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Autore: Cloudy    06/10/2004    7 recensioni
La mia visione di Piton quindicenne nel giorno del suo G.U.F.O. di Difesa Contro Le Arti Oscure... Un viaggio lungo un giorno in una delle menti più contorte della saga secondo me!(Senza offesa per Piton, ovviamente!) Leggete e recensite in tanti! Un bacione
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton, I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hola chicos

Hola chicos! Prima di partire con il seguito della mia “Love is in the air” (Che non so quando riuscirò a postare ma che è in fase di progettazione), ho pensato di realizzare questa ideuzza che frulla nella mia testolina da un bel po’ di tempo… Potrebbe risultarvi noiosa ma mi sono impegnata veramente molto a scriverla e mi farebbe piacere che la leggeste e che magari mi lasciaste anche un commentino^^ E’ la mia visione di Piton a quindici anni e il suo punto di vista durante la giornata del suo G.U.F.O. di Difesa Contro le Arti Oscure… Bè, ora non mi resta che augurarvi buona lettura! Un bacio, Cloudy

 

Hogwarts, V anno

 

Vita  da Mocciosus

 

Sbam! Sbam! Sbam!

 

Il rumore sordo di qualcosa di duro che sbatteva che sbatteva contro un vetro mi fece svegliare di scatto.

I dormitori di Serpeverde, quindi anche il mio, si trovavano poco sotto il livello del suolo ed erano illuminate da strette finestrelle che servivano solo ad evitare attacchi di claustrofobia, visto che si poteva guardare fuori solo salendo in piedi su un letto e lo spettacolo era quello non proprio entusiasmante di centinaia di piedi che passeggiavano per il parco.

 

Ma tutto questo non mi aveva mai infastidito. Non ero un sognatore, io; uno di quelli che possono passare ore a guardare il paesaggio. Certo però, mi irritava non poco se qualcuno si metteva a tirare sassi alle finestre di Domenica mattina, col preciso intento di svegliarmi visto e considerato che ero rimasto alzato fino alle due di notte a pulire l’ufficio della McGranitt dai rimasugli di caccabombe che si credeva io avessi lanciato!

Non solo quei maledetti erano riusciti a incastrarmi per l’ennesima volta e a far ricadere le loro colpe su di me, ma avevano anche deciso di non lasciarmi fare nemmeno le mie dovute ore di sonno, fatto che sarebbe stato assai controproducente per il G.U.F.O.  di Difesa Contro Le Arti Oscure che mi sarebbe toccato affrontare nel pomeriggio.

 

Mi rizzai in piedi, malfermo sul materasso morbido, e guardai dalla finestra, sopra il mio baldacchino, giusto in tempo per vedere delle palle di neve, probabilmente contenenti sassi e ovviamente create dalla magia considerando il caldo che faceva in quei giorni, che erano state incantate di modo di continuare a rimbalzare contro la parete producendo un baccano infernale.

 

Sbuffando mi buttai giù dal letto e indossai l’uniforme, golf compreso nonostante da poco cominciata l’estate. In camicia non ero proprio una bellezza con il mio fisico curvo e ossuto. Presi il libro “Pozioni a livello avanzato” e quello “Compendio sulle arti oscure” e li infilai con noncuranza nelle borsa; avrei potuto cercare un posto ombroso e isolato e ripassare un pò nella speranza di non venire interrotto! Naturalmente i libri non erano quelli richiesti dagli insegnanti ma il programma ormai lo sapevo a memoria e questi, che avevo personalmente comprato in un negozietto di Knokturn Alley, si erano dimostrati una lettura molto più interessante… Passai davanti allo specchio senza fermarmi a rimirare il mio riflesso (frivolezze come l’aspetto fisico non erano per me!) e scesi nella sala comune sperando di trovarla vuota. Odiavo stare in mezzo alla gente!

C’erano solo tre o quattro ragazzini del secondo anno che mi rivolsero un’occhiata spaventata e corsero nei loro dormitori e una ragazza immersa nella lettura di un pesante tomo nero che mi scoccò una breve occhiata  di disprezzo prima di rincollare gli occhi sul suo libro.

