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Autore: SofiaVoglino    13/08/2013    3 recensioni
[dal capitolo 8]
- Come fai a essere così tranquilla?
- Semplicemente credo che non riuscirò mai a sopravvivere ai Giochi.
Questo è quello che pensava Victoria. La fortuna non sembra essere a suo favore, non dopo che è stata estratta: scelta per rappresentare il suo distretto, il 4, ai 72esimi Hunger Games, scelta tra mille per andare a morte, quasi certa. Ma il suo nome (forse profetico?) sembra dire tutt'altro.
P.S. Se leggete, lascereste le vostre impressioni? Questa è la mia prima fanfiction, e apprezzerei davvero qualche recensione :)
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Finnick Odair, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21: A volte le cose cambiano (in meglio)

 
-          Ma cosa diamine … ?
-          Jason … non è come sembra … - risponde titubante Diane, alla domanda inespressa del supervisore.
-          Sì, Victoria ci ha insultate, e poi aggredite – è Caroline, più determinata dell’amica, con un brivido di paura finto quanto gli occhi di zaffiro nelle orbite dei pesci che ci hanno servito.
Se non avessi queste fitte lancinanti allo stomaco, mi ribellerei. Ma al momento le uniche cose che riesco a fare sono piegarmi in due dal dolore e cercare di trattenere i gemiti.
-          È così, Victoria? – mi domanda bruscamente Jason.
-          N-no … - rispondo.

Caroline stringe i pugni, per poi gridare:
-          Bugiarda!

Ora però è troppo: è un’ipocrita e malevola manipolatrice, ho fatto bene a non essermi mai fidata di lei. Cerco di mettermi seduta, e la rabbia ha quasi sopito il dolore. Lancio alla bionda uno sguardo assassino, preparandomi a un’eventuale reazione. L’unico modo che ho per vincere questa battaglia, è giocare d’anticipo. Ma una guerra è fatta di tante battaglie, e un nemico orgoglioso dimentica le offese, e non disdegna l’idea della vendetta.

-          Non è vero. Che ragione avrei avuto di violare il regolamento, attaccandole? E poi non sono così stupida da pensare di riuscire ad affrontarle insieme. Piuttosto sono loro, che oltre ad essere delle bugiarde – e qui Diane mostra un ghigno pieno di cattiveria – sono anche delle codarde.
La ragazza del 2, che fino a poco fa sembrava sul punto di replicare, ammutolisce. Per non parlare di come è sbiancata, quando l’allenatore ha detto di credere alla mia versione dei fatti.
-          Stando a quello che ho visto – aggiunge – direi anche che stavate infierendo su un nemico già a terra. Atteggiamento nient’affatto sportivo da parte vostra. E poi mi sembra che Marcus sia stato abbastanza chiaro nella spiegazione iniziale, forse anche troppo! , o mi sbaglio?

Le teste delle due si muovono lentamente in segno di assenso. Poi Jason mi porge la mano per farmi alzare in piedi. Prima di uscire, lancia un avvertimento alle favorite, un “vi tengo d’occhio” parecchio inquietante.

Nel corridoio, mi dice che mi avrebbe portata in infermeria, e che per oggi sono esentata dall’allenamento. Prima di lasciarmi alle “amorevoli” cure di medici e infermieri capitolini, mi sussurra:
-          Quando entri nell’Arena, vedi di fare il culo a quelle due stronzette.
Non avevo mai sentito uno di Capitol City usare espressioni così colorite. Ai pescatori del distretto sì, ma a questi snob mai. Dopo un attimo di sorpresa, mi riprendo, e mi accorgo che l’allenatore, che ho ora eletto “Capitolino dell’anno”, è andato via.

Me ne sto sdraiata sul lettino, sopportando pazientemente che studiassero gli ematomi del torace, controllassero che non avessi subito traumi cerebrali, mi misurassero pressione e battiti, e mi prescrivessero un paio dei loro prodigiosi medicinali e un po’ di riposo. E quindi ora fisso il soffitto bianco , evitando volutamente di incrociare gli sguardi dei dottori, molti dei quali hanno gli occhi stranissimi: le iridi sono di un arancione sgargiante all’esterno, mentre la parte centrale è giallo fosforescente. Sarà qualcosa di utile in questo campo lavorativo, magari consente la visione a raggi X, o qualcosa del genere. Sì, credo che si tratti di questo: almeno giustificherebbe la sensazione che ho provato quando mi fissano, come se riuscissero a trapassarmi con lo sguardo.

Per un attimo dimentico tutti i miei problemi, e penso all’ultimo che si è aggiunto alla lista: nell’Arena avrò solo nemici, e per come si sono messe le cose, non riuscirò a sopravvivere nemmeno un giorno. Eppure fino a ieri sarei quasi riuscita a credere che avrei potuto farcela, avrei potuto portare a casa questa vittoria. Che ora è tornata ad essere solo un miraggio.

Ian e Richard mi odiano. Diane e Caroline mi vogliono morta. E Derek sicuramente le aiuterà. Sono una favorita, ma non mi sono mai sentita così, ma questo di certo non basterà.
L’unica cosa che mi resta da fare è tentare di sembrare forte e invulnerabile. E così decido che il riposo può aspettare. Mi alzo in piedi senza aggrapparmi a nulla, e quel poco che sono stata stesa sembra avermi rinvigorito. O forse sono state quelle pasticche che mi hanno dato. Ma tra tutte le questioni in sospeso, non ritengo che questa sia degna di particolare attenzione. Sollevo la maglietta, e scopro con piacere che quei brutti lividi violacei sono quasi del tutto scomparsi, e prendo questo segno solo come un ulteriore incentivo a dimenticare il dolore e a cancellare la tristezza. E con passo marziale, mi avvio di nuovo al centro di addestramento, sotto gli occhi contrariati (e agghiaccianti) dei medici.

