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Autore: RoSyBlAcK    20/02/2008    3 recensioni
ebbene sì, alla fine sono tornata. è da un po' che questa storia è in cantiere, da un po' che l'ho scritta ma le sistemazioni si sono protratte più a lungo del previsto. è una Post-settimo, senza alcuno spoiler, infatti la stesura è di qualche mese fa e l'attenzione dedicata alla parte "voldemort" è di mia invenzione ^^. Comunque, diciamo che mi sono concentrata più su altri aspetti (**) : Sono passati 10 anni circa dalla fine di tutto e i sentimenti tra ron- hermione harry-ginny non sono ancora del tutto chiari, o per lo meno non del tutto espliciti, quando hermione decide di prendere in mano la situazione, che verrà complicata dall'entrata in scena di un "Imprevisto" che l'allontanerà ancora dall'oggetto del suo desiderio, finchè...
Dategli un'occhiata, fatemi sapere che ve ne pare.. Un bacio =)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Allora eccoci al vero ultimo capitolo

Allora eccoci al vero ultimo capitolo.

Solo due parole, come sempre. Perché così vi faccio suspance =P No, scherzo. Ho davvero qualcosa da dirvi.

Tengo tantissimo a questa canzone, l’adoro. È forse una delle mie preferite. E non solo. Quando stavo iniziando a pensare a questa storia, la stavo ascoltando. E pensavo a quanto fosse perfetta per Ron ed Hermione. Pensavo che mettesse un po’ insieme ciò che lui vorrebbe dirle. Non so perché, ma mi dava questa impressione: vedevo perfettamente e chiaramente Ron dire queste esatte parole ad Hermione.

Spero che il finale non vi deluda, mi terrorizza questa idea! Siate il più sincere possibili, ma senza crudeltà, per favore **

Preparate i fazzoletti… (No dai, non fa piangere =P)

Vi adoro =)

Capitolo 10.02

Urla e qualcosa di più.

We all walk down the street my love

we carry pain and we carry scars

we carry everything we love

we carry the girls we met in bars

we carry guilts and remorse

for all them fucked up things we done

and we carry on

we carry on

til our caring days are gone

when we blaze out past the burroughs

to a place where time forgot

I see the leaves are even changing

and my stomach starts to drop

Your face is in the moon

Still I try to find my rock

And now you live down by the river

And my key don’t fit your lock

I can make it better

I know I can

I can make it better

I’ll give everything I have

I can make it better

try and forget the pain

I can make it better

Has it really been that long

since u told me bout the war

yeah a thousand nights of blisters

and probably a thousand more

Id speed you from the city

in a stolen taxi cab

Id be wreckless on the LIE

Untill it starts to scab

Well Id tell you all bout those good things in your life

and when I fail Id say I love u and ask u to be my wife

we could live out by the water

where its always summertime

Id love u even after

all your scars are mine

when we blaze out past the burroughs

to a place where time forgot

I see the leaves are even changing

and my stomach starts to drop

your face is in the moon again

But still I try and find my rock

now you live down by the river

and my key don’t fit your lock

I can make it better

I know I can

I can make it better

Ill give everything I have

I can make it better

Try and forget the pain

I can make it better

Well be together again

{the girl with the scar- Fun Lovin’ Criminals.}

Ron.

Ovviamente so che è una cattiveria. La più grande cattiveria che mi poteva venire in mente. O forse no. Ma i suoi occhi non si riempiono di lacrime, non questa volta. Le si scolpisce in volto un’espressione livida, furente, glaciale. I capelli morbidi e ricci che le ricadono sulle guance, le labbra tremanti che non trovano nulla con cui colpirmi con altrettanta forza.

Non diventa rossa, non perde la calma.

Per la prima volta, vedo in lei la stessa adolescente davanti ad un compito scolastico: fredda e distaccata, razionale, intelligente.

Mi osserva dall’alto al basso, come se fossi caduto troppo in basso, troppo per lei. Troppo persino per essere guardato in faccia. Ha un sopracciglio alzato, in segno di ironia e strafottenza. Nei suoi occhi si specchiano le nuvole plumbee che riempiono il cielo sopra di noi.

Poi si volta su se stessa e riprende a camminare, come se non fosse mai stata interrotta.

-Mione, io…

-Io, Io, Io. Ma certo, Ronald. Cosa c’è? Hai bisogno di una mano per finire questa frase? Il tuo repertorio di cattiverie va rimpolpato?

-No, veramente…

-Non posso nemmeno ricordarle tutte, quelle che mi hai detto. Vediamo… forse posso provare a ricordarne qualcuna…

-Non, io…

-“ci credo che non ha degli amici”. Questa me la ricordo bene. Strano, poi, che sia diventato proprio tu mio amico. Perché l’avrai mai fatto? E perché sei ancora qui? Sai che non sono mai riuscita a spiegarmelo? Mai. Non cosa ci fosse di tanto orribile in me che tu non potessi sopportare, ma cosa ci fosse di evidentemente abbastanza valido da farti restare al mio fianco.

