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Autore: data81    13/08/2013    3 recensioni
Il rosso e il verde...ovvero i colori rappresentativi di due delle quattro Case di Hogwarts...due Case che - negli ultimi anni - sono state spesso in contrasto tra loro. Ma rappresentano anche due persone - Harry Potter e Pansy Parkinson - diverse... molto diverse... forse così diverse da scoprire che le differenze non contano poi molto.
Rivivendo i momenti salienti di "Harry Potter e il Principe Mezzosangue" scopriamo cosa sarebbe successo se...
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Harry/Pansy, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 1: Il momento dei pensieri

 

Era piuttosto tardi ma, per una volta, Harry Potter non si preoccupava più di tanto di beccarsi una punizione o di far perdere punti alla propria Casa.
Il motivo per cui si aggirava per i corridoi di Hogwarts nonostante fuori fosse già buio e in barba ad ogni divieto, infatti, era ufficiale: era appena uscito dall'ufficio del Professor Silente dopo avere passato con lui l'intera serata.
Certo, qualcuno - facendo un nome a caso gli veniva in mente Piton - gli avrebbe potuto contestare che dall'ufficio del Preside si poteva arrivare alla sua Sala Comune in cinque minuti mentre lui vagabondava da mezz'ora, ma non sarebbe potuto essere più in errore.
Il fatto era che, nonostante immaginasse i suoi amici Ron ed Hermione intenti ad aspettarlo svegli davanti al fuoco, lui aveva bisogno di riflettere e la vastità silenziosa di Hogwarts di notte era perfetta a quello scopo.
Quando quell'estate Silente era andato a prenderlo a casa dei Dursley e lo aveva condotto con sè a reclutare il professor Lumacorno, Harry si era sentito vivo ed utile per la prima volta dopo i fatti del Ministero. Quando poi - nel magazzino delle scope dei Weasley - il Preside gli aveva rivelato la sua intenzione di partecipare più attivamente alla sua istruzione magica attraverso delle lezioni private, si era sentito euforico. Lui era il Prescelto ad eliminare Voldemort e Silente - l'unico in grado di tenere testa al terribile mago oscuro - lo avrebbe aiutato in ciò istruendolo! 
Il loro primo incontro non era certo andato come Harry si aspettava - visto che non avevano mai mosso le bacchette se non quando Silente aveva riempito il proprio Pensatoio - ma era comunque stato istruttivo.
Harry aveva potuto vedere la madre di Voldemort e, benché non fosse rimasto troppo impressionato dalla cosa, era fiducioso che l'incontro avesse avuto la sua importanza nei piani del suo mentore.
Stava ancora ripensando ai Gaunt - e più in particolare alla figura terrorizzata ed emaciata di Merope Gaunt - quando si accorse di non essere solo in un corridoio del quarto piano.
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto rallentò istintivamente il passo e, cercando di produrre meno rumore possibile, fece correre la mano destra fino alla tasca sinistra, dove percepì il confortevole contatto con l'impugnatura della propria bacchetta.
Si trattava però di un riflesso condizionato ed il mago se ne rese conto non appena notò che la persona - che si stava facendo bellamente i fatti suoi guardando il cielo stellato appoggiata al bancaletto di una grande finestra - indossava la divisa della scuola.
La ragazza - a giudicare dalla sua minutezza Harry suppose che lo fosse - era talmente concentrata nei suoi pensieri da non accorgersi minimamente della sua presenza.
Sentendosi stupido per avere pensato subito ad un pericolo in quello che in quei giorni  poteva essere definito il luogo più sicuro dell'intera Gran Bretagna, il ragazzo dalla cicatrice a forma di saetta si fece avanti e, curioso di vedere chi fosse la misteriosa studentessa, la salutò con un "Non è un po' tardi per una passeggiata al chiaro di luna?"
 
Al sentire il suono di una voce che - per quanto amichevolmente - la apostrofava, la ragazza sussultò e ciò fu facilmente visibile dal tremito tutt'altro che leggero delle esili spalle.
Con lentezza, come se temesse di trovarsi una bacchetta puntata contro, la studentessa si voltò verso il suo interlocutore.
La prima cosa che Harry notò, alla pallida luce del cielo notturno che filtrava dalla finestra, fu la cravatta verde-argento che scendeva dal collo della ragazza fino a nascondersi all'interno della divisa, seguendo perfettamente la leggera curva disegnata dai seni.
