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Autore: weretogether    14/08/2013    6 recensioni
Lui era li? Justin era li? Era tornato? E non era solo.
-Kristen?- pronunciò lui.
Maledizione, non doveva succedere. Maledizione, non poteva essere. Maledizione, non sarei dovuta venire. Ma lui cosa ci faceva li?
---
Hai mai amato qualcuno così tanto da non riuscire a liberarti del suo ricordo? Kristen si. Kristen ci vive col ricordo di lei e Justin felici, ma quello che ancora non sa è che presto non sarà più solo un ricordo. A quanto pare il passato è deciso a tornare, ovviamente con i suoi vantaggi e svantaggi, ma che sia un bene o un male questo ancora nessuno lo sa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13.
''are you in love with him?''

-ti piace?-
-questo?- indicai la confezione di cartone che conteneva il fishandchips.
-si, anche quello.-
-si, mi piace tantissimo.- sorrisi.
-e per il resto?-
-per il resto cosa?-
-ti piace?-
-Jon, se stai cercando di chiedermi se mi sta piacendo quest’uscita con te, beh, si.- rise.- e sappi che te ne toccheranno altre se continua così.- gli sorrisi.
-se vuoi possiamo uscire insieme anche tutti i giorni.-
-okay, ma offri tu.- risi.
-certo.- mi fece l’occhiolino.
Ci fu un momento di silenzio, poi Jon continuò a parlare.- come sta Isabella?- chiese cambiando discorso.
-meglio.-
-quando tornerà a scuola?-
-non ne ho idea. penso quando la febbre sarà passata del tutto e avrà riacquistato un po’ di forze.-
-logico.-
-si.- risi.
-quindi sarai sola finché non si riprenderà?- chiese.
-se vogliamo metterla così.- feci spallucce.
-che ne dici se domani pomeriggio passo da te e ti insegno ad andare sullo skate?- chiese un po’ imbarazzato.
-per me va bene, ma c’è un unico problema.-
-quale?- chiese.
-che ci so già andare e sono anche abbastanza brava.- risi.
-ah.- sospirò.- allora potremmo fare un giro in skate.- propose.
-okay, ma preparati a starmi dietro.-
-okay.- rise. –non sarà tanto difficile.-
-cosa? stai insinuando che sei più bravo di me?- dissi fingendomi arrabbiata.
-devo essere sincero?-
-si.-
-certo che sono più bravo di te.-
-bene, domani ti farò rimangiare quello che hai detto.-
Rise. Aveva proprio un bel sorriso e.. DANNAZIONE, AVEVO APPENA PENSATO CHE AVESSE UN BEL SORRISO?
-ora che facciamo?- chiesi poco dopo.
-ruota panoramica?-
-dopo esserci abbuffati di fishandchips?-
-che c’è di male?-
-no, assolutamente no.-
-perché?-
-non mi va di vomitare sulla testa di qualcuno.-
-che schifo.- rise facendo una faccia schifata.- sei tremenda.-
-ho solo sintetizzato in poche parole quello che intendevo.-
-sicuro che sei una femmina?-
-che domanda. ovvio che lo sono!- affermai.- aspetta, perché lo chiedi?- avevo qualcosa di maschile?
-vai sullo skate, hai la finezza di uno scaricatore di porto..- rise.
-cosa?- dissi parecchio offesa.
-eddai, scherzo.- rise lasciandomi un bacio sulla guancia.
E, maledizione, pian piano il mio viso si tingeva di un colorito rossastro e sentivo uno strano calore impadronirsi di me.
E, maledizione, il cuore batteva forte e sentii una stretta allo stomaco.
E, maledizione, le mani tremavano e l’esercito di farfalle si rivoltava dentro me.
E, maledizione, quelle cose le avevo provate solo con Justin.
-Kristen.- disse Jon schioccando ripetutamente le mani davanti al mio viso e riportandomi alla realtà.
-si?-
-stai bene?-
-si.- risposi in fretta.- anzi no.-
-che succede?-
-mi hai appena detto che sono un maschiaccio.
-ehi, scherzavo.-
-non è vero.-
-si.- sospirò.- e lo sai.-
-okay, si, lo so.- risi.
-facciamo un giro, stiamo qui o ti riaccompagno a casa?- chiese.
-facciamo un giro?- chiesi sperando che fosse la stessa cosa che voleva fare lui.
-okay, facciamo un giro.-
Camminammo fino a raggiungere l’uscita del luna park e ci dirigemmo verso una meta sconosciuta.
-quando hai imparato ad andare sullo skate?-
-qualche anno fa.-
-da sola o ti ha insegnato qualcuno?-
-mi ha insegnato Justin.- feci una pausa. -un pomeriggio stava per uscire con lo skate,- ripensai a quanto successo. Ricordavo alla perfezione quel giorno, anche se era passato molto tempo.- così gli corsi dietro e lo seguii per un po’, ovviamente lui mi aveva vista. poco dopo mi chiese perché gli stavo dietro e gli dissi che era bravo ad andare sullo skate. mi chiese se ci riuscissi e io gli risposi di no, così mi fece salire sulla sua tavola e in un pomeriggio mi insegnò ciò che stava alla base di tutto.- avevo gli occhi un po’ lucidi, ma quello era un bel ricordo. Era un nostro ricordo di quando non eravamo fidanzati, e, per quanto strano potesse sembrare, era uno dei ricordi che custodivo più gelosamente.- quel giorno tornai a casa con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. mia mamma mi chiese perché fossi così felice e io dissi che quello era il giorno più bello della mia vita. il giorno dopo comprai la mia prima tavola e da quella volta ho passato mesi e mesi in compagnia di Justin che mi ha insegnato a fare tutto ciò che so fare ora.- tutti quei pomeriggi passati insieme mi avevano fatto innamorare di lui. Era in quel periodo che avevo imparato a conoscerlo, ad apprezzarlo, ad amarlo. 