-Io…

-Sei arrivato a pensare che il mio gatto avesse mangiato il tuo stupido topo vecchio e malato. E io sapevo che non era così. Ma ho finto che fosse vero e ti ho scongiurato di perdonarmi. Perdonare ME, come se la colpa fosse stata mia. Come se fossi stata io in persona ad inghiottire il tuo stupido ratto malato. E se solo Grattastinchi l’avesse mangiato davvero! Sarebbe stato meglio, no?

-Mione.

-Forse dovrei chiedere a tua sorella. Sono certa che lei se le ricorda, tutte le scenate che mi hai fatto, perché ogni volta veniva a consolarmi. A dirmi di lasciar stare, che eri un idiota, e ti sarebbe passata. Era vero. Ti passava. E io ero riammessa nella tua vita, fino a che non ti svegliavi di nuovo con le palle di traverso. E PUNTUALMENTE era colpa mia!- si rimette ad urlare, mentre io arranco dietro di lei, tentando di trovare le parole giuste per farla smettere di urlare.

-Ma forse mi sono sognata tutto. Anzi ovviamente deve essere così. Io ero una pazza visionaria e tu, poverino, venivi frainteso da me.

-No, veramente, io non avrei…

-Ma poi eri anche così dolce! E le estati passate insieme alla Tana? Lì eri così gentile, e ci divertivamo da soli a chiacchierare tutta la notte! E se avevo bisogno c’eri sempre!

-Perché…

-Perché sono una scema. IO sono una scema! Avrei dovuto sbatterti la porta in faccia fin dal primo momento, tu patetico sciocco arrogante…

-Pensi che per me sia stato…

-Io rischiavo per te. Ho incantato McLaggen ai provini di Quidditch così che vincessi tu. Io! Ti rendi conto? Io, che nella vita prenderei un voto bassissimo sapevo che per te era così importante che avrei rischiato qualunque cosa per…

-TU COSA?

-Ma sì, ti sconvolge tanto? Tu non eri un bravo portiere. Ma eri il mio migliore amico. E l’unica cosa di cui avevi bisogno per essere un bravo portiere era guadagnare un po’ di sicurezza. Di questo avevi bisogno e questo volevo darti, sicurezza.

-Tu mi hai mentito! Visto? Tu mi hai mentito!
-Avresti preferito sapere? Davvero?

-Certo!

-Sei tu a mentire. A non capire. Mai.

-Quante altre volte hai finto di avere l’incarico di…

-Ti sei comportato malissimo con Harry quando il suo nome è uscito dal Calice. Malissimo! Hai creduto che lui ti avesse imbrogliato solo perché non hai fiducia in niente e in nessuno! Ed eri GELOSO di lui! È ridicolo. Capisci che è ridicolo? Lo capisci ora che non hai più la testa di un bambino di 7 anni convinto che l’amico gli abbia rubato l’orsacchiotto?

-Era una questione tra me e Harry…

-No…! Ma sai perché Harry ha potuto capito che eri solo un bambino complessato? Perché Io gliel’ho spiegato!

-Menomale che ci sei tu a capirmi così bene! E allora se hai capito sempre tutto così bene perché…

-Perché cosa?

Perché siamo qui ad urlarci contro? Qui, oggi, che in teoria dovremmo essere degli adulti? Adesso. Diglielo, Ron. Dille cosa avrebbe dovuto capire da sola.

Dille il perché ti di questo litigio, il perché di tutti i vostri litigi.

Dille il perché di quei bronci e quei cattivi umori.

Dille perché ti sei arrabbiato quando è andata al ballo con Krum.

Dille perché ti sei arrabbiato perché ha baciato Krum.

Dille perché non sei andato alla festa di Lumacorno con lei.

Dille perché aspettavi che lei si addormentasse prima di addormentarti tu in viaggio: solo per guardarla dormire.

Dille perché lei era l’unica a cui volevi dire del tuo nuovo lavoro.

Perché sei andato con sua sorella.

Perché volevi disperatamente che non partisse.

Che hai passato giorni e giorni accanto al suo corpo inerme attendendo che si risvegliasse.

Che mentre Malfoy la torturava sentivi dentro un dolore mai provato prima.

Che avresti vomitato lumache per sempre per difenderla dalle accuse di stupida gente che non aveva il diritto di giudicarla.

Che vederla pietrificata è stata la cosa più tremenda della tua vita e che a volte ancora sogni il suo viso di pietra, intento ad osservare gli occhi di un mostro.

Spiegale il motivo per cui sei stato con Lavanda, sopportando una ragazzina che odiavi solo per dimostrare che potevi anche tu.

