Hola chicos! Prima
di partire con il seguito della mia “Love is in the air” (Che non so quando
riuscirò a postare ma che è in fase di progettazione), ho pensato di realizzare
questa ideuzza che frulla nella mia testolina da un bel po’ di tempo… Potrebbe risultarvi
noiosa ma mi sono impegnata veramente molto a scriverla e mi farebbe piacere
che la leggeste e che magari mi lasciaste anche un commentino^^ E’ la mia
visione di Piton a quindici anni e il suo punto di vista durante la giornata
del suo G.U.F.O. di Difesa Contro le Arti Oscure… Bè, ora non mi resta che
augurarvi buona lettura! Un bacio, Cloudy
Hogwarts, V anno
Vita da Mocciosus
Sbam!
Sbam! Sbam!
Il
rumore sordo di qualcosa di duro che sbatteva che sbatteva contro un vetro mi
fece svegliare di scatto.
I
dormitori di Serpeverde, quindi anche il mio, si trovavano poco sotto il
livello del suolo ed erano illuminate da strette finestrelle che servivano solo
ad evitare attacchi di claustrofobia, visto che si poteva guardare fuori solo
salendo in piedi su un letto e lo spettacolo era quello non proprio
entusiasmante di centinaia di piedi che passeggiavano per il parco.
Ma
tutto questo non mi aveva mai infastidito. Non ero un sognatore, io; uno di
quelli che possono passare ore a guardare il paesaggio. Certo però, mi irritava
non poco se qualcuno si metteva a tirare sassi alle finestre di Domenica
mattina, col preciso intento di svegliarmi visto e considerato che ero rimasto
alzato fino alle due di notte a pulire l’ufficio della McGranitt dai rimasugli
di caccabombe che si credeva io avessi lanciato!
Non
solo quei maledetti erano riusciti a incastrarmi per l’ennesima volta e a far
ricadere le loro colpe su di me, ma avevano anche deciso di non lasciarmi fare
nemmeno le mie dovute ore di sonno, fatto che sarebbe stato assai
controproducente per il G.U.F.O. di
Difesa Contro Le Arti Oscure che mi sarebbe toccato affrontare nel pomeriggio.
Mi
rizzai in piedi, malfermo sul materasso morbido, e guardai dalla finestra,
sopra il mio baldacchino, giusto in tempo per vedere delle palle di neve,
probabilmente contenenti sassi e ovviamente create dalla magia considerando il
caldo che faceva in quei giorni, che erano state incantate di modo di
continuare a rimbalzare contro la parete producendo un baccano infernale.
Sbuffando mi
buttai giù dal letto e indossai l’uniforme, golf compreso nonostante da poco
cominciata l’estate. In camicia non ero proprio una bellezza con il mio fisico
curvo e ossuto. Presi il libro “Pozioni a livello avanzato” e quello “Compendio
sulle arti oscure” e li infilai con noncuranza nelle borsa; avrei potuto
cercare un posto ombroso e isolato e ripassare un pò nella speranza di non
venire interrotto! Naturalmente i libri non erano quelli richiesti dagli
insegnanti ma il programma ormai lo sapevo a memoria e questi, che avevo
personalmente comprato in un negozietto di Knokturn Alley, si erano dimostrati
una lettura molto più interessante… Passai davanti allo specchio senza fermarmi
a rimirare il mio riflesso (frivolezze come l’aspetto fisico non erano per me!)
e scesi nella sala comune sperando di trovarla vuota. Odiavo stare in mezzo
alla gente!
C’erano solo
tre o quattro ragazzini del secondo anno che mi rivolsero un’occhiata
spaventata e corsero nei loro dormitori e una ragazza immersa nella lettura di
un pesante tomo nero che mi scoccò una breve occhiata di disprezzo prima di rincollare gli occhi sul suo libro.
Uscii dal
passaggio segreto di pietra infastidito
ma non stupito. Sapevo che la mia figura scura e non particolarmente aggraziata
incuteva non poco timore, specie a quelli dei primi anni; così come ero a
conoscenza di non avere una gran fama tra le ragazze di Hogwarts!