-allora sei brava.- mi sorrise.
-abbastanza.-
-con un maestro come lui.-
-già.-
-scusa, non volevo parlare di Justin.-
-fa niente.- feci spallucce. La cosa non mi aveva infastidita.
-domani vedremo quanto sei brava.- disse cambiando argomento.
-di sicuro più di te.- sorrise.
-staremo a vedere.- gli feci l’occhiolino.
Un’ora dopo ci ritrovammo davanti casa mia. Avevamo camminato così tanto che alla fine ci eravamo ritrovati al punto di partenza.
-quindi ci vediamo domani pomeriggio?-
-si.-
-allora ciao.- mi sorrise.
-ciao.-
Ci guardammo per un momento, poi il silenzio calò tra noi, così gli schioccai un bacio sulla guancia e rientrai in casa.
Non era il caso di andare troppo oltre, almeno, non ora.
-come è andata?- chiese mamma seduta sul divano in salotto con la testa appoggiata alla spalla di papà.
-bene.- sorrisi, lei con me.
-sono felice per te.-
-anche io.- mi limitai a dire e, detto questo, me ne salii in camera.
Avevo una voglia matta di sedermi sulla poltroncina in vimini, indossare le cuffie e guardare le stelle.
Mi tolsi di dosso quei vestiti e, indossato il pigiama mi misi fuori a guardare le stelle.
Ripensai a quella splendida serata e a quanto grata fossi a Jon.
Ma, in fondo, sapevo che quella non era semplice gratitudine. Era qualcosa di strano e confuso, qualcosa che mi faceva sorridere quando stavo con lui e che mi faceva sentire un vuoto dentro quando non era nelle vicinanze.
Era qualcosa che prima di quel momento avevo provato una sola volta e questa prospettiva da un lato mi piaceva e dall’altro no.
La prospettiva di tornare ad essere quella di una volta, la prospettiva di fare di nuovo lo stesso errore, la prospettiva di essere felice, la prospettiva di sbagliare.
I miei pensieri si cullavano sulle dolci note di ‘with or without you’ e piano le lacrime scorrevano sul mio viso.
Ma quelle non erano lacrime di tristezza, né di gioia, erano lacrime di confusione, lacrime alla ricerca disperata di qualcosa di stabile a cui affidarsi.
Poco dopo vidi la portafinestra della camera di Justin aprirsi e subito mi asciugai le lacrime.
-che fai?- chiese.
-guardavo le stelle.- dissi posando lo sguardo su di lui.
-riesci a sentirmi anche con le cuffie?-
-si.-
Lui sorrise.
Mi tolsi quegli aggeggi dalle orecchie e restai a fissarlo.
-come stai?- chiesi questa volta io.
Sospirò. –bene. e tu?-
-bene.-
-come è andata la serata?-
Parlavamo come due amici di vecchia data. Come due che si conoscono da una vita e si capiscono al volo, come fossero dei libri aperti. Ma, in realtà, lui per me lo era. Era un libro che conoscevo a memoria, letto fin troppe volte per contenere parole o emozioni che non conoscevo.
-bene.- sorrisi.- sono stata bene.-
-ti sei divertita?-
-si.-
-mi fa piacere.-
-e tu?-
-non male.-
-ti sei diveritito?-
-si, anche se ‘le pagine della nostra vita’ mi ha fatto piangere.-
-Susan ti ha costretto a vederlo?-
-chi ti dice che sono stato con lei?-
-lo do per scontato.-
-no, sono stato da solo.-
-e hai davvero visto quel film?- chiesi.
-si.-
-sul serio?-
-no.- rise.
Mi sentii come una di quelle sciocche bambine che crede ancora a babbo natale.
Poco dopo tornai a guardare le stelle, come se stessi aspettando che fosse lui il primo a parlare, come se fossi certa che aveva qualcosa da dirmi, come se non stessi aspettando altro da una vita.
-comunque l’ho visto. e ho pianto davvero.- disse chiaramente imbarazzato.
Risi.- avrei voluto vederti.-
-non era una bella visione.- rise anche lui.
-posso immaginare.- scherzai.
-comunque non ero davvero con Susan.-
-ah.- dissi chiaramente sorpresa.
-l’ho accompagnata all’aeroporto.-
-parte?-
-si.-
-e dove va?-
-a Dublino.-
-non vai con lei?-
-no. me l’aveva chiesto, ma ho troppi compiti da recuperare, così lei ha anticipato il viaggio e io resto qui.-
-perché me lo dici?- chiesi curiosa.
Lui mi guardò negli occhi e i nostri sguardi s’intrecciarono.
-mi andava.- disse semplicemente come fosse la cosa più logica del mondo.
Feci spallucce, non volevo complicare le cose, non ora che sembravano andare meglio.
-ciao.- dissi alzandomi.
-vai a dormire?-
-si.-
-così presto?-
-è mezzanotte!- esclamai.
-potremmo restare a parlare per tutta la notte.-
-mi piacerebbe ma sono davvero stanca.-
-allora ci vediamo domani.-
-va bene.- gli feci un cenno della mano e rientrai dentro.
 
