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Autore: Iminlovewhityou    13/08/2013    1 recensioni
Avete mai pensato al significato della parola "Menomale"? Solitamente si usa in situazioni come "Menomale che ci sei tu". E' come se questa parola sottolineasse il fatto che fa meno male.
- ventisettemarzo, Tumblr
Piccola One shot in prova, non vi assicuro niente di che. Hope you enjoy it.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sorseggiavo il mio caffélatte, per niente dolce, nel bar di fronte all’università. Ecco, in teoria frequentavo un paio di corsi, come quello di musica e di arte, ma in pratica in due mesi ho messo solo due volte piede nell’imponente edificio. Era una delle università più prestigiose di Mullingar, l’edificio era fatto di mattoni rossi, la torre principale aveva un grande orologio, che vagamente provava ad assomigliare al Big Ben di Londra, le porte e le finestre in legno. Era accogliente, non c’era niente da dire. La cosa che mancava all’edificio erano le persone; intendiamoci, le persone c’erano, ma non erano persone! Erano gruppetti di figli di papà, con la puzza sotto il naso, che ti snobbavano alla grande se non facevi parte della loro cricca. E le uniche due volte che ero entrata nell’edificio mi ero sentita talmente in soggezione che giurai a me stessa che non ci avrei rimesso più piede.
Purtroppo abitavo con mio fratello, Niall, più grandi di me di un anno. Ed ecco che scattavano le minacce “Se non vai all’Università, lo dico a papà! Sai quanto ci tiene alla nostra istruzione!”. Era un tipetto tutto casa e chiesa mio fratello: era buonissimo e voleva solo la mia felicità, certo, ma alcune volte era insopportabile. Quindi ogni mattina mi alzavo e facevo finta di andare all’Università, mentre in realtà andavo a nascondermi nel bar di fronte.
Fu quella mattina del caffélatte amaro, che io avevo chiesto espressamente dolce, che mio fratello si presentò al bar di fronte all’università. In un primo momento pensai di dirgli la verità: “Sai, fratellone, sono due mesi che papà paga l’università e io ci ho messo piede solo due volte. Facciamoci una risata, su!” Poi feci la cosa più giusta del mondo, almeno in quel frangente sembrava che lo fosse, e mi andai a sedere vicino a un moretto dai capelli ricci, e mi rannicchiai accanto a lui, dando le spalle a mio fratello, che intanto si era avvicinato al bancone. Il ricciolino mi guardava divertito e confuso, così allungai una mano e a bassa voce gli dissi il mio nome.
« Serena. » dissi semplicemente. Lui si illuminò, sorrise e io morii. Una schiera si denti perfetti e bianchissimi fece capolino tra le sua labbra rosee e due fossette comparvero agli angoli della bocca. Gli occhi verdi brillavano per una felicità incompresa, tipo come quella di un bambino che ride senza motivo. Sorrisi ingenui, spesso fuori luogo, ma bellissimi.
Allungò una mano anche lui, fino a stringere la mia e mi sussurrò: « Harry, piacere. »
Mi trovavo in quella situazione imbarazzatissima e dovevo spiegare il perché stavo vicino a quel tipo, in quel modo. « Mio fratello, quello biondo. Non sa che sto marinando l’università. Quindi non devo assolutamente farmi vedere. » Nel nominare mio fratello, Harry si girò per vedere chi fosse. Ero talmente impaurita che subito lo bloccai e gli misi entrambe le mani sulle guance e lo costrinsi a guardarmi. Eravamo talmente vicini, una mossa e ci saremmo baciati. Sorrise complice, e io gli dissi imbarazzata che non doveva guardarlo troppo.
« Marini l’università? Che cattiva ragazza. » sorrise lascivo « Mi piacciono le cattive ragazze.» E rise sommessamente. La sua risata … la sua voce così calda, erano … oh, mamma.
A quel punto diventai bordeaux, mi allontanai di scatto, sempre lontana dagli occhi di mio fratello. Lo guardai di sottecchi. Che idea si sta facendo questo tipo di me?! « Devo andare. » sussurrai solo, lasciandolo interdetto. Mi alzai di scatto e fuggii dall’uscita sul retro. Un ultimo sguardo indietro, trovai Harry che mi fissava con aria di scuse.