 

Uscii dal passaggio segreto di pietra  infastidito ma non stupito. Sapevo che la mia figura scura e non particolarmente aggraziata incuteva non poco timore, specie a quelli dei primi anni; così come ero a conoscenza di non avere una gran fama tra le ragazze di Hogwarts!

 

Feci una rapida tappa ai tavoli della colazione per prendere un paio di toast da mangiare nel parco, c’era assolutamente troppo affollamento nella sala grande per i miei gusti timidi e antropomorfi!

 

Camminando rasente gli alberi, riuscii ad arrivare in un posto isolato dove il lago costeggiava la foresta proibita. Mi sedetti sotto un salice piangente e incominciai a leggere, ma qualcosa disturbava la mia quiete. Le risate dei ragazzi dall’altra parte delle acque lucenti occupati nelle attività che si potevano definire di routine per una domenica mattina tipicamente studentesca. Un gruppo di ragazze aveva incantato uno di quei marchingegni babbani per ascoltare la musica e si stavano cimentando in ridicole corografie, osservate con blando interesse dai dei ragazzi immersi per metà nel lago e intenti a schizzarsi. Poco più in là, un altro gruppetto evidentemente del settimo o quinto anno era intento in un ripasso dell’Ultimo minuto. Accanto a loro, una decina di studenti evidentemente più rilassati, stava placidamente prendendo il sole, mangiando Cioccorane e ridendo per quello che un ragazzo in mezzo al gruppo aveva appena detto. In lontananza, nel campo di Quiddich, delle figurine rosse e oro stavano volando sulle loro scope per un allenamento in vista della partita contro Tassorosso che si sarebbe tenuta il giorno seguente.

Bene! Almeno per quella mattina non mi sarei dovuto preoccupare di loro!

 

“Patetici!” mugugnai scoccando un’altra occhiata ai ragazzi spensierati. Non sopportavo quelle scene così allegre da farmi venire la nausea; mi sentivo a disagio in mezzo a un gruppo e cose come gavettoni o scherzi non solo non mi divertivano, ma mi facevano venire certi nervi!

Forse, però, la cosa che più di tutte mi irritava, era il fatto che io, quelle emozioni, quei giochi, non li avevo mai sperimentati e mai mi ci sarebbe ritrovato a mia volta, tra quei ragazzi, a ridere e scherzare! La verità era che quello che mi faceva più male era la consapevolezza di essere diverso da tutti gli atri che la barriera che mi divideva da tutta la gente normale, barriera che mi era formato anche da solo, non sarebbe crollata mai!

 

Poi, all’improvviso, udii dei rumori di passi nella foresta alle mie spalle e due voci femminili.

 

“Non capisco perché siamo dovute venire fin qui, Lily!”

 

“Come Perché? Questo posto è bellissimo! C’è una vista meravigliosa ed è sempre così isolato…”

 

“Appunto! Non vedo perché venire a rischiare la vita in questo angolo dimenticato dal mondo!”

 

“Rischiare la vita?! Non ti sembra di esagerare, Alice?”

 

Imbarazzato dalla prospettiva di trovarsi faccia a faccia con due ragazze, girò intorno al masso su cui si era appoggiato per leggere e vi si nascose dietro, stando ad osservare le due figure che erano uscite dalla foresta e si erano avvicinate a al lago. Riconobbi all’istante la più magra e alta delle due; Lilian Evans, quarto anno, capelli ramati, verdi occhi a mandorla, sorriso gentile e caratterino autoritario. La ragazza che faceva battere il cuore al mio peggior nemico… E anche il mio… Inizialmente non capivo cosa fosse quella buffa sensazione all’altezza dello stomaco, ne quell’improvviso calore che mi prendeva alla sua vista.

