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Autore: xdevonnelaugh    14/08/2013    0 recensioni
"perchè a me? Cosa avevo fatto?? Perchè tutti mi odiavano? Ero solo una semplice ragazza che non voleva fare niente a nessuno."
"Nella mia scuola non era bene essere una come me: gentile, premurosa e insicura. Si veniva presi di mira subito."
spero vi piaccia
Genere: Dark, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, mi chiamo Hope. Strano come nome,per me, perchè tutti i miei amici dicono che sono molto razionale o addirittura pessimista. Questo nome mi ha segnato per la vita.
Sono una ragazza in carne ma neanche grossa, ma io mi vedo grossa non posso farci niente, ho i capelli castano scuro mosso e indomabile, sono alta circa 1.63.
Era il mio primo giorno di scuola dopo le vacanze. Stavo per iniziare il quarto superiore, ma per me era strano perchè non esisteva la voglia di vedere i compagni dopo tanto tempo, quella voglia che hai solo un giorno e poi scompare.
Mi svegliai alle 6.30 am, mi alzai e andai a fare una doccia veloce, giusto per svegliarmi un po', ma i miei pensieri erano altrove.
Mi vestii con dei semplici jeans aderenti una maglia piuttosto larga e le mie amate convers verdi, le uniche superstiti di quest'estate; legai i capelli in una coda giusto per tenerli in ordine ma poi avrei lasciato che i miei fluenti capelli mossi contornassero la mia faccia, a scuola.
Feci colazione velocemente prendendo giusto un po' di latte col nesquik e poi mi diressi verso la fermata dell'autobus, stanca di tutto: del primo giorno di scuola; di quello che dovevo affrontare e di quello che era successo quest'estate.
Come al solito ero in ritardo e l'autobus sarebbe passato a minuti ma non mi interessava molto ora come ora.
Salii mentre ascoltavo: una canzone molto attiva  per svegliarmi, mi feci trasportare dal ritmo e dalle mie continue domande: perchè a me? Cosa avevo fatto?? Perchè tutti mi odiavano? Ero solo una semplice ragazza che non voleva fare niente a nessuno.
Senza accorgermene eravamo quasi arrivati a scuola, finalmente notai che mancava qualcuno, scrutai attentamente tutto il pullman ma lui non era lì. Continuavo a crearmi una tempesta in mente piena di domande, dubbi e paure. Lui non era lì, quello che mi abbracciava la mattina, che mi faceva sentire amata almeno un po' si stava saltando il primo giorno di scuola?
-Non è possibile, è successo qualche cosa.- pensai, ma lasciai perdere, avevo paura di essere troppo possessiva nei suoi confronti, ma io sono così. Mi credevo sbagliata. Sapevo di esserlo. Lui non era mio ma continuo ad essere possessiva nei suoi confronti, non so neanche io perchè.
Arrivai a scuola tenendo il mio zaino sulle spalle e evitando gli occhi di tutti che, invece, mi guardavano ridendo e scherzando, dicendosi cose nell'orecchio che, si capiva,  fossero  rivolte nei miei confronti.
Continuai a tenere lo sguardo basso come se mi volessi nascondere, si stavo provando vergogna, ma era normale oramai.
Mi ricordai gli anni scorsi, le umiliazioni causate da Holly e le sue amiche, mi guardai timidamente le braccia e decisi che quest'anno sarebbe stato diverso. La mia vera me sarebbe rimasta nascosta tra le fauci di una guerriera pronta a combattere, ma sappiamo tutti che "il lupo perde il pelo ma non il vizio".
Avevo uno sguardo freddo e menefreghista che non riconobbi neanche io.
Guardai ogni persona che era vicino a me negli occhi, ora non dipendevo da nessuno, potevo essere me, ma come una guerriera; almeno all'apparenza.
Tutti si meravigliavano della sicurezza che uscì dal mio corpo da un momento all'altro, con freddezza e prontezza, come se fossa stata programmata, così credevano.
Camminai per tutta la scuola come, di solito, facevano quelle del gruppo di Holly: sicure di se e senza paura. Cosa che io non avrei mai fatto.
Nella mia scuola non era bene essere una come me: gentile, premurosa e insicura. Si veniva presi di mira subito.
Mi diressi verso l'armadietto, lo aprii e vidi che un biglietto era stato inserito, cadde perfettamente sopra i miei libri, lo aprii, oramai ero abituata a quello che stava succedendo: aprivo il biglietto,leggevo svariati insulti pensanti che contornavano le mie solite giornate e poi scoppiavo a piangere e mi nascondevo nel ripostiglio, ma oggi no.
Feci un profondo respiro e cacciai dentro di me tutte le lacrime che stavano per incorniciare il mio volto e rendere i miei oggi rossi per la stanchezza di questo trattamento.
Mi girai verso il corridoio e, con menefreghismo, presi tutto il coraggio che avevo in corpo e lo portai sulla mia voce, come una carica che si concentrava in un punto del corpo per permettermi di essere sicura di me, almeno una volta. Mi guardai intorno e tutti si aspettavano le lacrime, tutti sapevano come ero fatta dentro di me.
Scossi piano la testa prendendo il bigliettino in mano e cercando lo sguardo di qualcuno che, ovviamente, era senza volto. Non avevano neanche il coraggio di scrivere il loro nome: codardi.
