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Autore: Wipe_My_Soul    13/08/2013    8 recensioni
“Siamo tutti degni di essere apprezzati per ciò che siamo e amare per ciò che gli altri sono, e allora perché io non lo sono?
Song-fic ispirata alla canzone Read All About It, di Emeli Sande.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Read all about it.
 
 
Questo racconto lo dedico a me, che non mi sento mai abbastanza.
Ma va anche a voi, a chiunque stia per leggere e anche a tutti quelli che
non leggeranno questa os. Quanto ho scritto va a chiunque  
abbia la fiamma della speranza debole o spenta, a chiunque si senta solo
 pur essendo circondato da persone, a chiunque non si senta mai abbastanza.
A tutti voi e a tutti loro, buona lettura.
 
 
You've got the words to change a nation
but you're biting your tongue.
You've spent a life time stuck in silence
afraid you'll say something wrong.
If no one ever hears it how we're gonna learn your song?
So come on, come on,
come on, come on.
 
Cammino per le vie di New York con la consapevolezza di essere solamente una delle migliaia di persone che ogni giorno si aggirano per la città.
Jenna, Rod, Emily e Dylan sono andati al cinema: un'uscita a quattro. Ed io? Ed io ho dovuto raccontare loro l'ennesima cazzata per non andare. Perché tanto so che se fossi andata sarei rimasta tutto il tempo a fare il palo. Crogiolata nella mia solitudine avrei detto si e no qualche parola e avrei smorzato qualche sorriso falso per la paura di dire qualcosa di sbagliato. Perciò, piuttosto di ridurmi a tanto, ho preferito dire loro che dovevo aiutare mia mamma a casa e che mi dispiaceva.
Cazzate, tutte cazzate.
Io con loro non ci sono uscita perché so di essere la palla al piede, un peso di troppo che squilibra la bilancia.
Io le parole per cambiare la situazione le ho. Potrei urlare, sfogarmi per ore ed ore e vomitare fuori tutti i miei demoni, ma non lo faccio semplicemente per il fatto che non importerebbe a nessuno. 
Perché la verità è che a nessuno importa di me.
 
You've got a heart as loud as lions
so why let your voice be tamed?
Baby we're a little differen,
there's no need to be ashamed.
You've got the light to fight the shadows
so stop hiding it away.
Come on, come on.
 
Potrei urlare al mondo intero per cercare di essere notata, ma mi risponderebbero di abbassare la voce, per poi riprendere il lavoro che io ho interrotto.
Io la voce ce l'ho. Ho un ruggito da leone impaziente di correre attraverso la gola e saltare fuori lasciando tutti sbalorditi, ma mi costringo ogni volta a soffocarlo a metà strada.
Ho la luce per combattere le tenebre, eppure mi ritrovo costantemente in uno stato di transizione: la nebbia.
Non ho bisogno di nascondermi perché nessuno mi nota comunque.
 
I wanna sing, I wanna shout,
I wanna scream till the words dry out.
So put it in all of the papers,
I'm not afraid.
They can read all about it,
read all about it oh.
 
Si, voglio cantare a squarciagola, voglio urlare, voglio urlare finché le parole non mi escono più dalla bocca.
Mi chiedo sempre cosa ci sia di sbagliato in me, come mai a nessuno importa di me, perché nonostante io sia circondata da persone mi sento sempre sola, perché io non possa avere neanche un briciolo di carisma, e la risposta questa volta non tarda ad arrivare: non sono abbastanza.
Non sono mai stata abbastanza bella da avere un fidanzato in venti fottuti anni di vita.
Non sono abbastanza solare da far divertire chi mi sta accanto.
Non sono abbastanza socievole per uscire, divertirmi e conoscere nuove persone.
Non sono abbastanza brava a nuotare.
Non sono abbastanza brava a pallavolo.
Non sono abbastanza brava a cucinare.
Non sono abbastanza responsabile da ricordarmi tutti i giorni di portare fuori il cane.
Sono io, e questo già significa essere una linea di cancellatura sopra la parola 'abbastanza'.
Ho sempre la sensazione di avere qualcosa di sbagliato, fuori posto, di non avere tutte le carte in regola per meritare attenzione, e alla fine queste sensazioni sono diventate certezze.
Vorrei incatenare i miei scheletri nell'armadio e sigillare le ante con aste e lucchetti, ma essi sono più forti e mi stanno consumando l'anima.
Desidero soltanto che qualcuno trovi del tempo per leggermi, per sfogliarmi e leggere con attenzione ciò che la mia vita narra.
 