Bazzecole come l’amore non rientravano nemmeno nel mio vocabolario ma poi mi ero dovuto arrendere all’evidenza: era innamorato di Lilian Evans, una Grifondoro, una mezzosangue…

Anche adesso, guardandola, mi sentii avvampare. Si era tolta calze e scarpe e aveva messo i piedi a mollo nell’acqua continuando a parlare con la sua amica anche se, da quella distanza, non potevo più sentire quello che si dicevano.

Lily doveva aver appena detto qualcosa di divertente perché l‘altra ragazza scoppiò a ridere. Era poco più bassa di Lily e un po’ pienotta ma tutto sommato carina e apprezzata più o meno da tutti all’interno della scuola per la simpatia e spontaneità. Io, naturalmente, sapevo tutto questo solo perché sentito dire; io, la ragazza, la conoscevo soltanto di vista; non ci avevo mai parlato.

Senza far rumore, strisciai passando da cespuglio in cespuglio per avvicinarmi alle nuove arrivate. Comportamento irrazionale, lo sapevo, ma perdere la lucidità era una delle cose proibite che mi capitavano spesso quando ero in presenza di Lily.

 

“Secondo te quante possibilità abbiamo per domani?” stava chiedendo la riccia che intanto aveva imitato Lily e si era seduta anche lei con le gambe a penzoloni nel lago.

 

“Intendi per la partita?”

 

La brunetta annuì come se si trattasse di una cosa ovvia.

 

“Ma, sinceramente non è che me ne importi poi molto del risultato… Certo, mi farebbero piacere i punti in più a Grifondoro!”

 

“Davvero non capisco come non ti fa ad appassionare il Quiddich! E’ fantastico! L’anno prossimo credo che parteciperò alle selezioni… Sai, Mundungus Fletcher è al settimo anno e si libererà un posto da battitore…”

 

“Faresti benissimo!” fece la rossa con entusiasmo.

 

“Dici davvero?”

 

“Certo! Il solo fatto che io non ami il Quiddich non vuol dire che non ti capisca! Almeno avrò qualcuno per cui tifare!”

 

Alice le sorrise entusiasta “E poi c’è anche il fatto che la nostra è una bellissima squadra!”

 

“In che senso?” Lily ora appariva turbata.

 

“Bhe è molto forte e poi è unita… Ne fanno parte delle persone simpatiche e, a dirla tutta, dei gran pezzi di fighi!” aggiunse con una risatina.

 

“Ehi! Guarda che lo dico a Frank! E comunque non sono poi così simpatici come dici!” fece Lily incupendosi in volto.

 

“Stai pensando a James, vero?”

 

Lily annuì guardando per terra con aria contrita.

 

“Secondo me ti sbagli su di lui!” Lily la guardò con rabbia ma Alice continuò imperterrita “E’ adorabile! Così divertente, intelligente, bello…”

 

“Hai dimenticato bullo, arrogante, patetico, snob, egocentrico e pallone gonfiato!”

 

“Non deve essere così terribile visto che ne sei innamorata!” disse la brunetta con un’aria saputa che fece imbufalire la rossa quasi quando le sue parole.

 

“Io cosa???!!! Sei pazza?!”

 

“Diventi rossa quando viene nominato…” fece la riccia accennando con un sorriso al viso in fiamme della sua amica.

 

“Questo perché lo detesto!”

 

“Questo perché ti piace ma non lo vuoi ammettere nemmeno a te stessa!”

 

“Piantala! Non è vero! Io innamorata di Potter… Ridicolo!” Lily non accennava a ritornare di un colorito normale mentre continuava a borbottare inviperita.

 

Alice rise di gusto alla sua espressione prima di alzarsi sempre senza smettere di sghignazzare “Dai andiamo, Giulietta, che sto morendo di fame!”

 

Lily si alzò a sua volta e seguì la sua amica per il sentiero che portava al castello e, mentre se ne andava, poté sentirla mormorare ancora “Io innamorata di Potter… Ma come ti vengono in mente certe assurdità?!”

 

Rimasi fermo dove ero, seduto scompostamente dietro un cespuglio spinoso, rivivendo nella mente quelle parole che avevo vissuto come una condanna.