Il pomeriggio seguente Jon era arrivato puntuale e sapevo che avrei vinto io.
Justin era davvero molto bravo e, nonostante non fossi ai suoi livelli, avevo imparato tantissimo da lui e questo mi aveva portato ad essere davvero brava.
-pronto a perdere?- chiesi sorridente.
-staremo a vedere.-
Posammo entrambi la nostra tavola a terra, posizionammo il primo piede e col secondo iniziammo a spingere.
In quella frazione di secondo, quando poggiai anche il secondo piede sulla tavola, mi sentii me stessa. Ero libera, felice.
Spinsi quanto più forte potei e dopo una quindicina di metri feci un ollie, poi un flip, poi un heelflip e così finché non fui alla fine di quella lunghissima stradina che, vista da lontano sembrava senza fine.

Ad ogni salto sentivo l’adrenalina scorrermi nelle vene, ad ogni spinta sentivo che per una volta la mia mente e il mio cuore volevano ciò che voleva anche il mio corpo.
Quando mi fermai vidi Jon che distava qualche metro da me. Era li, fermo, immobile, e mi guardava come se tutto quello che avessi fatto poco prima fosse qualcosa di terribilmente assurdo.
-non pensavo fossi così brava!- esclamò senza fiato.
-pensavi che scherzassi?- chiesi soddisfatta.
-no, ma..- lasciò la frase a metà facendomi capire che non aveva parole per descrivere quanto visto.
Stavo per ribadire che il cellulare di Jon iniziò a suonare.
-devo andare.- disse.
-okay, allora ci vediamo.-
-ti riaccompagno a casa?- chiese.
-tranquillo, vado in skate.- gli feci l’occhiolino.
-okay.- fece una pausa. -ciao e, sei stata fantastica.- disse lasciandomi un bacio sulla guancia.
Quando Jon girò l’angolo che conduceva ad un’altra stradina vidi Justin che mi guardava dall’altra parte della strada.
-cazzo, sei stata favolosa!- disse battendo le mani.
-che ci fai qui?- chiesi chiaramente confusa.
-ho visto che uscivi con lo skate e volevo vederti.- fece spallucce.
-ho fatto del mio meglio.-
-del tuo meglio? tu sei troppo brava.- sorrise.- per non parlare poi di quei flip.-
-grazie.- sorrisi evidentemente fiera.
-se non fossi troppo modesto potrei dirti che sei più brava di me.- scherzò.
Risi. Dannazione, mi fregava ogni volta. –ho imparato dal migliore.- ammisi.
-e chi sarebbe?- finse.
-non so se lo conosci..-feci una pausa.- si chiama Justin. abita qui vicino.-
Ci sedemmo entrambi sul marciapiedi e ci fermammo a parlare.
-quanto tempo era che non salivi su quella tavola?- chiese indicando il mio skate.
-qualche mese.-
-da quando me ne sono andato?- chiese come se la mia risposta non gli bastasse.
-si.- mi limitai a dire.
-eppure te la sei cavata bene.-
-all’inizio avevo paura di non riuscirci più, ma quando ho posato il piede su quello skate una sensazione di sicurezza si è impadronita di me e ho capito che ce l’avrei fatta. ho lasciato che il mio cuore mi guidasse.-
-si vede. hai ancora gli occhi lucidi.-
Lo guardai stranita.
-quando sei scesa da quello skate avevi gli occhi che ti brillavano.- posò il suo sguardo sulla strada asfaltata. -loro parlavano.-
-e cosa dicevano?-
-dicevano che eri felice. dicevano che ti sentivi sicura e che sapevi che ce l’avevi fatta.-
D’un tratto sentii la testa girare e le parole di Justin scorrermi velocemente  in testa. Lo sentivo, ma non lo ascoltavo. Per quanto mi sforzassi non riuscivo a cogliere le sue parole.
-Justin.- la mia voce era spezzata.
-che succede?- chiese preoccupato.
-Justin, io..- lasciai quelle parole li, senza dar loro un senso, e svenni.
 
