio caffè.

Era difficile concentrarsi in quel momento, gli costava persino rispondere chiaramente “si” o “no”. Gli risultava impossibile persino pensare mentre l'aveva di fronte. Era distratto da tutto, specialmente dall'esile corpo stretto in un elegante tailleur nero, che le lasciava le gambe scoperte.

Doveva essere piuttosto bassina, dato che grazie ai tacchi abbastanza alti riusciva appena a raggiungere la sua altezza.

-In realtà tu non mi spaventi, e non lo dico solo perchè non ho mai sostenuto un esame con te.-

L'espressione di Elisabeth cambiò completamente ed ancora una volta il cuore di Liam fece un'atletica capriola.

Sembrava rapita da lui, curiosa più che mai di conoscere quegli strani pensieri che si aggiravano nella sua mente.

Si appoggiò appena alla macchinetta, tenendo ancora il bicchiere tra le mani, e il ragazzo trionfò mentalmente, rendendosi conto che quella risposta l'avrebbe tenuta lì con lui per almeno qualche altro minuto.

-E dimmi un po'..- cominciò a parlare, con un tono maledettamente suadente. -Per quale motivo non ti spavento?-

Liam sembrò di cercare il più naturale possibile. Scrollò le spalle in maniera indifferente, cercando di assumere anche l'espressione giusta.

-Sono tutt'altre le cose che mi fanno paura della vita.-

-E quali sarebbero?- gli domandò immediatamente, dando anche lei un ultimo sorso al proprio caffè prima di buttare il bicchiere.

Accidentalmente lo sguardo di Liam cadde sullo Swatch che portava al polso.

Erano appena le otto e mezzo e probabilmente la sua lezione stava anche per iniziare.

-Magari te le dirò un'altra volta, adesso ho lezione.-

-Scommetto che hai Sociologia, con il professor Raptos, giusto?-

Liam acconsentì, sistemandosi meglio la cartella in spalla per prepararsi alla corsa che avrebbe dovuto affrontare per arrivare in orario.

-Fa continuamente ritardo, non arriverà in aula prima di mezz'ora.-

-Beh, meglio non rischiare.- le rispose prontamente lui, sicuro di averla colpita ancora di più in quella leggera curiosità che aveva nei suoi confronti.

L'espressione che aveva assunto fu impagabile. Era rimasta sorpresa, colta alla sprovvista dalla malsana voglia del ragazzo di seguire il corso.

-E comunque mi chiamo Liam.- le urlò sorridente, prima di scendere velocemente le scale e correre verso l'aula, con l'euforia e l'adrenalina che ancora gli scorrevano frenetiche nel sangue.

 

Dall'incontro di quella mattina Liam non aveva avuto più alcuna opportunità di parlare con Elisabeth. Non l'aveva neanche più vista in giro per i corridoio, neanche a far visita ad un professore durante i corsi.

Però quel pomeriggio l'avrebbe rivista sicuramente, in occasione dell'esame Storia Economica.

Non aveva la piena certezza di capitare con lei, però ci sperava vivamente.

Aveva incrociato il suo sguardo non appena aveva varcato l'entrata dell'aula e ovviamente Elisabeth gli aveva risposto con la stessa freddezza di sempre. Non aveva permesso a quella breve chiacchierata di scalfire il proprio essere, a quanto pare neanche abbandonarla per seguire una lezione l'aveva incuriosita più di tanto.

Appena entrato andò a sedersi di fianco ad un paio di ragazze che aveva conosciuto nel corso di Filosofia. Si salutarono a stento, sembravano troppo nervose per intraprendere una tranquilla conversazione.

Le aveva sentite mormorare per tutto il tempo su Elisabeth, insultandola in ogni modo possibile e aveva dovuto lottare con tanta fatica contro se stesso per non intervenire e porre fine a quella sfilza di insolenze.

Però doveva dare ragione alle due ragazze, perciò cercò di non prenderle in antipatia e si concentrò sull'immagine della giovane donna di fronte a se.

Stava esaminando un ragazzo dalla folta capigliatura bionda e Liam aveva notato le enormi chiazze di sudore che avevano preso vita sotto le maniche della maglietta.

Cercò di nascondere una risata divertita quando il ragazzo tornò al proprio posto mormorando insulti a più non posso. Era riuscito a strapparle un “penoso diciotto”, come l'aveva definito lui, ed aveva anche insistito per avere un po' di più. Lui credeva di meritare trenta, chissà se aveva realmente ragione.