 

Avevo sempre saputo che Lilian Evans non sarebbe mai potuta essere mia; lei così bella, intelligente… Lei che avrebbe avuto il meglio dalla vita… E io, così irrimediabilmente segnato…

E poi era insopportabile l’idea di quello che mio padre avrebbe detto, vedendosi portare a casa una mezzosangue! Ma non correvo il rischio…Tra di noi non ci sarebbe mai potuto essere nulla, me ne ero già rassegnato da un pezzo!

Quello che invece era duro, da mandare giù, era la conferma che alla ragazza che amavo, piaceva il ragazzo che più detestavo in tutta Hogwarts! Un’altra vittoria per James Potter, l’ennesima sconfitta per me…

 

Col cuore più oppresso del solito, il che era tutto dire, tornai sui miei passi con l’idea di andare a pranzare. Ero quasi arrivato a metà del viale che dal parco conduceva all’entrata del castello, quando sentii due voci che conoscevo e odiava con tutto me stesso.

 

“Io rimango del parere che sarebbe stato meglio ripassare, almeno oggi!”

 

“E a che cosa servirebbe? Sappiamo già tutto!”

 

“Tu forse…”

 

“Comunque da quel punto di vista hai ragione… Jamie ci sta andando pesante in questo periodo con sti’ cazzo di allenamenti!”

 

“Bè, lo sai che per lui è importante vincere, domani!”

 

“Come se quei mollaccioni dei Tassi avessero anche una sola possibilità di vincere contro di noi!”

 

I due ragazzi scoppiarono a ridere, sommessamente uno e sguaiatamente l’altro.

 

La mia prima reazione fu quella di correre verso il portone dove, in caso, mi sarei potuto nascondere dietro una statua ma prima di poter effettuare il mio piano, una delle due voci mi richiamò.

 

“Hei! Ma guarda un po’ chi si vede! Mocciosus!”

 

Mi girai di scatto e lo vidi. Alto, capelli scuri e lunghi poco sopra le spalle, ciuffo ribelle che gli ricadeva sulla faccia e occhi di ghiaccio che mi fissavano, divertiti.

 

“Vai a farti fottere, Black” feci immediatamente sollevando la bacchetta.

 

“Sirius, lascia perdere! Andiamo a mangiare, dai!” da dietro le spalle di Black spuntò una seconda figura anch’essa alta ma piuttosto magrolina, Remus Lupin. Il viso era pallido e dall’espressione immensamente dolce e tranquilla anche se in quel momento gli occhi verdi saettavano inquieti da me e Black.

 

“Non sei molto gentile, Mocciosus…  Già non sei una bella visione, poi anche maleducato… Certo con una piccola lezione…” Black alzò la bacchetta divertito ed io lo imitai immediatamente. Non era come tutte le altre volte! Black era da solo, aveva delle possibilità di uscirne con dignità!

 

Stavano entrambi per pronunciare l’incantesimo d’apertura quando Lupin si mise in mezzo tra le nostre due bacchette e si rivolse duramente al suo amico.

 

”Sirius, piantala!”

 

“Come scusa?” il moro guardò stupefatto il suo amico.

 

“Ho detto di piantarla! Ho fame e non ho affatto voglia di starti ad aspettare mentre ti esibisci!”

 

In principio non cresi alle mie orecchie. Da quando in qua Lupin si imponeva in quel modo con i suoi amici? E per difendere me, tra l’altro!

 

“Da quando in qua prendi la mie difese, Lupin?” gli chiesi con voce melensa “Cos’è? Qualcosa si è risvegliato in fondo alla tua coscienza?”

 

Lupin si rabbuiò mentre Black scuoteva la testa in parte compiaciuto “Visto che si guadagna a difenderlo?”

 

“Non lo stavo difendendo… Semplicemente queste scenette patetiche iniziano a darmi la nausea! Che gusto ci provate a maltrattare la gente, si può sapere?”

 

“Non parli così quando c’è anche James, però!”

 

Black aveva espresso ad alta voce quello che era anche il mio pensiero.