Feci una
rapida tappa ai tavoli della colazione per prendere un paio di toast da
mangiare nel parco, c’era assolutamente troppo affollamento nella sala grande
per i miei gusti timidi e antropomorfi!
Camminando
rasente gli alberi, riuscii ad arrivare in un posto isolato dove il lago
costeggiava la foresta proibita. Mi sedetti sotto un salice piangente e
incominciai a leggere, ma qualcosa disturbava la mia quiete. Le risate dei
ragazzi dall’altra parte delle acque lucenti occupati nelle attività che si
potevano definire di routine per una domenica mattina tipicamente studentesca.
Un gruppo di ragazze aveva incantato uno di quei marchingegni babbani per
ascoltare la musica e si stavano cimentando in ridicole corografie, osservate
con blando interesse dai dei ragazzi immersi per metà nel lago e intenti a
schizzarsi. Poco più in là, un altro gruppetto evidentemente del settimo o
quinto anno era intento in un ripasso dell’Ultimo minuto. Accanto a loro, una
decina di studenti evidentemente più rilassati, stava placidamente prendendo il
sole, mangiando Cioccorane e ridendo per quello che un ragazzo in mezzo al
gruppo aveva appena detto. In lontananza, nel campo di Quiddich, delle figurine
rosse e oro stavano volando sulle loro scope per un allenamento in vista della
partita contro Tassorosso che si sarebbe tenuta il giorno seguente.
Bene! Almeno
per quella mattina non mi sarei dovuto preoccupare di loro!
“Patetici!”
mugugnai scoccando un’altra occhiata ai ragazzi spensierati. Non sopportavo
quelle scene così allegre da farmi venire la nausea; mi sentivo a disagio in
mezzo a un gruppo e cose come gavettoni o scherzi non solo non mi divertivano,
ma mi facevano venire certi nervi!
Forse, però, la
cosa che più di tutte mi irritava, era il fatto che io, quelle emozioni, quei
giochi, non li avevo mai sperimentati e mai mi ci sarebbe ritrovato a mia
volta, tra quei ragazzi, a ridere e scherzare! La verità era che quello che mi
faceva più male era la consapevolezza di essere diverso da tutti gli atri che
la barriera che mi divideva da tutta la gente normale, barriera che mi era
formato anche da solo, non sarebbe crollata mai!
Poi, all’improvviso,
udii dei rumori di passi nella foresta alle mie spalle e due voci femminili.
“Non capisco
perché siamo dovute venire fin qui, Lily!”
“Come
Perché? Questo posto è bellissimo! C’è una vista meravigliosa ed è
sempre così isolato…”
“Appunto!
Non vedo perché venire a rischiare la vita in questo angolo dimenticato dal
mondo!”
“Rischiare
la vita?! Non ti sembra di esagerare, Alice?”
Imbarazzato
dalla prospettiva di trovarsi faccia a faccia con due ragazze, girò intorno al
masso su cui si era appoggiato per leggere e vi si nascose dietro, stando ad
osservare le due figure che erano uscite dalla foresta e si erano avvicinate a
al lago. Riconobbi all’istante la più magra e alta delle due; Lilian Evans,
quarto anno, capelli ramati, verdi occhi a mandorla, sorriso gentile e
caratterino autoritario. La ragazza che faceva battere il cuore al mio peggior
nemico… E anche il mio… Inizialmente non capivo cosa fosse quella buffa
sensazione all’altezza dello stomaco, ne quell’improvviso calore che mi
prendeva alla sua vista.
Bazzecole
come l’amore non rientravano nemmeno nel mio vocabolario ma poi mi ero dovuto
arrendere all’evidenza: era innamorato di Lilian Evans, una Grifondoro, una
mezzosangue…
Anche
adesso, guardandola, mi sentii avvampare. Si era tolta calze e scarpe e aveva
messo i piedi a mollo nell’acqua continuando a parlare con la sua amica anche
se, da quella distanza, non potevo più sentire quello che si dicevano.