Notò lo sguardo di Elisabeth spostarsi proprio sulla sua figura e quella fu la prima volta che Liam la sorprese a guardarlo.

In realtà non sapeva precisamente se stesse guardando lui o il ragazzo che stava tornando a posto imprecando, però gli piacque credere che stesse cercando la sua attenzione.

Attese un'altra ora prima che arrivassero alla lettera P. Elisabeth aveva altri pochi libretti da esaminare, perciò si allungò verso la cattedra del professore e ne prese un altro paio, senza neanche far caso né al nome stampato o alla foto fissata sul libretto.

Prima che potesse prepararsi psicologicamente ad essere chiamato, sentì la calda voce di Elisabeth pronunciare il suo nome con una freddezza tale da fargli raggelare davvero il sangue nelle vene.

Liam non seppe chiarirsi se quella sensazione che gli aggrovigliava lo stomaco fosse l'euforia di condividere almeno una mezz'ora in sua compagnia, o l'ansia dovuta all'esame da affrontare.

Mente scendeva le scale pensò che forse avrebbe dovuto avere realmente paura di lei, per il modo in cui lo stava indagando dalle lenti cristalline e per tutte le voci che aleggiavano nei corridoi dell'Università.

Quando prese posto sulla sedia ancora calda avvertì nuovamente l'adrenalina pompargli il cuore.

Gli parve di essere tornato al giorno in cui avevano parlato per la prima volta, quando si era mostrata umana davanti ai suoi occhi.

-Allora signor.. Payne, giusto?- gli domandò, facendo cadere lo sguardo sul libretto universitario.

Liam non aprì bocca. Si limitò solamente a mormorare un consenso ed Elisabeth alzò lo sguardo con una leggera curiosità negli occhi.

-Mi sembra agitato..-

Dalla sua voce si poteva constatare un velato divertimento. Doveva aver ricordato anche lei quel piccolo momento che avevano condiviso insieme la settimana prima e a Liam venne quasi da ridere.

-Non più di tanto.- si limitò a rispondere, poi il secondo dopo riaprì la bocca per aggiungere dell'altro.

-Questo genere di cose non mi spaventa.-

La vide, mentre nascondeva il divertimento che si impossessava del suo viso.

Aveva sfiorato appena l'agendina che aveva sotto di se e con una strana tranquillità gli aveva chiesto di iniziare con un argomento a piacere.

Liam non si fece spaventare neanche da quel suo insolito comportamento. Cercò di non farsi coinvolgere dal nocciola di quelle iridi, da quella pressante vicinanza e dalla voce accattivante che si batteva contro la sua pelle come una piacevole folata di vento.

Quella tranquillità era durata ben poco. Elisabeth Cott aveva mantenuto lo stereotipo da stronza che le avevano costruito in quegli anni, dimostrandosi ancor più subdola e meschina di come Liam aveva sempre creduto.

Ma lui non si era fatto intimorire neanche una volta, perchè per tutto il tempo aveva continuato a pensare a quanto fosse affascinante, a come avrebbe desiderato baciarla di mattina appena svegli, stretti tra le lenzuola del proprio appartamento, e alle mani piccole che sfioravano appena la pelle del collo dolorante.

Era stato tremendamente difficile trattenersi e non farsi distrarre da quelle bellezza divina, e il tempo era passato così velocemente che credette di essere preso in giro quando Elisabeth gli aveva mormorato che poteva bastare, segnando un ventotto sul suo libretto e firmandolo frettolosamente.

Glielo aveva passato e ancora una volta le loro dita erano tornate a sfiorarsi, tanto impercettibilmente da non accorgersene neanche, eppure Liam lo aveva sentito comunque lo stesso brivido attraversargli la schiena.

Abbandonare quella postazione e quel nocciola chiaro gli era costato decisamente tanto. Sarebbe rimasto volentieri in aula ad osservare il resto degli esami, ma aveva promesso a Niall che l'avrebbe accompagnato in centro non appena avrebbe finito l'esame.

Prima di uscire definitivamente dall'aula diede un ultimo sguardo alla donna alle sue spalle.

Lei non si era voltata a scrutarlo come aveva fatto precedentemente. Era rimasta indifferente ad appuntare qualcosa sulla propria agendina e richiamare una delle due ragazze del corso di Filosofia.