Spiegale che cosa volevi dimostrare.

Spiegale a chi volevi dimostrarlo.

Spiegale il motivo per cui ha passato tante estati alla Tana.

E quell’estate a Grimmuld Place.

Raccontale come ti piaceva vederla impegnata a pulire una mensola infestata per ore e ore, con il labbro inferiore morso dai suoi piccoli denti bianchi.

Apri la bocca, Ron, e urlale addosso quello che merita di sentire.

E vincerai questa lite. Oh, sì. La vincerai. L’ammutolirai davvero con una sola frase: perché non hai capito che cosa provo per te?

Finalmente vincerai uno scontro. Non avrà parole per ribattere.

Magari fuggirà e non la sentirai mai più.

Ma non importa. Sarà stata una buona causa. Sarà stata una battaglia vinta per qualcosa. Per lei, contro di lei.

Diglielo Ron.

Apro la bocca, e la richiudo.

-Certo. Come sempre lanci le bombe e poi non stai lì a raccogliere le macerie. È questa la tua tattica, no? Rompi, ma non paghi mai.

-Non sono io quello che scappa senza lasciare traccia di se.

Fa un verso di trionfo. –Sapevo che mi avresti attaccato con questa tesi! La crudelissima Hermione Granger che se ne va e abbandona il suo amico d’infanzia! Perché a te non vanno bene le spiegazione che ho ripetutamente dato. Io sono una bugiarda, giusto? Quindi non posso aver detto la verità!

Le sue urla si sono fatte roche e stanche. Persino la sua maschera di durezza sta crollando, lasciando il posto ad un’espressione sempre più addolorata. La pioggia che ha preso a scivolare su di noi sembra far sciogliere il suo riparo ad ogni goccia.

-Una bugiarda! Una cattiva persona, bugiarda, permalosa, io…

-Vuoi giurarmi che te ne sei andata per fare del bene? Per ritrovare te stessa?

-Se ti giurassi di sì, mi crederesti?

Dovrei crederle. Ma sarebbe troppo doloroso pensare che non l’abbia fatto per scappare da me. E insieme meraviglioso. Mi renderebbe meno importante. Ma anche meno crudele, per qualche strano motivo che non ho, davvero, capito… -Vorrei.

Si volta ancora e fa qualche passo. È entrata nella foresta. I rami sempre più scuri coprono il cielo scuro, un ombra strana le si disegna sul volto, i ricci umidi la rendono più selvaggia. Il profumo di sottobosco è intenso e acerbo, doloroso nella realtà quanto vivido nei ricordi, reso più intenso dalla pioggia che cade, pigramente.

-Non potresti mai capire.

-Potrei provarci.

Scuote il capo, un sorrisino le accarezza le labbra.

-Ci ritroviamo sempre ad urlare.

Sospiro. –Sì.

-Mi è mancato. Urlare con te.

Sorrido. –Davvero?

-Mi sei mancato. Tu.

-Non è vero.

-Sì, è vero. Mi è mancato tutto di te. Ridere, scherzare, parlare. I nostri segreti e le cose che abbiamo affrontato insieme, nonostante tutto. I tuoi capelli rossi e i tuoi occhi da bambino e le tue orecchie che diventano paonazze. Harry mi è mancato. Ginny mi è mancata. Ma tu…- sospira. –Sei tu da cui volevo tornare. Ogni… Eri tu a mancarmi più di tutto e più di tutti. Tu.

Non posso trattenere un sorriso.

Tronfio.

Intenerito.

Innamorato.

Un sorriso.

-Anche le urla, sai.- Continua. Sospira pesantemente. –Questa cosa che facciamo. Rinfacciarci le cose, ferirci, essere cattivi. E poi comunque continuare volerci bene, in qualche modo incomprensibile… anche questo. Forse soprattutto questo. Mi era mancato così tanto…

-Non urlavo contro qualcuno da mesi.

-Già, nemmeno io. Contro Cassie non urlavi?

-No, mai.

-Avevi paura di ferirla?

-Non sapevo come avrebbe reagito.

Ride. –Dovremmo essere meno cattivi l’uno con l’altra, io e te.- Le trema un po’ il labbro. Vorrei prenderlo tra le labbra e stringerlo forte trai denti.

-Tiri fuori il peggio e il meglio di me. L’hai sempre fatto.- Bisbiglio.

Sorride stancamente. –Allora ho anche io una specie di pregio, e puoi aggiungere un difetto alla lista.

-è una lista di cui non mi sono mai curato poi tanto.

Silenzio.

Ci fronteggiamo, senza più urla né fretta. L’aria adesso è più leggera, bagnata, c’è un sapore di tranquillità che non avevo mai sentito, tra noi. Una sorta di affettuosa rassegnazione, che ha placato ogni elettrica tensione. Una folata di vento le porta un riccio sulla guancia, su cui si appiccica per l’acqua, e io vorrei catturarlo con le dita, sentire il calore morbido della sua guancia al tatto.