 

Lupin si bloccò e lo guardò male prima di voltasi e continuare a salire le scale.

 

“Eddai Rem!” sbuffò Black guardando l’amico “Non ti sarai mica arrabbiato?!”

 

Lupin non si voltò e superò il portone principale sparendo nell’atrio.

 

“Che palle…” mormorò Black contrariato, poi rivolgendosi a me “Per questa sei salvo, Mocciosus!”

 

“Se credi di farmi paura, ti sbagli di grosso!” ribattei sprezzante guardandolo con astio.

 

Black mi guardò per un attimo prima di salutarmi, naturalmente a modo suo “Ci si vede più tardi Mocciosus… Stai all’erta e attento ai bagni, non vorrai correre il rischio di sembrare pulito!” Con un ultimo ghigno si voltò e prese a salire la scalinata di corsa richiamando il suo amico “Ehi, Moony, aspettami!”

 

Sospirai. Odiavo Black. Potevo sentire tutta la rabbia che nutrivo per lui, scorrermi dentro come una droga. Rabbia accumulata in cinque lunghi anni di insulti e figure di merda davanti a tutta la scuola e davanti a lei

 

Feci di corse gli scalini e entrai a mia volta nell’atrio. In un angolo, vicino alle grandi clessidre segnapunti, vidi Black che aveva evidentemente raggiunto Lupin e che stava intrattenendo allegramente un gruppetto di ragazze di Corvonero del terzo anno. Parlava sempre lui interrompendosi solo per lanciare sorrisi accattivanti alla ragazzine in adorazione mentre il suo compare gli stava accanto sorridendo timidamente, lo sguardo basso, senza accorgersi che una delle Corvonero gli aveva messo gli occhi addosso.

 

“Tipico!” bisbigliai disgustato tra me e me facendo il giro lungo per entrare nella sala grande senza passare accanto al gruppetto.

 

Entrai in sala grande e mi affrettai a sedermi a un’estremità particolarmente isolata del tavolo dei Serpeverde. Avevo appena riempito il mio piatto di una bella porzione di pasticcio di carne quando un gruppo di persone si sedette intorno a me anche se le voci che mi salutarono furono solo tre.

 

“Ciao Severus!”

 

Alzai gli occhi stupito (Non mi capitava spesso che qualcuno mi rivolgesse la parola, specie con quel tono allegro) e incontrai gli sguardi glaciali di Lucius Malfoy e Narcissa Black; mi voltai e vidi il bel volto della altera sorella di quest’ultima, Bellatrix Black. Intorno a loro stava tutta la loro banda: Tiger, Goyle, Dolohov, Rookwood, Judson e quattro altri tirapiedi di cui non ricordavo il nome.

 

“Ciao…” feci come al solito a disagio in mezzo a molta gente.

 

“Bella mattinata, vero?” mi fece con un sorriso Narcissa.

 

La mia carnagione già pallida sbiancò ulteriormente mentre facevo un timido segno di assenso a una delle più desiderate ragazze di Hogwarts che prima di allora non mi aveva mai rivolto la parola. Tutto questo era molto strano… Dove volevano andare a parare?

La risposta mi venne immediata da una Bellatrix ben più pratica.

 

“Senti Severus… Tu hai gli appunti di Difesa di quest’anno?”

 

Appunti! Ecco dove volevano andare a parare! Certo che li avevo presi! Mi ero impegnato per tutto l’anno stando attento e scrivendo ogni singola parola che usciva dalla bocca del professore… Non per nulla ero uno dei cosiddetti “Secchioni” di Hogwarts e Bellatrix&Company lo sapevano bene! Per un attimo fui tentato di rispondere che no, non li avevo presi o meglio ancora che li avevo persi ma sapevo fin troppo bene che non ci avrebbero mai creduto e capivo perfettamente che nella mia situazione non mi conveniva farmi altri nemici!