Lily
doveva aver appena detto qualcosa di divertente perché l‘altra ragazza scoppiò
a ridere. Era poco più bassa di Lily e un po’ pienotta ma tutto sommato carina
e apprezzata più o meno da tutti all’interno della scuola per la simpatia e
spontaneità. Io, naturalmente, sapevo tutto questo solo perché sentito dire;
io, la ragazza, la conoscevo soltanto di vista; non ci avevo mai parlato.
Senza
far rumore, strisciai passando da cespuglio in cespuglio per avvicinarmi alle
nuove arrivate. Comportamento irrazionale, lo sapevo, ma perdere la lucidità
era una delle cose proibite che mi capitavano spesso quando ero in presenza di
Lily.
“Secondo
te quante possibilità abbiamo per domani?” stava chiedendo la riccia che
intanto aveva imitato Lily e si era seduta anche lei con le gambe a penzoloni
nel lago.
“Intendi
per la partita?”
La
brunetta annuì come se si trattasse di una cosa ovvia.
“Ma,
sinceramente non è che me ne importi poi molto del risultato… Certo, mi
farebbero piacere i punti in più a Grifondoro!”
“Davvero
non capisco come non ti fa ad appassionare il Quiddich! E’ fantastico! L’anno
prossimo credo che parteciperò alle selezioni… Sai, Mundungus Fletcher è al
settimo anno e si libererà un posto da battitore…”
“Faresti
benissimo!” fece la rossa con entusiasmo.
“Dici
davvero?”
“Certo!
Il solo fatto che io non ami il Quiddich non vuol dire che non ti capisca!
Almeno avrò qualcuno per cui tifare!”
Alice
le sorrise entusiasta “E poi c’è anche il fatto che la nostra è una bellissima
squadra!”
“In
che senso?” Lily ora appariva turbata.
“Bhe
è molto forte e poi è unita… Ne fanno parte delle persone simpatiche e, a dirla
tutta, dei gran pezzi di fighi!” aggiunse con una risatina.
“Ehi!
Guarda che lo dico a Frank! E comunque non sono poi così simpatici come dici!”
fece Lily incupendosi in volto.
“Stai
pensando a James, vero?”
Lily
annuì guardando per terra con aria contrita.
“Secondo
me ti sbagli su di lui!” Lily la guardò con rabbia ma Alice continuò
imperterrita “E’ adorabile! Così divertente, intelligente, bello…”
“Hai
dimenticato bullo, arrogante, patetico, snob, egocentrico e pallone gonfiato!”
“Non
deve essere così terribile visto che ne sei innamorata!” disse la brunetta con
un’aria saputa che fece imbufalire la rossa quasi quando le sue parole.
“Io
cosa???!!! Sei pazza?!”
“Diventi
rossa quando viene nominato…” fece la riccia accennando con un sorriso al viso
in fiamme della sua amica.
“Questo
perché lo detesto!”
“Questo
perché ti piace ma non lo vuoi ammettere nemmeno a te stessa!”
“Piantala!
Non è vero! Io innamorata di Potter… Ridicolo!” Lily non accennava a ritornare
di un colorito normale mentre continuava a borbottare inviperita.
Alice
rise di gusto alla sua espressione prima di alzarsi sempre senza smettere di
sghignazzare “Dai andiamo, Giulietta, che sto morendo di fame!”
Lily
si alzò a sua volta e seguì la sua amica per il sentiero che portava al
castello e, mentre se ne andava, poté sentirla mormorare ancora “Io innamorata
di Potter… Ma come ti vengono in mente certe assurdità?!”
Rimasi
fermo dove ero, seduto scompostamente dietro un cespuglio spinoso, rivivendo
nella mente quelle parole che avevo vissuto come una condanna.
