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Autore: P h o e    13/08/2013    6 recensioni
[STORIA SOSPESA MOMENTANEAMENTE]
L'amore profumava di rosso, come i suoi occhi. | Prologo.
«Dal modo in cui ti guarda, lascia chiaramente sotto intendere che tra di voi non c'è nessun filo rosso ad unirvi» ammise risoluto.
La principessa, abbattuta, abbassò lo sguardo.
«...Ma un intero spago.»

Quando Fine, principessa e futura regina del Paese di mezzo, scopre di essere stata promessa in sposa ad un completo estraneo a soli pochi mesi prima della nascita, la sua vita svolta non una pagina, ma un intero capitolo, capovolgendo tutta la sua piccola realtà.
Su ordine, quindi, parte con sua sorella (anch'essa vittima della stessa sorte) per un Regno lontano, completamente catapultata in un'accademia dove i giudizi sono all'ordine del giorno e le regole regnano sovrane.
La principessa si ritroverà quindi a lottare con dedizione e coraggio contro quella tradizione in vigore da più di mille anni e contro un amore orgoglioso che profumerà di rosso, proprio come i suoi occhi.
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine, Shade
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Enchanting 
Atto I: Partenza improvvisa.
12 anni dopo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Che cos'è questa storia?!» sbraitò la principessa Fine con la fronte corrugata.
Elza sospirò, non si poteva certo dire che era andata come sperava. Erano ormai passati 12 anni da quell'assemblea, ma la Regina del Paese di mezzo aveva preferito non rivelare subito alle sue bambine il loro terribile destino, voleva vederle giocare serene e non passare l'infanzia a domandarsi del perché di ciò.
Ma come pensava, la rivelazione non era stata per niente accolta a braccia aperte, anzi, per la Regina vedere la sua primo genita in lacrime con il viso in mezzo alle mani, che scuoteva la testa disperata e la gemella minore che urlava e inveiva sulla questione, era davvero disastroso.
Rein, seduta sul divano non riusciva ad alzare la testa e anche con le grida di Fine si potevano chiaramente sentire i suoi singhiozzi soffocati.
Elza lo sapeva che tutto questo avrebbe solo crepato il loro rapporto famigliare e si pentì di non aver rivelato sin da subito la verità alle sue bambine.
«Ragazze è complicato...» cercò di spiegarsi la madre, ma Fine sembrava non ragionare più. Era addirittura diventata del colore dei suoi capelli, rosso acceso.
«Non è complicato!» le urla della principessa dai capelli rossi rimbombarono per tutto il castello, tant'è che i camerieri, dal baccano che stava provocando Fine, si distrassero dai loro compiti giornalieri. E alcuni sussurrii curiosi andarono a fare capolino sulle bocche del personale.
«Il fatto è che tu non vuoi dirci la verit-» Fine si bloccò dinanzi al padre che fece la sua entrata nel grande salone, probabilmente disturbato dalle urla della figlia.
Lanciò un occhiata che zittì Fine e guardò Rein seriamente dispiaciuto. Forse Tolouse non l'avrebbe dato a vedere mai, però era sinceramente mortificato per tutta questa storia e in fin dei conti capiva la reazione di entrambe. Avrebbero dovuto dire la verità sin dall'inizio.
«La verità è questa: siete state promesse rispettivamente al principe Bright, del Paese del Sud.» addocchiò per un istante Rein, per poi rivolgersi a Fine: «E al principe Shade, del Paese del Nord.»
Fine, nonostante il rispetto che nutriva per il padre fece quasi per ribattere, ma Tolouse le lanciò un'ennesima occhiataccia.
«Lascerete Riverouth  e partirete per Southend, dove vi aspetta il grande istituto "Southend high accademy" là vi insegeranno tutto ciò che vi servirà in futuro per governare con saggezza e prosperità. La partenza è prevista tra una settimana» fece un profondo sospirò e assunse un espressione benevola «sentite, capisco che per voi è tutto nuovo e mi rincresce non avervi rivelato da subito la verità, ma non volevamo caricarvi di questo peso quando eravate solamente delle bambine.»
«Ci avete mentito» singhiozzò Rein, con le ginocchia al petto «tutte quelle volte che dicevate che l'amore vero prima o poi sarebbe arrivato, o tutti quei racconti romantici che ci leggevate prima di andare a letto. Erano tutte menzogne.»
Tolouse ed Elza riconobbero che, sfortunatamente, Rein aveva ragione. Avevano mentito, però a fin di bene.
«Queste sono le regole» proclamò il padre rivolto ad entrambe «non si può pensare di cambiare una legge che è in vigore da più di mille anni.»
«Io non mi sposerò, non potete costringermi!» Fine uscì di corsa dal salone, seguita dai richiami di Tolouse che le ordinava di rimanere, ma fu tutto inutile.
Non pianse, non aveva mai pianto, ma sentì un grande groviglio nella gola soffocarle il respiro, era forse la consapevolezza che non aveva via d'uscita?
Da quella litigata, entrambe si chiusero in se stesse per una settimana intera. I discorsi in famiglia erano morti ancor prima di poterli formulare, le cene erano povere per le due principesse che mangiavano poco e niente e le giornate trascorrevano silenziose in camera, sotto le coperte. Le lezioni che Camelot teneva per loro ogni giorno, furono respinte.
Elza, durante quel lasso di tempo continuò a piangere tra le braccia del marito, sentendosi una madre indegna e continuando a ripetere che la sua famiglia era andata a rotoli per un pezzo di carta.
Tolouse condivideva l'idea che tutto ciò era sbagliato, ma cos'altro poteva fare?
Così, senza alcun potere tra le mani di cambiare almeno qualcosa, strinse la moglie a sè come per infonderle fisicamente il conforto che a parole non riusciva ad esprimere.