Quando uscì da quell'aula si chiese quando i loro sguardi si sarebbero incrociati di nuovo e quando le parole si sarebbero mischiate tra loro.

Ci aveva pensato per tutto il tempo mentre camminava lentamente per i corridoi dell'enorme edificio, ripercorrendo mentalmente gli attimi precedenti in cui non aveva smesso di separare i propri occhi dai suoi neanche per un momento. Ne sentiva già la mancanza.

Si ritrovò a pensare che forse Niall non aveva tutti i torti. Potrebbe realmente provare un sentimento per quella donna, qualcosa che sicuramente poteva andare oltre l'ossessione.

Tutto era diventato così ampliato da quando avevano parlato e sentiva che fosse accaduto anche dopo quell'esame.

Uno sbuffo gli scappò dalle labbra quando si avvicinò alla macchinetta del quarto piano. Le rifilò uno sguardo quasi malinconico, richiudendosi poi nel bagno degli uomini.

Il telefono gli squillò un paio di volte, proprio nel momento meno opportuno. Tipico di Niall d'altronde. Gli aveva chiesto come fosse andato l'esame e aveva gioito insieme a lui per quel ventotto. In realtà gli aveva anche domandato con chi avesse fatto l'esame e Liam aveva preferito riservargli quel piccolo dettaglio per dopo, magari davanti la torta al cioccolato di Starbuck, la sua preferita.

Fu il giusto ricatto per l'irlandese, dato che accentò senza nessuna lamentela e gli diede appuntamento per le undici sotto casa sua.

Uscì dalla cabina solamente dopo aver attaccato, dirigendosi verso il lavello per sciacquarsi le mani.

Fu in quel momento che successe l'inaspettato, ciò che aveva immaginato per tanto tempo e che non si aspettava che accadesse mentre sciacquava freneticamente le mani col sapone inodore della sua Università.

Elisabeth Cott aveva appena varcato la porta del bagno dei maschi senza alcun ripensamento e l'osservava in maniera quasi inquietante. Aveva abbandonato gli occhiali da vista, così quello sguardo gli sembrava più intenso che mai.

-Lo sa che è il bagno degli uomini, vero?- si fece scappare ingenuamente il ragazzo, maledicendosi subito per la stronzata che gli era sfuggita.

Non a caso Elisabeth non rispose. Continuò a guardarlo con la stessa intensità, chiusa in uno strano silenzio, tanto che Liam cominciò quasi a preoccuparsi.

-Oh, hai ragione. Avevamo detto di darci del tu al di fuori dell'aula, scusami.-

La ragazza non gli diede neanche il tempo di terminare la frase, che le sue labbra combaciavano già perfettamente con quelle dello studente.

Liam si sentì completamente colto di sorpresa, eppure non tardò neanche un secondo a rispondere a quel bacio. Aveva immaginato e sognato quella scena per così tanto tempo che non si fece trovare impreparato.

Sentiva le piccole dita di Elisabeth intrecciarsi in quei capelli così corti, il corpo minuto che premeva contro il suo.

Senza nessuna titubanza Liam le afferrò entrambe le cosce e la mise a sedere sul ripiano freddo e leggermente bagnato del lavandino, ma Elisabeth non ci fece caso più di tanto e continuò a torturare quelle labbra così invitanti.

Era stata proprio lei a chiedergli di approfondire il bacio, come se ne sentisse l'insano bisogno di esplorarlo maggiormente.

Liam avrebbe voluto fermarsi un attimo, separarsi da lei e urlare al suo cuore di smettere di battere così forte, perchè gli faceva quasi male. Quasi non riusciva a concentrarsi con tutti quei battiti, eppure ne era felice. Non si sentiva così bene da troppo tempo.

Preso dall'euforia del momento non si era neanche accorto che la giacca in pelle nera era scivolata per terra e le mani di Elisabeth erano scese a tastargli con avidità la pelle delle braccia.

Stava diventando tutto così difficile da sostenere. Dove sarebbero arrivati da li a pochi minuti, ad esplorarsi l'uno con l'altro?

Liam non vedeva l'ora di scoprirlo.

Era completamente fuori di se per quei baci, le unghie che gli graffiano appena la pelle, i piccoli morsi che gli rilasciava sul labbro inferiore, i respiri che gli sfioravano il viso con il proprio calore.