-ehm scusate- tutti mi fissavano - a qualcuno di voi è caduto questo foglio -sorrisi a sfregio e tutti mi guardarono meravigliati.
Girai i tacchi dopo aver preso i libri per l'ora di matematica, li tenevo stretti a me quando un ragazzo abbastanza alto, capelli ricci, corporatura non esagerata ma neanche normale, occhi smeraldo e un sorriso che ti toglieva il fiato mi venne contro.
Era possente e, senza volerlo, mi stava facendo cadere per terra, istintivamente lasciai cadere i libri e mi aggrappai a lui che mi aveva stretto da dietro per non farmi cadere; sorrisi timidamente mentre lui con un soffio diretto verso i suoi capelli se li scostò dalla faccia.
-scusami sono desolato- sorrise in modo rassicurante -non sapevo dove stavo andando, scusa la mia sbadataggine. -
Mi limitai ad annuire e sorridere, non riuscivo a parlare, mi ero imbambolata nei suoi occhi, mi teneva ancora stretta a se.
-scusa ancora- rise -ti aiuto a raccogliere i libri- disse lasciandomi dolcemente
Mi piegai senza riuscire a parlare e raccolsi un paio di libri, lui fece la stessa cosa prima di rivolgermi ancora la parola.
- Piacere io sono Harry -mi porse gentilmente la sua mano e la afferrai sorridendo, lui rise - timidezza vero? -sorrise- bene io sono Harry e tu sei? - ripeté incitandomi a parlare.
Scossi piano la testa per riprendermi e questo fece salire un leggero sorriso sul volto di Harry
-Piacere Hope- sorrisi guardandolo negli occhi e poi abbassando lo sguardo
-ehi non ti mangio mica -sorrise tentando di rompere il ghiaccio, inutilmente.
-ehm si - alzai lo sguardo incrociando i suoi occhi color smeraldo, erano bellissimi, ispiravamo sicurezza, lui ispirava sicurezza.
-sai per caso qual è l'aula 212? - sorrise facendomi vedere il suo orario scolastico.
Annuii debolmente pensando alla promessa che mi ero fatta oggi, mai più doveva essere come prima.
-si! - risposi senza esitare - abbiamo l'orario uguale oggi -aggiunsi - vieni con me -completai tutto con un sorriso, mi voltai per vedere se qualcuno aveva visto quello che era successo, la mia debolezza, ancora... Sospirai facendo vedere la mia tristezza, quella che era rinchiusa nella mia mente e nel mio cuore da sta mattina, quella che volevo evitare in tutti i modi.
Lui capii che c'era qualcosa che non andava ma preferì lasciar stare, mi misi una mano nei capelli arruffati e indomabili e sorrisi, lo presi per il polso fingendo, come sempre, di stare bene, di essere felice e di avere un sorriso raggiante sulle labbra.
Entrammo in aula correndo e col fiatone visto che avevamo percorso mezza scuola in mezzo minuto.
- Ehm come al solito ritardataria signorina Parker, anche il primo giorno di scuola? Cerchiamo di essere più puntuali quest'anno! -disse il professore di matematica. Era un uomo sulla quarantina, era molto simpatico e comprensivo, mi sedetti sbuffando uno: "scusi prof" tra i denti, il prof tossì, alzai lo sguardo e vidi che stava incitando Harry a presentarsi
- Piacere, sono Harry Styles, sono un nuovo studente del 4° anno, mi sono appena trasferito e.. - mi guardò negli occhi mentre ero spaparanzata sul banco, c'era macello sul banco, ma niente era come quello che c'era nella mia testa - l'unica persona che conosco è Hope, mi ha aiutato a trovare l'aula e abbiamo fatto tardi perchè l'ho fermata io, mi ero perso - sorrise.
Nessuno mi aveva mai citato nei suoi discorsi a meno che dovevano offendere o umiliare, feci una faccia strana e sorpresa allo stesso tempo, c'erano molti posti liberi e non credevo a quello che Harry stava facendo: si sedeva vicino a me.
Il professore iniziò a spiegare e non capivo come mai lui non fosse arrivato, era il mio migliore amico, continuai a farmi domande quando decisi di credere a una cosa: aveva un orario diverso dal mio ed è arrivato in ritardo, ha perso l'autobus, è suo solito.
Finì l'ora ma non decisi di sgattaiolare fuori come gli altri anni, mi alzai con calma e con aria di superiorità, sperando di evitare gli insulti.
Mentre gli altri uscivano mi sbattevano contro dicendo di non farlo apposta, ma anche Harry che era nuovo aveva capito che non era come dicevano loro, mi dicevano cose sgradevoli ma tentai di lasciarle scivolare giù.
Apparentemente ci ero riuscita ma non era così.
Sapevo che dentro di me quegli insulti sarebbero rimasti.
- un altro motivo ancora - dissi sussurrando e guardandomi i polsi.
Harry mi scrutava e analizzava ogni parola, ogni singola cellula del mio corpo. Sussultai quando ascoltai la sua voce
- per cosa? - disse serio
-per odiare-


se volete contattarmi sono su twitter e mi chiamo @xdevonnelaugh
  
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