Alzando di poco lo sguardo, il Grifondoro non faticò però a riconoscere anche altri dettagli quali il volto ovale, incorniciato da capelli color caffè tagliati in un semplice caschetto o gli occhi color nocciola che, riconoscendolo, scintillarono pericolosamente.
"Potter! Quale inaspettata, ma per questo non meno sgradita, sorpresa..." sibilò a denti stretti mentre lo fissava intensamente.
"Parkinson..." ribatté lui mantenendo lo sguardo fisso finché la sua interlocutrice non fu costretta a spezzare per prima il contatto visivo portandosi una mano alla frangetta come per risistemarla "potrei dire la stessa cosa. Che ci fai così lontana dalla tana delle Serpi?"
"Potrei chiederti la stessa cosa," ribatté la mora mettendosi una mano sul fianco "mi sembra che tu sia abbastanza lontano dalla torre di Grifondoro... se ti beccasse Piton..."
“Temo dovrebbe mordersi la lingua.” gli rispose il ragazzo, benché non fosse così sicuro del fatto che l’odiato insegnante di Pozioni – e da quell’anno di Difesa contro le Arti Oscure – avrebbe accettato come giustificazione il fatto che il ragazzo avesse avuto un incontro col Preside. D’altronde Harry non avrebbe mai dato ad un qualsiasi Serpeverde la soddisfazione di vederlo insicuro, così aggiunse “Ho un motivo ufficiale per essere in giro…”
“Ah, già,” esclamò lei, mentre un accenno di sorriso divertito le passava sul viso “Stasera eri in punizione… non dirmi che il professor Piton ti ha trattenuto fino a quest’ora…”
“Spiacente,” rispose lui “ma la punizione di Piton dovrà aspettare fino alla prossima settimana!”
“Certo, farsi mettere in punizione il primo giorno…” commentò lei, come se volesse avere l’ultima parola prima di voltarsi nuovamente verso la finestra.
Su questo il giovane mago non aveva nulla da ribattere e, comunque, non sembrava che la cosa interessasse alla ragazza.
Un po’ irritato per il brusco congedo, Harry cercò qualcosa di velenoso da dire prima di andarsene ma la rispostaccia gli morì in gola vedendo una coppia di occhi gialli fissarlo da in fondo al corridoio.
“Beh, pare che ora vedremo se il mio motivo per gironzolare è migliore del tuo, Parkinson!” sussurrò attirando l’attenzione della studentessa.
La ragazza dai capelli color caffè si voltò e, vedendo la inconfondibile sagoma spelacchiata della gatta del custode, si lasciò sfuggire un’imprecazione degna di uno scaricatore di porto.
“Molto fine, Parkinson!” commentò Harry con un sussurro, mentre entrambi correvano verso un secondo corridoio per sfuggire all’imminente arrivo di Gazza, il custode “Con quella bocca ci baci tua madre?”
“Non fare l’idiota, Potter!” sibilò lei di rimando, fermandosi un momento ad un incrocio, per poi scegliere il corridoio di destra “Oggi è il turno di vigilanza della McGranitt e, visto che mi ha già messa in punizione martedì, se mi ribecca stavolta mi leva la pelle!”
In effetti la professoressa di Trasfigurazione, che quella sera era di turno come coordinatrice delle ronde notturne, era molto severa e con lei il fatto che la scuola fosse iniziata da appena una settimana non sarebbe stata una grande scusante per essere stati beccati in giro.
Pansy stava per svoltare a sinistra, verso le scale, quando la mano di Harry le si strinse attorno al braccio trascinandola dentro una classe vuota.
“Ma che, sei scemo?” chiese assai irritata, mentre si massaggiava il punto dove il ragazzo l’aveva stretta “Gazza guarderà di sicuro nelle aule, se solo sospetta che ci siano studenti a spasso!”
“Quelle sono le scale principali,” rispose però il Grifondoro, togliendosi nel contempo un panno lucido da una delle tasche della divisa “Gazza verrà sicuramente su di lì quindi, a meno che tu non desideri ardentemente farti beccare, avvicinati a me e stai zitta!”
“Perché, sai renderti invisib…?” iniziò la Serpeverde, prima di notare che il corpo del suo compagno di disavventura sembrò veramente scomparire mentre con un gesto collaudato si copriva con quella stoffa sottile e quasi impalpabile.