Ripercorro il corridoio in stile Capitol al contrario, svolto a destra, poi a sinistra, poi di nuovo a destra. Sento delle voci appena davanti alla porta, e mi acquatto prima di svoltare l’angolo. Riconosco la prima voce: è il Capitolino dell’anno a parlare. Il suo interlocutore invece no, credo di aver già sentito la sua voce, ma non riesco ad associarla al volto.

-          È ovvio che è così! quelle due devono essere invidiose di quella del 12, non solo perché al momento è quella con più sponsor, cosa che non credo che sappiano, ma perché è forte e combattiva! Ha tranciato un manichino in due. I manichini riproducono esattamente la resistenza che opporrebbero gli organi interni, i a muscoli e la spina dorsale di un essere umano in perfetta forma fisica. E quella lì è riuscita a tagliarlo in due.
-          Capisco … non si devono creare precedenti, vedrò di prendere dei provvedimenti.
-          Vedi, non so se lo puoi fare, ma cerca di rendere la vita difficile nell’Arena a quelle dell’1 e del 2, e chiedi Ceasar se riesce a fare lo stesso nell’ intervista
-          Sì, Jason, non preoccuparti, ho già in mente un … -

I due, vedendomi avanzare, si zittiscono immediatamente, in un silenzio forzato e innaturale. Jason mi saluta, impacciato, e poi mi chiede perché sono già in piedi; l’altro, stento a crederci, è Seneca Crane in persona. L’avevo visto da  e lontano, su quel palco sopraelevato, un paio di volte in televisione. È un uomo giovane, forse uno dei più giovani strateghi che Capitol City abbia mai ingaggiato, ma, a quanto dicono, il presidente Snow lo tiene sotto la sua ala. Passo davanti ai due, con un broncio da vittima.

Faccio il mio ingresso, e vedo bene di sbattere rumorosamente la porta. Tutti si girano a guardarmi, stupiti. Devono aver comunicato l’accaduto, e le due che mi hanno aggredito non ci sono. Derek mi lancia un’occhiata carica di odio, e anche da lontano riesco a scorgere la vena sporgente sul suo collo. Con mia grande sorpresa, Ian e Richard mi corrono incontro, e mi abbracciano a turno. Io li lascio fare, e non nego che tutte queste attenzioni mi facciano piacere. Poi però mi ricordo la ragione per cui non sono rimasta in infermeria, e li allontano bruscamente.
Ian, stranito, mi chiede:
-          Vi, ma cosa … ?
-          Cosa mi succede? O cosa mi è successo?  Ve lo dirò, se prima mi dite quello che è successo a voi.

Questa volta è Richard a parlare. I suoi occhi verdi tradiscono la sua espressione neutra, come una finestra sul suo dolore.
-          È stata Enobaria. La nostra mentore, sai. Mi ha punito perché dice che “disonoro il distretto” con i miei atteggiamenti intantili e sentimentali. E le punizioni del 2, beh, non sono esattamente pacifiche. Ha detto che avrei dovuto rimediare, avrei dovuto smettere di parlarvi, e tornare all’alleanza con gli altri favoriti. E a fingere di stare con quella – e qui, prima di usare un appellativo poco rispettoso, si blocca, sospira nervoso, e alla fine si corregge – con Caroline. Sono stato uno stupido, un vile, e l’ho assecondata. Ma ora capisco cosa voglio veramente, anche se mi dovesse costare altre ferite. – termina con un sorriso appena abbozzato.
-          E io … insomma, credo che tu ci sia già arrivata. – interviene Ian – ma non ti preoccupare per me, credo che la mia fosse una cosa … più di gelosia, diciamo.
-          Allora credo che adesso tocchi a me.

Così mi tuffo nel racconto di cosa era successo, tralasciando i particolari più sentimentali, e la conversazione tra Jason e Crane, che ho intenzione di riferire in privato, mentre al mio piccolo pubblico si aggiungono quasi tutti gli altri tributi, che fingono di studiare una lancia, o soppesare una spada, ma che in realtà hanno le orecchie tese in ascolto.
-          Sapete dove sono quelle due?
Alla mia domanda, il tributo dell’8 risponde di averle viste andare via insieme a Marcus, e quello del 5 conferma la sua versione dei fatti.
So che mi sto comportando come un’egoista spietata, ma non riesco a trattenere un sorriso.






(Primo) Angolo autrice

Allora ragazzi, spero che questo capitolo non vi deluda. Come nel capitolo precedente, ho tentato di rendere la storia un po' più leggera (senza troppe riflessioni, descrizioni ecc.) e poi ho apportato una leggera variazione allo stile. Che ne pensate?
Ma non è tanto per questo che ho deciso di scrivere queste annotazioni, quanto per ringraziarvi delle bellissime recensioni (a cui purtroppo non ho avuto tempo di rispondere, perdonatemi!) e grazie anche a chi visualizza i capitoli. Mi dispiace tantissimo di non aver prestato fede al mio proposito (che è restato solo un proposito...) di aggiornare ogni due-tre giorni, ma ci sono dei momenti in cui non riesco proprio a farlo, e altri in cui non ho tanta voglia di scrivere... E in più, alla mia innata pigrizia, si aggiunge che domani parto, e non so se riuscirò a continuare la storia. Starò via per una settimana, durante la quale spero di riuscire a scrivere :)
Volevo poi chiedervi un consiglio: vorrei cambiare il titolo (di nuovo) perchè non mi entusiasma particolarmente. se avete delle idee, fatemi sapere!
 

 
   
 
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