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Autore: KuromiAkira    13/08/2013    5 recensioni
Quell'ultima frase sembrò ridestare Ryuuji, che trasalì e lo fissò duramente.
- Come fai a sapere tutte queste cose? Chi sei? - domandò ancora, spaventato.
- Oh, scusa, ho scordato di presentarmi - disse lui, in tono ironico. - Il mio nome è Hiroto - dichiarò, accostandosi a lui e piegando appena la testa. - Sono qui per rubarti l'anima - gli sussurrò all'orecchio.
[AU - HiroMido + comparsa altri personaggi + vari OC]
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Jordan/Ryuuji, Nuovo personaggio, Xavier/Hiroto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Un fulmine nero squarciò il cielo color cremisi senza fare alcun suono.
Ne seguì un altro, e poi un altro, e un altro ancora; innumerevoli e fugaci cicatrici che sembravano voler raggiungere le alte montagne marroni, ma che svanivano in un istante, proprio com'erano arrivate.
Nessun rombo disturbava il silenzio assoluto del posto.
Il vento non soffiava e le anime perdute vagavano per quelle terre, lente e mute.
Eppure, gridavano. Gridavano disperate, gridavano di dolore e d’angoscia, si dimenavano ma solo occhi e orecchie attente potevano pecepirlo.
La quiete regnava, in quel mondo, solo in apparenza.

Da qualche parte in mezzo ad un vasto e arido terreno sabbioso, un ragazzo era avvolto da innumerevoli rovi neri che gli bloccavano i movimenti, stringendolo in una ferrea e spietata morsa, lacerando la nuda pelle bianca e procurandogli ferite, fitte e dolori.
Rosse ciocche, lunghe fino all’altezza del collo, ricadevano sul volto piegato verso il basso.
Nonostante la posizione, la sua espressione era pacifica, come se fosse semplicemente caduto in un sonno profondo.
L’aria era satura di polvere rosa pallido e arancione, creava una leggera nebbiolina, fitta ma poco visibile, che si estendeva in ogni angolo di quella terra spettrale.
Come se destato da qualcosa, improvvisamente il giovane aprì gli occhi. Profonde iridi color acquamarina osservarono il suolo per pochi istanti, si sollevarono, scrutando i paraggi.
Nello stesso istante i rovi si ritirarono nel terreno, liberando il ragazzo dalla prigionia dentro cui si era generato.
Era appena nato. L’aspetto era quello di un ragazzo adulto, ricordava il proprio nome ed era consapevole di cosa fosse e cosa dovesse fare, tuttavia non aveva ricordi di sé, come se non avesse un passato.
Un solo pensiero gli attraversò la mente, lì, inginocchiato a terra, con le mani ben piantate sulla sabbia per non accasciarsi al suolo. Uno solo.
Doveva andare nel mondo degli umani. Doveva trovare quella persona.


Spalancò la porta, entrando dentro casa e attraversando la stanza con pochi, larghi passi.
Si buttò a peso morto sul letto, con le braccia aperte e distese sul materasso.
La porta si richiuse da sola, con un rumore secco e forte.
Sospirò, esausto. Gli occhi neri rimasero fissi sul soffitto qualche istante, poi, a malavoglia, si rialzò e si diresse verso il frigo.
Doveva mangiare qualcosa, si disse, perché in mezz'oretta doveva essere pronto per andare a lavoro.
Prese dell'insalata, che lavò e iniziò a mangiare senza nemmeno condire.
Non aveva fame, sinceramente. Quella era stata una giornata pesante, più del normale almeno.
Pur con la mente altrove, pur seduto sul tavolo con la porta alle spalle, il ragazzo percepì una presenza nella stanza e si voltò di scatto all'indietro.
Vicino all'entrata, con la schiena appoggiata al muro, un giovane dai capelli rossi lo fissava sorridendo ambiguamente. Era vestito come un normale ragazzo della sua età: una maglia viola, una camicia arancione a maniche corte e aperta davanti, e dei pantaloni chiari.
Il ragazzo dagli occhi scuri si alzò di scatto, gridando.
- Chi diavolo sei tu? Come ci sei entrato in casa mia? - urlò.
Per nulla turbato, lo sconosciuto rimase immobile e osservò con attenzione l’altro.
- Midorikawa Ryuuji. Ventuno anni, orfano. Studi all'università e ti mantieni gli studi con vari lavoretti - mormorò, facendo qualche passo in avanti. - Non hai mai avuto una famiglia stabile, le coppie che ti adottavano ti rimandavano in orfanotrofio dopo poco tempo. Non hai amici, l'unica persona che in qualche modo ti è stata vicina è morta per un incidente una decina di anni fa - continuò, girando intorno a Midorikawa.