 
Il giorno dopo ero allo stesso bar, badando bene a sapere i programmi di mio fratello per quella giornata: sarebbe andato a trovare i miei. Quel tipo, Harry, non era ancora arrivato. Sarebbe arrivato? Lo aspettavo? Mi aveva davvero colpito, e quella notte non riuscivo a levarmi dalla mente i suoi occhi che brillavano, quel sorriso, la voce e … wow. Era una cotta?
Parli del diavolo … Un moro si stava avvicinando al bancone, aveva i capelli ricci, come quelli di Harry. Era lui? Il cuore iniziò a battere. Non farmi questi scherzetti, idiota! Il tipo si avvicina e io lo guardo senza farmi notare e … sì! Era Harry. Mi avrebbe riconosciuta? Notai che mi stava scrutando, forse stava cercando di ricordare.
« Ehi. » disse soltanto, e io dovetti girarmi. Ero l’unica nel raggio di 2 metri che gli stava vicino. Stava sorridendo, un sorriso amichevole. Bellissimo.
« Ehi. » risposi, e mi ritrovai a sorridere come un ebete. Di bene in meglio, Selly! Complimenti!
« Serena, giusto? Oggi non c’è tuo fratello? »
« No. » e sorrisi imbarazzata, che dovevo fare?!
« Come stai? » mi chiese, come se stesse parlando con un vecchio conoscente. Ti ho conosciuto ieri, che, ti racconto della mia vita disastrosa?!
« Bene. »
« Bene. » e sorrise timido. Cosa si doveva fare in questi momenti? Chiedigli come sta, stupida!
« Come stai, Harry? »
« Sto bene. » pausa. Un silenzio imbarazzante. Sorridemmo entrambi a quella situazione e la tensione si sciolse.
« Sei proprio carina quando sorridi. Ti si formano delle piccole fossette intorno agli occhi, qui. » e mi toccò l’angolo dell’occhio destro mentre ancora sorridevo, quel tocco così leggero, amichevole mi fece arrossire all’istante.
Soffiai un « Anche tu. » che lui non riuscì a capire. Anche tu sei carino, sei carino sempre. Mi sorrise soltanto.
« Allora, ti posso offrire un caffélatte? Con tanto zucchero? » disse, toccandosi i capelli. Devono essere davvero morbidi, vorrei poterli toccare pensai.
« Certo, con tanto, tanto zucchero. »
« Sarà fatto, babe. » e mi fece l’occhiolino. Avrei mai potuto avere un colorito più rosso? Facevo concorrenza alla t-shirt che portava lui quella mattina. Dio, con quella t-shirt era bellissimo, e quei jeans? E gli stivali? Notò che lo stavo praticamente squadrando e mi fece un secondo occhiolino accompagnato da un sorriso complice, come a dire “So cosa stai pensando, babe. Chiunque vorrebbe portarmi a letto.”
Arrivò la cameriera e lo guardò come se volesse mangiarlo. Avevo il suo stesso sguardo famelico? Dio, che figuraccia. Questa biondina tinta, con le super-tette, mi guardò male quando lui le disse semplicemente l’ordinazione e non le rivolse più di un sorriso cordiale, palesemente interessato a me. Passò qualche minuto a contemplarmi, poi mi sorrise dolce, dolcissimo. « Raccontami di te. » disse semplicemente.
Raccontargli di me? « Non so che dirti! Ho 19 anni, vivo con mio fratello da 2 anni soltanto. I nostri abitano a Londra. »
« Come mai così lontani da casa? » chiese, palesemente incuriosito.
« Noi abitavamo qui, loro si sono trasferiti per via del lavoro di papà. » Davvero stavo raccontando i fatti miei a un perfetto sconosciuto? « E tu? Vivi da solo o …? » Hai una compagna?
« Vivo da solo da un anno, frequento l’università di fronte. Solo che ieri non ci sono andato perché non mi andava, e oggi … Qualcosa mi diceva che mi sarei divertito, oggi, che sarei stato in buona compagnia. » e mi fa un sorriso ammiccante.
« Già. » dissi solamente, bordeaux ormai da molto tempo.
« Perché non la frequenti l’università? » chiese, una volta arrivate le nostre ordinazioni. La bionda ci riprovò con Harry: ancheggiando più del solito, giocherellava con una ciocca bionda che era sfuggita dalla fascia. Le dava una aria particolarmente da troia quella tutina del bar. Harry la snobbò subito, e quella se ne partì frustrata. Sorrisi compiaciuta dentro di me.
« Sono tutti dei figli di papà, piccoli presuntuosi. » sbuffai. Se t’avessi incontrato prima, mio caro Harry!