 
Justin’s pov.
 
-Justin, io..- non ebbe il tempo di finire la frase che chiuse gli occhi. Riuscii a malapena a far poggiare il suo viso al mio petto.
-Kristen.- la chiamai.- Kristen.-
Ma niente, non rispondeva.
La presi in braccio e corsi verso casa. Era distante, ma non irraggiungibile.
Appena arrivai a casa mia, entrai e corsi in camera.
La feci sdraiare sul letto, le sollevai le gambe e le poggiai una mano sulla fronte. Scottava.
Andai in bagno, presi una pezza e, dopo averla bagnata, gliela misi sulla fronte.
Chiamai mia madre e avvertii i suoi genitori, ma, appena posato il telefono la vidi riaprire gli occhi.
-Justin.- pronunciò.
-ehi, va tutto bene.- le tolsi le vans e la misi sotto le coperte.
-dove siamo?- chiese.
-nella mia camera.-
-e come ci siamo arrivati?- la sua voce era quasi un sussurro.
-ti ci ho portata io.-
Lei annuii e sospirò.
-perché fai tutto questo per me?- chiese.
Già, perché facevo tutto questo per lei? Era una domanda a cui nemmeno io sapevo dare una risposta, così non risposi.
-cosa farò?-
-quando?-
-quando te ne andrai.-
-io non me ne andrò.-
-l’hai già detto una volta e guarda com’è finita.-
Restai in silenzio.
-Justin, devo dirti una cosa.- disse rompendo quel silenzio.
-dimmi.-
-ho una fottuta voglia di tornare a suonare.- disse mentre una lacrima le accarezzava il viso.
-fallo.-
-non posso.-
-perché?-
-perché io voglio dimenticarti.-
Lei voleva dimenticarmi..
-questo non è il modo migliore per farlo.-
-invece si.-
-devi tornare a suonare.- le dissi quasi fosse una richiesta. Eppure nel mio tono si scorgeva sicurezza.
-ho troppa paura, capisci?-
-paura di cosa?-
-di tornare ad essere la ragazzina innamora di te.-
Quindi non mi amava più?
Restai per un momento li, fermo, immobile, quasi pietrificato. Le sue parole mi avevano sconvolto.
-non ti deve importare di me.- affermai deciso poco dopo.
-ti sembra facile?- chiese lei.
-non lo so..- feci una pausa.- ma ora con te c’è Jon.- dissi mentre le parole mi morivano in gola.
-già, c’è lui con me.- accennò, per quanto potesse, un sorriso.
Ma, cosa c’era tra quei due? Avevo paura di chiederlo, paura di sapere la risposta.
Così alla fine mi decisi. Cosa avevo da perderci? In fondo eravamo amici.
-sei innamorata di lui?- chiesi con la voce tremante.
Lei non disse niente. C’era risposta più sincera di quel silenzio?
Sentii una stretta allo stomaco. La mia mente elaborava il significato di quel silenzio e il mio cuore, ad ogni minuto che passava, perdeva un battito.
Non dissi niente, così restammo avvolti in quel silenzio finché la madre di Kristen non arrivò.
Ora ero io a sentirmi vuoto.


**

Ed ecco qui il capitolo 13. Che ne dite?
Questa volta ho messo entrambi i pov e per una volta parla anche Justin. 
E, rispetto agli altri capitoli, è venuto molto più lungo. 
Da quanto letto nelle recensioni del capitolo 12, secondo molte la lunghezza andava bene, ma questa volta, per non so quale motivo, 
ho scritto molto, molto, di più. 

In ogni caso, come vi è sembrato il capitolo? Vi è piaciuto?
Spero di leggere una vostra recensione e sapere cosa ne pensate. 

E, a proposito di recensioni, vi ringrazio per le recensioni dei capitoli precedenti.
Grazie, sul serio :).

Alla prossima :). 


 

  
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