Harry aveva, infatti, tirato fuori di tasca il Mantello dell’Invisibilità ereditato dal padre e ci si era avvolto, lasciandolo aperto quel tanto che bastava per indicare alla Parkinson dove andare, caso mai avesse ritenuto la sua avversione nei confronti del Grifondoro meno importante di quella per le punizioni con la McGranitt.
Per un attimo la giovane strega sembrò combattuta tra il raggiungere il Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto sotto la protezione del Mantello e lo scappare, ma la voce di Gazza che – dagli ultimi gradini della scalinata - chiamava la sua fedele gatta, la spinse velocemente verso la prima opzione.
Non appena la Serpeverde gli fu accanto, Harry la avvolse col Mantello e la trascinò in un angolo della classe, facendola chinare accanto a lui così da essere certo che anche i loro piedi fossero ben nascosti dal fine tessuto argentato.
 
I due studenti rimasero immobili uno accanto all’altra per quasi due minuti prima che la luce della lanterna del custode illuminasse il tratto di corridoio appena visibile attraverso la porta socchiusa.
Per tutto il tempo il Grifondoro e la Serpeverde respirarono il più silenziosamente possibile mentre Gazza parlava a Miss Purr, ricordando con piacere l’anno precedente quando l’Inquisitore Supremo – una figura imposta dal Ministero della Magia nel tentativo di controllare e screditare Albus Silente - aveva reintrodotto nel castello le punizioni corporali per gli studenti più indisciplinati.
Nonostante entrambi fossero certi che il custode avrebbe frugato le aule del piano una ad una, Pansy sussultò quando la porta di legno si aprì rivelando la tenue luce della lanterna e Gazza non li scoprì solo perché il suo compagno fu estremamente rapido a metterle la mano davanti alla bocca, soffocando qualunque rumore indesiderato.
La Serpeverde era indignata per il fatto che l’altro – nientemeno che Potter, il nemico giurato della sua Casa – la stesse toccando, ma non ebbe cuore di muovere un muscolo quando vide il custode attraversare la soglia e sollevare la fonte di luce per vedere meglio nella penombra dell’aula vuota.
Per sua parte, Harry non aveva idea del fatto che il contatto con l’altra stesse scatenando tanti pensieri omicidi nei suoi confronti, anche perché era molto più preoccupato per la situazione contingente.
Il ragazzo era infatti sicuro del fatto che Gazza non sarebbe stato in grado di vederli attraverso l'invisibilità del Mantello e reputava difficile che l’uomo entrasse per frugare palmo a palmo tutta la stanza. D’altro canto, come in diverse altre occasioni simili, il mago con gli occhiali era fortemente convinto che Miss Purr fosse perfettamente in grado di individuarlo nonostante il Mantello.
Harry non avrebbe saputo dire esattamente il perché, ma era certo che gli occhi gialli della gatta spelacchiata – che stava ostinatamente immobile appena dentro la stanza – lo stessero fissando con estrema precisione.
Passarono parecchi interminabili secondi prima che il custode, apparentemente soddisfatto dell’ispezione sommaria alla classe, facesse dietro-front diretto alla porta successiva. La Serpeverde accanto ad Harry stava giusto tirando un sospiro di sollievo quando Gazza si immobilizzò nell’atto di chiudere la porta, notando che Miss Purr non sembrava avere intenzione di allontanarsi.
“Cosa stai fissando, piccola mia?” chiese con la sua parlata strascicata, mentre con curiosità rientrava nella stanza e sollevava nuovamente la lanterna per illuminare meglio l’angolo in cui i due studenti si nascondevano “Non c’è nessuno lì… o no?”
Il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta cominciò a sudare freddo mentre il custode, incuriosito, domandava al proprio felino se, per caso, vedeva qualche studente.
La gatta fece un passo prudente verso di loro. Era evidente che percepiva la presenza di qualcosa, perché si era acquattata come se stesse per saltare ed i suoi occhi sembravano trafiggerli.
Pensando a cosa sarebbe successo se il custode l'avesse beccata in piena notte in una classe con un ragazzo, Pansy rabbrividì e - istintivamente - si avvicinò maggiormente al suddetto, come in cerca di protezione.
Sentendo il corpo della Serpeverde poggiarglisi contro, Harry le scoccò una fugace occhiata e vide che gli occhi scuri erano spalancati e fissavano alternativamente lui e la gatta.
Come era solito fare in situazioni di emergenza (anche se, ad essere sinceri, questa poteva essere considerata tale solo con un grosso sforzo di fantasia, visto che non era minacciato da nessun mostro gigante o mago oscuro), il Grifondoro lasciò che fosse il proprio istinto a guidarlo ed estrasse la bacchetta senza fare movimenti bruschi.