And we're waking up the neighbours
while we sing away the blues,
making sure that we remember yeah
'cause we all matter too.
If the truth has been forbidden
then we're breaking all the rules.
So come on, come on,
come on, come on.
 
Vorrei un amico con cui fare baldoria tutta la notte fino a svegliare i vicini, un amico con cui cantare le nostre canzoni preferite. Desidererei un amico con cui, compiuta la maggiore età, ricordare tutti i momenti tristi e tutti quelli felici.
Le risate, le corse sotto la pioggia, i bagni di mezzanotte, le feste in spiaggia e quelle a casa di sconosciuti, i brutti voti a scuola per non aver studiato perché si preferiva il divertimenti, le estati tutti insieme, le notti in tenda, i baci rubati, le scappate di casa in piena notte, le serate trascorse sdraiati sull'erba a guardare le stelle... Tutto, tutto questo a novant'anni non lo ricorderò assieme a nessuno, perché io sono sola, e le avventure si sa che è meglio farle in compagnia.
Gli 'amici', se così posso definirli, li ho, ma loro sono troppo occupati dalle loro faccende per accorgersi di me. O forse semplicemente a loro non importa.
Ma sto bene così, è giusto. D'altronde una come me chi la vorrebbe mai?
 
Let's get the tv and the radio
to play our tune again.
It's 'bout time we got some airplay
of our version of events.
There's no need to be afraid,
I will sing with you my friend.
Come on, come on.
 
Strano come in una città grande come New York, con tutte le persone che ci vivono, io mi senta come l'unica sciocca in mezzo al deserto, no? Eppure è così.
La televisione racconta tutti i giorni un sacco di stupidaggini, menzogne con cui indurre la gente in tentazione. Pubblicità per assicurazioni, cibo, vestiti, prodotti per la casa, film e automobili. Ma le propagande di gente ridotta male, che richiede aiuto in modo esplicito o implicito non le trasmettono mai. 
Deve essere come una malattia contagiosa allora, quella della solitudine. Non induce mai nessuno ad aiutare nessuno, tutti rimangono nell'anonimato e, piano piano, come una lucciola in fin di vita, tutti si spengono e diventano invisibili come degli spettri. 
Infondo io non ho paura, mi sento a mio agio, o almeno, queste sono le parole che cerco di incollarmi in testa e ripetere fino alla nausea, fino a convincermi che siano vere. Ma io lo so perfettamente che non è così. Mento a me stessa e provo a convincermi di credere a tutte quelle fesserie nonostante io sappia che non sono vere neanche per un uno percento.
 
I wanna sing, I wanna shout,
I wanna scream till the words dry out.
So put it in all of the papers,
I'm not afraid.
They can read all about it,
read all about it oh.
 
Si, voglio togliere i lucchetti alle ante dell'armadio in cui si nascondono i miei scheletri, voglio urlare e cantare fino ad espellere tutti i miei demoni.
Voglio che qualcuno scriva di me e con me. Voglio che qualcuno parli di me e con me. Voglio che qualcuno legga di me e con me. Voglio che qualcuno sia felice di me e con me. Voglio che qualcuno si renda conto che anche io sono reale, sono viva e ho tutte le carte in regola per avere una vita normale.
Però qualcuno me le ha strappate.
Forse è per questo che non piaccio alla gente, mi dico. Loro hanno tutte le carte in gioco pulite e intere, le mie sono rotte, strappate e sgualcite.
 
Con passo svelto continuo a camminare per i marciapiedi di New York. Mani nelle tasche della felpa e testa bassa, questo è ciò che mi caratterizza.
Arrivo di fronte al portone del palazzo in cui abito. Dopo aver aperto la porta entro e di corsa salgo le scale fino al terzo piano.
E' piccolo ma accogliente.
Le tapparelle sono tutte basse e donano alla casa un aspetto cupo e solitario. Un po' come me, no?
Prendo una bottiglia di birra Heineken dal frigo e, dopo aver stappato il tappo, mi stravacco sul divano dai motivi floreali davanti alla tv spenta in salotto.
E mi soffermo a rimuginare sui miei specchi rotti, quelli rotti dalle altre persone e quelli spaccati da me.
Già, i miei specchi, quelli che sembrano aver segnato il mio destino già dal momento in cui -per sbaglio, quanto avevo cinque anni-, mi cadde lo specchietto tascabile dalle mani e si ruppe a metà. Ed io, ingenua e innocente bambina, continuai a fissare il mio volto storto, diviso in due, su quella superficie di vetro e carta stagnola rotta.
 