« Hai pienamente ragione, potremmo affrontarli insieme, quei tipacci. » rispose divertito.
« Mi stai proponendo di frequentare l’università? Con te? » sussurrai stupefatta. Mi voleva davvero con se?
« Già, frequento arte e letteratura inglese … Potrei anche fare uno o due corsi extra. »
« Mh, uno solo basta. Io frequento arte e musica. Ma … non ti piacevano le badgirsl? » e sorrisi al ricordo delle sua sfacciataggine di ieri. Aveva cambiato completamente approccio!
« Mi sono sbagliato, babe. » ed eccolo quel sorriso complice, sensuale oserei dire, fare capolino sulla sua faccia. Mi stordii un attimo, poi ricambiai, con un sorriso timido e con il rossore in faccia.
Insomma, Harry stava flirtando con me!
 
Il giorno dopo mi ritrovai per la prima volta emozionata ad andare all’università con Harry! Ci eravamo scambiati i numeri il giorno prima fuori al bar e ci eravamo dati appuntamento lì, la mattina dopo, per incontrarci e iniziare insieme i primi corsi. La stessa sera non mancò un messaggio di Harry:
“A domani, babe. Fai bei sogni, Harry xx”
Non riuscii a dormire per un oretta circa, emozionata e stranita da queste mie reazioni inusuali. Non avevo mai avuto un ragazzo che mi facesse sentire in tale modo, che cosa insolita.
Incontrai subito Harry, che con fare amichevole mi abbracciò e mi baciò, come se ci conoscessimo da anni. Rimasi interdetta per un attimo, poi mi costrinsi a camminare, anche se le gambe erano diventate d’un tratto gelatina. Entrai dopo un mese nell’imponente edificio che era l’università e con Harry accanto mi sentivo meno in soggezione. Le ragazze lo salutavano con sorrisi timidi e lui rispondeva con cenni del capo e ricambiava i sorrisi. Con i ragazzi invece si scambiava un muto cenno del capo, un pacca sulla spalla o semplicemente il cinque. Era amico di tutti, questo qui? Le ore dei corsi passavano in fretta, con Harry sembrava tutto più facile. Non era mai stata una cima a scuola, ma me la cavavo abbastanza bene: riuscii prendere molti più appunti del previsto, anche se ero indietro con il programma. Harry chiese ad alcuni suoi amici se poteva farmi procurare gli appunti delle lezioni precedenti. Erano tutti più amichevoli, questa volta. Harry era stata una vera e proprio benedizione.
 
Come non detto: Harry sonolatuabenedizione Styles – si, avevo scoperto il suo cognome, non è sexy? – mi stava praticamente inzuppando la maglietta con la sua bottiglia di acqua gelata perché avevo detto che la suo scrittura non era bellissima. In effetti, non lo era, rispetto a tutto il resto! Ma non potevo mica dirglielo, quindi mi ero limitata a sbuffare leggermente e a criticare il modo in cui aveva scritto “perché”: non sembrava nemmeno una parola, quella! Ma mi stavo davvero divertendo, ed ero riuscita a prendermi la rivincita bagnandogli i capelli. Aveva urlato « I capelli no, mia piccola Selly! » mi aveva imprigionata in un abbraccio da orso ed entrambi, bagnati dalla testa ai piedi, crollammo a terra, tra le sterpaglie del parco dietro l’università. Restammo a guardarci per minuti interi negli occhi, in quella posizione imbarazzante. Io sopra di lui, con entrambe le mani sul suo petto e lui, con le braccia attorno alla mia vita e le mani ben salde alla base della schiena. Erano calde, enormi. I palmi aperti spingevano il mio bacino contro di lui, quasi a voler far rimanere impressa la sensazione dei nostri corpi che si toccavano. I nostri nasi si sfioravano e i suoi occhi non lasciavano la mia bocca. Le sue gambe era attorcigliate alle mie. I miei e i suoi capelli erano inzuppati e attaccati alla fronte imperlata di sudore. Faceva caldo. Faceva decisamente caldo. Forse ero bordeaux e gli occhi di Harry brillavano di una luce maliziosa, il suo verde ora assomigliava a quello del prato che ci circondava: esotico, brillante, allegro e fresco. Una delle sue mani risalì lungo la mia schiena, fino ad arrivare al collo ed infine alla guancia. Con le dita lunghe e affusolate mi accarezzava e il suo pollice sfiorava impercettibilmente le mie labbra. Si avvicinò lentamente, sentivo il