Quest'ultimo, stupito da ciò che l'altro conosceva di lui, non riuscì a muoversi o a dire nulla.
Il ragazzo dai capelli rossi si fermò infine davanti a lui, fissandolo dritto negli occhi. - Sei una persona sfortunata. Mi chiedo come sopporti tutto questo - commentò.
Quell'ultima frase sembrò ridestare Ryuuji, che trasalì e lo fissò duramente.
- Come fai a sapere tutte queste cose? Chi sei? - domandò ancora, spaventato.
- Oh, scusa, ho scordato di presentarmi - disse lui, in tono ironico. - Il mio nome è Hiroto - dichiarò, accostandosi a lui e piegando appena la testa. - Sono qui per rubarti l'anima - gli sussurrò all'orecchio.
Ryuuji s’irrigidì appena senti il fiato dell'altro sul collo; ma, a causa dello shock, gli ci volle qualche istante prima di riprendersi e iniziare a gridare, allontanandolo con una spinta.
L'altro sorrise divertito, lieto di percepire, e vedere, la paura riempire l'aria della stanza, poi si voltò sentendo la porta aprirsi.
Una donna sulla quarantina apparve sullo stipite, agitata. Era un poco robusta, ma dal seno decisamente ingombrante. Indossava un semplice vestito blu, portato sotto un grembiule.
Nonostante l'ora, i capelli castani erano raccolti in numerosi bigodini.
- Cos'hai da gridare in questo modo, Midorikawa? - esclamò, allarmata.
Subito il ragazzo dai capelli verdi puntò Hiroto col dito. - Questo qui... me lo sono ritrovato in cucina e dice delle cose strane! - affermò, non riuscendo a trovare altre parole per spiegare la situazione.
La donna inarcò le sopracciglia, perplessa. - Ma cosa stai dicendo? Non vedo nessun altro oltre te - disse lei, confusa.
- Ma come? È proprio qui, davanti a noi, non lo vede? E dice cose strane. È sicuramente un maniaco! - insistette Ryuuji, sempre più agitato.
Sentì lo sconosciuto ridacchiare divertito, e, trattenendo la voglia di dargli un pugno, si voltò stizzito verso di lui. - Cos'hai da ridere? - sbottò.
Ma la donna, sgranando dapprima gli occhi, sospirò. - Sapevo che eri un ragazzo strano, Midorikawa, ma non credevo fino a questo punto. Parla pure col tuo amico immaginario, ma vedi di non gridare più in quel modo. Mi hai spaventato il gatto - lo rimproverò seccata, girando i tacchi e andandosene.
Midorikawa si precipitò fuori, nel tentativo di fermarla. - Aspetti! Ma come fa a non vederlo! - tentò, invano.
Hiroto rise ancora.
- È inutile - disse poi, quando, arrendendosi, Ryuuji rientrò e richiuse la porta. - Io sono un demone, non appartengo a questo mondo. Gli altri umani non possono vedermi - spiegò, con noncuranza.
Ryuuji lo guardò con rinnovato astio e con una punta di diffidenza. Tuttavia aveva appena scoperto che, effettivamente, la signora Higuchi, la padrona di casa, non vedeva quel ragazzo.
- E perché io posso vederti? - domandò, indietreggiando per allontanarsi il più possibile da lui.
- Perché sei l'umano che mi è stato assegnato - rispose la creatura. - Per diventare un demone completo ho bisogno della tua anima. -
Midorikawa lo fissò ancora, ragionando su quelle parole. Pur ancora incredulo, si sforzò di considerarlo davvero un demone, e mise le mani davanti, in una mossa difensiva di karate.
- Non ho capito nulla di quello che hai detto, ma osa provare a toccarmi e ti massacro di botte, capito? - affermò, furibondo.
- Oh, non preoccuparti di questo. Non posso usare la forza. Le regole sono chiare: per prendere la tua anima devo ottenere il tuo consenso - spiegò il demone, in tono d’ovvietà.
Midorikawa lo fissò stranito. - E tu ti aspetti che io ti dia il permesso? Perché mai dovrei? Che razza di regole avete, voi... demoni? -
Ma, per qualche strano motivo, il volto di Hiroto si illuminò. - ‘Perché dovresti’ dici? Non hai nessuno al mondo, e per te vivere è solo un peso. La vera domanda, in questo caso, è: che motivi avresti per non accettare? - chiese.