Sfortunatamente non vi fu alcun cambiamento, dopo quella settimana, e il fatidico giorno della partenza arrivò senza che nessuno potesse impedirlo.
Fine aprì lentamente gli occhi, che si ferirono a contatto con i raggi del sole.
Si stiracchiò, sbadigliando rumorosamente. Camelot le aveva ripetuto almeno centinaia di volte che emettere quei suoni in modo così evidente non era affatto principesco, ma a lei poco importava. Da quando era nata, la loro Governante aveva sempre cercato di cambiare i modi di fare di Fine, tra le due era l'unica che si escludeva dalle lezioni di etichetta, e le uniche volte che partecipava lo faceva a malavoglia.
Ora sapeva, però, che se fosse andata in quell'Accademia non avrebbe più potuto comportarsi come le pareva.
Quando la vista cominciò a focalizzarsi, notò sua sorella seduta sul materasso, le dava le spalle. I capelli turchesi ricadevano perfettamente sulla coperta, il letto era in ordine.
«...Rein?» quello che uscì dalla bocca di Fine fu solo un lieve soffio, niente enfasi quel giorno, nel chiamare la sorella.
Sapeva che giorno era oggi e probabilmente Rein soffriva più di Fine, o addirittura più di Fine, sua madre e suo padre messi insieme.
Poco più in là notò la valigia celeste, accanto alla ringhiera del letto. E tutto ciò che costituiva l'orgoglio di Fine, in quel momento, crollò come in balia di un terremoto.
Notò il braccio di Rein alzarsi velocemente e raggiungere il viso. Si asciugò rapidamente le lacrime, alla sorella non poteva nascondere niente, e si voltò con un sorriso più forzato di un bambino che mangia la verdura.
«Sono...sono sicura che non sarà poi così male» provò. E quello cos'era? Un tentativo di autoconvinzione? «ti aspetto in salone, la mamma ha detto che partiremo fra due ore, comincia a fare la valigia.»
Rein sollevò a fatica il suo bagaglio e si affrettò ad uscire, ancora con quel sorriso dipinto sulle labbra.
Il rumore della porta che si chiudeva, fu come un cannone che ti trapassa da parte a parte.
Era la fine.


La stazione pullulava di persone.
Adulti in abiti eleganti ed eccessivi che camminavano senza guardare in faccia nessuno, dediti al proprio lavoro o alla famiglia. Bambini attaccati alle lunghe gonne delle madri e studenti della Southend high accademy.
Fine si guardò intorno spaesata, mentre Rein sembrava conoscere il posto, anche se probabilmente non c'era mai stata. Lei, al contrario della sorella, si manteneva più moderata, più calma e più posata, per risultare una principessa modesta ma allo stesso tempo elegante. Inoltre, Rein conosceva diverse lingue oltre a quella madre, sapeva andare a cavallo e conosceva tante di quelle danze tutte diverse tra loro, che solo nominarle a Fine veniva mal di testa.
Al contrario, Fine, non era per niente preparata. Le lezioni che gli aveva impartito Camelot fin dalla tenera età, lei aveva preferito saltarle, perciò ora non sapeva nemmeno le basi per comporre un buon valzer.
Per lei tutto questo era un salto nel vuoto.
«Questo è il vostro» osservò Elza riferendosi al treno. Il davanti aveva un enorme scritta, proprio sul muso: "Southend" ed era così splendente e ben curato che per occhi nuovi, quello poteva facilmente essere un treno usufruito solo per gli studenti dell'accademia.
Rein emise un silenzioso sigulto, seguito da un lungo sospiro. Non voleva lasciare il suo Regno e sposare qualcuno che non conosceva solo per uno stupido pezzo di carta, lei aveva sempre desiderato innamorarsi sinceramente del suo futuro marito, non fare finta per dovere.
D'un tratto avvertì una stretta intorno alla sua mano, sussultò, voltandosi subito verso la sorella. I suoi occhi cremisi esprimevano determinazione «Insieme?» mormorò con un lieve cenno del capo, che bastò ad incoraggiare l'ormai perduta Rein.
«Insieme.» concordò quest'ultima annuendo.
Non erano sole e non lo sarebbero mai state.












N/A
Il primo capitolo l'ho scritto! 
Mi hanno fatto davvero piacere le recensioni che mi avete lasciato nel prologo, grazie di cuore : )
Spero che andando avanti vi possa piacere, sempre.
Un bacione da Alice.

 
 
  
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