Yeah, we're all wonderfoul, wonderfoul people
so when did we get all so fearful?
Now we're finally finding our voices
so take a chance, come help me sing this.
 
Me lo chiedo anch'io. Siamo tutti degni di essere apprezzati per ciò che siamo e amare per ciò che gli altri sono, e allora perché io non lo sono? So di essere diversa da chiunque altro, insomma, io le notti annego tra i grandi classici della letteratura inglese piuttosto che andare in giro per locali a ubriacarmi. Io ho una voglia quadrata sulla scapola destra, ho i capelli rossicci tendenti all'arancione, motivo per cui alle elementari venivo chiamata 'Carota', ma per mia mamma sono ancora il suo 'Tè Alla Pesca', la sua bevanda preferita. Io ho gli occhi grigi; il grigio è sempre associato alla pioggia, e si sa che a nessuno piacciono le gocce d'acqua che cadono dal cielo.
Io mi innamoro dei protagonisti dei libri pur sapendo che non esistono, non bado ai ragazzi che mia cugina Janet mi presenta nella speranza di una relazione.
A me piace la campagna, la fresca brezza montata, detesto il mare.
Io ho un debole per i cani grandi, quelli piccoli mi fanno innervosire.
Io sono Emma, solo Emma, perché mai qualcuno dovrebbe preoccuparsi o interessarsi di me?
 
I wanna sing, I wanna shout,
I wanna scream till the words dry out.
So put it in all of the papers, 
I'm not afraid.
They can read all about it,
read all about it oh.
 
It Will Rain, del mio adorato Bruno Mars, prende a suonare dal mio BlackBerry, avvertendomi che c'è una chiamata in arrivo. Il numero è sconosciuto.
If you ever leave me baby, leave some morphine at my door, 'cause it would take a whole lot of medication...
-Pronto?- rispondo.
-Ciao Ems, sono Adam. Come stai?
Adam? Adam? Adam il ragazzo il ragazzo moro con splendidi occhi cerulei di cui sono innamorata da due anni, tre mesi e venti giorni?
-Ehy! Tutto bene, tu?- farfuglio, un po' scossa dall'improvvisa chiamata.
“Porca miseria, Emma, che originalità.” Mi riprendo da sola, ma mi guardo bene da scacciare questo stupido pensiero onde evitare che accada come l'ultima volta in cui ho detto ad alta voce ciò che mi passava per la testa. Per fortuna ero Janet e non era niente di grave né perverso, per quanto ricordo.
-Tutto apposto, grazie.- Mi sembra di sentire un pizzico di entusiasmo nella sua voce.
-Come va con l'università?- Prosegue.
Io e Adam frequentavamo gli stessi corsi all'università di lettere, ma lui ha ventidue anni, io venti, ero al primo anno quando ho sentito lo zoo nello stomaco nel momento in cui l'ho conosciuto, ora sono al terzo e ancora non riesco a togliermi quel sorriso omicida dalla testa nonostante lui si sia laureato l'anno scorso.
-Bene! Ora ci sto dando dentro con i libri dato che fra tre mesi ho la laurea.
-Sono contento. Sicuramente riuscirai a stupire tutti.
Adam e la sua capacità di farmi arrossire con così poco...
-Senti Emma,- la sua lingua che accarezza il mio nome è una delle più belle melodie mai sentite prima, e siamo al telefono! -Pensavo che un giorno di questo potremmo uscire per bere qualcosa... E' da un po' che non ci vediamo.- Continua.
Questa è la frase più bella che mi sia mai stata detta.
Sbatto le palpebre quattro volte e ingurgito della saliva per bagnarmi la gola: improvvisamente si è prosciugata come un fiume sotto al sole estivo. Prima di rispondere, o meglio, prima di balbettare qualche insignificante parola, prendo un grande respiro silenzioso.
-Ehm... Ci sei?- Probabilmente sono rimasta troppo tempo a chiudere gli occhi, ingoiare saliva e respirare per riprendere il controllo dei sensi.
-Si si, sono io, cioè, ehm... Ci sono.- Come non detto, l'ansia ha preso il sopravvento. 
“Cogliona!” Mi dico fra me e me.
Sento una risata dall'altra parte del telefono. “Oh, ti prego, non smettere.”
-Allora, che ne pensi?- Questa volta trattengo il fiato e mi affretto a spiaccicare qualche parola dignitosa.
-Certo, quando vuoi tu... Io ci sono.- Sorrido. “Che cazzo ti ridi?”
-Allora... Facciamo giovedì alle otto? Possiamo andare da Drinkey, ho sentito dire che è un bel posto.
-Mmh, ok, mi hai convinta.- Esclamo, con un tono divertito.
“E questa spavalderia da dove mi è uscita?”
-Okay, alle otto sono da te. Abiti ancora in Richmond Street?
-Sì, numero ottanta.
-Perfetto, allora a giovedì!- Mi saluta con entisuasmo.
-A giovedì.- Sorrido e premo il tasto rosso sul cellulare.
Lancio un grido liberatorio e ingurgito un lungo sorso di birra, per poi correre in salotto e gettarmi sul divano.
Un largo sorriso si espande sulle mie labbra, e questa volta sono coinvolti anche gli occhi, la mente, il cuore e lo stomaco.
Ora i miei demoni stanno cominciando a tornare negli inferi, e gli scheletri sotto terra. La voce sta ritornando, e la fiamma della speranza ormai spenta e secca da tempo si è accesa di colpo più splendida che mai.
 
