Briciole di pensieri sparsi sul davanzale sporco di tempere.
Leonardo lasciava lì una gabbia aperta. Pochi semi per i passeri come pellegrini.
Prendono una strada che porta più lontano della mia.
A volte restava alla finestra, gli occhi persi a seguire il volo disperato di una rondine, il pennello bagnato sospeso.
Cosa stai cercando? Cosa speri di trovare? Cosa c’è alla fine del tuo viaggio?
Poi il colore gocciolava sul davanzale e l’artista si ridestava.
 
I sogni sono illusioni, ma com’è difficile distinguere il falso dal vero!
Perché se mi addormento e sogno di cadere sento questo vuoto? Perché non si aprono ali alle mie spalle?
Come sarebbe se tutto ciò fosse… vero?
 
 Se la morte fosse sonno non ci sarebbe bisogno di sognare.
Ma Leonardo sognava di giorno e di notte, senza mai smettere, finché non si confusero tanto i bordi del reale da diventare un timido schizzo di acquarelli con troppa acqua e poco colore.
E per quanto fosse una rete, l’artista era rapito da quella rete, e fingeva di esser voluto entrare di proposito in quella trappola, non attratto dal colore dell’esca.
Dopotutto, se riempi le pareti di una cella di dipinti, non vedrai pareti, sei ugualmente in gabbia.
Disse di non volersi liberare dell’illusione.
Aveva mentito.
 
Era in continuo viaggio. Diceva di vedere sguardi negativi alle sue spalle.
Volava come un uccello cieco che non sa dove andare.
Come la rondine, quando perde la strada.
 
A volte le immaginava.
Le sue piccole ali.
Lì, ai lati del cuore. Le ali che ti agitano il petto.
Aveva aperto centinaia di cadaveri e non le aveva mai viste, ma nessuno avrebbe potuto convincerlo del contrario.
Ci sono cose che gli occhi non vedono.
Come la mano di Dio, bisogna sapere dove guardare.


L'appunto della Mutaforma: 
Per la stesura di questa breve storia sulla figura di Leonardo da Vinci mi sono ispirata ad un bellissimo disegno di Najmee. 
Spero apprezziate, soprattutto il disegno. Le mie parole, come al solito, non hanno detto nulla.