Ryuuji impallidì e non fece nulla, quando nuovamente la strana creatura si avvicinò a lui, tanto che i loro volti arrivarono ormai a pochi centimetri di distanza. - Non puoi negare. Io so tutto di te. Ti prometto che avrò cura della tua anima, quindi... - mormorò piano, carezzandogli la guancia sinistra col dorso delle dita della mano,- ...perché non cedi e basta? -
L'umano sembrò turbato ancora qualche secondo, poi lo sguardo si fece nuovamente risoluto e indietreggiò ancora. - Scordatelo! -
- Bene - fece spallucce Hiroto, tranquillamente. - Sappi che rimarrò qui finché non mi darai il permesso. E ogni giorno ti ricorderò quanto miserabile sia la tua vita, e quanto inutile sia continuare ad esistere in questo mondo per uno come te - dichiarò, sorridendo con crudeltà. - Sarà divertente, Midorikawa Ryuuji. Non vedo l'ora di assistere alla tua resa. -
Midorikawa fece schioccare la lingua sul palato in segno di stizza, poi avanzò e cercò di dargli un calcio in pieno stomaco. Ma Hiroto diede finalmente dimostrazione di essere davvero una creatura non umana, rendendosi intangibile ed evitando così di essere danneggiato dal colpo.
Avendo semplicemente attraversato il corpo dell'altro con la gamba, l'umano perse l'equilibrio e barcollò qualche istante, prima di tornare dritto sulla schiena.
Ma, prima di poter rendersi conto di ciò che era successo, si ritrovò sbattuto sul muro dall'indesiderato nuovo ospite.
- Non posso prenderti l'anima con la forza, ma questo non significa che non possa farti male. Stai bene attento, piccolo umano. Sinceramente mi spiacerebbe rovinare il tuo bel faccino - sussurrò.
- Devi solo provarci, schifoso maniaco - sibilò il ventunenne, la cui testardaggine aveva ormai superato lo sconcerto e la paura.
Hiroto, sinceramente divertito, rise e si allontanò da lui.
A quanto pareva, per un po' non si sarebbe annoiato.






Note finali: Hiroto demone. Di nuovo. Ryuuji umano sfigato. Di nuovo.
Questa è praticamente la terza volta che scrivo una fiction dove questi due hanno questi ruoli.
L'unica differenza è che qui, più che il carattere effettivo di Hiroto, ho usato quello di Gran.
Non so se mettere l'avvertimento OOC, dato che comunque Gran è canon.
Forse dovrei, anche perché non sono certa di riuscire a gestire bene ‘Gran’. Ho sempre usato il carattere umano, anche nelle fiction ambientate ai tempi della Aliea, quindi questa è effettivamente la prima volta che uso la personalità aliena di questo personaggio.
Ma le noti finali sono sempre l'angolo del 'com'è nata questa fiction', per cui le spiegazioni sono d'obbligo.
Allora, la trama di questa fiction ce l'avevo in mente da un bel po' di tempo.
Immagino che anche chi ha letto quella fiction non se lo ricordi, ma quando pubblicai 'Una notte sola', scrissi che dopo il prolungamento della mia AU long 'Il figlio dei demoni' avevo voluto scrivere una AU di un capitolo, e avevo valutato varie trame.
Tra quelle c'è quella di questa fiction, che è stata una delle scartate in quanto sarebbe uscita sicuramente long.
L'idea mi piaceva, ma non avevo voglia di impantanarmi nell'ennesima long, quindi non la misi mai su scritto.
Una settimana fa, però, sono stata contattata da FaGammaVoloso, che mi ha invitata al contest ‘Between Heaven and Hell’. E io, dopo varie riflessioni, volevo riciclare questa idea per il contest.
Dopo aver chiesto alcuni chiarimenti ho capito che questa fiction non sarebbe stata mai compatibile con i criteri del contest, così ci ho rinunciato; ma, grazie ai miei iniziali tentativi di rendere questa fiction una one-shot, ho pensato che forse ora sarei capace di renderla una short-long (l'ultima volta che ho detto così ho scritto una fiction di tredici capitoli, quindi non fidatevi di queste parole XD Che ho già cinque capitoli scritti e non sono nemmeno a metà della scaletta).
E quindi eccomi qui.
Ringrazio in ogni caso FaGammaVoloso per avermi invitata, spero che in molti abbiano deciso di partecipare a quel contest.
In quanto a me, spero di poter partecipare ad altri contest, in futuro.
E questo è tutto. Forse le premesse sono poco originali, ma vi assicuro che questa fiction avrà una trama diversa dalle altre due in cui Hiroto è un demone (mi piace farlo demone, evidentemente XD D'altronde con quella pelle pallida e quei capelli rossi sembra un po' una creatura soprannaturale XD) quindi spero che chi ha deciso di leggere questo primo capitolo voglia seguire questa storia.
See ya!
KuromiAkira.
  
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