Adam.
La mano che disappanna il mio vetro pieno di gocce di pioggia, procurandomi una visuale più nitida e pulita.
Adam.
La mia voce da leonessa.
Adam.
La mia televisione accesa.
Adam.
La mia verità nascosta.
Adam.
La mia luce in mezzo alle tenebre.
Adam,
che ha dato una morale alla mia vita.
 
 
*spazio autrice*
 
Rieccomi qui!
Prima di parlare riguardo alla song-fic, vorrei spendere due parole per tutte le persone che seguono la mia storia You took my soul and whiped it clean. Ho mandato un messaggio a tutti dicendo che avrei preso un periodo di pausa dato che sfortunatamente anch'io sono stata colpita dal 'blocco dello scrittore', e vorrei ringraziare tutti di cuore per non avermi abbandonata e per aspettare con pazienza il prossimo capitolo. So che è estenuante aspettare, perciò voglio dirvi ancora mille volte grazie per non avermi lasciata sola. :)
Questo breve racconto è per avvisarvi del mio 'ritorno in patria', il che significa che ora che sono riuscita ad acquisire un po' di ispirazione e senso della scrittura, se così si può chiamare, potrò dedicarmi alla storia e ad altre os. *stappa lo champagne*
Ora, tornando al racconto, che ve ne pare? Ci ho messo vari mesi per pubblicarlo perché non avevo ispirazione e non volevo scrivere niente di stupido, in più la canzone è abbastanza complessa... Tutto sommato, però, sono soddisfatta del risultato finale. Certo, non c'è una trama solida e ben costruita e quasi tutto il capitolo si basa sui pensieri di una ragazza, Emma, che non si sente abbastanza.
C'è però una morale, una bellissima morale, a parer mio. Cioè, che ci sarà sempre una lucciola tra le tenebre che brillerà per noi, quando tutte le altre saranno già spente e prive di vita. Io sono una pessimista cronica, però su questo fatto ho più sensibilità.
Gradirei che mi faceste sapere cosa ne pensate in una recensione, positiva o critica che sia, vorrei semplicemente sapere se ciò che scrivo è degno di essere letto oppure vi fa schifo.
Detto ciò, vi ringrazio molto per essere passati.
Qui sotto potete trovare i link dei siti su cui sono iscritta, dove per dubbi, domande e chiacchierate trovate sempre la mia porta aperta.
 
Facebook (profilo creato con l'account Efp): https://www.facebook.com/whipe.mysoul.3?ref=tn_tnmn
Twitter: https://twitter.com/whipemysoul
 
Tanti saluti! :) xx
 
 
 
  
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