Avevo
sempre saputo che Lilian Evans non sarebbe mai potuta essere mia; lei così
bella, intelligente… Lei che avrebbe avuto il meglio dalla vita… E io, così
irrimediabilmente segnato…
E
poi era insopportabile l’idea di quello che mio padre avrebbe detto, vedendosi
portare a casa una mezzosangue! Ma non correvo il rischio…Tra di noi non ci
sarebbe mai potuto essere nulla, me ne ero già rassegnato da un pezzo!
Quello
che invece era duro, da mandare giù, era la conferma che alla ragazza che
amavo, piaceva il ragazzo che più detestavo in tutta Hogwarts! Un’altra
vittoria per James Potter, l’ennesima sconfitta per me…
Col
cuore più oppresso del solito, il che era tutto dire, tornai sui miei passi con
l’idea di andare a pranzare. Ero quasi arrivato a metà del viale che dal parco
conduceva all’entrata del castello, quando sentii due voci che conoscevo e
odiava con tutto me stesso.
“Io
rimango del parere che sarebbe stato meglio ripassare, almeno oggi!”
“E
a che cosa servirebbe? Sappiamo già tutto!”
“Tu
forse…”
“Comunque
da quel punto di vista hai ragione… Jamie ci sta andando pesante in questo
periodo con sti’ cazzo di allenamenti!”
“Bè,
lo sai che per lui è importante vincere, domani!”
“Come
se quei mollaccioni dei Tassi avessero anche una sola possibilità di vincere
contro di noi!”
I
due ragazzi scoppiarono a ridere, sommessamente uno e sguaiatamente l’altro.
La
mia prima reazione fu quella di correre verso il portone dove, in caso, mi
sarei potuto nascondere dietro una statua ma prima di poter effettuare il mio
piano, una delle due voci mi richiamò.
“Hei!
Ma guarda un po’ chi si vede! Mocciosus!”
Mi
girai di scatto e lo vidi. Alto, capelli scuri e lunghi poco sopra le spalle,
ciuffo ribelle che gli ricadeva sulla faccia e occhi di ghiaccio che mi
fissavano, divertiti.
“Vai
a farti fottere, Black” feci immediatamente sollevando la bacchetta.
“Sirius,
lascia perdere! Andiamo a mangiare, dai!” da dietro le spalle di Black spuntò
una seconda figura anch’essa alta ma piuttosto magrolina, Remus Lupin. Il viso
era pallido e dall’espressione immensamente dolce e tranquilla anche se in quel
momento gli occhi verdi saettavano inquieti da me e Black.
“Non
sei molto gentile, Mocciosus… Già non
sei una bella visione, poi anche maleducato… Certo con una piccola lezione…”
Black alzò la bacchetta divertito ed io lo imitai immediatamente. Non era come
tutte le altre volte! Black era da solo, aveva delle possibilità di uscirne con
dignità!
Stavano
entrambi per pronunciare l’incantesimo d’apertura quando Lupin si mise in mezzo
tra le nostre due bacchette e si rivolse duramente al suo amico.
”Sirius,
piantala!”
“Come
scusa?” il moro guardò stupefatto il suo amico.
“Ho
detto di piantarla! Ho fame e non ho affatto voglia di starti ad aspettare
mentre ti esibisci!”
In
principio non cresi alle mie orecchie. Da quando in qua Lupin si imponeva in
quel modo con i suoi amici? E per difendere me, tra l’altro!
“Da
quando in qua prendi la mie difese, Lupin?” gli chiesi con voce melensa “Cos’è?
Qualcosa si è risvegliato in fondo alla tua coscienza?”
Lupin
si rabbuiò mentre Black scuoteva la testa in parte compiaciuto “Visto che si
guadagna a difenderlo?”
“Non
lo stavo difendendo… Semplicemente queste scenette patetiche iniziano a darmi
la nausea! Che gusto ci provate a maltrattare la gente, si può sapere?”
“Non
parli così quando c’è anche James, però!”
Black
aveva espresso ad alta voce quello che era anche il mio pensiero.
Lupin
si bloccò e lo guardò male prima di voltasi e continuare a salire le scale.
“Eddai
Rem!” sbuffò Black guardando l’amico “Non ti sarai mica arrabbiato?!”