-Dove li hai lasciati gli altri ragazzi?-

Non seppe neanche da dove gli fossero precisamente uscite quelle parole ed ancora una volta si rese conto di quanto fosse stupido a volte.

Poi la vide sorridere divertita in quel loro bacio e si sentì sciogliere tra le sue braccia in quello stesso momento.

-Li ho bocciati subito.-

-Mmh.. sei davvero una cattiva insegnante.- le mormorò sulle labbra, prima di mordergliele con una dolcezza tale da farle perdere il senso di ogni cosa.

Lei lo voleva profondamente. Non le importava dove fossero o se fosse giusto o sbagliato.

Si pretendevano entrambi, perciò forse non era così tanto sbagliato.

-Perchè?-

Era una domanda semplice, curiosa. Anche quella volta Liam si era fatto scappare una domanda di troppo, ma era più forte di lui. Voleva conoscere il reale motivo di quel bacio e di tutto quello che stavano condividendo in quel momento.

Elisabeth smise di baciarlo solamente per prendergli il viso tra le mani e sprofondare le piccole iridi scure in quelle del ragazzo.

Gli sorrise appena quando in quelli scrutò un velo di paura, quasi soggezione.

-Perchè hai gli occhi di chi ama.-

 

Non sapeva cosa volesse dirgli con quelle parole o cosa volesse velatamente intendere, ma gli piacque così tanto sentirla parlare così di lui che non riuscì a non posarle un altro bacio sulle labbra, già così piene di lui.

-Perchè non ho paura di te..- aggiunse poi, con un sorriso divertito che la fece intenerire.

-Si.- annuì lei di risposta, baciandolo ancora. -Sono io ad aver paura di te Liam, terribilmente.-

Si guardarono per una manciata di secondi. Occhi negli occhi, senza mai parlare.

Quelle parole gli avevano attraversato la pelle delle braccia, del torace e poi della schiena. Gli erano saltate addosso come un potente brivido di cui Liam non riusciva più a liberarsi.

Fu lui a fare il primo passo dopo essersi goduto quegli sguardi confusi, impauriti realmente di una sua ipotetica risposta negativa.

Le posò un bacio leggero, premendo man, mano con più forza. Sembrava volesse rassicurarla, tenerla stretta a se in un solo bacio.

Improvvisamente uno squillo di cellulare li fece sobbalzare entrambi.

Niall, pensò Liam scocciato. Doveva essere per forza lui.

Avrebbe voluto restare lì a baciarla ed ignorare l'ultima canzone dei Fun che echeggiava tra le pareti chiare di quel bagno.

Elisabeth si fece scappare una leggerissima risata e lo spinse leggermente per scendere dal marmo freddo e ricomporsi.

Liam non rispose, lasciò che Niall riprovasse più tardi, ma ormai la magia si era già dileguata ed Elisabeth aveva indossato nuovamente gli occhiali da vista, come se si stesse ricoprendo con una maschera di Carnevale.

La vide allontanarsi silenziosamente verso l'uscita del bagno e solo in quel momento Liam sentì lo scatto della porta e sorrise divertito abbassando il capo. Chissà quanti e quali intenzione aveva la sua cattiva insegnante.

-Ci rivediamo?- Le domandò sottovoce, prima che Elisabeth ponesse forza nella stessa mano che aveva indagato la sua pelle poco prima.

Si voltò completamente verso di lui, le mani nascoste dietro la schiena e i denti che mordicchiavano appena il labbro inferiore.

-Devo pur affrontare le mie paure, giusto?-

E con lo stesso sorriso di chi sapeva troppo lasciò la stanza, lasciò Liam e la sua confusione, Liam e la voglia che aveva ancora dentro di se di sentirla sua, Liam e le sue fantasie divenute ormai realtà.

Con un sorriso divertito dipinto sul viso e gli occhi ancora sognanti, si abbassò appena per raccogliere la giacca ed uscire anche lui dal bagno, mentre il telefonino posto nella tasca posteriore del jeans aveva ripreso a suonare.

Niall aveva aspettato quella mattina. Lui odiava aspettare, ma presto avrebbe capito che ne sarebbe valsa la pena.

L'avrebbe capito nello Starbucks centrale, con una doppia porzione di Frappuccino al Caramello, perchè uno non bastava per raccontare tutti quei particolari che Liam gli aveva lasciato in sospeso.

   
 
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