Rovistai nella borsa e ne estrassi un grosso pacco di pergamene consegnandolo alle avide mani di Bellatrix. Non feci nemmeno in tempo a raccomandare alla ragazza di non rovinarli che quest’ultima e tutto il suo gruppo si erano già alzati. Il loro interesse per me era volato via veloce come era arrivato e il sorriso sul volto delle due ragazze era sparito lasciando il posto alla consueta espressione di superiorità e disprezzo. L’unico che era rimasto al suo posto era Lucius. Lo guardai speranzoso ma la sua espressione gelida non cambiò di una virgola mentre mi si rivolgeva con parole che parevano più di circostanza che altro.

 

“Grazie Severus” fece con la sua solita voce strascicata da cui non traspariva nulla, figuriamoci gratitudine! “Senti… Se ti capitasse di avere bisogno di aiuto… Sai dove trovarci!”

 

Detto questo il biondo prefetto dei Serpeverde si allontanò, probabilmente alla ricerca di una compagnia migliore per il suo pranzo.

La proposta di Lucius non mi aveva certo recato gioia. Non era una proposta di aiuto dettato da semplice amicizia, lo sapevo bene! Lucius non aveva mai nulla per amicizia e se mi trattava gentilmente (o almeno più gentilmente di tutti gli altri) era solo per trarne qualcosa. Sei anni di Hogwarts mi avevano insegnato a capire il funzionamento di certe cose… Del resto non era di un amico che Lucius aveva bisogno ma di un ennesimo Servo Della Gleba che stesse ai suoi ordini. Qualcuno con un minimo di quoziente intellettuale a cui affidare lo svolgimento dei compiti suoi e delle sorelline Black, troppo occupati e tiranneggiare su tutti per occuparsi di cose frivole come questa! Bè io non sarei stato al loro gioco! Volevano copiare da me? Che copiassero! Ma avevo troppo orgoglio per fare la fine di gente che avevo sempre disprezzato: il servilismo era per troll come Tiger e Goyle o per quel parassita di Peter Minus, anche se in quel caso veniva mascherato da una facciata di amicizia! Finii di mangiare velocemente con l’intenzione di passare il pomeriggio nella stessa occupazione della mattinata. Prima di uscire nel parco feci una rapida capatina in bagno senza accorgermi di venire seguito da quattro paio d’occhi. 

Il bagno era vuoto fatta eccezione per un gruppo del quarto anno di Corvonero che chiacchierava tranquillo appoggiato alla porta. Lo oltrepassai raggiungendo l’unico rubinetto funzionante. Appoggiai sul pavimento bagnaticcio la borsa e girai la manopola dell’acqua fredda. Non feci in tempo nemmeno a mettere la meni sotto il rubinetto che uno spruzzo di acqua ghiacciata mi arrivò potente in viso non facendomi capire più nulla. Fortunatamente feci in tempo ad aggrapparmi al lavabo e, con un po’ di difficoltà, riuscii a rigirare la manopola bloccando il flusso d’acqua. Mi appoggiai al muro tossendo e sputacchiando l’acqua che mi era finita in bocca e nella trachea. Quando mi fui ripreso mi guardai intorno e vidi il gruppetto dei Corvonero, di cui nessuno era logicamente venuto in mio soccorso, che si rotolava per terra dalle risate. Risentito misi mano alla bacchetta e questo semplice gesto bastò a far dileguare i ragazzini. In pochi minuti lo avrebbe saputo l’intera scuola; questo era poco ma sicuro! Mi voltai verso lo specchio sopra il rubinetto maledetto e sulla superficie liscia vidi apparire delle parole: “Da quanto tempo che non provavi questa sensazione di pulito, eh, Mocciosus?”.

 

***

 

Scusate… Avevo intenzione di postare tutto subito ma la fic è andata per le lunghe quindi ho deciso di dividerla in due parti… Allora fatemi sapere presto quello che ne pensate perché questo contribuirà alla mia velocità nell’aggiornare^^ VVB

 

PS: Volevo ringraziare tutti quelli che hanno recensito l’ultimo chap di “Love is in the air” anche se poi lo farò con più calma e uno per uno nel continuo…

  
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