Lupin
non si voltò e superò il portone principale sparendo nell’atrio.
“Che
palle…” mormorò Black contrariato, poi rivolgendosi a me “Per questa sei salvo,
Mocciosus!”
“Se
credi di farmi paura, ti sbagli di grosso!” ribattei sprezzante guardandolo con
astio.
Black
mi guardò per un attimo prima di salutarmi, naturalmente a modo suo “Ci si vede
più tardi Mocciosus… Stai all’erta e attento ai bagni, non vorrai correre il
rischio di sembrare pulito!” Con un ultimo ghigno si voltò e prese a salire la
scalinata di corsa richiamando il suo amico “Ehi, Moony, aspettami!”
Sospirai.
Odiavo Black. Potevo sentire tutta la rabbia che nutrivo per lui, scorrermi
dentro come una droga. Rabbia accumulata in cinque lunghi anni di insulti e
figure di merda davanti a tutta la scuola e davanti a lei…
Feci
di corse gli scalini e entrai a mia volta nell’atrio. In un angolo, vicino alle
grandi clessidre segnapunti, vidi Black che aveva evidentemente raggiunto Lupin
e che stava intrattenendo allegramente un gruppetto di ragazze di Corvonero del
terzo anno. Parlava sempre lui interrompendosi solo per lanciare sorrisi
accattivanti alla ragazzine in adorazione mentre il suo compare gli stava
accanto sorridendo timidamente, lo sguardo basso, senza accorgersi che una
delle Corvonero gli aveva messo gli occhi addosso.
“Tipico!”
bisbigliai disgustato tra me e me facendo il giro lungo per entrare nella sala
grande senza passare accanto al gruppetto.
Entrai
in sala grande e mi affrettai a sedermi a un’estremità particolarmente isolata
del tavolo dei Serpeverde. Avevo appena riempito il mio piatto di una bella
porzione di pasticcio di carne quando un gruppo di persone si sedette intorno a
me anche se le voci che mi salutarono furono solo tre.
“Ciao
Severus!”
Alzai
gli occhi stupito (Non mi capitava spesso che qualcuno mi rivolgesse la parola,
specie con quel tono allegro) e incontrai gli sguardi glaciali di Lucius Malfoy
e Narcissa Black; mi voltai e vidi il bel volto della altera sorella di
quest’ultima, Bellatrix Black. Intorno a loro stava tutta la loro banda: Tiger,
Goyle, Dolohov, Rookwood, Judson e quattro altri tirapiedi di cui non ricordavo
il nome.
“Ciao…”
feci come al solito a disagio in mezzo a molta gente.
“Bella
mattinata, vero?” mi fece con un sorriso Narcissa.
La
mia carnagione già pallida sbiancò ulteriormente mentre facevo un timido segno
di assenso a una delle più desiderate ragazze di Hogwarts che prima di allora
non mi aveva mai rivolto la parola. Tutto questo era molto strano… Dove
volevano andare a parare?
La
risposta mi venne immediata da una Bellatrix ben più pratica.
“Senti
Severus… Tu hai gli appunti di Difesa di quest’anno?”
Appunti!
Ecco dove volevano andare a parare! Certo che li avevo presi! Mi ero impegnato
per tutto l’anno stando attento e scrivendo ogni singola parola che usciva
dalla bocca del professore… Non per nulla ero uno dei cosiddetti “Secchioni” di
Hogwarts e Bellatrix&Company lo sapevano bene! Per un attimo fui tentato di
rispondere che no, non li avevo presi o meglio ancora che li avevo persi ma
sapevo fin troppo bene che non ci avrebbero mai creduto e capivo perfettamente
che nella mia situazione non mi conveniva farmi altri nemici!