Per un attimo il ragazzo con gli occhiali valutò la possibilità di Schiantare o Confondere il custode, ma poi la sua attenzione fu attratta da un luccichio nel corridoio fuori dall'aula e un piano si compose nella sua mente.
Certo, non era assolutamente sicuro della sua riuscita, ma doveva provarci.
Facendo appello a tutta la sua concentrazione, Harry puntò la bacchetta verso il luccichio nel corridoio e pensò ad un incantesimo che conosceva perfettamente da molto tempo 'Wingardium Leviosa!'
Obbedendo docilmente al comando silenzioso, l'elmo di una delle armature che adornavano il corridoio si staccò dalle spalle corazzate su cui era poggiato e levitò fino alle scale.
Stupito di essere riuscito con tanta facilità ad eseguire l'Incantesimo Silenzioso che solo tre giorni prima lo aveva fatto dannare a lezione di Incantesimi, Harry spostò l'elmo fin sul terzo gradino e poi abbassò la bacchetta.
Libero dalla magia che lo sosteneva a mezz'aria, l'elmo di ferro cadde rumorosamente sul gradino sottostante e, con un frastuono metallico che spezzò il silenzio della scuola addormentata, ruzzolò per un paio di piani.
Harry sentì Pansy sussultare ma, avendo ancora la mano davanti alla sua bocca, poté impedirle di gridare rivelando involontariamente la loro posizione.
Per suo conto, quando udì il primo tonfo, Gazza si voltò di scatto verso la porta e, dopo avere borbottato qualcosa che suonava vagamente come "Maledetto Pix, ma se ti prendo..." richiamò a se la propria gatta e corse verso l'origine del rumore dando uno spintone alla porta dell'aula per richiuderla.
I due studenti attesero che il portone si chiudesse e che la voce lamentosa di Gazza si allontanasse prima di cominciare a respirare normalmente.
 
Non appena il ragazzo ebbe tolto la mano dalla sua bocca, Pansy si preparò a riempirlo di insolenze per il modo in cui l'aveva azzittita, ma - prima che potesse iniziare - lui le fece cenno di tacere e la trascinò fuori.
Percorsero il corridoio del quarto piano nascosti dal Mantello dell'Invisibilità, con Harry che la trascinava per un polso poi, dopo essere passati per un passaggio segreto in pendenza che la Serpeverde non conosceva, si infilarono in un'aula in disuso del secondo piano e si chiusero la porta alle spalle.
"Perfetto," commentò il mago soddisfatto, appoggiandosi con noncuranza su di un banco "Ora basterà aspettare una decina di minuti, poi potremo partire ognuno per la sua strada!"
Harry stava abbozzando un sorriso, ma questo gli morì sulle labbra vedendo lo sguardo omicida della Serpeverde che aveva appena «salvato».
"Potter!" esclamò lei, sussurrando per non farsi sentire ma utilizzando ugualmente un tono che pareva stesse urlando "Come hai osato? Come ti è saltato in mente anche solo di sfiorarmi?"
"Eh?" domandò perplesso il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, mentre indietreggiava verso un muro e valutava l'opportunità di tirare fuori la bacchetta e Schiantare l'altra "Scusa tanto se ti ho impedito di buttarti tra le braccia di Gazza! La prossima volta ti lascerò prendere una punizione clamorosa!"
"Non sto parlando di quello, sottospecie di deficiente con le manie di protagonismo!" lo rimbeccò lei "Sto parlando del fatto di avermi messo la tua manaccia da Troll sulla bocca!"
"Ohhh, chiedo perdono, sua signoria la regina delle Serpi," rispose Harry, scaldandosi a sua volta "ma non avevo alcuna intenzione di farmi beccare perché ho avuto la malaugurata idea di aiutare un'oca isterica che non è neppure capace di restare ferma e zitta!"
"Oca isterica?" ripetè la Serpeverde scandalizzata "Oca isterica a me?"
"No, ad una che passava di lì per caso!" ribatté il ragazzo con gli occhiali fissandola in cagnesco e maledicendosi nel contempo per lo slancio di cavalleria - assolutamente fuori luogo - che lo aveva spinto ad aiutare la mora.