Prenderla per mano e dirle di non essere triste, non più.

Non ti ferirò più.

…Intenzionalmente.

-Non lo sposare.

Scuote la testa.

-No.

Si sposta il riccio dal viso e indugia a lungo con la mano, come per nascondersi dai miei occhi, ora che non ha più una maschera.

Non sa che non può nascondersi.

Non ha mai potuto, ne mai potrà.

-E ripartirai?- la voce mi trema appena, e le note distrutte di questa frase che da tempo volevo farle risuonano patetiche e tristi nel silenzio ovattato e pieno di vita della Foresta Proibita. Il luogo delle lontane volte in cui abbiamo infranto la legge della scuola e messo a rischio la nostra vita. Nonostante la paura. E forse proprio perché avevamo paura.

-Non lo so. Dipende.

-Da cosa?

Sospira.

-Da te.

L’aria mi viene aspirata dai polmoni.

-Perché?

I suoi occhi si lanciano nei miei. Sono allegri, forti, sfrontati, timorosi, eloquenti.

Il cuore mi si fa pesantissimo in petto, ogni battito un dolore. E poi si avvicina a me, lenta, un sorriso incerto ma coraggioso sulle labbra. E allora il mio cuore si fa leggerissimo, quasi inconsistente. Potrei prenderlo tra le mani e farlo volare via. Consegnarlo a lei, anche se già le appartiene.

Le prendo una mano, e lei la stringe forte. Mi sorride.

Non c’è più molto che possiamo dirci.

Tranne una cosa.

-Resta.

E finalmente, dopo averlo tanto sognato, semplicemente, la bacio.

Taci. Su le soglie

del bosco non odo

parole che dici

umane; ma odo

parole più nuove

che parlano gocciole e foglie

lontane.

Ascolta. Piove

dalle nuvole sparse.

Piove su le tamerici

salmastre ed arse,

piove sui pini

scagliosi ed irti,

piove sui mirti

divini,

su le ginestre fulgenti

di fiori accolti,

sui ginestri folti

di coccole aulenti,

piove sui nostri volti

silvani,

piove sulle nostre mani

ignude,

sui nostri vestimenti

leggieri,

su i freschi pensieri

che l'anima schiude

novella,

su la favola bella

che ieri

l'illuse, che oggi m'illude,

o Ermione

Odi? La pioggia cade

su la solitaria

verdura

con un crepitio che dura

e varia nell'aria

secondo le fronde

più rade, men rade.

Ascolta. Risponde

al pianto il canto

delle cicale

che il pianto australe

non impaura,

nè il ciel cinerino.

E il pino

ha un suono, e il mirto

altro suono, e il ginepro

altro ancora, stromenti

diversi

sotto innumerevoli dita.

E immersi

noi siam nello spirto

silvestre,

d'arborea vita viventi;

e il tuo volto ebro

è molle di pioggia

come un foglia,

e le tue chiome

auliscono come

le chiare ginestre,

o creatura terrestre

che hai nome

Ermione.

Ascolta, ascolta. L'accordo

delle aeree cicale

a poco a poco

più sordo

si fa sotto il pianto

che cresce;

ma un canto vi si mesce

più roco

che di laggiù sale,

dall'umida ombra remota.

più sordo e più fioco

s'allenta, si spegne.

Sola una nota

ancora trema, si spegne,

risorge, treme, si spegne.

Non s'ode voce del mare.

Or s'ode su tutta la fronda

crosciare

l'argentea pioggia

che monda,

il croscio che varia

secondo la fronda

più folta, men folta.

Ascolta.

La figlia dell'aria

è muta; ma la figlia

del limo lontane,

la rana,

canta nell'ombra più fonda,

chi sa dove, chi sa dove!

E piove su le tue ciglia,

Ermione.

Piove su le tue ciglia nere

sì che par tu pianga

ma di piacere; non bianca

ma quasi fatta virente,

par da scorza tu esca.

E tutta la vita è in noi fresca

aulente,

il cuor nel petto è come pesca

intatta,

tra le palpebre gli occhi

son come polle tra l'erbe,

i denti negli alveoli

son come mandorle acerbe.

E andiam di fratta in fratta,

or congiunti or disciolti

(e il verde vigor rude

ci allaccia i malleoli

c'intrica i ginocchi)

chi sa dove, chi sa dove!

E piove su i nostri volti

silvani,

piove sulle nostre mani

ignude,

sui nostri vestimenti

leggieri,

su i freschi pensieri

che l'anima schiude

novella,

su la favola bella

che ieri

m'illuse, che oggi t'illude,

o Ermione.

(la pioggia nel pineto. D’Annunzio.)

  
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