Rovistai
nella borsa e ne estrassi un grosso pacco di pergamene consegnandolo alle avide
mani di Bellatrix. Non feci nemmeno in tempo a raccomandare alla ragazza di non
rovinarli che quest’ultima e tutto il suo gruppo si erano già alzati. Il loro
interesse per me era volato via veloce come era arrivato e il sorriso sul volto
delle due ragazze era sparito lasciando il posto alla consueta espressione di
superiorità e disprezzo. L’unico che era rimasto al suo posto era Lucius. Lo
guardai speranzoso ma la sua espressione gelida non cambiò di una virgola
mentre mi si rivolgeva con parole che parevano più di circostanza che altro.
“Grazie
Severus” fece con la sua solita voce strascicata da cui non traspariva nulla,
figuriamoci gratitudine! “Senti… Se ti capitasse di avere bisogno di aiuto… Sai
dove trovarci!”
Detto
questo il biondo prefetto dei Serpeverde si allontanò, probabilmente alla
ricerca di una compagnia migliore per il suo pranzo.
La
proposta di Lucius non mi aveva certo recato gioia. Non era una proposta di
aiuto dettato da semplice amicizia, lo sapevo bene! Lucius non aveva mai nulla
per amicizia e se mi trattava gentilmente (o almeno più gentilmente di tutti
gli altri) era solo per trarne qualcosa. Sei anni di Hogwarts mi avevano
insegnato a capire il funzionamento di certe cose… Del resto non era di un
amico che Lucius aveva bisogno ma di un ennesimo Servo Della Gleba che
stesse ai suoi ordini. Qualcuno con un minimo di quoziente intellettuale a cui
affidare lo svolgimento dei compiti suoi e delle sorelline Black, troppo
occupati e tiranneggiare su tutti per occuparsi di cose frivole come questa! Bè
io non sarei stato al loro gioco! Volevano copiare da me? Che copiassero! Ma
avevo troppo orgoglio per fare la fine di gente che avevo sempre disprezzato:
il servilismo era per troll come Tiger e Goyle o per quel parassita di Peter
Minus, anche se in quel caso veniva mascherato da una facciata di amicizia!
Finii di mangiare velocemente con l’intenzione di passare il pomeriggio nella
stessa occupazione della mattinata. Prima di uscire nel parco feci una rapida
capatina in bagno senza accorgermi di venire seguito da quattro paio
d’occhi.
Il
bagno era vuoto fatta eccezione per un gruppo del quarto anno di Corvonero che
chiacchierava tranquillo appoggiato alla porta. Lo oltrepassai raggiungendo
l’unico rubinetto funzionante. Appoggiai sul pavimento bagnaticcio la borsa e
girai la manopola dell’acqua fredda. Non feci in tempo nemmeno a mettere la
meni sotto il rubinetto che uno spruzzo di acqua ghiacciata mi arrivò potente
in viso non facendomi capire più nulla. Fortunatamente feci in tempo ad
aggrapparmi al lavabo e, con un po’ di difficoltà, riuscii a rigirare la
manopola bloccando il flusso d’acqua. Mi appoggiai al muro tossendo e
sputacchiando l’acqua che mi era finita in bocca e nella trachea. Quando mi fui
ripreso mi guardai intorno e vidi il gruppetto dei Corvonero, di cui nessuno
era logicamente venuto in mio soccorso, che si rotolava per terra dalle risate.
Risentito misi mano alla bacchetta e questo semplice gesto bastò a far
dileguare i ragazzini. In pochi minuti lo avrebbe saputo l’intera scuola;
questo era poco ma sicuro! Mi voltai verso lo specchio sopra il rubinetto
maledetto e sulla superficie liscia vidi apparire delle parole: “Da quanto
tempo che non provavi questa sensazione di pulito, eh, Mocciosus?”.
***
Scusate… Avevo intenzione di postare tutto
subito ma la fic è andata per le lunghe quindi ho deciso di dividerla in due
parti… Allora fatemi sapere presto quello che ne pensate perché questo contribuirà
alla mia velocità nell’aggiornare^^ VVB
PS: Volevo ringraziare tutti quelli che hanno
recensito l’ultimo chap di “Love is in the air” anche se poi lo farò con più
calma e uno per uno nel continuo…