Rendendosi conto che, se avessero continuato così, presto la discussione sarebbe sfociata in una lite ad alta voce, Harry prese un profondo respiro e disse "Senti, smettiamola o Gazza ci sentirà e saremo punto e a capo..."
"A questo punto dubito cambi molto..." gli rispose Pansy, abbassando però il tono di voce "col casino che hai fatto con quell'incantesimo, probabilmente ci sarà l'intero corpo docente a cercarci."
Sentendo quell'affermazione, Harry non poté fare a meno di ridere, mentre tutta l'irritazione gli passava d'un colpo.
"Bhe, che c'è di così buffo?" chiese lei, mettendosi entrambe le mani sui fianchi e fissandolo storto.
Costringendosi con uno sforzo a smettere di ridere, il Grifondoro stese una mano davanti a sè e rispose "Nulla, nulla... solo..."
"Solo?" ripetè lei, mentre i suoi occhi scuri dardeggiavano nella direzione dello sfrontato che la stava evidentemente prendendo in giro.
"Solo pensavo che tu non devi essere andata spesso in giro per il castello di notte, negli ultimi cinque anni." rispose Harry offrendole nel contempo un sorriso che voleva comunicare una proposta di armistizio.
"Cosa te lo fa supporre?" domandò la strega, mentre l'espressione bellicosa di prima veniva sostituita da una perplessa, caratterizzata da un sopracciglio sollevato e da una postura leggermente meno minacciosa.
"La notte è il regno di Pix." le disse Harry a mo' di spiegazione poi, vedendo che l'altra sembrava non capire cosa c'entrasse l'accenno al Poltergeist di Hogwarts, aggiunse "In una notte normale Pix è capace di fare un casino del genere anche tre o quattro volte... se i professori dovessero alzarsi ogni volta che succede, praticamente non chiuderebbero mai occhio."
Ripensando alla sicurezza con cui le aveva impedito di prendere le scale e alla calma con cui aveva gestito l'entrata di Gazza nell'aula dove si nascondevano, Pansy giunse alla conclusione che Potter non doveva essere un novellino in tema di escursioni notturne per il castello e che, di conseguenza, probabilmente sapeva di cosa stava parlando.
Non sapendo bene cosa dire, ma non volendo darla vinta al Grifondoro, la ragazza si limitò ad affermare "Non ho mai avuto bisogno di andarmene in giro nel cuore della notte. La nostra Sala Comune mi ha sempre dato tutto quello che serve... e comunque ho sempre trovato qualcuno che mi andasse a prendere quello che non c'era!"
"Eppure stasera eri a spasso per il quarto piano," gli fece notare il mago con la cicatrice a forma di saetta "che c'é, in Sala Comune avevano finito la Coca Cola e quelli del primo anno erano già a letto?"
"La che?" domandò la mora poi, come se si fosse appena ricordata di dover puntualizzare una cosa importante, aggiunse "e - tanto per la cronaca - non ero a spasso, stavo... riflettendo."
"Oh," commentò il ragazzo spostando lo sguardo sulla Serpeverde ed accorgendosi che non lo stava guardando ma fissava le stelle che brillavano alte sul Lago Nero fuori dal castello "stavi pensando alla tua fantasmagorica vita sentimentale?"
"E tu che ne sai?" domandò lei con voce neutra, ma con un tono che fece pensare ad Harry che, tutto sommato, forse non si era sbagliato più di tanto "Forse che all'acclamato salvatore del Mondo Magico non capita mai di doversi fermare a pensare? O hai delegato questa funzione alla Granger?"
"Mi capita più spesso di quanto non creda," ribatté lui, ripensando al motivo che - originariamente - lo aveva spinto a farsi quella passeggiata notturna per il castello "ma - di sicuro - mai per cose importanti come quelle a cui pensi tu."
"E vorrei anche vedere..." ribatté la Parkinson, a cui doveva essere - evidentemente - sfuggito il tono ironico con cui l'ultima frase era stata detta.
Ma davvero la Serpeverde pensava che lui non avesse pensieri che lo tenevano sveglio di notte? Davvero credeva che le sue preoccupazioni fossero così ridicole?
Scuotendo la testa divertito, Harry buttò l'occhio all'orologio e si accorse che si era fatto veramente tardi.
Decidendo di lasciar cadere quella assurda conversazione, disse "Dai, su... andiamo!"
"Andiamo dove?" chiese la mora, smettendo di guardare il cielo fuori dalla finestra e fissandolo perplessa.