suo respiro sulle mie labbra. Dio, mi piaci Harry, quanto mi piaci. E voglio baciarti, perciò che aspetti? Dicono che il momento più bello del bacio non è il bacio in sé, ma quell’ agonizzante momento in cui aspetti, brami quel tocco, quell’ unione, quella danza di lingue così sensuale e ricca d’amore. Ed eccomi qui, a bramare un bacio da un ragazzo più che bellissimo, dolcissimo e simpaticissimo. Le sue labbra sfiorano le mie, un ultimo tocco con il polpastrello e mi bacia. Un unione di labbra, un piccolo, casto bacio: le sue labbra sono fresche e sanno di menta, ma sanno anche di fumo di una sigaretta che non ho visto fumare. Si stacca impercettibilmente da me, per vedere la mia reazione ad occhi socchiusi. Poi si riavvicina e stavolta il bacio non è timido e cauto: è deciso, dischiude le labbra e la sua lingua si insinua con dolce forza tra le mie labbra, come a chiedermi il permesso. In risposta apro di più la bocca per permettergli un attenta ispezione della mia bocca, la sua lingua cerca e trova la mia e insieme cominciano a danzare. Questo bacio era voluto da tanto: da quando con audacia mai avuta prima m’ero seduta accanto a lui, quando con coraggio avevo preso per la prima volta il suo viso tra le mani e l’avevo costretto a guardarmi, quando per la prima volta gli avevo sorriso timida, o gli avevo rivolto uno sguardo famelico. Quando mi ha abbracciato e baciato davanti al bar, quando mi ha trascina all’ università. Pochi giorni per conoscerlo, ma in realtà non sapevo nulla di lui. Ma mi stava bene, Harry era così … tutto! Mi piaceva, mi ero presa una di quelle cotte che non con poco ti dimentichi! Come un’ adolescente alle sue prime armi con l’amore, non capisce niente e subito si fa baciare e si lascia prendere la mano dalle emozioni.
Io e Harry ci stavamo ancora baciando, le mie mani risalivano sul suo collo fino ad arrivare ai capelli: li toccai, ed erano morbidi, più morbidi di come li avevo immaginati. Si lasciò sfuggire un gemito sulla mia bocca quando glieli tirai delicatamente e prese a mordermi il labbro, fino a farmi male. Sorrisi a quella sua sorta di vendetta, smettemmo di baciarci e io allungai un braccio in direzione della bottiglia che era caduta di fianco a noi, senza staccare l’altra mano dai suoi capelli: non volevo impedirmi quel contatto. Aprii la bottiglia con un gesto veloce e ne versai il contenuto sul suo petto, lasciandolo interdetto. Gli occhi di Harry brillarono divertiti e prese a ridere come un matto, ribaltò le posizioni e si mise a cavalcioni su di me, riservandomi lo stesso trattamento: mi bagnò e con mia grande sorpresa riprese a baciarmi giocosamente, sul collo e sulla guancia, sul naso, sugli occhi e sulla bocca. Si fermò ad approfondire il bacio.
« Giochiamo come una vera coppia …» trovai il coraggio di dire quando si staccò da me. Lo guardai negli occhi, curiosa della sua reazione. Mi guardò dolcemente.
« Potremmo essere una vera coppia …» insinuò, continuando a baciarmi.
Potremmo essere una vera coppia.
Essere una coppia.
Una coppia.
« Potrei essere tua, se solo tu lo volessi.» sussurrai al suo orecchio. Si arrestò completamente, guardandomi negli occhi e cercando di cogliere il più piccolo segno di menzogna. Non ne trovò nessuno. Io volevo essere sua. Lo volevo davvero.
« Sei mia, allora. E io sono tuo. »
« Menomale che ci sei tu. » sussurrai in preda all’amore, e lo baciai con più foga di prima.
 

Avete mai pensato al significato della parola "Menomale"? Solitamente si usa in situazioni come "Menomale che ci sei tu". E' come se questa parola sottolineasse il fatto che fa meno male.
- ventisettemarzo, Tumblr




Questa è la mia prima One shot, su Harry perché secondo me è uno dei personaggi più semplici per scriverci su. Insomma, so che non è un gran che. Sinceramente sarei tentata a farne una long, potreste dirmi cosa ne pensate? No perché se fa schifo, tolgo tutto da mezzo e parto, ma se vi piace potreste recensirla e farmelo sapere... sempre se vi va! Hope you enjoy it, #loveya
Serena
  
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