"Ti riaccompagno alla tua Sala Comune." spiegò lui leggermente spazientito, mentre sollevava gli occhi al soffitto in un gesto esasperato... possibile che dovesse discutere con lei anche per farle un piacere?
"E perché dovrei venirci con te, scusa?" domandò Pansy, come se la trovasse una cosa assurda che non aveva mai preso neppure in considerazione.
"Perché ho un Mantello dell'Invisibilità che ti impedirà di beccarti l'ennesima punizione per essere scesa dalla Scala Grande, passando esattamente davanti all'ufficio di Gazza?" propose Harry, accingendosi nel contempo a mettersi il suddetto oggetto magico.
"Per poi essere in debito con te?" ribatté cocciuta la strega dai corti capelli color caffè "No, grazie!"
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si trovò a chiedersi perché stesse facendo tutta quella fatica per convincerla a farsi aiutare. Non sarebbe stato più semplice lasciarla lì a sbrigarsela da sola ed andare a letto?
Indubbiamente ma - come diceva Hermione - lui aveva la mania di fare l'eroe, perciò si sentì obbligato a tentare "Perché non lo consideri un modo per sdebitarmi dell'affronto che ti ho fatto mettendoti una mano sulla bocca?"
Queste parole gli valsero un'occhiata curiosa da parte della ragazza. Evidentemente il fare favori per non essere in debito doveva essere un concetto diffuso tra i Serpeverde, perché dopo un attimo Pansy accettò e si fiondò sotto il Mantello.
 
Impiegarono circa cinque minuti per scendere fino ai sotterranei da cui si accedeva alla Sala Comune di Serpeverde e, per tutto il tempo, Pansy si lasciò guidare dal suo accompagnatore senza protestare.
Quando furono giunti sani e salvi davanti al ritratto che proteggeva l'accesso al dormitorio, la strega si guardò intorno e - dopo essersi accertata che non vi fosse nessuno - uscì rapidamente dalla protezione offerta dal Mantello.
"Bhe, allora... è stato così tragico? C'era bisogno di fare tutte quelle storie?" domandò Harry, solo parzialmente visibile sotto il Mantello.
"Non so se te l'ho già detto Potter," ribatté stizzita la Parkinson, scoccandogli un'occhiataccia mentre il volto del ragazzo, come sempre contornato da una zazzera di capelli neri sparati in ogni direzione, scompariva alla vista "hai i modi e l'eleganza di un Gigante di montagna!"
"Ha parlato miss finezza!" ribatté in un sussurro la voce disincarnata del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, facendo sentire a Pansy un brivido lungo la schiena per quanto era vicina al suo orecchio destro "Non temere, Parkinson, la prossima volta non mi porrò proprio il problema di aiutarti, quindi non ci sarà il rischio che ti tocchi in maniera inappropriata..."
Harry era talmente vicino alla Serpeverde da riuscire a distinguere i singoli capelli della frangetta che, in quel momento, aveva ripreso a tormentarsi.
Guardandola bene il Grifondoro dovette ammettere che - senza tutto il trucco che di solito indossava durante il giorno - la ragazza era piuttosto carina e...
'Ma che cavolo sto pensando?' si domandò il moro, dandosi metaforicamente un pugno per riprendersi 'Lei è una Serpeverde, una nemica, la ragazza di Malfoy... non importa se stasera abbiamo avuto una discussione quasi civile!'
Sentendo che la strega stava borbottando qualcosa che suonava vagamente come "Idiota!", il giovane non riuscì però a resistere e volle avere l'ultima parola.
Avvicinatosi di nuovo fino ad averla a meno di trenta centimetri, le sussurrò "Non credo proprio di esserlo e, comunque, ci ho pensato... se preferisci la prossima volta per zittirti, anziché metterti una mano sulla bocca, ti bacerò..."
Ciò detto, il ragazzo si allontanò in fretta e fece bene perché la Serpeverde, dopo un primo momento in cui credette di avere un infarto per la paura, estrasse la bacchetta e - sferzando l'aria attorno a sè - sibilò "Brutto bastardo, non oseresti!"
L'unica risposta che ebbe fu la risata divertita di Harry che si allontanava.
Mentre passava davanti alle quattro clessidre che conteggiavano i punti della Coppa delle Case, però, il mago si ritrovò a ripensare a quella strana nottata e decise che a Ron ed Hermione avrebbe raccontato solo della lezione privata con Silente, tralasciando la piccola avventura accaduta dopo.
 

  
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